Visualizzazione post con etichetta ambiente. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ambiente. Mostra tutti i post

mercoledì 26 marzo 2014

Economia a basse emissioni? C’è bisogno di segnali forti dall’Ue

Economia a basse emissioni? C’è bisogno di segnali forti dall’Ue

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio avverrà solo nel caso in cui l’Europa invii segnali forti e chiari ai mercati. Lo ha dichiarato il Comitato economico e sociale europeo (EESC) in occasione delle dichiarazioni rilasciate ieri ricordando che la trasformazione dovrà includere la forte espansione della generazione di energia da fonti rinnovabili e la sostanziale riduzione dell’utilizzo del carbone. Tutto questo sarà possibile solo grazie al supporto di un quadro normativo e di strumenti di mercato ad hoc, incluse tasse ambientali.

Strumenti di mercato che mirano a fissare un prezzo per le attività inquinanti per l’ambiente, in conformità con il “principio chi inquina paga” rivela i veri costi di produzione e di consumo premiando l’efficiena energetica e delle risorse e i comportamenti sostenibili.

“Al momento, l’uso di strumenti basati sul mercato nell’UE non è sufficientemente consistente e coerente. Gli Stati membri dell’UE non sfruttano appieno le opportunità che la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio è in grado di offrire in termini di innovazione e modernizzazione dell’industria europea e di aumento dell’occupazione”, afferma Martin Siecker, relatore del parere dell’EESC sul tema Market-based instruments towards a resource-efficient and low-carbon economy in the EU.

“I prezzi dell’energia sono diventati una questione delicata a causa dell’attuale crisi finanziaria ed economica e sono percepiti come un peso piuttosto che parte della soluzione alla crisi finanziaria. Ma questo è lontano dalla verità però: l’utilizzo di strumenti basati sul mercato per promuovere la transizione verso una efficiente delle risorse e un’economia a basse emissioni di carbonio non solo creano un’economia più verde, ma saranno anche in grado di sostenere la ripresa economica”, ha concluso Lutz Ribbe, co-relatore del parere dell’EESC.
Oggi l’Europa importa più di 500 miliardi di euro di gas e petrolio, in parte da regioni politicamente instabili. La sostituzione di importazioni di combustibili con energia a basse emissioni di carbonio generati nell’UE aumenterebbe la capacità di ripresa dell’economia europea e contribuirebbe a mantenere in forze i mercati dell’Europa. La riforma fiscale ambientale dovrebbe diventare parte integrante e permanente del semestre europeo, centrando l’adozione di adeguati prezzi per il carbonio nell’UE, ad un livello concordato a livello globale mentre particolare enfasi dovrebbe essere posta sulla promozione dell’efficienza energetica.

martedì 25 marzo 2014

Quando ambiente ed economia vanno a braccetto: la filiera legno-boschi

Quando ambiente ed economia vanno a braccetto: la filiera legno-boschi

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Una conferenza sul rapporto tra sviluppo economico e gestione ambientale del bosco organizzata a Palazzo Madama dal Movimento 5Stelle

 
Può una corretta gestione ambientale del bosco avere effetti benefici anche sull'economia? È stato il tema centrale su cui si è discusso nella conferenza stampa organizzata dal M5S a Palazzo Madama la scorsa settimana e che ha visto anche l'intervento del geologo Mario Tozzi, del Presidente della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati Ermete Realacci e di numerosi esperti del settori.
«Gestire il bosco - per il Senatore Gianni Girotto - significa innanzitutto metterlo in condizione di assolvere il suo compito di contrastare frani e alluvioni, tema particolarmente sentito nella popolazione, stante le numerose tragedie correlate, ma significa anche sviluppare una filiera legata all'incremento annuo del bosco che sfrutta tale incremento per produrre legname da arredamento, da edilizia e per uso energetico».

Non si tratta pertanto di deforestare, ma utilizzare l'accrescimento annuo. L'Austria utilizza il 90% di tale accrescimento, l'Europa in media il 60%, mentre l'Italia il 30%, penultima e davanti solo alla Grecia. Al contrario acquistiamo ogni anno l'enorme quantità di 20 milioni di tonnellate di legname dall'estero (di dubbia provenienza e quindi sostenibilità), favorendo quindi altre economia e non quella nazionale.

Il bosco italiano è presente quasi ovunque dal Nord al Sud, e permetterebbe a moltissime economie locali di riprendere una strada di sviluppo “sostenibile”, ma è necessario che la politica nazionale e regionale dia delle forti e chiari indicazioni in tal senso. «Il M5S con questa iniziativa vuole lanciare un primo segnale, a cui altri ne seguiranno, auspicando che tutti i Gruppi Parlamentari vogliano unirsi in questa direzione per far vincere tutti, ambiente e sviluppo economico» segnala in una nota il Senatore Girotto.

venerdì 6 dicembre 2013

Da Realacci emendamento contro "anti-rinnovabili"

 Da Realacci emendamento contro "anti-rinnovabili"

 (Fonte:ZeroEmission.it)




Il presidente della commissione Ambiente alla Camera dei Deputati Ermete Realacci ha presentato un emendamento contro il comma 99 della Legge di Stabilità, che introdurrebbe una sorta di capacity payment per le centrali termoelettriche con il contributo anche delle fonti rinnovabili incluse, per un presunto mantenimento in sicurezza del sistema elettrico. "Ho presentato in commissione Ambiente alla Camera - ha detto Realacci - un emendamento soppressivo del cosiddetto ammazza-rinnovabili. Si tratta di un comma che difende interessi del passato anziché guardare al futuro dell'energia, che è nel risparmio energetico, nell'efficienza, nella ricerca e nelle fonti rinnovabili".

martedì 19 novembre 2013

Legge Stabilità, Realacci: "Debole su questioni ambiente"

 Legge Stabilità, Realacci: "Debole su questioni ambiente"

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
Il commento di Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera: "Collegato Ambiente occasione per rafforzare spinta green economy"
 
“La legge di Stabilità è insufficiente su ambiente e futuro, bisogna non solo evitare gravissimi errori, come la vendita delle nostre spiagge, ma anche rafforzare alcune politiche prioritarie sia per la tutela del territorio che per rilanciare l’economia". A dirlo è Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, in occasione del seminario L'Ambiente al Centro promosso dai Deputati PD e dagli EcoDem. "È necessario come minimo aumentare le risorse per la difesa del suolo - ha detto Realacci - che per il 2014 sono ferme alla ridicola cifra di 30 milioni di euro a fronte degli almeno 500 chiesti con una risoluzione approvata all’unanimità dalla Commissioni Ambiente della Camera di cui sono primo firmatario, e stabilizzare l’eco-bonus. Gli incentivi fiscali per ristrutturazioni ed efficienza energetica in edilizia infatti, secondo dati Ance, hanno prodotto nei primi otto mesi del 2013 un giro d’affari di 14,5 miliardi di euro, qualificando il sistema imprenditoriale del settore, riducendo i consumi energetici, l’inquinamento e le bollette delle famiglie e producendo decine di migliaia di posti di lavoro. Una boccata di ossigeno per un settore importante come l’edilizia, che ha pesantemente risentito della crisi. Il collegato Ambiente proposto dal ministro Orlando e la cui discussione sarà avviata dalla Camera, rappresenta un’occasione da non perdere per tutelare l’ambiente e sostenere la green economy e potrà essere ulteriormente rafforzato nel suo passaggio parlamentare”.

martedì 29 ottobre 2013

Rinnovabili: 13 ministri dell’ambiente chiedono all’UE più ambizione

Rinnovabili: 13 ministri dell’ambiente chiedono all’UE più ambizione

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
I Ministri dell’ambiente e dell’energia di 13 paesi dell’Unione europea hanno unito le forze per chiedere al blocco di concordare norme di riduzione delle emissioni più ambiziose per il prossimo decennio. In un documento di 40 pagine pubblicato in occasione di una conferenza a Bruxelles, i tredici politici, insieme a diversi leader del mondo del business, spiegano perché Bruxelles dovrebbe riformare la struttura del proprio Emissions Trading System (ETS) e adottare per il 2030 importanti obiettivi energetici e climatici, prerequisito ritenuto essenziale per creare un’economia a basso tenore di carbonio e per stimolare gli investimenti.

