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martedì 25 marzo 2014

Quando ambiente ed economia vanno a braccetto: la filiera legno-boschi

Quando ambiente ed economia vanno a braccetto: la filiera legno-boschi

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Una conferenza sul rapporto tra sviluppo economico e gestione ambientale del bosco organizzata a Palazzo Madama dal Movimento 5Stelle

 
Può una corretta gestione ambientale del bosco avere effetti benefici anche sull'economia? È stato il tema centrale su cui si è discusso nella conferenza stampa organizzata dal M5S a Palazzo Madama la scorsa settimana e che ha visto anche l'intervento del geologo Mario Tozzi, del Presidente della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati Ermete Realacci e di numerosi esperti del settori.
«Gestire il bosco - per il Senatore Gianni Girotto - significa innanzitutto metterlo in condizione di assolvere il suo compito di contrastare frani e alluvioni, tema particolarmente sentito nella popolazione, stante le numerose tragedie correlate, ma significa anche sviluppare una filiera legata all'incremento annuo del bosco che sfrutta tale incremento per produrre legname da arredamento, da edilizia e per uso energetico».

Non si tratta pertanto di deforestare, ma utilizzare l'accrescimento annuo. L'Austria utilizza il 90% di tale accrescimento, l'Europa in media il 60%, mentre l'Italia il 30%, penultima e davanti solo alla Grecia. Al contrario acquistiamo ogni anno l'enorme quantità di 20 milioni di tonnellate di legname dall'estero (di dubbia provenienza e quindi sostenibilità), favorendo quindi altre economia e non quella nazionale.

Il bosco italiano è presente quasi ovunque dal Nord al Sud, e permetterebbe a moltissime economie locali di riprendere una strada di sviluppo “sostenibile”, ma è necessario che la politica nazionale e regionale dia delle forti e chiari indicazioni in tal senso. «Il M5S con questa iniziativa vuole lanciare un primo segnale, a cui altri ne seguiranno, auspicando che tutti i Gruppi Parlamentari vogliano unirsi in questa direzione per far vincere tutti, ambiente e sviluppo economico» segnala in una nota il Senatore Girotto.

giovedì 13 febbraio 2014

Aiel: più comunicazione per le biomasse

Aiel: più comunicazione per le biomasse

(Fonte:ZeroEmission.it)

''Il settore del riscaldamento da biomasse sta perseguendo in questi anni sfide come la qualità, l'innovazione e la sostenibilità. Il sistema di incentivi attivati dal 'Conto Termico', sul quale abbiamo formulato un giudizio positivo, non esprime ancora tutte le potenzialità attese. È necessario attivare una campagna di comunicazione vera e propria, così come già realizzato per le detrazioni fiscali (eco bonus) e una semplificazione dei meccanismi di accesso (portaltermico) che risultano eccessivamente complicati soprattutto per gli apparecchi domestici a biomasse''.

È quanto ha dichiarato Marino Berton, presidente di Aiel, l'Associazione Italiana Energie Agroforestali, che ha aggiunto: ''Quella che rappresenta Aiel è una filiera vera e propria - sostiene Berton - con 13.600 imprese del settore, 34.600 addetti, cinque miliardi di fatturato annuo, 4,5 milioni di famiglie che consumano legna da ardere, 6 milioni di apparecchi domestici installati, 1000 km di rete di teleriscaldamento alimentato da biomasse, 1,5 milioni gli apparecchi che funzionano a pellet in Italia''.

martedì 17 settembre 2013

Fiper a Zanonato: biomasse, introdurre il “Monte kWh”

Fiper a Zanonato: biomasse, introdurre il “Monte kWh”

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
Anche la Fiper interviene sulla recenti dichiarazioni del ministro Flavio Zanonato in merito alla dilazione degli oneri legati alle rinnovabili. La proposta di riparametrare la spesa annua degli incentivi alle fonti rinnovabili da 12 a 9 miliardi è stata accolta con favore dall’associazione che coglie l’occasione per ricordare la necessità di rimodulare gli incentivi tra produzione elettrica-termica nel caso delle biomasse legnose. Una questione delicata che, secondo la Fiper, se risolta promuoverebbe una maggiore efficienza ed un uso virtuoso di una risorsa rinnovabile programmabile ma non inesauribile.

