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lunedì 7 aprile 2014

Efficienza energetica: dal governo un fondo nazionale da 800 milioni

Efficienza energetica: dal governo un fondo nazionale da 800 milioni

(Fonte:GreenStyle.it-Silvana Santo)
 
 
 
Una serie di misure per migliorare l’efficienza energetica nella pubblica amministrazione centrale, nell’edilizia pubblica e privata, nei processi produttivi, nei sistemi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia oltre che nel settore residenziale. È questo il contenuto del decreto di recepimento della direttiva europea 2012/27 UE appena approvato dal Consiglio dei Ministri.

Il provvedimento, in particolare, punta a raggiungere l’obiettivo di riduzione dei consumi di energia al 2020 già indicato dalla Strategia energetica nazionale, che servirà ad aumentare l’efficienza complessiva su scala comunitaria del 20% entro lo stesso anno.

Le misure previste dal decreto sono:
  • interventi annuali di riqualificazione energetica sugli immobili della pubblica amministrazione;
  • la previsione dell’obbligo per le grandi imprese e le imprese energivore di eseguire diagnosi di efficienza energetica;
  • l’istituzione di un Fondo nazionale per l’efficienza energetica per la concessione di garanzie o l’erogazione di finanziamenti, al fine di favorire interventi di riqualificazione energetica della PA, l’efficienza energetica negli edifici residenziali e popolari e la riduzione dei consumi di energia nell’industria e nei servizi.

Ha commentato il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti:

La sfida dell’efficienza energetica può rappresentare un volano per la ripartenza del Paese, perché innescherà lavoro e quindi sviluppo sia nel pubblico che nel privato nell’ambito della Green Economy. Otterremo così, in prospettiva, un rilevante risparmio sia ambientale, in termini di minori emissioni di gas serra e polveri sottili, che economico grazie al minore consumo di energia. – Se pensiamo che il consumo degli edifici pubblici è pari al 18% di quello generale dello Stato, si comprende come acquisisca assoluto rilievo già il solo obiettivo di “ambientalizzazione” del nostro patrimonio pubblico immobiliare.


L’obiettivo del Consiglio dei ministri è anche quello di rilanciare la crescita economica e favorire la creazione di nuovi posti di lavoro fornendo nuovo slancio allo sviluppo di tecnologie per l’efficienza energetica.
Ha dichiarato Federica Guidi, ministro dello Sviluppo Economico

Il Governo mette a disposizione quasi 800 milioni di euro dal 2014 al 2020 per promuovere l’efficienza energetica. Sono inoltre previste iniziative che mirano ad accrescere la consapevolezza dei consumi energetici tra le famiglie.

Ora l’iter di approvazione del provvedimento prevede l’acquisizione dei pareri delle competenti commissioni parlamentari.

lunedì 24 marzo 2014

Nasce Osservatorio per i rifiuti nucleari: 90.000 metri cubi in Italia

(Fonte: GreenStyle.it-Claudio Schirru)

 
È stato presentato oggi a Roma da Sogin e Fondo per lo Sviluppo Sostenibile l’Osservatorio per la Chiusura del Ciclo Nucleare. Il nuovo istituto vigilerà sulle attività di dismissione delle quattro centrali atomiche italiane, quel che resta del tentativo di sviluppare l’energia atomica in Italia, come di quelle relative ai siti di ricerca contenenti materiali irradiati.

Dall’Osservatorio per la Chiusura del Ciclo Nucleare particolare attenzione verrà posta inoltre sull’individuazione di un sito di stoccaggio e trattamento che possa essere ritenuto definitivo, la cui richiesta è stata rinnovata anche dal Ministero dell’Ambiente a fine gennaio.

Le centrali nucleari italiane affidate a Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari) sono quelle di Caorso (Piacenza), Latina, Garigliano (Caserta) e Trino (Vercelli). A queste si aggiungono i siti di ricerca di Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Rotondella (Matera). Dal 2004 controlla il 60% di Nucleco s.p.a., società che gestisce il ritiro e lo smaltimento del materiale radioattivo ospedaliero, mentre dal 2005 è entrata in possesso dell’impianto FN di Bosco Marengo (Alessandria).

Esistono in Italia altri 15 siti che detengono rifiuti radioattivi che non fanno capo a Sogin, nove di questi concentrati tra Lombardia (5), Piemonte (2) ed Emilia Romagna (2). Gli altri otto si trovano in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia.

Il problema dello smantellamento e messa in sicurezza delle centrali nucleari e del materiale irradiato in esse contenuto è ancora molto attuale in in Italia, questo malgrado siano trascorsi quasi 30 anni dalla chiusura delle centrali nucleari italiane in seguito al referendum del 1987 e alla sua riconferma nel 2011.

Risale al giugno 2012 una delle ultime attività portate a termine ovvero la rimozione dell’edificio contenente la turbina dalla centrale elettronucleare di Caorso, in Provincia di Piacenza, per uno smaltimento totale (dall’inizio dei lavori) pari a circa 9.400 tonnellate di metallo radioattivo.

Prosegue intanto la ricerca di un sito adatto per il Deposito nazionale unico per lo stoccaggio e il trattamento dei materiali nucleari italiani. I criteri stabiliti dall’ISPRA sono stati recepiti dall’ex ministro Orlando, che a gennaio ha autorizzato l’avvio delle procedure di individuazione dei siti idonei e affidato la definizione di una mappa delle possibili località a Sogin.

Durante la conferenza stampa di presentazione dell’Osservatorio sono stati presentati alcuni dati relativi al volume di rifiuti radioattivi condizionati che andranno conferiti al Deposito Nazionale Unico, una volta che verrà individuata e attrezzata l’area di destinazione:

Rifiuti radioattivi da “decommissioning” degli impianti nucleari Sogin

  • Bassa o media attività: 44.000 metri cubi di materiale;
  • Alta attività: 10.400 mc. Al dato va aggiunta un’ulteriore quota di 1.000 mc relativa ai residui di riprocessamento e al materiale non riprocessabile;

Totale metri cubi 54.800 (55.800 compresi i residui e il materiale non riprocessabile)

Rifiuti radioattivi da medicina nucleare, industria e ricerca

  • Bassa e media attività: 7.800 (Medicina nucleare e industria) + 4.000 (Ricerca);
  • Alta attività: 600 (Medicina nucleare e industria) + 2.600 (Ricerca);

Totale metri cubi 15.000 (dato al 31-12-2012). Il valore è però legato a processi produttivi ancora in corso, quindi soggetto a modifiche future. Le previsioni relative ai prossimi 40 anni ammontano a 35.400 metri cubi. La somma dei rifiuti da smaltire relativa a entrambe le fonti (Decommissioning + Medicina nucleare e industria) ammonta a 90.200 mc.

La strada verso la piena restituzione ai cittadini dei territori attualmente occupati dai materiali radioattivi passerà, sottolinea il presidente dell’Osservatorio Stefano Leoni, per una “timeline” della durata stimata di 4 anni. Questi i passi previsti, il cui avvio è ipotizzato per marzo 2014:

1° anno
  • Predisposizione Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) – da completare in 7 mesi;
  • Verifica ISPRA, MISE, MATTM, Pubblicazione CNAPI e progetto preliminare – 3 mesi;
  • Consultazione pubblica e Seminario nazionale – 2 mesi.