Il gruppo dei ministri, battezzato Green Growth Group e in cui rientrano tra gli altro quelli di Germania, Francia e Italia, sta lavorando insieme al fine promuovere e perseguire un ambizioso programma dedicato alla crescita verde. “La posta in gioco è alta”, ha commentato durante la conferenza il segretario britannico all’energia e cambiamenti climatci Ed Davey. “Se non agiamo ora, potremmo davvero perdere questa corsa verso l’obiettivo del low carbon”. L’appello è indirizzato ai funzionari europei in questi giorni alle prese con la stesura del quadro strategico 2030 e la revisione del mercato del carbonio europeo dopo il clamoroso crollo dei prezzi delle quote di CO2. L’obiettivo della regione è quello di riuscir a conciliare le proprie ambizioni di leader nella lotta globale contro il cambiamento climatico con gli sforzi finalizzati alla ripresa dell’economia comunitaria.

giovedì 29 agosto 2013

Fotovoltaico in Germania: circa 50% in meno di installato nel 2013

Fotovoltaico in Germania: circa 50% in meno di installato nel 2013

(Fonte:QualEnergia.it)

 
 
 
Scenderà da 7,6 a 4 GW la potenza fotovoltaica installata in Germania nel 2013. Lo annuncia il Ministro dell’Ambiente tedesco Peter Altmaier, durante la ‘4th Handelsblatt Annual Conference’, tenutasi dal 26 al 28 agosto scorso a Berlino. Dopo tre anni di stabilità, in cui la Repubblica Federale ha mantenuto un range di connessioni tra i 7,4 e i 7,6 GW, nelle proiezioni future inizia ad intravedersi il riflesso delle scelte del governo Merkel, con la graduale diminuzione degli incentivi, che mensilmente continueranno a scendere dell’1,8% anche a settembre e a ottobre. Ricordiamo che raggiunta la soglia dei 52 GW, prevista al più tardi per l’inizio del 2018, l’erogazione di incentivi al fotovoltaico verrà interrotta.

Non è certo questo il primo indicatore della battuta d’arresto della crescita del fotovoltaico tedesco. Anche l’industria manifatturiera, infatti, già da diversi mesi dava segni di cedimento con le dichiarazioni di insolvenza di Q-cells, ASOLA e Conergy.

“Dopo le elezioni tedesche, sarà necessaria una nuova legge che regolamenti le energie rinnovabili, quella attuale non è aggiornata”, afferma Günter Oettinger, Commissario europeo per l’energia, durante la conferenza di Berlino. Secondo quanto riportato dalla compagnia tedesca di informazione internazionale Deutsche Welle, Oettinger auspicherebbe una nuova EEG (Erneuerbare Energien-Gesetz), la legge tedesca sulle rinnovabili, che indirizzi gli incentivi di fotovoltaico, eolico e biomasse al potenziamento delle infrastrutture, alle nuove tecnologie di accumulo e solo successivamente all’incremento della potenza installata. Il Commissario europeo riterrebbe inoltre fondamentale garantire, con leggi uniformi nei 28 Stati membri, un mercato europeo unitario dell’energia. I partiti all’opposizione del governo vigente ritengono che questo possa ridursi al mero tentativo di eliminare definitivamente la EEG. Per ora l’unica certezza è che il peso nell'energia solare della Germania verrà sensibilmente ridimensionato a livello mondiale.

In base ai dati riportati dall’EPIA nel Global Market Outlook for Photovoltaics 2013-2017, negli ultimi tredici anni la Germania si era confermata ben sette volte come paese con il numero più alto di connessioni FV alla rete, detenendo nel 2012 il 44% della potenza di energia solare in Europa, seguita dal 20% dell’Italia.



Il forte rallentamento della crescita del fotovoltaico tedesco, in linea con l’intento del Governo di tenere sotto controllo la produzione di energia solare nel paese, non disattende le previsioni degli analisti. EuPD Research, infatti, già da febbraio 2013 prevedeva per la Germania un totale installato di 3,9 GW. Il concretizzarsi a livello mondiale di questa ipotesi cederebbe il primato alla Cina che, se nel 2012 aveva già installato 5 GW, si pone come obiettivo al 2013 un'ulteriore potenza installata di 10 GW. Nello scenario proposto dall’EPIA, European Photovoltaic Industry Association, in una prospettiva al 2017, il mercato europeo si stabilizzerà nel 2013 intorno ai 16-17 GW, per poi tornare lentamente ai 25-28 GW/anno nei prossimi cinque anni. Se si confermassero queste cifre, il mercato mondiale annuale potrebbe superare 84 GW nel 2017, anche se solo un terzo di questa potenza sarebbe in Europa.



La potenza FV in Germania nel 2012 rappresentava in Europa il 65% degli impianti a terra, il 32% del settore industriale e il 49% del settore commerciale. Come detto, nei prossimi anni a garantire la crescita del mercato globale del fotovoltaico saranno invece per i due terzi i paesi extraeuropei emergenti. Un riassestamento dell’asse energetico, dapprima eurocentrico, che ora si orienterà verso Cina, Australia, India e Israele che già dal 2010 hanno inaugurato la stagione solare; a questi paesi si aggiungeranno Messico, Sud Africa e Cile che probabilmente sbocceranno entro i prossimi cinque anni.

mercoledì 17 luglio 2013

Biocarburante e sostenibilità: piatto vuoto e tasche piene, ma non tutto è perduto

Biocarburante e sostenibilità: piatto vuoto e tasche piene, ma non tutto è perduto

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
 
 
La questione del biocarburante è una questione molto controversa, che divide e accende gli animi di studiosi e ambientalisti.

Noi di Ambiente Bio ne abbiamo già parlato a proposito della pubblicazione del rapporto Bad Bio diffuso in occasione del Consiglio europeo dei ministri dell’Energia, che si è svolto a Cipro lo scorso anno. Un rapporto in cui si denunciava il ruolo attivo del mercato di biodiesel nell’aumento dei prezzi alimentari e nell’impoverimento delle risorse che gradualmente stanno affamando il mondo.