“In quest’ottica, - si legge nella nota stampa dell’associazione – bisogna intervenire sul recupero e utilizzo del calore dagli impianti a biomassa esistenti armonizzando il divario tra i due vettori energetici, alleggerendo in questo modo, anche sensibilmente, la bolletta degli italiani”.
Contestuale Fiper ricorda la proposta, presentata al ministero dello Sviluppo dalla stessa associazione nel 2004, in cui si chiedeva di offrire la possibilità di scelta, al produttore di energia elettrica con impianto cogenerativo, di trasformare gli otto anni di durata del periodo (allora) previsto per il riconoscimento dei Certificati Verdi in un “Monte kWh elettrici corrispondenti”. In altre parole lasciar libero l’operatore di produrre maggior energia possibile nelle fasce più interessanti economicamente o nei periodi in cui è possibile utilizzare e cedere anche tutto o quasi il calore prodotto (efficienza energetica) e di ridurre invece la produzione (e quindi i costi ed i relativi incentivi pubblici) nei mesi estivi, nelle fasce meno interessanti e non remunerative allungando in maniera significativa il periodo di erogazione degli incentivi (da 4 a 8 anni).

venerdì 30 agosto 2013

Biomassa, un mercato che nel 2020 varrà 11,5 mld

Biomassa, un mercato che nel 2020 varrà 11,5 mld

(Fonte:Rinnovabili.it)

Secondo la ricerca di Navigant Research la biomassa ha un potenziale energetico che se sfruttato porterà il calore del fatturato a 11,5 miliardi di dollari entro il 2020.
La produzione di energia sfruttando la biomassa è destinata a crescere. Lo rivela un rapporto di Navigant Research che prevede raggiungerà 11,5 miliardi di dollari di fatturato annuo per il 2020.

La biomassa hanno infatti un elevato potenziale e la produzione che ne deriva potrebbe essere messa in rete con notevoli vantaggi per le nazioni. Inoltre potrebbe anche potenziare e ottimizzare i processi industriali favorendo la produzione combinata di calore ed elettricità riducendo così il consumo di carbone attraverso la cogenerazione.
Al momento il commercio di pellet da biomassa risulta in crescita, pronti a sostenere una parte importante delle necessità energetiche. “Offrendo un’energia distribuibile sulla griglia e ad alta affidabilità l’energia prodotta da biomassa continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi di energia rinnovabile”, spiega Mackinnon Lawrence, analista principale di Navigant Research. “Problemi logistici connessi con la raccolta, l’aggregazione, il trasporto e la movimentazione della biomassa, tuttavia, continueranno a limitare il potenziale commerciale di produzione di energia da biomassa.”

A favorire la crescita del settore sarà anche il sostegno che i governi vorranno affidargli e il ruolo che assegneranno alla potenza generata dalla biomassa all’interno del mix energetico nazionale. Incentivi e sussidi possono infatti fare la differenza e nel caso in cui dovessero mantenere i livelli attuali la crescita del comparto sarebbe sicuramente compromessa.

martedì 4 giugno 2013

Biomasse: entro il 2020 toccheranno quota 82 GW

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
 
Previsioni incoraggianti per il settore delle biomasse: le centrali già presenti in tutto il globo, entro il 2020, potrebbero arrivare a produrre 82 GW di energia, dagli attuali 58,6. La biomassa rappresenta, in questo momento, il 3% della generazione elettrica mondiale, ma i dati di Navigant Research, istituto che fa ricerca su tecnologie verdi e mobilità, dipingono uno scenario molto promettente il settore.

Secondo i dati di Navigant Research, gli impianti alimentati da biomasse già attivi stanno notevolmente aumentando la propria efficienza, contribuendo a tagliare le emissioni nocive. Allo stesso tempo la loro produttività è aumentata: se i governi sceglieranno di implementare queste tecnologie, entro il 2020, si potrebbe addirittura arrivare anche a produrre 128,5 GW.


Il nodo principale che determinerà un’eventuale massimizzazione della produzione da biomasse, secondo gli analisti, sarà la capacità di integrare questa tecnologia con le centrali elettriche classiche. La capacità di creare smart grid che autoregolino le proprie sorgenti integrate, con sistemi di accumulo e rilascio intelligente dell’energia, è il vero problema da risolvere se si pensa a un futuro alimentato sempre più da fonti alternative e sempre meno da fonti fossili.