2° e 3° anno
  • Raccolta Osserazioni e aggiornamento CNAPI – 3 mesi;
  • Approvazione CNAPI, manifestazioni di interesse e protocolli di accordo – 3 mesi;
  • Indagini tecniche sui siti candidati – 15 mesi;
  • Decreto localizzazione e avvio campagna informativa sul sito – 1 mese.

4° anno
  • Procedimento autorizzativo – 17 mesi.

Un impegno che rappresenta un dovere e allo stesso tempo un’assunzione di responsabilità anche per chi ha combattutto contro l’ipotesi nucleare in Italia secondo quanto riferito da Stefano Leoni, presidente Osservatorio Nazionale per la Chiusura del Ciclo Nucleare:

Trovare una soluzione ad una situazione precaria e insicura, come quella in cui si trova la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, è un atto dovuto. È una responsabilità di tutti noi, anche di chi, come me, ha combattuto per la chiusura delle centrali nucleari. È questo lo spirito che guiderà l’attività dell’Osservatorio, non solo per garantire la sicurezza per i prossimi anni, ma anche per le generazioni future.
Solo una scelta condivisa e responsabile potrà permettere al nostro Paese di chiudere il ciclo nucleare. Non bisogna inoltre dimenticare che secondo i criteri assunti dall’ONU il decommissioning del nucleare è considerato green economy e per il nostro paese significherebbe un investimento di circa 2,5 miliardi di euro.


Molto però per il rispetto di tali scadenze dipenderà dalla volontà politica di agire in tempi rapidi. Una questione intorno alla quale ruota la buona riuscita degli impegni assunti dall’Osservatorio, come sottolinea Dante Caserta, presidente di WWF Italia:

Il problema ad oggi c’è e deve essere afforntato. Ci sarà da parte nostra collaborazione e partecipazione, ci aspettiamo però che lo Stato metta a disposizione gli strumenti necessari, questo perché le scelte sul territorio dovranno essere condivise.

Se l’Osservatorio manterrà il suo carattere indipendente di stimolo e critica può divenire un elemento decisivo. La scelta del sito sarà però complessa, l’Italia presenta problemi legati al territorio, rischi sismici e dissesto idrogeologico in testa.

Sul rispetto dei tempi previsti dalla “timeline” attendiamo i prossimi passi. È chiaro che prima si avvierà un contatto con il territorio facendo capire il perché di determinate scelte e prima si risolverà il problema.


L’importanza del legame e del coinvolgimento con le rappresentanze dei territori è un nodo chiave anche secondo il Responsabile Ufficio Scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti:

L’Osservatorio può rappresentare uno strumento utile anche per le scelte che ci attendono, non deve però essere una scusa per allentare l’attenzione ai tavoli di trasparenza locali che devono essere un fulcro fondamentale, una declinazione della voce nazionale, ma che possa fornire anche utili input.

Sui tempi se si avvia un cambio di passo la timeline può essere rispettata. Dobbiamo agire con urgenza e tempi molto celeri, oltre 25 anni fa venivano chiuse le centrali eppure ancora le attività di smantellamento sono state molto lente e i risultati molto scarsi. L’importante è che non si pensi a rispettare i tempi trascurando i valori importanti di questa operazione come la tutela ambientale e sanitaria.

mercoledì 5 marzo 2014

Un green new deal per l'Italia

Un green new deal per l'Italia

(Fonte:ZeroEmission.it)

 
È stato presentato all’ENEA il Rapporto sulla Green Economy 2013: “Un Green New Deal per l’Italia”, curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’ENEA, e giunto alla sua seconda edizione.

La prima parte del Rapporto affronta il panorama internazionale, partendo da un excursus storico-economico che, dalla crisi del ’29 arriva ai giorni nostri, e fornisce un’ampia illustrazione delle proposte per un Green New Deal formulate dall’UNEP e dall’OCSE, le prospettive per l’affermazione della green economy in Europa, nonché le difficoltà e le potenzialità dell’Italia, prendendo in esame le esigenze di investimenti pubblici e privati, gli effetti sull’occupazione e le riforme indispensabili. "Anche il Rapporto 2014 , dedicato al Green New Deal - ha dichiarato Edo Ronchi Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - ha fornito analisi e studi a supporto degli Stati Generali della green economy italiana. Durante una delle recessioni forse più lunghe e difficili degli ultimi decenni, investire per innovare, differenziare e convertire prodotti e processi produttivi in chiave sempre più green potrebbe essere una strada per rilanciare il nostro sviluppo. Un forte impulso in questa direzione può venire da concrete iniziative che possono partire , o essere rafforzate, dalle nostre città." La seconda parte del Rapporto, focalizzandosi sulla realtà italiana, analizza proprio il nuovo ruolo che le città possono avere come volano per uno sviluppo sostenibile. In Italia il 68 per cento della popolazione vive in un ambiente urbano, dove si produce in media il 75 per cento dei rifiuti, e le abitazioni consumano dal 30 e al 60 % in più di energia rispetto alla media UE.
Tale concentrazione abitativa accresce i problemi ambientali, come l’inarrestabile cementificazione con insediamenti distribuiti in maniera frammentata e disordinata sul territorio, e che continua ad occupare aree libere, spesso agricole, al ritmo di 343 metri quadrati all’anno per ciascun italiano. Un Green New Deal che parte dalle città può costituire un quadro di riferimento unitario per interventi coordinati ed integrati a livello sociale, ambientale ed economico. I settori principali per tale approccio, trattati nel Rapporto sono la riqualificazione energetica delle città, le misure di mitigazione climatica, la riduzione del consumo di materiali ed il miglioramento della gestione dei rifiuti, la mobilità urbana, i rapporti tra l’ambiente urbano e quello agricolo, il patrimonio culturale, la gestione sostenibile della risorsa idrica, la riqualificazione delle aree degradate e l’impiego di tecniche e tecnologie tipiche dell’ICT. Il Rapporto si avvale della prefazione di Simon Upton, Direttore del Dipartimento Ambiente dell’ OCSE, e di Tim Jackson, docente di Sviluppo sostenibile presso l’Università del Surrey.

martedì 25 febbraio 2014

Rinnovabili e dissesto idrogeologico, Renzi: importanti per il Paese

Rinnovabili e dissesto idrogeologico, Renzi: importanti per il Paese

 
(Fonte:GreenStyle.it-Claudio Schirru)

 
Energie rinnovabili e dissesto idrogeologico non saranno di serie B per il Governo Renzi. Ad affermarlo lo stesso Presidente del Consiglio incaricato in occasione del discorso “a braccio” sostenuto ieri al Senato, durante il quale ha aperto alla presentazione di un piano industriale che comprenda due dei settori chiave della green economy.