Oggi vogliamo invece riportate alcuni stralci di un’attenta e accurata analisi del fenomeno fatta da Lester R. Brown, noto scrittore, economista e ambientalista statunitense. Un excursus completo che analizza in maniera dissacratoria un mercato che lui stesso definisce come una delle grandi tragedie della storia. Un’analisi che, però, lascia nell’arringa conclusiva un barlume di speranza per un’apertura al cambiamento.
Secondo quanto affermato da Brown, la diffusione nel mercato del biocarburante ha iniziato la sua lenta e inesorabile crescita a partire dal 1980, per poi velocizzarsi tra il 2005 e il 2011, anni in cui il grano utilizzato per produrre carburante è passato da 41 a 127 milioni di tonnellate. Pensate che i cereali necessari per fare il pieno a un serbatoio di un SUV basterebbero per nutrire una persona per un anno intero. Addirittura, si è calcolato che il grano utilizzato come combustibile negli Stati Uniti nel 2011 avrebbe potuto alimentare circa 400 milioni di persone. Pensate che la stessa quantità riuscirebbe a soddisfare solo il 18% della domanda di carburante attuale.

La produzione di biodiesel nel mondo è distribuita in maniera abbastanza uniforme: i primi 5 produttori sono gli Stati Uniti, la Germania, l’Argentina, il Brasile e la Francia. Le colture utilizzate possono essere tra le più varie, a partire dall’olio di semi di girasole, dalla soia, mezzo di produzione principale scelto dagli Stati Uniti, alla colza, fino ad arrivare all’olio di palma. L’olio di palma, in particolare, viene prodotto principalmente nelle regioni tropicali e subtropicali, dove il raccolto genera molto più biodiesel per ettaro di quanto non facciano la soia o la colza. Il tutto, naturalmente, a discapito delle foreste tropicali. Non dimentichiamo inoltre che qualsiasi terreno dedicato alle colture per biocarburanti non è più disponibile per la produzione di cibo.

La capacità di trasformare cereali in carburante lega indissolubilmente il prezzo di questo alimento al prezzo del petrolio. Un circolo vizioso che genera un aumento dei prezzi degli alimenti contemporaneamente a una diminuzione dei terreni coltivabili. Fattori che generano fame e tensioni politiche che rendono le situazioni in alcuni Paesi quasi ingestibili.

Oltre al danno, la beffa, verrebbe da aggiungere, visto che anche i programmi di aiuti alimentari internazionali sono penalizzati e tagliati a causa dell’aumento dei prezzi.

Non solo, come abbiamo già accennato, l’Unione Europea ha come obiettivo quello di fare in modo che entro il 2020 il 10% dell’energia prodotta provenga da fonti rinnovabili, in particolar modo, biocombustibili. Questo ha portato a una corsa sfrenata ad accaparrarsi materie prime e terreni in Africa su cui produrre biocombustibile da esportare poi in Europa. Ma i problemi derivanti dal mercato dei biocarburanti non finiscono qui. Molti gruppi ambientalisti sottolineano infatti anche le emissioni nocive che la produzione di biocarburanti genera nell’ambiente. Esistono alcuni dati a supporto di questa tesi. In particolare, nel suo articolo Brown fa riferimento a uno studio condotto dal premio Nobel Paul Crutzen, chimico presso l’Istituto Max Planck in Germania, che evidenzierebbe come le emissioni di protossido di azoto sarebbero di dimensioni sufficienti da concorrere al riscaldamento globale.

Il discorso di Brown, però, non si ferma qui e tocca anche un punto che lascia un barlume di speranza in questa controversa situazione. Secondo i dati riportati dallo scrittore, sembrerebbe che la produzione di etanolo negli USA abbia raggiunto un picco nel 2011 per poi calare del 2 per cento nel 2012, con un probabile ulteriore calo previsto per quest’anno.

Inoltre, l’uso di carburanti per auto sarebbe sceso dell’11 per centro tra il 2007 e il 2011, segno di un cambiamento nella popolazione: secondo Brown, infatti, i giovani non sarebbero più car-oriented come i genitori.

Se questo cambiamento venisse accompagnato da investimenti nel settore delle auto elettriche e degli impianti eolici per generare l’energia necessaria a far muovere questi mezzi, la soluzione potrebbe essere più vicina di quanto ci aspettiamo. Anche perché la tecnologia è già pronta per affrontare una sfida del genere. Il problema è capire se il mercato vuole o meno raccoglierla.

lunedì 15 luglio 2013

Da Intesa Sanpaolo 650 milioni per ambiente ed energie rinnovabili

Da Intesa Sanpaolo 650 milioni per ambiente ed energie rinnovabili

(Fonte:InfobuildEnergia.it)
 
 
 
 
La Banca europea per gli investimenti (BEI) e il Gruppo Intesa Sanpaolo hanno definito sei nuovi accordi per finanziamenti a medio-lungo termine, destinati a imprese italiane, per un importo complessivo pari a 661 milioni di euro, dedicati in particolare a sei settori di intervento, oltre ai finanziamenti per le piccole e medie imprese (PMI), parte delle linee saranno messe a disposizione per investimenti delle aziende attive nel comparto delle energie rinnovabili.

In particolare gli accordi sottoscritti riguardano:

Energie rinnovabili (100 milioni di euro)

Tramite Mediocredito Italiano e Leasint, entrambe società del gruppo Intesa Sanpaolo, la BEI mette a disposizione 100 milioni di euro per il finanziamento di progetti nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica localizzati in Italia. Si tratta di uno dei pilastri dell’attività di prestito della Banca europea per gli investimenti, e rappresenta un rafforzamento degli accordi di settore già siglati con Intesa Sanpaolo nell’ultimo triennio.

Efficientamento energetico scuole Provincia di Milano (65 milioni di euro)

Di recente è stata anche perfezionata da BEI e Intesa Sanpaolo con la Provincia di Milano una linea di credito destinata al finanziamento di interventi di efficientamento energetico degli edifici pubblici. Nel dettaglio, la linea di credito permetterà di finanziare i soggetti privati qualificabili come energy service companies (le cosiddette ESCO) che si aggiudicheranno i lotti lavori messi a gara dalla Provincia e riguardanti interventi di efficientamento energetico nelle scuole e negli edifici di proprietà dei comuni della Provincia di Milano (inclusa la città di Milano) e dei comuni della provincia di Monza e Brianza.

Ambiente (60 milioni di euro)

Linea di credito destinata al finanziamento di progetti di piccole e medie dimensioni per la “protezione ambientale” e per le “comunità sostenibili” (inclusa la rinnovazione urbana), promossi da enti locali ed altri enti di diritto pubblico o di diritto privato. Il prestito potrà essere utilizzato anche per il finanziamento di investimenti in capitale umano (nel settore della sanità e dell’istruzione), nel settore dell’energia o di altri progetti infrastrutturali situati nelle regioni ammesse a beneficiare del finanziamento dei Fondi strutturali per il periodo 2007-2013 nell'ambito dell'obiettivo "convergenza”.

Piccole e medie imprese (400 milioni di euro) i progetti non potranno superare l’importo di 25 milioni di euro con durata massima di 15 anni. Gli interventi sono destinati a aziende attive in tutti i settori produttivi: agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e servizi e potranno riguardare l’acquisto, la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di fabbricati; l’acquisto di impianti, attrezzature, automezzi o macchinari; le spese, gli oneri accessori e le immobilizzazioni immateriali collegate ai progetti, incluse le spese di ricerca, sviluppo e innovazione; la necessità permanente di capitale circolante legata all’attività operativa. Sono esclusi i progetti di puro investimento finanziario/immobiliare.