In questo scenario, l’Italia non rimane a guardare. Secondo il rapporto “Comuni Rinnovabili” di Legambiente, infatti, il nostro paese sta facendo grandi passi avanti su questo versante: gli impianti a biomasse, durante il 2012, hanno consentito di produrre 13,3 TWh, soddisfacendo le richieste di oltre 5,2 milioni di famiglie. Fra biomasse e fonti geotermiche, sono 343 i Comuni italiani che utilizzano queste tecnologie per gli impianti di teleriscaldamento.

lunedì 15 aprile 2013

Sviluppo economico: approvate agevolazioni per le biomasse

Sviluppo economico: approvate agevolazioni per le biomasse

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Il ministero dello Sviluppo economico ha approvato la graduatoria dei programmi ammissibili alle agevolazioni in favore dei programmi di investimento riguardanti interventi di attivazione, rafforzamento e sostegno di filiere delle biomasse. Il Decreto del ministro dello Sviluppo economico del 27 febbraio 2013 - spiega una nota di Invitalia (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa) - ha aumentato la dotazione finanziaria della misura dagli iniziali 100 a 115 milioni di euro. Gli interventi, prosegue Invitalia, "sono finalizzati ad integrare gli obiettivi energetici di salvaguardia dell'ambiente e sviluppo del territorio attraverso il riutilizzo e la valorizzazione delle biomasse".

Le domande "sono state valutate da Invitalia che, in qualitá di soggetto gestore della misura, ha curato la predisposizione della graduatoria e curerá anche l'erogazione delle agevolazioni previste". La risposta da parte delle imprese del territorio "si è concretizzata nella presentazione all'Agenzia nazionale di 59 domande di agevolazione e 26 sono i progetti ammessi- aggiunge la nota- l'ammontare delle agevolazioni concesse è pari 114,2 milioni di euro, a fronte di investimenti per 186,2 milioni di euro". La graduatoria dei 26 progetti finanziabili - di cui 8 provenienti dalla Puglia, 7 dalla Campania, 7 dalla Sicilia e 4 dalla Calabria - insieme alle relative agevolazioni stabilite- conclude la nota- Il provvedimento, finanziato attraverso fondi europei, rientra tra le linee d'intervento previste dal Programma operativo interregionale Poi-Energie rinnovabili e risparmio energetico Fesr 2007-2013".

mercoledì 10 aprile 2013

Fiper: "Puntare su biomasse e teleriscaldamento per creare lavoro"

Fiper: "Puntare su biomasse e teleriscaldamento per creare lavoro"

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Teleriscaldamento e biomassa sono una risorsa e possono creare molti posti di lavoro. E' quanto emerso in occasione dell’Assemblea Nazionale di Fiper - Federazione Italiana dei Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, durante la quale ha avuto luogo un convegno dal titolo: Energia locale, rinnovabile e pulita a tutela del territorio – il ruolo del teleriscaldamento a biomassa e del biogas agricolo. "Le potenzialità del teleriscaldamento a biomassa e del biogas agricolo in Italia sono una realtà ma solo attraverso un’azione sinergica dei diversi attori della filiera e delle Istituzioni, sarà possibile impiegare il 'petrolio verde' italiano, ossia le biomasse solide, per la produzione di energia termica ed elettrica” ha detto il Presidente Fiper Walter Righini. Il potenziale, in effetti, è alto: secondo una ricerca su base nazionale svolta da Fiper ci sono ben 801 Comuni in fasce climatiche E ed F (alta collina e montagna) non ancora metanizzati che potrebbero riscaldare i propri cittadini attraverso il calore prodotto da centrali di teleriscaldamento alimentate a biomasse legnose frutto della gestione dei boschi locali, creando al contempo centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.

“Purtroppo – ha aggiunto Righini - la sindrome Nimby sembra aver contagiato un po’ tutti perché basta inserire le parole teleriscaldamento e biogas su internet che saltano fuori decine di comitati locali che sono contro queste centrali. Ma c’è un distinguo fondamentale da fare: di quali centrali bisogna aver timore? E sotto quale profilo? Oggi la tecnologia esistente garantisce totalmente la pulizia e la bontà dell’energia prodotta con il teleriscaldamento e il biogas al punto che, come Fiper, stiamo sviluppando insieme al Distretto Agroenergetico Lombardo e l’Università di Milano dei nuovi concimi biologici ammendanti prodotti dalle ceneri di combustione delle biomasse e dai residui della digestione nel processo di produzione del biogas”.