Matteo Renzi nel suo discorso sembra voler fugare i dubbi emersi dopo la candidatura a ministro dell’Ambiente di Gian Luca Galletti, uomo politico di lungo corso, ma dalla poca familiarità con incarichi relativi al dicastero che andrà a occupare dopo il presumibilmente scontato via libera della Camera al Governo:

Nel piano per il lavoro che presenteremo a marzo ci sarà una sorta di piano industriale per i singoli settori: sulle energie alternative, intese non semplicemente come il sussidio o l’intervento su un singolo settore, ma come il bisogno di andare a inventarsi nuovi posti di lavoro; sulla chimica verde, sull’innovazione tecnologica applicata alla ricerca, sugli investimenti veri e profondi che si possono fare contro il dissesto idrogeologico in un Paese in cui abbiamo soldi bloccati e fermi, anche per responsabilità delle pubbliche amministrazioni, che gridano vendetta, non soltanto per ciò che stanno vivendo in queste ore il modenese o l’area di Olbia, ma anche per come in questi anni abbiamo dovuto vivere e con il fiatone certe emergenze che potevano essere affrontate in modo molto più semplice.


Necessaria una svolta reale su temi come energie rinnovabili e dissesto idrogeologico che non sono di secondo piano, prosegue Renzi, atteso però nei prossimi mesi alla prova dei fatti:

Davvero abbiamo ancora soldi fermi sulle casse di laminazione ed espansione, quando il mondo che sta cambiando rende così semplice intervenire in questa situazione? Davvero in alcune realtà del Paese ancora non sappiamo chi ha il potere di intervento sugli argini, per l’eccesso di funzioni tra le Regioni, le Province, i Comuni, le autorità d’ambito? Davvero pensiamo che questi siano temi di serie B, di cui non parlare perchè dobbiamo confrontarci soltanto parlando tra di noi delle nostre realtà quotidiane? Come facciamo a non prendere atto che anche su questo tema c’è bisogno di una svolta reale?

lunedì 23 dicembre 2013

AssoRinnovabili: "Taglio 40% ai ricavi piccoli produttori"

AssoRinnovabili: "Taglio 40% ai ricavi piccoli produttori"

 (Fonte:zeroEmission.it)
 
 
 
In Italia, 60.000 impianti rinnovabili a rischio. La denuncia arriva da AssoRinnovabili, a seguito di quanto previsto all'interno del DL Sviluppo del Governo e del Del. 618/2013/R/EFR dell’Autorità per l’Energia. Questi due decreti, secondo l'associazione, avrebbero "cancellato il regime dei prezzi minimi garantiti per i piccoli impianti di potenza inferiore a 1 MW, con un impatto devastante sugli operatori. Dai primi calcoli, infatti, si stimano riduzioni dei ricavi in alcuni casi fino al 40% che metteranno in ginocchio quasi 60.000 impianti, privando lo Stato delle loro entrate fiscali e "rottamando", di fatto, una parte importante del parco rinnovabili italiano. Del tutto trascurabili, infine, i vantaggi per i consumatori: le famiglie avrebbero una riduzione della bolletta annua dello 0,17%, le piccole imprese dello 0,26%".

"Invece di trovare soluzioni per ridurre la spesa pubblica, il Governo colpisce i pionieri della generazione distribuita - ha detto Agostino Re Rebaudengo, Presidente di assoRinnovabili - proprio ora che si iniziano a vedere i primi segnali di ripresa dell’economia, si mette in crisi il settore che con 130.000 occupati ha avuto un ruolo anticiclico estremamente significativo negli ultimi anni. AssoRinnovabili chiede con forza che il Parlamento possa intervenire ed eliminare, in sede di conversione, la misura e che l’Autorità possa rivedere al più presto le sue valutazioni, delle quali l’Associazione aveva dimostrato l’erroneità già durante la fase di consultazione degli operatori".

venerdì 20 dicembre 2013

Mhybus: autobus a idrogeno e metano sperimentato in Italia

(Fonte:GreenStyle.it-Giuseppe Cutrone)

 
 
Mhybus, il primo autobus per il trasporto pubblico urbano alimentato a idrogeno e metano, si avvia ad ampliare il proprio ambito di utilizzo dopo aver concluso una fase di sperimentazione a Ravenna, dove il mezzo è stato impiegato per un anno al fine di valutare i vantaggi e l’impatto sull’ambiente che si possono avere con veicoli di questo tipo.

A lavorare sul progetto, cofinanziato dal Programma Europeo LIFE+, sono state la Regione Emilia-Romagna, Aster (un consorzio regionale per l’innovazione e la ricerca industriale), Enea, Sol e Start Romagna, azienda per il trasporto pubblico locale. I risultati della fase di test sono stati molto buoni, tanto che Mhybus ha consumato il 13% di carburante in meno rispetto a quanto avrebbe fatto un autobus alimentato a metano, mentre per quanto riguarda le emissioni di CO2, la riduzione registrata è stata pari al 15%.

Per Alfredo Pieri, assessore regionale ai trasporti della Regione Emilia-Romagna:

Questo progetto ha avuto valore di apripista, oltre che per gli aspetti tecnici, per la definizione delle procedure relative all’omologazione di un nuovo tipo di veicolo da utilizzare per il trasporto pubblico. Mhybus fa parte delle strategie che la Regione ha attivato per un trasporto pubblico più sostenibile. Un progetto che si è rivelato vincente per il bacino di Ravenna, dove è presente un impianto a idrogeno ad alta efficienza che può essere utilizzato per la miscela. È un esempio di soluzione che contrasta il cambiamento climatico e migliora la qualità dell’aria pensata a hoc per il territorio.

Le prove su strada vere di Mhybus hanno preso il via dopo il rilascio delle necessarie autorizzazioni ministeriali e hanno visto protagonista un Breda MenariniBus con motore Mercedes a metano appositamente modificato per funzionare a idrometano. Il mezzo è stato in servizio da novembre 2012 su un percorso di prova predefinito che gli ha consentito di percorrere 5.000 chilometri, per poi passare lo scorso settembre alla circolazione con passeggeri a bordo effettuata sulla linea 8 di Ravenna.

L’autobus ecologico usato da Start Romagna ha percorso così in media 212 chilometri ogni giorno, trasportando in tutto oltre 10.000 passeggeri e arrivando a poter vantare, alla fine della sperimentazione, più di 45.000 chilometri in servizio pubblico urbano.

Secondo alcuni dei protagonisti del progetto, l’uso di autobus a idrometano come Mhybus può consentire di realizzare un parco mezzi ecosostenibile e senza costi aggiuntivi per le aziende che operano nel trasporto pubblico. A tale proposito, Stefano Valentini di Aster ha spiegato:

I costi per modificare e far circolare una flotta di 10 autobus a idrometano ammontano complessivamente a 210-218 mila euro con un incremento di circa 800-1000 euro l’anno rispetto a un normale bus a metano ma riducendo in compenso le emissioni di CO2 di quasi 60 tonnellate su una percorrenza di 45.000 km a veicolo.