Prestiti agli studenti universitari (20 milioni di euro)

Parma social housing (16 milioni di euro) Si tratta di un prestito, destinato alla concessione di un finanziamento ad un Fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso, riservato a investitori qualificati, che ha in corso di realizzazione la costruzione di 408 unità abitative di edilizia residenziale sociale situate nel Comune di Parma.

mercoledì 10 luglio 2013

Le idee dei tecnici per rilanciare il Paese in chiave ‘verde’

Le idee dei tecnici per rilanciare il Paese in chiave ‘verde’

(Fonte:Edilportale.it)
 
 
 
 
Dalla necessità di evitare il consumo del suolo, dal rischio sismico al dissesto idrogeologico, dalla rigenerazione e riqualificazione del patrimonio abitativo italiano, alla tutela del patrimonio boschivo, alla riforma dell’apparato amministrativo nella logica della sburocratizzazione.

Sono questi i punti all’ordine del giorno dell’incontro, avvenuto lunedì scorso tra il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e l’Ing. Armando Zambrano, in qualità di coordinatore della rete delle professioni dell’area tecnica - che raggruppa ingegneri, architetti, geologi, periti industriali, geometri, periti agrari, chimici, tecnologi alimentari, dottori agronomi e forestali - insieme al consigliere del Consiglio Nazionale degli Architetti Gallione e al Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Graziano.

Alle professioni tecniche il Ministro Orlando ha chiesto un contributo fattivo in termini di idee per rilanciare la competitività del nostro Paese in chiave “verde”. Da qui l’idea di istituire un tavolo di concertazione permanente dove poter discutere e presentare proposte, a partire dalla creazione di un’anagrafe basata sul fascicolo del fabbricato per la messa in sicurezza contro i rischi naturali e ambientali e favorire la rigenerazione del patrimonio abitativo, sino all’individuazione di strumenti e pratiche in grado di promuovere un’edilizia di qualità che interrompa il processo di cementificazione e consumo del suolo.

Gli Ordini e Collegi professionali tecnici vedono con favore l’iniziativa, tesa ad avviare una svolta nei rapporti tra professioni e politica, per risolvere questioni annose ma anche per dare prospettive di crescita e di occupazione al nostro Paese.

mercoledì 26 giugno 2013

Orlando: rinnovabili settore strategico per l’Italia

Orlando: rinnovabili settore strategico per l’Italia

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
Il ministro dell’Ambiente ha dichiarato di voler creare le condizioni per lo sviluppo delle rinnovabili, attraverso un quadro di regole uniformi e stabili nel tempo e mettendo in stand-by le centrali più inquinanti

“La ricerca di un nuovo equilibrio nelle relazioni fra economia, società, ambiente e istituzioni non può essere più considerato il tema di poche anime belle di visionari, di una minoranza allarmata e militante di ambientalisti. L’Ambiente deve essere una priorità economica e sociale dell’azione di questo esecutivo”. Ad affermarlo è stato il ministro Andrea Orlando, durante l’audizione di ieri pomeriggio alla Commissione Ambiente del Senato.

Tra le priorità descritte dall’Onorevole, le energie rinnovabili rappresentano un obiettivo strategico che l’Italia deve continuare a perseguire: se da un lato il sistema di incentivi è risultato troppo accelerato e talvolta distorto, dall’altro l’Italia non può permettersi di “fermare un settore strategico per il futuro, come sta purtroppo già accadendo, con il rischio di perdere ulteriori posti di lavoro”.

La parole d’ordine, allora, dovrà essere da oggi in poi “generazione distribuita”, intesa come capacità di autoproduzione energetica, sorretta da una rete di distribuzione intelligente (smart grid). Ma per raggiungere tale ambizioso obiettivo sarà necessario da un lato mettere in stand-by le centrali più inquinanti per dare una maggiore continuità alle rinnovabili e dall’altro creare le condizioni per uno sviluppo delle energie alternative senza incentivi. Ciò si traduce in una semplificazione burocratica, in un quadro di regole uniformi sul territorio nazionale e stabile nel tempo, in misure che promuovano sistemi efficienti di utenza e di accumulo.

“La tutela e la valorizzazione dell’ambiente, la riconversione verso uno sviluppo sostenibile, l’alta qualità della vita come obiettivo primario della politica, sono proprio le sfide del futuro della nostra Repubblica”, conclude il ministro. “L’Italia delle bellezze, anche naturali e paesistiche, l’Italia del viver bene, deve vincere sull’Italia arretrata delle brutture e delle ingiustizie sociali”.

Clima, Obama: "La terra sta cambiando". Gli Stati Uniti "devono iniziare ad agire"

Clima, Obama: "La terra sta cambiando". Gli Stati Uniti "devono iniziare ad agire"

(Fonte:LaRepubblica.it)
 
 
 
 
WASHINGTON - Evitare di peggiorare l'effetto serra. Ridurre le emissioni di biossido di carbonio e puntare sulle energie rinnovabili. Il primo, atteso discorso sull'ambiente del secondo mandato di Obama doveva districare anche la controversa questione dell'oleodotto Keystone XL. Due fasi del maxi progetto sono già operative. Una terza - il trasporto dall'Oklahoma al golfo del Texas - è in costruzione, ma la quarta fase è ancora in attesa dell'approvazione del governo americano. Servirebbe a consentire la distribuzione del greggio estratto dalle sabbie bituminose dello Stato canadese da Hardisty, Alberta, estendendosi per 1.179 miglia (1.897 chilometri) fino a Steele City, in Nebraska. Ma gli ambientalisti sono in agitazione e protestano per le emissioni di gas serra che l'oleodotto causa. "Dovrà rispettare i parametri di sicurezza e non compromettere l'ambiente o non sarà approvato dal mio governo", ha detto Obama all'Università di Georgetown. "Il nostro interesse nazionale sarà garantito solo se questo progetto non aggraverà esageratamente il problema dell'inquinamento da anidride carbonica", ha spiegato.

Era la parte attesa del suo discorso. Si pensava che avrebbe annunciato l'approvazione del progetto. E invece Obama non ha fatto l'equilibrista. "Non possiamo continuare a trivellare ignorando il cambiamento climatico. È un problema non ignorabile. La strategia energetica giusta non può riguardare solo il petrolio", ha spiegato. "So delle controversie sull'oleodotto Keystone tra il Canada e il Texas - ha affermato - Molti si sono opposti. Voglio essere chiaro: permetterne la costruzione richiede che tutto sia fatto nell'interesse del Paese". "Gli interessi nazionali - ha continuato - saranno serviti se questo progetto non esaspererà gli effetti dell'inquinamento da carbonio. Gli effetti negativi non possono prevalere. Non ci possono essere ulteriori effetti negativi sul cambiamento climatico, quindi faremo una valutazione necessaria per capire se andare avanti con la costruzione".

Poi ha spiegato i punti principali del suo programma. Messo nell'angolo da una serie di scandali che ne hanno offuscato l'immagine progressista, il presidente ha tentato di recuperare terreno e rilanciato una battaglia su cui molti lo trovano in difetto, la lotta al cambiamento climatico. Ha rimarcato che "il 97% degli scienziati riconosce il surriscaldamento" e che "gli americani stanno già pagando il prezzo dell'inazione sul clima". "Dobbiamo agire" ha detto, annunciando una strategia nazionale di lotta alle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra. "Come presidente, come padre e come americano, sono qui per dirvi che dobbiamo agire".