Righini ha inoltre sottolineato l’assurdità dell’attuale normativa italiana che non consente di utilizzare le potature del verde urbano e il legname recuperato dagli alvei fluviali a fini di produzione energetica: “Vi do un dato, Milano produce circa 800 mila tonnellate di potature che deve smaltire come rifiuto a 60 euro a tonnellata. Se noi uniformassimo la nostra normativa a quella presente in altri paesi europei il Comune potrebbe veder tramutato un costo in un’entrata. Infatti il teleriscaldamento potrebbe ritirare le potature a 20 euro la tonnellata”.

lunedì 8 aprile 2013

Gli scarti alimentari daranno energia elettrica a Londra

Gli scarti alimentari daranno energia elettrica a Londra


(Fonte:GreenStyle.it-Giuseppe Cutrone)
 
 
Da oggi, gli scarti alimentari prodotti dai ristoranti e dalle aziende alimentari di Londra non saranno più un maleodorante problema, ma avranno invece un benefico effetto sull’ambiente. Olii e grassi derivanti dai processi di frittura delle cucine londinesi andranno infatti a contribuire in maniera pulita a soddisfare il fabbisogno energetico dei londinesi, arrivando ad assicurare energia elettrica a circa 40.000 abitazioni medie.

Il progetto, strutturato su un periodo di 20 anni e del valore di 200 milioni di sterline, è stato approvato dal consorzio Thames Water, sarà messo in atto da iCON Infrastructure e prevede la partecipazione di 2OC.

I piani prevedono che tutti i materiali di scarto della cucina vengano convogliati verso un apposito impianto di smaltimento a Beston, nella periferia est di Londra, dove verranno trattati al fine di ricavarne energia elettrica da veicolare poi alla National Grid, cioè la rete elettrica inglese.

L’impianto di Beston sarà operativo dal 2015 e si annuncia come la più grande centrale al mondo per la produzione di energia elettrica basata sul trattamento di olii e scarti alimentari. La struttura sarà in grado di lavorare 30 tonnellate di rifiuti al giorno, arrivando a produrre fino a 130 GWh all’anno di elettricità.

I tecnici assicurano che nel processo non verranno impiegati oli vergini o provenienti da colture da campo, ma a convincere i finanziatori del progetto pare sia stata la possibilità di tagliare le spese di manutenzione dei depuratori attivi in città. L’accumulo di grassi alimentari nelle condutture costringe infatti a numerosi blocchi le strutture deputate a tenere efficiente la rete fognaria di Londra, con conseguenti spese per il ripristino che si aggirano su circa un milione di sterline al mese: spese che, grazie alla nuova centrale, potranno essere contenute, dirottando i fondi risparmiati verso altri progetti.

sabato 19 gennaio 2013

Energia fotovoltaica più economica di quella prodotta col diesel

Energia fotovoltaica più economica di quella prodotta col diesel

(Fonte:GreenStyle.it-Peppe Croce)

Secondo l’International Renewable Energy Agency (Irena) il costo del KWh elettrico prodotto dai pannelli fotovoltaici è già inferiore a quello del KWh prodotto dai generatori diesel a gasolio. E questo sia se consideriamo il fotovoltaico di piccola scala, sia quello industriale su grandi superfici. Questo rende il solare fotovoltaico competitivo dove non c’è accesso alla rete elettrica e bisogna produrre in loco l’energia consumata.

I dati sono raccolti nel report “Renewable Power Generation Costs in 2012″ e mostrano come altre fonti rinnovabili siano già oggi competitive rispetto alle classiche grandi centrali elettriche alimentate a combustibili fossili. Eolico onshore, alcune biomasse, il piccolo idroelettrico e il geotermoelettrico, infatti, hanno oggi costi di produzione nella fascia 5-15 centesimi di dollaro al KWh tipica dei grandi impianti termoelettrici.

L’idroelettrico di grandi dimensioni, invece, è addirittura più economico restando sotto la soglia dei 5 centesimi. Verso i 16-18 centesimi al KWh troviamo la fonte rinnovabile più vicina alla grid parity: l’eolico offshore.

Questi risultati sono basati su analisi nuove e originali dei costi degli 8000 impianti di generazione rinnovabile presi in considerazione. Il report mette in luce come i costi di produzione dell’energia pulita siano talmente tanto in calo da stravolgere i tradizionali canoni economici su cui abbiamo fino a oggi basato il nostro sistema energetico.