La soddisfacente sperimentazione avvenuta a Ravenn ha consentito a Mhybus di attirare l’attenzione di società estere, con la Korean Gas Safety Corporation che ha avviato dei contatti con la squadra che ha lavorato al progetto ravennate per approfondire gli aspetti legati alla sicurezza, alle normative e alle fasi di sviluppo del veicolo, il tutto con lo scopo di avviare un analogo progetto di sperimentazione a Seoul, in Corea del Sud, che vede già in prova una flotta di 10 autobus a idrogeno e metano.

martedì 17 dicembre 2013

L’Autorità dà il via libera ai Sistemi Efficienti d’Utenza (SEU)

L’Autorità dà il via libera ai Sistemi Efficienti d’Utenza (SEU)

(Fonte:Il Blog di AssoElettrica)

 
L’Autorità con una deliberazione pubblicata venerdì scorso (578/2013/R/eel del 12 dicembre 2013) ha disciplinato i servizi di connessione, trasmissione, distribuzione, dispacciamento e vendita dell’energia elettrica nel caso di Sistemi Semplici di Produzione e Consumo (SSPC), cioè sistemi con determinate caratteristiche connessi alla rete elettrica pubblica ed all’interno dei quali si realizzano sia produzione che consumo di energia elettrica. In particolare il provvedimento riguarda anche un particolare sottoinsieme dei SSPC, i Sistemi efficienti di Utenza (SEU) ovvero quei sistemi in cui impianti alimentati a fonti rinnovabili o di cogenerazione ad alto rendimento con potenza fino a 20 MWe, gestiti da un solo produttore, eventualmente diverso dal cliente finale, sono direttamente connessi tramite un collegamento privato all’unità di consumo di un solo cliente finale (persona fisica o giuridica) e sono realizzati all’interno di un’area di proprietà o nella piena disponibilità del cliente stesso.

Un provvedimento che stabilisce come debba avvenire l’auto-approvvigionamento di energia elettrica con impianti di dimensioni maggiori di quelle che permettono di accedere allo Scambio sul posto (quindi oltre i 200 kWe) ma che indica soprattutto le modalità con cui un produttore può installare un impianto alimentato da fonti rinnovabili (o di cogenerazione) sulla proprietà di un certo utente e vendere direttamente a questo l’energia elettrica che l’impianto produce.

Questo sistema di vendita diretta è limitato ad un singolo produttore e un singolo cliente (anche se dotato di più punti di prelievo) imponendo che produzione e consumo debbano avvenire nello stesso sito. Quindi la delibera 578/2013 non apre la strada ad un’ipotetica ‘vendita diretta a distanza’ dell’energia prodotta da FER utilizzando le reti elettriche di distribuzione od alla vendita di energia elettrica a più soggetti (e.g. installando un impianto di cogenerazione ad alto rendimento alimentato a metano in un condominio e vendendo energia elettrica e calore a più condòmini).

La materia è decisamente complessa tanto che oltre ai SEU sono stati definiti i SEESEU ovvero i Sistemi esistenti equivalenti ai sistemi efficienti di utenza che consistono negli impianti di auto-produzione attualmente esistenti, (anche non alimentati esclusivamente a fonti rinnovabili e di potenza anche superiore a 20 MW) dotati di specifiche caratteristiche. I SEESEU sono stati poi divisi in tre tipologie (A-B-C). Ad esempio tutti gli impianti che accedono al servizio dello Scambio Sul Posto ricadono nella tipologia SEESEU-B.

Per quanto riguarda la vendita di energia tra il produttore, titolare degli impianti di generazione, ed il cliente finale l’Autorità non regola alcunché e lascia che tale vendita si regoli con un accordo tra le parti. L’Autorità si preoccupa invece di regolare come questi sistemi di produzione/consumo si debbano interfacciare con la rete pubblica e di come verranno pagati i corrispettivi di trasporto, dispacciamento, distribuzione e misura dell’energia elettrica a seconda delle molteplici configurazioni impiantistiche che si possono presentare. Ad esempio il rapporto con un venditore da cui acquistare l’energia elettrica residua necessaria a coprire i consumi dell’utenza può essere gestito dal cliente finale, dal produttore o da un soggetto terzo. Allo stesso modo può essere gestita in maniera differente la vendita dell’energia eventualmente prodotta in eccesso dagli impianti di generazione ed immessa in rete. L’Autorità ha inoltre previsto cosa debba essere fatto nel caso di morosità di un cliente finale.

La questione forse più importante da regolare con questa deliberazione era quella del pagamento degli oneri di rete e degli oneri generali di sistema. In particolare SEU e SEESEU pagheranno oneri di rete e di sistema solo sull’energia prelevata dalla rete pubblica. I rimanenti SSPC pagheranno anch’essi gli oneri di rete (tariffe di trasmissione e distribuzione) sull’energia prelevata dalla rete (ed in base alle caratteristiche della connessione) ma gli oneri di sistema saranno ricaricati sull’energia elettrica complessivamente consumata all’interno del sistema e quindi non solo su quella prelevata da rete.

Il nodo degli oneri di sistema, che per un’azienda in bassa tensione oggi pesano per quasi 6 centesimi di euro al chilowattora, è però pesante e rimangono alcune criticità che l’Autorità stessa ha evidenziato nel documento pubblicato a maggio (del.Aeeg 209/2013/R/eel) che ha preceduto la deliberazione finale sui SEU:

“[…] le esenzioni e i benefici tariffari (previsti dalla normativa primaria per i SEU e i SESEU) comportano un effetto redistributivo, sempre più rilevante nel tempo, dei costi correlati all’utilizzo delle reti e degli oneri generali di sistema con un conseguente aumento del valore unitario per gli utenti che non beneficiano di tali agevolazioni. Infatti, al crescere dell’energia elettrica esente non corrisponde un’equivalente riduzione dei costi e degli oneri da coprire. A parità di costi da recuperare, la diminuzione della quantità di energia elettrica su cui far gravare detti costi comporta, da un lato, un incremento del corrispettivo unitario variabile e, dall’altro, un sempre minor numero di clienti assoggettati ai corrispettivi. Tale effetto è ancora più evidente se si pensa che alcuni oneri, quali quelli necessari per l’incentivazione delle fonti rinnovabili, sono ancora in aumento. Peraltro, l’esonero dall’applicazione di alcune componenti tariffarie costituisce un vero e proprio incentivo implicito per gli impianti di produzione di energia elettrica (e, come tale, difficilmente monitorabile e adattabile alle reali esigenze). Tale incentivo, se raggiunge valori unitari sufficientemente elevati, può indurre alla realizzazione di nuovi impianti di produzione particolarmente costosi rispetto ad altre soluzioni e scarsamente efficienti, che diversamente non verrebbero realizzati. Questa situazione comporterebbe un beneficio per chi realizza nuovi impianti di produzione (anche se potenzialmente inefficienti) ma il sistema elettrico nel suo complesso finirebbe con l’accollarsi oneri maggiori derivanti dalla promozione (implicita) di soluzioni poco efficienti.