"Dal 2006 nessun Paese al mondo ha ridotto l'inquinamento da gas serra come gli Stati Uniti. È un buon inizio. Ma la ragione per cui siamo qui è che c'è ancora molto da fare", ha detto. Gli Stati Uniti vogliono essere il Paese leader globale nella lotta al cambio climatico: "Non è né giusto, né sicuro - ha aggiunto - che le centrali elettriche emettano quantità illimitate di anidride carbonica nell'atmosfera. Dobbiamo fermarle". Realismo. Un periodo di transizione è necessario: "L'economia verde può essere il motore per i prossimi decenni e voglio che costruiamo quel futuro. È il nostro compito. Questo non vuol dire che improvvisamente smetteremo di produrre carburanti fossili, un periodo di transizione richiede tempo, ma chi dice che questo danneggerà i rifornimenti energetici, mente".

Obama ha dato il mandato all'Environmental Protection Agency, l'agenzia federale preposta alla difesa dell'ambiente, di compilare un piano che evidenzi il limite delle emissioni di biossido di carbonio degli Stati Uniti. L'agenzia ha avuto anche un termine: un anno da oggi. Entro giugno 2014, dovrà calcolare danni possibili e alternative valide per evitarli. Obama ha anche chiesto l'approvazione di una legge che limiti l'emissione di gas serra dagli impianti per la produzione di energia elettrica. Inoltre si è scagliato contro i repubblicani che si oppongono ai suoi piani, sostenendo che comprometteranno posti di lavoro. "Si sbagliano, come si sono già sbagliati", ha detto.

L'oleodotto di Keystone avrebbe garantito il trasporto di petrolio attraverso la nazione. "Nell'interesse nazionale", dicono i sostenitori che puntano il dito contro altri metodi, "camion, navi, treni non sono altrettanto sicuri". Una decisione definitiva, ha spiegato Cnn, dovrebbe arrivare in autunno, è da marzo che la situazione è in stallo.

Il presidente non si è soffermato troppo sulla questione. Ha lanciato la sua sfida. "Nel discorso sullo Stato dell'Unione ho chiesto al Congresso di trovare una soluzione che mettesse d'accordo i repubblicani e i democratici, ma sono ancora in attesa e voglio che tutti si impegnino. E' una sfida che deve ricevere attenzione adesso, non può aspettare. Per questo voglio mettere in atto una nuova strategia che tuteli dall'inquinamento e preveda un coordinamento globale. Si inizia con quello da biossido di carbonio, facendo un uso maggiore dell'energia pulita, sprecando meno energia per le attività economiche".

A Washington sotto un caldo soffocante, il presidente Usa ha ricordato che gli effetti del cambiamento climatico sul pianeta provocano enormi perdite di vite umane e anche economiche. Per questo vorrebbe una soluzione al problema basata sul mercato e raddoppiare la produzione di energia da fonti solari e da vento geotermico su terreni federali.

Il piano prevede anche 8 miliardi di dollari in garanzie governative per prestiti destinati a investimenti su tecnologie che impediscano che il biossido di carbonio prodotto dagli impianti energetici arrivi all'atmosfera e fissa come obiettivo la riduzione di almeno 3 miliardi di tonnellate metriche di carbonio accumulato entro il 2030 (ovvero più della metà dell'inquinamento annuale da carbone del settore energetico in Usa).

venerdì 24 maggio 2013

Ministro Orlando, buona la prima.

Ministro Orlando, buona la prima.

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
 
 
Le dichiarazioni programmatiche del nuovo Ministro dell'Ambiente Orlando sono una boccata di ossigeno per il cervello degli operatori delle energie rinnovabili alle prese con la fine del conto energia per il fotovoltaico, con l'osceno documento dell'Authority dell'energia sui sistemi di autoconsumo e sulle reti di coproduzione, e per finire con la santa alleanza di burocrati e comitati anti rinnovabili per tutte le altre fonti rinnovabili.

L'incipit con la citazione di Alex Langer è un segno di grandezza che mi auguro innervi in futuro l'azione di questo ministro.

Le valutazioni fatte nel documento sono decisamente condivisibili e senza tentennamenti logici declinano il riuso, il risparmio di energia e l'obbiettivo del 100% di rinnovabili al 2050 anche se come citazione del modello tedesco di approccio allo sviluppo della green economy. Sulla difesa del suolo, sul riuso dell'immenso territorio reso marginale dall'inquinamento, sulle regole e la legalità si dicono cose mai udite negli ultimi 6 anni dai governi di questo paese.

Voglio sperare che non sia tutto uno sporco trucco, l'uomo non ne ha il profilo e per questo garantiamo tutto il massimo apporto collaborativo sulla strada indicata. Se Orlando ce ne da la possibilità praticheremo quella che noi chiamiamo la pro-opposizione ovvero una opposizione fatta di proposte e di sfide a far meglio e non a trovare solo motivi di rottura. Insomma caro Ministro, sappia che per oggi le sue dichiarazioni ci hanno fatto bene all'esercizio della speranza, in attesa che i suoi gesti concreti (a cui ripeto daremo appoggio e collaborazione se richiesta o accettata) facciano bene alle nostre aziende e al nostro paese.

martedì 21 maggio 2013

Fracking dello shale gas, nuove regole in arrivo negli USA

(Fonte:GreenStyle.it-Peppe Croce)

 
 
Le regole statunitensi sul fracking vanno riviste perché “risalgono all’epoca del walkman di Sony e dei videogiochi Atari”. A dirlo è Sally Jewell, ingegnere petrolifero con una lunga storia di fracking alle spalle che Barack Obama ha messo a capo del Dipartimento dell’Interno. Cioè di quel Ministero che, negli Stati Uniti, si occupa di gestione del territorio, geologia e parchi naturali.

La battuta della Jewell è stata pronunciata in occasione della presentazione della nuova bozza di legge sul fracking, che verrà ora sottoposta a 30 giorni di consultazione pubblica prima di essere trasformata in norma effettiva ed efficacie. Le nuove regole sono un compromesso tra i dictat dell’industria e le pressioni degli ambientalisti.

Viene dato più potere al Bureau of Land Management (BLM), che dal novembre 2010 chiede di rivisitare le norme. Questa nuova bozza, tra l’altro, tiene conto dei 177mila commenti ricevuti in 120 giorni di di pre-consultazione pubblica. In America si discute parecchio prima di fare le leggi importanti.

Una delle cose che non è piaciuta molto agli ambientalisti è la maggior flessibilità concessa alle industrie nell’uso degli strumenti per valutare l’integrità del cappotto di cemento che riveste i pozzi per isolarli dalle falde acquifere. Criticato anche l’uso del sito FracFocus per dichiarare le sostanze chimiche utilizzate durante le operazioni di fracking. Dichiarazione che andrà fatta dopo la fine del fracking e non prima.

Dall’altro lato l’industria lamenta il fatto stesso che il Governo federale si intrometta nella questione fracking, fino a oggi di quasi esclusiva competenza dei singoli Stati americani. Ma la Jewell ha dichiarato che le attuali normative statali sono un “patchwork senza coerenza” e le nuove regole federali forniranno le linee guida per la protezione dell’ambiente.