Pertanto, l’Autorità valuterà l’opportunità di segnalare al Governo e al Parlamento la situazione sopra descritta affinché si valuti l’opportunità di introdurre modifiche normative. In particolare, si ritiene più proficuo prevedere che le normative vigenti siano modificate affinché eventuali sgravi tariffari siano selettivi e correlati alla tipologia di attività svolta, implementando quindi il principio già contenuto nel decreto-legge n. 83/12 ed eliminando le distorsioni derivanti dall’esistenza di configurazioni “speciali” quali RIU, SEU e SESEU. Anche se l’obiettivo degli sgravi tariffari fosse quello di promuovere implicitamente nuovi impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili o cogenerativi ad alto rendimento (che consentono la costituzione di nuovi SEU), si ritiene preferibile addivenire a forme esplicite di incentivazione qualora ancora necessarie per la promozione di soluzioni impiantistiche efficienti. Ciò perché un’incentivazione esplicita è sicuramente più selettiva, controllabile ed efficace.”

lunedì 16 dicembre 2013

Consiglio dei Ministri approva Ddl su consumo del suolo

Consiglio dei Ministri approva Ddl su consumo del suolo

(Fonte:ZeroEmission.it)

 
Venerdì 13 dicembre, il Consiglio del Ministri ha approvato il testo del Ddl contro il Consumo del suolo. "Si tratta - ha sottolineato il Ministro dell'ambiente Andrea Orlando - di una inversione di tendenza rispetto al fatto che spesso in questi anni le varie contraddizioni presenti si sono riversate sul consumo indiscriminato del suolo. Si potrà costruire solo se si riutilizza e questo - ha aggiunto - in un Paese in cui si è costruito a prescindere delle esigenze è un paletto importantissimo". Orlando ha rimarcato come "questi mesi passati per la definizione del testo del provvedimento hanno consentito un lavoro di confronto con le regioni che è un presupposto per questo passo in avanti".

Per Orlando "ora si tratta di sviluppare ulteriormente questo ragionamento, consentendo con ulteriori interventi sia di carattere amministrativo che normativo, con l' utilizzo di fondi strutturali, di incentivare il riuso e il recupero del patrimonio edilizio civile e industriale. Questa norma si lega anche idealmente alle bonifiche. L' altra cosa che dovremo vedere è come sostenere la manutenzione del territorio attraverso l'agricoltura, un elemento che quando viene meno provoca i danni che abbiamo purtroppo visto in queste settimane. Abbiamo definito un' inversione di tendenza rispetto a una stagione nella quale molte delle contraddizioni si sono scaricate sul suolo, sul suo consumo e sul suo utilizzo indiscriminato. Credo che adesso si può anche guardare in modo diverso a un rapporto con i diversi decisori sul fronte urbanistico", ha concluso il ministro dell' Ambiente.

Soddisfatta anche Legambiente. “L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Ddl sul consumo di suolo è una buona notizia. Speriamo questa sia la volte buona e che Governo e Parlamento decidano di lavorare insieme e speditamente per raggiungere l’obiettivo di una rapida conversione in Legge dello Stato. Ci auguriamo anche che la si smetta con atteggiamenti schizofrenici, per cui mentre si approva un testo contro il consumo di suolo, contemporaneamente nella legge di bilancio si avallano nuove speculazioni attraverso l’emendamento stadi alla legge di stabilità o la proroga per l’utilizzo da parte dei Comuni degli oneri di urbanizzazione per le spese ordinarie come approvato a giugno”. Così il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ha commentato la notizia dell’approvazione del Ddl sul consumo di suolo da parte del CdM.

“Affinché l’obiettivo europeo del consumo di suolo zero al 2050 possa essere perseguito – cha aggiunto Cogliati Dezza - chiediamo a Governo e Parlamento di avviare una procedura rapida che sia regolata da una precisa tempistica che stabilisca obiettivi precisi e improrogabili a più breve termine. Non possiamo infatti puntare concretamente al risultato finale nel 2050 senza prevedere percentuali precise di riduzione del consumo di suolo tra cinque, dieci e venti anni”.

giovedì 12 dicembre 2013

Incentivi rinnovabili: arriva la rimodulazione con Destinazione Italia

Incentivi rinnovabili: arriva la rimodulazione con Destinazione Italia

(Fonte:GreenStyle.it-Silvana Santo)

 
 
Il governo ha varato una serie di misure che permetteranno di tagliare le bollette dell’energia elettrica di 600 milioni di euro. Nelle intenzioni del premier Enrico Letta, che ha annunciato personalmente il provvedimento, si tratta di un modo per aiutare le famiglie, ma soprattutto le piccole e medie imprese.

Il pacchetto di interventi, contenuto nel decreto “Destinazione Italia”, sarà discusso nel prossimo consiglio dei ministri e prevede 250 milioni di copertura che dovrebbero provenire dagli incentivi alle fonti rinnovabili. L’attesa rimodulazione dei sussidi statali (ovvero la possibilità di spalmare gli incentivi su un periodo di tempo più lungo) dovrebbe permettere di ottenere quasi l’intera cifra.

Gli altri 350 milioni da eliminare dalla bolletta elettrica nazionale, invece, arriveranno da altri provvedimenti, a cominciare dalla revisione della tariffa bioraria, che ha perso convenienza con la crescita delle rinnovabili, grazie alle quali il costo diurno dell’energia è calato progressivamente.

I tagli residui saranno possibili grazie a una riduzione degli incentivi Cip6 alle centrali a petrolio che si riconvertono a gas, nonché alla cessione dei crediti del Gse (Gestore servizi elettrici) legati ai costi sostenuti per l’acquisto di energia elettrica rinnovabile.

 

 

mercoledì 11 dicembre 2013

Free: istanze pro-rinnovabili a gruppo SEL alla Camera

Free: istanze pro-rinnovabili a gruppo SEL alla Camera


(Fonte:ZeroEmission.it)

 
Una delegazione del Coordinamento Free (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica) ha incontrato il Presidente del gruppo parlamentare alla Camera di Sel, Gennaro Migliore. Durante l’incontro sono stati discussi i principali temi sul tappeto relativi all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili. In particolare, anche su sollecitazione dell’on. Migliore, sono state illustrate le proposte del Coordinamento Free per il superamento dell’attuale situazione di sovraccapacità produttiva e per la promozione delle generazione diffusa con fonti rinnovabili e piccola cogenerazione.

A tal fine sono stati sottolineate la improponibilità dell’emendamento alla legge di stabilità sul capacity payment, l’urgenza di attuare finalmente il Seu, l’importanza di allargare l’area della defiscalizzazione (ad. es. per la sostituzione dell’amianto con impianti fotovoltaici) e di creare agevolazioni per gli investimenti nell’efficienza energetica e nelle rinnovabili (fondo di garanzia, crediti a tasso agevolato). Si è infine convenuto sull’utilità di avviare un rapporto di collaborazione stabile, a partire da un prossimo incontro con l’intero gruppo parlamentare Sel alla Camera.

lunedì 9 dicembre 2013

Rinnovabili, Obama: triplicare produzione USA entro 2020

(Fonte:GreenStyle.it-Marco Mancini)

 
Barack Obama ci tiene a passare alla storia come il Presidente degli Stati Uniti più attento all’ambiente e dopo tanti fallimenti sugli obiettivi degli anni scorsi, adesso ha deciso di imprimere un’accelerazione alla sua politica ambientale.

In questi giorni Obama ha infatti emanato un ordine esecutivo che obbliga tutte le amministrazioni governative (quindi dal Congresso alle sedi militari, fino all’ultimo ufficio pubblico di provincia) a triplicare il proprio utilizzo di energia rinnovabile entro il 2020.

Grazie a questa mossa Obama spera di raggiungere una copertura del fabbisogno energetico del governo del 20% con le fonti rinnovabili. Attualmente l’utilizzo non supera il 7%. Queste le parole del presidente durante il suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione:

Per il bene dei nostri figli e del nostro futuro, dobbiamo fare di più. Se il Congresso non agirà presto per proteggere le generazioni future, lo farò io. Io dirigerò il mio Gabinetto per avviare tutte le azioni esecutive che possiamo intraprendere, ora e in futuro, per ridurre l’inquinamento, preparare le nostre comunità alle conseguenze del cambiamento climatico e accelerare il passaggio alle fonti di energia più sostenibili.

In molti avevano pensato che queste parole sarebbero cadute nel vuoto come spesso accaduto in passato, ma stavolta non sembra debba andare così. Secondo i dati dell’Associated Press, il Governo federale gestisce circa 500 mila edifici e 600 mila veicoli per circa 500 miliardi di dollari all’anno di costi di gestione. Portare il fabbisogno energetico di questa enorme macchina almeno al 20% coperto dalle rinnovabili comporterebbe un enorme risparmio in termini monetari e di emissioni.

Il primo passo per realizzare questo obiettivo sarà dotare tutti gli edifici pubblici di impianti energetici rinnovabili ed effettuare lavori che consentano a tali edifici di ottenere la certificazione REC, un nuovo standard americano che rappresenta il valore ambientale di un edificio. Il secondo sarà realizzare l’iniziativa denominata “Net Zero Energy”, la quale prevede che tutte le basi militari dislocate sul territorio nazionale si autoproducano energia e acqua oltre ad autogestire i rifiuti prodotti.

Ovviamente il percorso è pieno di ostacoli e la lobby dei combustibili fossili, la più potente al mondo, sta già dichiarando guerra alla proposta del Presidente degli Stati Uniti. Obama va comunque avanti e ha già stabilito il piano per i prossimi anni: entro il 2015 l’amministrazione pubblica dovrà raggiungere una copertura del proprio fabbisogno energetico con le rinnovabili per il 10%; entro il 2017 deve arrivare al 15%, nel 2018 al 17,5%, e si spera che già entro il 2019, 2020 al massimo, si possa raggiungere la soglia del 20%.

lunedì 2 dicembre 2013

Incentivi in bolletta: gli italiani non li conoscono

 Incentivi in bolletta: gli italiani non li conoscono

 (Fonte:ZeroEmission.it)



Secondo un'indagine realizzata dal centro di ricerca dell'Università Bocconi su un campione di 1.500 cittadini, la maggior parte dei cittadini ignora la Componente A3 e non sa nemmeno che una parte di questi incentivi non vanno alle rinnovabili.
 
Gli italiani parlano tanto di incentivi alle rinnovabili, ma, a quanto pare, ne sanno poco o nulla. E' quanto emerge da un'indagine realizzata dallo Iefe (centro di ricerca dell'Università Bocconi) su un campione di 1.500 cittadini sulla Componente A3 della bolletta elettrica, che regola gli incentivi alle energie rinnovabili. Anche in questo caso, l'Italia sembra essere un Paese diviso in due: solo il 47% degli intervistati conosce la Componente A3, soprattutto adulti e persone "over 50". Scarsa la conoscienza degli incentivi da parte dei giovani, probabilmente perchè non pagano le bollette energetiche, vivendo, per lo più, insieme ai genitori.

La ricerca conferma però la natura "giovane e innovativa" delle fonti rinnovabili: quando si parla di popolarità degli incentivi alle fonti pulite, è tra i giovani che si riscontra il maggior successo (oltre il 60%). In pochi, poi, ne stimano la reale entità - solo il 10% - e l'utilizzo che ne viene fatto per incentivare lo sviluppo delle rinnovabili: in molti, infatti, ignorano l'entità reale dei fondi alle cosiddette "fonti assimilate" e CIP6, ovvero fonti che nulla hanno a che vedere con le rinnovabili e che rappresentano un mercato che vale circa 890 milioni di euro. Lo stesso mondo delle rinnovabili ha dichiarato in diverse occasioni la propria contrarietà all'incentivazione di queste fonti, che andrebbero ad aggiungersi ai 12 miliardi di euro che Legambiente stima possa essere il peso dei sussidi alle fonti fossili nel nostro Paese. Sussidi che sono i reali responsabili (insieme ad accise e a scarsa concorrenza tra gli operatori) del costo alto delle bollette energetiche italiane.

venerdì 29 novembre 2013

In arrivo €200 mln dall’UE per finanziare Smart City e Community

In arrivo €200 mln dall’UE per finanziare Smart City e Community

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
Grande impegno da parte della Commissione Europea nei prossimi due anni, per promuovere progetti destinati allo sviluppo delle Smart City e Smart Community.

Grazie ai 200 milioni di euro messi a bilancio come parte integrante del programma Horizon 2020, sarà possibile perseguire i numerosi obiettivi individuati come primari per lo sviluppo delle Smart City, incentivando l’impiego delle energie rinnovabili, migliorando la qualità e l’efficienza degli edifici, puntando a trasporti più puliti e ad una gestione sostenibile della città volta a ridurre i consumi, gli sprechi e l’inquinamento.

La conferma è arrivata ieri in occasione dell’incontro “European Innovation Partnership (EIP) on Smart Cities and Communities: Leading the Way in Making Europe’s Cities Smarter“, un appuntamento estremamente importante che riunisce sotto lo stesso tetto i principali rappresentati delle amministrazioni cittadine, delle industrie, delle organizzazioni no-profit e degli enti di ricerca, sviluppando soluzioni pubblico-private solitamente dei ricercatori, per individuare le soluzioni più innovative per affrontare le sfide globali connesse al cambiamento climatico ed all’aumento esponenziale della popolazione.

Entro la primavera del prossimo anno la Commissione Europea presenterà un nuovo “Invitation for Smart City and Community Commitments” per incentivare le comunità urbane europee a realizzare progetti integrati destinati alle città intelligenti, secondo le linee guida “Smart Cities Strategic Implementation Plan“.

giovedì 28 novembre 2013

Pioggia di stazioni di ricarica per le elettriche

Pioggia di stazioni di ricarica per le elettriche

(Fonte:Repubblica.it)

 
La UE chiede all'Italia 72 mila punti ricarica veicoli elettrici in Italia. Da Eurocamera primo sì a direttiva su carburanti alternativi

 
Entro il 2020 l'Unione europea dovrà dotarsi di un'efficiente e capillare rete di distribuzione dei carburanti alternativi per ridurre la dipendenza dal petrolio e tagliare le emissioni di gas serra. In Italia, in particolare, dovranno essere costruiti almeno 72 mila punti di ricarica per i veicoli elettrici. E' quanto prevede la proposta di direttiva approvata a larga maggioranza (30 voti a favore e 7 contrari) dalla commissione Trasporti del Parlamento europeo che ora sarà al centro di un negoziato con il Consiglio.

"Il voto di oggi rappresenta un passo avanti importante verso un trasporto più pulito e più accessibile per i cittadini: si tratta di un obiettivo ambizioso ma realistico", ha commentato il relatore Carlo Fidanza (Ppe).
Il testo prevede requisiti e obiettivi minimi obbligatori entro il 2020 per la realizzazione in ogni Stato membro di un numero minimo di punti di ricarica per veicoli elettrici e di rifornimento per veicoli a gas naturale e idrogeno. La direttiva propone inoltre standard unici per i punti di ricarica delle auto elettriche, in modo da favorire lo sviluppo di una rete uniforme.
L'Italia è il Paese Ue che dovrà costruire il maggior numero di punti di ricarica per i veicoli elettrici dopo la Germania (86 mila) e davanti a Regno Unito (70 mila) e Francia (55 mila).