Secondo i Repubblicani, che adorano il fracking perché rende credibile il sogno dell’indipendenza energetica degli Stati Uniti, le nuove regole federali non faranno altro che allungare i tempi necessari a ottenere i permessi. Già oggi, per perforare su un terreno di proprietà dello Stato Federale, ci vogliono 290 giorni contro le poche settimane di un terreno privato.

A differenza che in Europa, infatti, negli Stati Uniti se possiedi un terreno è tuo anche il diritto di sfruttamento del sottosuolo.

lunedì 6 maggio 2013

Distretto La nuova Energia: "Grandi sfide per nuovo Governo"

Distretto La nuova Energia: "Grandi sfide per nuovo Governo"


(Fonte:ZeroEmission.it)

 
 
Il Presidente Giuseppe Bratta: “La politica energetica gestita correttamente potrà dare un contributo molto importante nel rilancio dell’occupazione, delle imprese del settore"

Grandi sfide sociali in vista per il Governo Letta. Ne è convinto il vertice del Distretto Produttivo “La Nuova Energia”, che fa i suoi migliori auguri a Flavio Zanonato e Andrea Orlando, i due nuovi ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. Il Presidente del Distretto, Giuseppe Bratta ha dichiarato: “La politica energetica gestita correttamente potrà dare un contributo molto importante nel rilancio dell’occupazione, delle imprese del settore. Si potrà garantire una riduzione delle bollette dei cittadini, limitare l’esborso per l’import del paese. Si potrà dunque svolgere quel ruolo anticiclico che è decisivo in questa fase economica del nostro Paese".

"Appare necessario - ha aggiunto Bratta - dimostrare e riaffermare quanto le rinnovabili in generale, siano un investimento economico e non un costo per la collettività, con dati oggettivi considerando tutti i benefici economici, ambientali ed occupazionali nell'arco di un ventennio e non nel conto economico annuale. La prima prova concreta che dovrà affrontare il Governo è prevista già nel prossimo mese di giugno, quando scadrà definitivamente il Quinto Conto energia e gli operatori ad oggi non sanno cosa accadrà di seguito. Serve una pianificazione del settore della green economy a dieci anni e non a due mesi altrimenti le Aziende e le circa 100.000 persone aumenteranno la lista dei disoccupati Italiani”.

giovedì 18 aprile 2013

L’Italia oltre la crisi. L’analisi e le proposte di Legambiente

 L’Italia oltre la crisi. L’analisi e le proposte di Legambiente

(Fonte:Edilportale.it-Rossella Calabrese)
Città soffocate da traffico e smog, raccolta differenziata che arranca, dissesto idrogeologico, mobilità privata ai vertici, abusivismo edilizio, disoccupazione, ecomafie che continuano a realizzare business milionari. Ma anche energie rinnovabili in aumento, meno rifiuti e gas serra, più biciclette vendute.

È un bilancio comunque di crisi quello tracciato da “L’Italia oltre la crisi, edizione 2013”, il rapporto realizzato da Legambiente in collaborazione con l’Istituto Ambiente Italia, che ha analizzato gli ultimi dieci anni di “non governo” del territorio e di politiche sociali attraverso una serie di indicatori sociali e ambientali per poi avanzare proposte concrete per avviare un’economia low carbon attenta alle persone e ai territori.

Il nuovo rapporto è stato presentato martedì a Roma, alla presenza di Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente, Edoardo Zanchini, vice presidente Legambiente, Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, Duccio Bianchi, dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia, e i Deputati Giulio Marcon e Gea Schirò.

“Questa crisi è figlia di politiche scellerate che hanno considerato l’ambiente come un freno per lo sviluppo economico o un lusso da rinviare a tempi migliori - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Dalla crisi che sta attraversando il Paese invece si potrà uscire solo con idee differenti e con il coraggio di cambiare sul serio”. “Oggi c’è una sola ricetta per uscire dalla crisi - ha proseguito -, ed è quella di una Green economy che incrocia le domande e i problemi dei territori, i ritardi del paese e le paure del futuro, le risorse e le vocazioni delle città e che vuole rimettere al centro la bellezza italiana”.

“Forse addirittura più grave della crisi economica è la mancanza di idee per cambiare la situazione attuale, per restituire una speranza ai precari, ai giovani senza lavoro, a chi vive in città inquinate - ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. Non possiamo accontentarci di un dibattito politico senza sbocchi tra tagli alla spesa pubblica e agli investimenti e promesse su Imu, Iva e Irpef. C’è invece bisogno di un cambiamento radicale. Servono risorse per la ricerca, la cultura, l’istruzione e per la messa in sicurezza del territorio in modo da dare all’Italia gli strumenti per uscire dalla crisi. Non è un sogno, ma una prospettiva lungimirante che passa per l’aumento della fiscalità sulle risorse energetiche, togliendo tutti i sussidi alle fonti fossili, in modo da ridurla sul lavoro, e per una tassazione finalmente adeguata e trasparente sulle risorse ambientali e i beni comuni (dal consumo di suolo ai materiali di cava, all’imbottigliamento di acque minerali alle spiagge), spingendo sul ripristino della legalità e fermando lo sperpero di denaro pubblico destinato a inutili e devastanti grandi opere”.

“Misurata sugli 8 indicatori quantitativi dell’Agenda Europa 2020 - ha dichiarato Duccio Bianchi, dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia -, l’Italia mostra una forte debolezza rispetto a molte altre società europee soprattutto sul fronte dell’inclusione sociale e della costruzione di una "economia della conoscenza” fondata sull’innovazione tecnologica e scientifica. Ma anche una (inattesa) opportunità sotto il profilo ambientale. Noto - e peggiorato - risulta il gap con gli altri paesi nella spesa in ricerca e sviluppo e nella presenza di industrie e servizi ad alto contenuto tecnologico. Ed è preoccupante che questo avvenga anche nei settori dove oggi l’industria italiana è tra i leader europei: nelle energie rinnovabili (ha il 13% del fatturato europeo ma genera meno del 6% dei brevetti)”.

Limitandoci ad alcuni dei temi affrontati nello Studio, emerge che nel 2012 è proseguita la discesa dei consumi energetici nazionali. La crisi economica e le condizioni meteorologiche sono importanti fattori della riduzione ma la riduzione è anche il segno dell’introduzione di misure di efficienza energetica che hanno portato i consumi a valori inferiori a quelli del 2000. Il petrolio resta ancora la principale fonte (37,5%), essenzialmente per gli usi come carburante. Il 35% dei consumi derivano dall’impiego di gas naturale mentre il 13,3% è dato dalle rinnovabili e il 9% dall’uso di carbone.

Nel bilancio energetico nazionale cresce la produzione da fonti rinnovabili, quasi raddoppiata rispetto a 10 anni orsono. Nella produzione elettrica nazionale, al 2012 le fonti rinnovabili valgono per il 28% della produzione e sono ancora in rapidissima crescita la produzione eolica (+34%) e quella fotovoltaica (+72%).

Per quel che riguarda l’annoso problema (tutto italiano) dell’abusivismo edilizio, grazie ai reiterati annunci di condono edilizio e alla scarsa attuazione della politica degli abbattimenti, il fenomeno è passato dalle 25 mila infrazioni del 2001 alle 27 mila attuali mentre il business totale delle ecomafie è aumentato dai 14,3 miliardi di euro del 2001 ai 16,6 miliardi di euro del 2011.