Il commissario ai Trasporti, Siim Kallas, si è detto "molto soddisfatto" del voto degli eurodeputati che "rafforza la proposta" della Commissione Ue per quanto riguarda "la copertura
minima delle infrastrutture e le informazioni per i consumatori".
Fidanza ha ricevuto dalla commissione Trasporti il mandato per avviare i negoziati con il Consiglio Ue, dove secondo l'eurodeputato italiano "non mancano resistenze da parte dei governi, preoccupati per l'onere finanziario che potrebbe derivare da questa direttiva". L'obiettivo è di arrivare a un accordo tra le istituzioni Ue entro la primavera del 2014, quando scadrà il mandato dell'attuale Europarlamento.

martedì 26 novembre 2013

Legge Stabilità, spunta l'emendamento ammazza rinnovabili

Legge Stabilità, spunta l'emendamento ammazza rinnovabili





(Fonte:Repubblica.it-Valerio Gualerzi)

 
 
Dalle parole ai fatti. La lunga campagna contro le rinnovabili montata negli ultimi mesi da settori del governo, dalla maggioranza e dalle lobby delle fonti tradizionali, ha trovato infine uno sbocco concreto sotto forma di un doppio emendamento alla legge di Stabilità. Due modifiche al testo originario approvate in Commissione Bilancio del Senato che di fatto dispongono di tagliare retroattivamente gli incentivi stabiliti per le fonti verdi (fotovoltaico su tutte) distribuendo queste risorse economiche alle centrali aliementate a carburanti fossili.

Se per lunghi anni il ritornello contro l'energia del sole e del vento ha puntato sulla loro scarsa capacità, ora il problema è diventato che producono troppa elettricità (il 27% nel 2012, con il solo fotovoltaico a quota 19mila GWh su un totale di 92mila) e soprattutto la producono a prezzi stracciati, mandando in crisi gli impianti tradizionali, in particolare quelli a gas, diventati sempre meno reddittizi. "Lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la possibilità di rimanere in esercizio", lamentava già qualche anno fa il presidente dell'Enel Paolo Andrea Colombo.

Fare a meno di questi ultimi non è però (ancora) possibile e pertanto - è il ragionamento - è necessario che vengano sostenute finanziariamente in quanto garantiscono alla rete elettrica una fondamentale capacità di sopperire rapidamente ai capricci del sole e del vento, fonti la cui produzione non è programmabile. Un indennizzo che in gergo tecnico viene chiamato "capacity payment" e che un emendamento approvato a Palazzo Madama, per l'esattezza il 6.300, introduce così: "L'Autorità per l'energia elettrica e il gas, con effetto dal 2014, definisce le modalità d'integrazione del corrispettivo di cui all'articolo 5 comma 5 del decreto legislativo 19 dicembre 2003, n. 379, senza nuovi o maggiori oneri per prezzi e tariffe dell'energia elettrica".

Fin qui nulla di scandaloso, visto che gli stessi produttori di rinnovabili riconscono, in una certa misura, l'importanza del "capacity payment". Il vero problema arriva con un subemendamento, il 6.3000/4, che stabilisce a chi tocca farsi carico di questo costo aggiuntivo. "All'emendamento 6.3000, dopo le parole: 'dell'energia elettrica' aggiungere le seguenti: 'anche disponendo un'adeguata partecipazione delle diverse fonti ai costi per il mantenimento della sicurezza del sistema elettrico'", afferma il nuovo testo.

"Le piccole larghe intese con l'emendamento degli alfaniani appoggiato dal ministro Zanonato hanno partorito un mostro giuridico intervenendo retroattivamente sugli incentivi alle rinnovabili per salvare il termoelettrico. La strada per alleggerire le bollette elettriche di famiglie e imprese dovrebbe essere quella di toglier tutti incentivi impropri alle fossili e invece questo governo va in direzione contraria al futuro", commenta l'esponente di Green Italia Francesco Ferrante.

mercoledì 20 novembre 2013

Norme ambientali UE, Bruxelles tira le orecchie all’Italia

Norme ambientali UE, Bruxelles tira le orecchie all’Italia

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
Altra tirata d’orecchie per l’Italia, sul fronte ambientale, da parte dell’Unione Europea. La Commissione ha inviato oggi al Belpaese un parere motivato in cui chiede alla nazione di trasmettere informazioni dettagliate sulle modalità di recepimento nel diritto nazionale della legislazione comunitaria in materia di “stoccaggio del mercurio metallico considerato rifiuto“. La decisione dell’Esecutivo arriva oggi in seguito alla mancata risposta alla lettera di messa in mora inviata lo scorso 15 maggio 2013 e alla ovvia scadenza del tempo concesso all’Italia per adeguarsi a quanto richiesto da Bruxelles. Ora, se il governo italiano non dovesse adottare i provvedimenti necessari entro due mesi, la questione potrà essere deferita alla Corte di giustizia dell’UE.

Stesso rischio corso anche su un altro campo della normativa ambientale europea, dove il Belpaese risulta ugualmente mancante. Parliamo della Direttiva comunitaria sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche conosciuta anche come “direttiva RoHS“. La Commissione ha sollecitato oggi l’Italia a specificare le modalità di attuazione nel diritto interno della normativa, dal momento che molte misure risultano mancanti, a partire dalla rifusione della stessa “direttiva RoHS”, prevista per il 2 gennaio 2013, e dalle esenzioni a favore di alcune apparecchiature contenenti piombo o cadmio; all’appello mancherebbero anche due direttive correlate che avrebbero dovuto essere attuate nella legislazione nazionale entro la stessa data. “Poiché l’Italia non ha rispettato il termine originariamente fissato, – fa sapere oggi l’esecutivo – la Commissione le ha notificato costituzioni in mora il 21 marzo 2013 e, visto che le lacune rilevate non sono ancora state colmate, le invia ora tre pareri motivati. Se l’Italia non adotterà i necessari provvedimenti entro due mesi, potrà essere deferita alla Corte di giustizia dell’Unione europea”.

martedì 19 novembre 2013

Anche l’Italia protagonista dello Smart City Expo World 2013

Anche l’Italia protagonista dello Smart City Expo World 2013

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
Le città intelligenti cambieranno il mondo. Con questo slogan si apre oggi la terza edizione di uno dei più importanti eventi a livello internazionale dedicato alle città intelligenti: Smart City Expo World Congress 2013.

Organizzato dalla Fiera di Barcellona dal 19 al 21 novembre, lo Smart City Expo Congress accoglierà anche quest’anno oltre 300 rappresentati provenienti da altrettante città di tutti i continenti, puntando i riflettori sulle strategie vincenti già adottate e le buone pratiche in grado di modificare in positivo la qualità della nostra vita.

L’evento catalano punta i riflettori sui molteplici settori che concorrono alla trasformazione intelligente di una città, sviluppando la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica, l’ambiente, la green economy e le strategie di pianificazione urbana.

Anche l’Italia avrà i suoi rappresentanti, grazie alla partecipazione della Fondazione Torino Smart City, dell’Associazione Genova Smart City e del Comune di Milano, che in quest’occasione avranno la possibilità di presentare gli ultimi esperimenti intrapresi per la gestione ottimale della mobilità, delle reti energetiche e per l’efficienza del comparto edile.

Grande attesa per l’annuncio della città vincitrice del World Smart Cities Awards che, come ogni anno, premierà l’iniziativa o il progetto più smart che meglio ha contribuito allo sviluppo delle città intelligenti. I finalisti di questa edizione sono la città di Taiyuan, Sabadell (Spagna), Buenos Aires, Rio de Janeiro, Copenhagen e Berlino.

mercoledì 13 novembre 2013

Legge stabilità: nel collegato novità per le rinnovabili

Legge stabilità: nel collegato novità per le rinnovabili

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
La Legge di Stabilità 2014 si arricchisce di una nuova appendice che rintrodurrebbe quella rimodulazione del sistema incentivante per le eco energie già proposta nel Fare Bis.
Rimodulazione degli incentivi alle rinnovabili di nuovo in vista. Il provvedimento proposto nel DL Fare bis torna alla ribalta, stavolta nel nuovo collegato alla legge di Stabilità 2014. La bozza del ddl consegnata al Consiglio dei Ministri, e oggi in mano al Senato, contiene importanti misure che riguardano le eco-energie e che vanno ad aggiungersi a quelle presentate in materia di ambiente e green economy nel precedente collegato.

Ritorna la proposta di spalmare gli incentivi su un arco temporale maggiore rispetto a quello attuale ma abbassando nel contempo le tariffe, con l’obiettivo dichiarato di diminuire gli oneri delle rinnovabili sulla bolletta elettrica. Secondo le indiscrezioni circolate in queste ore i titolari degli impianti avrebbero la possibilità di optare, in alternativa al mantenimento dei sussidi previgenti, a una riduzione dell’incentivo accoppiata a un aumento fino a 7 anni del periodo di diritto.

“Ipotizzando che si ricorra al mercato finanziario per 2 miliardi l’anno – è riportato nella relazione illustrativa – si potrebbe ottenere una riduzione del peso degli oneri sulle tariffe del 15-20% negli stessi anni”. L’entità della riduzione dovrebbe dipendere dal periodo residuo spettante, dal tipo di fonte rinnovabile e dall’istituto incentivante.

lunedì 4 novembre 2013

Se la crisi favorisce la mobilità alternativa

Se la crisi favorisce la mobilità alternativa

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
 
La passione degli italiani per le quattro ruote contraddistingue da sempre il Belpaese. L’appeal rimane forte anche in tempi di crisi come quelli odierni, ma l’interesse assume diverse sfumature rispetto a quelle che hanno caratterizzato gli anni passati. Secondo i dati presentato giovedì dal IV Osservatorio Deloitte sull’Auto Elettrica a Milano, la mobilità nazionale sta lentamente mutando; la contingente crisi economica sta decisamente cambiando le preferenze e le abitudini di trasporto e di spesa degli italiani, nonostante l’auto privata rimanga per oltre il 60% degli intervistati il mezzo di trasporto preferito. Se da una parte l’85% del campione intervistato ha dichiarato di aver guidato meno nell’ultimo periodo a causa dell’ elevato prezzo del carburante, dall’altra c’è chi per risparmiare sui costi del carburante (50%) ha affermato che acquisterebbe un’autovettura con propulsione alternativa.


I consensi maggiori ovviamente vanno al GPL la forma d’alimentazione diversa dalla benzina più conosciuta (54%); seguono i veicoli a batteria (46%), quelli ibridi (40%) e infine i mezzi dotati di cella a combustibile (31%). A rafforzare il nuovo trend di consensi nei confronti della mobilità sostenibile c’è anche la testimonianza del 21% del campione che si vede alla guida di un “veicolo alternativo” entro 5 anni. “In effetti osservando i dati di vendita del 2013 ad oggi si registra un aumento importante delle immatricolazioni di veicoli ad alimentazione alternativa”, spiegano gli intervistatori. “Da gennaio i veicoli a metano sono aumentati del 30%, mentre la presenza delle auto ibride sul territorio nazionale è cresciuta addirittura del 141%. Per quanto riguarda invece i veicoli elettrici le auto vendute sono state 588 (+64% rispetto alle vendite registrate nello stesso periodo del 2012)”.

giovedì 31 ottobre 2013

Green new deal: 10 misure verdi per uscire dalla crisi

Green new deal: 10 misure verdi per uscire dalla crisi

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
 
 
Il Consiglio Nazionale della Green Economy, una realtà strutturata e organica composta da 66 organizzazioni di imprese (comprendenti al loro interno decine di migliaia di aziende), ha lavorato, negli ultimi due anni, con impegno e dedizione all’elaborazione della Roadmap per la Green Economy in Italia, da cui è stato poi estrapolato il ‘Pacchetto di misure per un Green New Deal per l’Italia’, che verrà presentato in occasione degli Stati generali della green economy 2013, il 6 e 7 novembre.

Sono stati costituiti 10 Gruppi di Lavoro (più di 500 esperti) nei settori della green economy considerati strategici. Ogni Gruppo di lavoro ha prodotto una bozza di documento programmatico che è stato discusso nel corso dell’Assemblea Programmatica da rappresentanti delle Imprese, Organizzazioni e Associazioni no profit, Istituzioni, Università e Istituti di ricerca, Sindacati e Partiti e Cittadini interessati. Ognuno è stato libero di proporre soluzioni alternative, commentare il documento, fornire spunti su cui riflettere. Nelle 10 Assemblee Nazionali Programmatiche sono stati consultati oltre 2.570 stakeholder. Sulla base delle suggestioni emerse, sono stati realizzati 10 Documenti Programmatici, 10 punti di partenza per una ‘Roadmap per la Green Economy in Italia’. L’obiettivo è stato, dunque, raggiunto: il Consiglio ha approvato 79 proposte.

Da queste ha selezionato 10 Priorità, le più urgenti da mettere in pratica subito per iniziare il percorso di lavoro che condurrà a un piano strategico di rinascita per l’Italia incentrato sulla green economy. Sarà dunque il Pacchetto di misure verdi al centro del confronto pubblico con il Ministro Orlando e il Ministro Zanonato. A tal proposito il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, in occasione dell’incontro di presentazione degli Stati Generali, ha dichiarato: “La sostenibilità dello sviluppo non potrà prescindere dal miglioramento della qualità ambientale del sistema produttivo e da un impegno deciso da parte del Governo di avviare riforme strutturali e politiche pubbliche di investimento che migliorino la qualità ecologica dell’intero sistema e riducano gli impatti sull’ambiente. Attraverso questi interventi sarà possibile contrastare la recessione avviando nuove produzioni di beni e servizi, orientando l’economia attraverso visioni strategiche di lungo periodo, spostando gli investimenti da vecchi settori economici oramai obsoleti verso nuovi settori capaci di produrre ritorni economici non solo maggiori ma in grado di far avvertire i loro effetti positivi su più livelli: economico, ecologico, sociale, occupazionale”.