In tema di dissesto idrogeologico, se fino al 2000 le alluvioni e le frane coinvolgevano mediamente 4 regioni ogni anno, negli ultimi dieci anni il numero di territori coinvolti è raddoppiato, passando a 8. Così come sono aumentati i fenomeni meteorici che prima risultavano eccezionali. Nel contempo però la prevenzione tarda ad arrivare. Negli ultimi 10 anni solo 2 miliardi di euro sono stati effettivamente erogati per attuare gli interventi previsti dai Piani di assetto idrogeologico redatti dalle Autorità di bacino (PAI), per uno stanziamento totale di 4,5 miliardi di euro. Decisamente troppo pochi se si considera quanto invece sono costati, in termini di danni, i dissesti che si sono verificati nel corso degli anni. Nell’ultimo ventennio i danni da frane ed alluvione corrispondono a circa 30 miliardi di euro (fonte: Ispra) e solo negli ultimi tre anni lo Stato ha speso circa un milione di euro al giorno per coprire solo parte dei danni provocati su tutto il territorio.

L’Italia oltre la crisi però guarda avanti e presenta una serie di idee e proposte per mettere in moto gli interventi indispensabili per cambiare il futuro.

1) Ridisegnare la fiscalità per spingere l’innovazione ambientale e creare lavoro
Fare delle emissioni di CO2 il criterio per ridefinire accise e Iva che gravano su impianti da fonti fossili, autoveicoli, prodotti e consumi; in questo modo si premia l’efficienza energetica e si spingono gli investimenti, generando nuove risorse da utilizzare per ridurre la tassazione sul lavoro. Rivedere canoni e tasse sull’uso dei beni comuni, intervenendo sui regimi di tutela, per uscire dallo scandalo della gestione di cave, sorgenti di acque minerali, discariche, spiagge. In modo da fermare gli abusi, ridurre gli impatti, premiare l’innovazione; recupero urbano invece del consumo di suolo. Per recuperare miliardi di Euro da utilizzare per interventi di riqualificazione ambientale e edilizia.

2) Fermare le ecomafie
L’ecomafia è la zavorra che impedisce concretamente alla Green economy di esprimere tutte le sue potenzialità. Sanzioni penali adeguate, misure preventive e patrimoniali, obbligo di ripristino dello stato dei luoghi, ravvedimento operoso o, addirittura, non punibilità se l’artefice del danno all’ambiente si autodenuncia e poi bonifica l’area interessata: ecco quanto prevede la proposta di legge di Legambiente per l’inserimento dei delitti contro l’ambiente nel codice penale.

3) Rilanciare gli investimenti per rimettere in moto il Paese
Tornare a investire per rilanciare l’economia e creare lavoro fermando la politica di tagli trasversali e indiscriminati: le risorse per contrastare il dissesto idrogeologico, investire in ricerca e green economy, realizzare bonifiche partendo dai siti orfani, acquistare treni e autobus, si possono reperire cambiando le priorità di spesa e intervenendo con coraggio sulla spesa pubblica, dove vi sono enormi sperperi di risorse in mala gestione, grandi opere, sussidi alle fonti fossili, armamenti.

4) Premiare l’autoproduzione energetica da rinnovabili e la riqualificazione del patrimonio edilizio
La rivoluzione energetica è già in corso con una produzione arrivata al 28% dei consumi elettrici nel 2012, ma oggi si deve fare un passo avanti per aiutare famiglie e imprese premiando l’autoproduzione da fonti rinnovabili e la gestione di impianti efficienti e puliti attraverso smart grid private e facilitando lo scambio con la rete. Tutti interventi oggi vietati che aprirebbero prospettive straordinarie di riduzione dei consumi da fonti fossili; puntando alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio quale scenario per far uscire dalla crisi il settore delle costruzioni con nuove politiche che diano certezze agli investimenti per ridurre i consumi energetici nelle ristrutturazioni degli alloggi e dei condomini secondo il modello inglese del ‘green deal’.

5) Mettere al centro le città
Solo investendo nelle città l’Italia può riuscire a muovere un’innovazione che non rimanga un concetto vago e astruso. Ed è la qualità e quantità del welfare, dal trasporto pubblico agli asili, dall’istruzione alla cultura, a determinare la competitività di una economia e di un territorio. Per questo serve una regia e una politica nazionale, per non perdere le risorse dei fondi strutturali europei 2014-2020 e realizzare finalmente interventi di riqualificazione ambientale e sociale delle periferie, per la casa e la mobilità sostenibile.


venerdì 8 marzo 2013

Ambiente, per Confindustria serve più semplificazione

Ambiente, per Confindustria serve più semplificazione

(Fonte:EdilPortale.it-Paola Mammarella)
 
 
 
Attuare la normativa ambientale in coerenza con le regole comunitarie, senza oneri aggiuntivi che rischiano di mettere a repentaglio lo sviluppo e la competitività, e uniformare la disciplina dell’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, sul territorio nazionale. È la richiesta del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e del presidente del Comitato tecnico per l'ambiente e l'internazionalizzazione del sistema associativo Edoardo Garrone.

Secondo Squinzi, bisognerebbe allineare le procedure italiane alle best practice europee e creare un quadro di regole certe e stabili nel tempo, in grado di tutelare sia l’ambiente sia il rilancio degli investimenti.

A detta di Edoardo Garrone, nell’attuazione della Direttiva 96/61/CE Ippc, Integrated pollution prevention and control, per la prevenzione e la e riduzione integrata dell'inquinamento, che in Italia è stata recepita dal D.lgs. 152/2006, ci sono criticità operative determinate della stratificazione delle competenze amministrative. Sul territorio nazionale, infatti, la situazione per il rilascio delle autorizzazioni ambientali non è omogenea, ma ha tempistiche e limiti diversi in base alla zona.

Visto che la Direttiva 2010/75/Ue sulle emissioni industriali deve ancora essere recepita, Confindustria chiede che il passaggio avvenga senza oneri aggiuntivi e che l'applicazione della disciplina Aia sia uniforme su tutto il territorio nazionale.

Alle sollecitazioni di Confindustria ha fatto seguito una lettera del Ministro dell’Ambiente uscente Corrado Clini. Nella sua nota Clini ha spiegato che è stato fatto molto nel senso della semplificazione, ma che c’è ancora molto da fare, come l’approvazione del Dl semplificazioni, rimasto bloccato in mezzo alla crisi di Governo e al rinnovo del Parlamento.

Come riferito da Clini, il Dl contiene una procedura chiara sulle modalità e sui tempi per le Aia, in modo tale da evitare il ripetersi della inaccettabile sequenza di conferenze di servizi interlocutorie che hanno lasciato aperte procedure per anni. L’iter della norma potrebbe riprendere dopo l’inizio dei lavori del nuovo Parlamento.

lunedì 4 marzo 2013

Legambiente ai neoparlamentari: subito agenda ambiente

 Legambiente ai neoparlamentari: subito agenda ambiente

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Un'agenda per l'ambiente e una legge sulla bellezza, tra le priorità, secondo Legambiente, del nuovo Governo. A comunicarlo è l'associzione stessa, attraverso una lettera aperta spedita ai neoparlamentari eletti: Dopo gli auguri di buon lavoro per il “nuovo e importantissimo incarico”, Legambiente rilancia la sua proposta di legge sulla bellezza, presentata all’inizio dell’anno, e suggerisce un’agenda ambientale in cinque punti da realizzare nel volgere dei prossimi mesi. La rottamazione delle fonti fossili, trasporti puliti e l’abbandono definitivo dei progetti di Tav e ponte sullo stretto di Messina, la messa in sicurezza del territorio e lo stop al consumo di suolo, il ripensamento del ciclo dei rifiuti, la lotta alle ecomafie e alla corruzione con l’introduzione dei reati nel codice penale e una legge contro l’abusivismo edilizio sono i 5 temi fondamentali indicati da Legambiente ai nuovi parlamentari.

“C’è bisogno di ricette nuove per dare una spallata a questa crisi - scrive il presidente dell’associazione Vittorio Cogliati Dezza - c’è bisogno di un’inversione di rotta rispetto a scelte economiche vecchie ed energivore, c’è bisogno di una politica industriale che faccia propri i temi della green economy abbandonando le opzioni di sviluppo ormai superate del secolo scorso basate sul cemento e sulle fonti fossili. C’è bisogno di una nuova moralità e di coesione sociale”.

“C’è tanta voglia d’ambiente nel Paese. Molta di più di quella che la politica tradizionale ha saputo registrare - prosegue Cogliati Dezza - Su queste tematiche noi riteniamo che oggi abbiamo la possibilità di fare la differenza. Puntare sulla bellezza è una chiave fondamentale per capire come il nostro Paese possa ritrovare le idee e la forza per guardare con ottimismo al futuro. L’intento della nostra proposta è quello di tutelare il patrimonio paesaggistico dell’Italia attivando nei territori processi di trasformazione che puntino a rendere più belle, moderne e vivibili le città italiane, a migliorare la qualità della convivenza, del benessere individuale e collettivo e a muovere la creatività”.

“Partiamo allora dalla bellezza, dal tratto distintivo del nostro Paese. Bellezza del paesaggio, dei luoghi, ma anche bellezza dei gesti, dei comportamenti, delle idee. Costruiamo insieme una lobby virtuosa che abbia il coraggio e la forza di perseguire le ragioni della bellezza e di mettere all’ordine del giorno del prossimo governo cinque questioni fondamentali per sanare le ferite più gravi del nostro Paese e, contemporaneamente tracciare le strade per l’uscita dalla crisi”.

mercoledì 26 settembre 2012

Provvedimenti del Governo sull'efficienza energetica

Efficienza energetica e ambiente: i nuovi provvedimenti del Governo

(Fonte: Edilportale.it-Rossella Calabrese)
È all’esame dei Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche comunitarie il Decreto legislativo, messo a punto dal Ministero dello Sviluppo economico, di recepimento della Direttiva 2010/31/CE che stabilisce i nuovi standard di efficienza in edilizia e introduce il concetto di ‘Edificio a Energia Quasi Zero’.
Lo fa sapere il Ministero dell’Ambiente con un documento che fa il punto sull’iter di numerose misure per la crescita sostenibile che il Governo ha messo in campo o sta per lanciare, e che erano state annunciate nel primo Consiglio dei Ministri dopo la pausa estiva.
Il decreto che recepirà la Direttiva sugli Edifici a Energia Quasi Zero - atteso ormai da diversi mesi - andrà a sostituire i provvedimenti attuativi della precedente Direttiva 2002/91/CE (Dlgs 192/2005 e 311/2006, il Dpr 59/2009 e il DM 26 giugno 2009) ormai soppiantata dalla 2010/31/CE.

Il testo del nuovo Decreto è ancora top-secret ma l’attenzione per il tema dell’efficienza energetica in edilizia è molto alto, come dimostra il grande interesse di aziende e progettisti per Smart Village, il maxievento che Edilportale organizzerà nel corso di Made Expo 2012.
Oltre alle norme per l’edilizia, nelle intenzioni del Governo c’è un ambizioso Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra, una “infrastruttura programmatica” per l’attuazione in Italia del “Pacchetto Clima Energia”. Il Piano è stato trasmesso al Cipe nel maggio 2012.

E ancora, il documento ricorda altri Decreti in corso di approvazione:
- l’incentivazione delle fonti rinnovabili termiche;
- la revisione del meccanismo dei certificati bianchi per l’efficienza energetica, finalizzato in particolare alla promozione della generazione distribuita e delle smart grid;
- l’applicazione di meccanismi premianti per la ricerca, sviluppo e produzione di tecnologie innovative in Italia, per l’impiego dell’energia solare e per la valorizzazione della geotermia.

Sono, invece, progetti strategici già in elaborazione:
- i finanziamenti agevolati (nell’ambito del Fondo Kyoto) per la protezione del territorio e la prevenzione del rischio idrogeologico e sismico;
- i finanziamenti per ricerca, sviluppo, produzione e installazione di tecnologie nel solare termico, solare a concentrazione, solare termodinamico, solare fotovoltaico, biomasse, biogas e geotermia;
- gli incentivi per l’incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia nei settori civile, industriale e terziario, compresi gli interventi di social housing.

Come già annunciato dal CdM dopo la pausa estiva, verrà istituita una lista delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti che contribuiscono alla riduzione delle emissioni dei gas serra e degli inquinanti atmosferici. L’impiego delle tecnologie, sistemi e prodotti individuati dalla lista consentirà l’accesso di imprese e soggetti privati ai benefici previsti dal Fondo Kyoto e a una riduzione del 55% dell’Iva sull’acquisto delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti. Tutte le amministrazioni pubbliche avranno l’obbligo di dotarsi esclusivamente delle tecnologie individuate dalla lista.

Tra i progetti già avviati c’è anche il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, la manutenzione e la sicurezza del territorio, che definisce gli obiettivi e le competenze per la manutenzione, la sicurezza e la revisione degli usi del territorio.

Altra importante azione è il recupero delle aree urbane industriali dismesse. È prevista l’estensione a tutti i Siti di interesse nazionale (Sin) della procedura adottata a Porto Marghera, al fine di concludere conferenze di servizi aperte da almeno dieci anni e avviare la messa in sicurezza o la bonifica, anche con le norme di semplificazione inserite nel Decreto Sviluppo.
È inoltre prevista l’applicazione della direttiva europea sul danno ambientale, al fine di promuovere gli investimenti delle imprese nel risanamento e di ridurre le transazioni economiche con il Ministero a casi particolari e marginali e l’introduzione di un credito di imposta per le imprese che investono nelle reindustrializzazione di aree ubicate nei Sin con l’impiego di tecnologie verdi.

Infine, è in attesa della concertazione degli altri Ministeri competenti il Dpr per la regolamentazione dell’Autorizzazione Unica Ambientale - AUA, proposto dai Ministeri Ambiente, Semplificazione, Sviluppo economico. Sono già inserite nel Pacchetto Semplificazioni le nuove procedure per lo smaltimento delle terre e rocce da scavo derivanti dai piccoli cantieri e per la Valutazione di Impatto Ambientale - VIA, le norme che semplificano le bonifiche dei siti contaminati e che accelerano il procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale - AIA.