Rispetto alle centrali a olio combustibile (cioè petrolio quasi per nulla raffinato), le rinnovabili sono già più economiche. A volte anche significativamente più economiche. Per gli impianti non collegati in rete, come detto, sono già lo standard economico di riferimento.

martedì 4 dicembre 2012

Il conto energia termico per le biomasse

Il conto energia termico per le biomasse


(Fonte:QualEnergia.it-Marino Berton)


Un articolo di Marino Berton, presidente AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) pubblicato sull’ultimo numero della rivista bimestrale QualEnergia (n.5/2012), con il titolo 'Il conto delle biomasse' (qui anche in pdf) che affronta i principali contenuti della bozza di decreto sulle rinnovabili termiche, con una specifica attenzione appunto agli impianti a biomassa. Il testo finale del decreto, attualmente in discussione presso la Conferenza Unificata Stato-Regioni, che dovrebbe chiudere l’esame il giorno 6 dicembre, potrà subire ancora modifiche e integrazioni, anche se si presume solo marginali.

… Le politiche di sviluppo delle fonti rinnovabili hanno fino a ora riguardato in larga parte l’energia elettrica, malgrado le proiezioni del Piano d’Azione Nazionale per l’energia da fonti rinnovabili (PAN) indichino che il 48% dell’energia rinnovabile attesa al 2020, calcolata come tonnellate equivalenti petrolio, sarà costituita da energia termica. Le stime del piano assegnano alle biomasse il ruolo più rilevante nella quota di termica rinnovabile dal raggiungere, pari al 54%. In questo contesto il raggio d’azione del decreto attuativo per il “conto termico” dovrà riguardare, secondo il testo più recente, due specifici ambiti:
•interventi di incremento dell’efficienza energetica in edifici esistenti;

•interventi di piccole dimensioni di produzione di energia termica da FER.

In questo approfondimento ci limiteremo a illustrare la seconda opzione con particolare riferimento alla termica da biomassa.
Preliminarmente il provvedimento dovrà stabilire come intende definire la soglia delle “piccole dimensioni”. La bozza fissa questo tetto nella potenza termica nominale inferiore ai 500 kW, riferita al singolo edificio o unità immobiliare. Riteniamo che questo limite sia condivisibile anche perché si sovrappone perfettamente al confine previsto nella norma EN 303-5 per le caldaie di riscaldamento a combustibili solidi, nella suo recente aggiornamento.
Il decreto è principalmente rivolto a soggetti pubblici, inclusi gli istituti autonomi case popolari, gli enti e le aziende che gestiscono l’edilizia residenziale, che eseguono a proprie spese interventi di incremento di efficienza energetica negli edifici esistenti e interventi di piccole dimensioni di produzione di energia termica da fonti rinnovabili con sistemi ad alta efficienza. Tuttavia per alcuni specifici interventi, tra i quali i generatori di calore alimentati a biomasse, il decreto ammette ai benefici anche persone fisiche, i condomini, gli enti e soggetti titolari di reddito di impresa.
Quali interventi
Nel settore delle biomasse è incentivabile la sostituzione di impianti per la climatizzazione invernale con generatori di calore alimentati a biomassa (legna, cippato, pellet) della potenza termica nominale inferiore ai 500 kW. Sono ammessi esclusivamente i generatori di calore a biomassa installati in sostituzione di impianti alimentati a biomassa, a gasolio o carbone preesistenti e con efficienza di generazione inferiore. L’incentivo quindi non potrà in alcun modo riguardare gli interventi obbligatori sui nuovi edifici, finalizzati alle prescrizioni di termica da rinnovabili previste per legge. Per le biomasse l’incentivo è rivolto alle categorie apparecchi domestici e caldaie.
Per poter beneficiare dell’incentivo il decreto prevede tre fondamentali condizioni:
•certificazione degli standard qualitativi di apparecchi e impianti;

•certificazione o conformità alle norme di qualità dei biocombustibili impiegati;

•manutenzione biennale obbligatoria dei generatori e delle canne fumarie.

Per le singole tecnologie di conversione energetica a biomasse sono richiesti specifici requisiti che sono indicati sotto.
L’incentivo
Non si tratta di una detrazione fiscale dalle tasse, ma di un incentivo erogato tramite un contratto di diritto privato tra il GSE e il soggetto responsabile dell’impianto, cioè colui che ha sostenuto le spese per l’esecuzione degli interventi.
Per gli apparecchi domestici (stufe e termocamini) l’incentivo sarà erogato in due annualità, per le caldaie in cinque annualità. Il valore economico del contributo è commisurato alla produzione di energia termica ed è determinato sulla base di una tabella che contiene i seguenti parametri presi a riferimento:
•le zone climatiche;

•la potenza di apparecchi e caldaie suddivisa in classi omogenee.

Quindi, sulla base della zona climatica del Comune in cui ricade l’edificio oggetto dell’intervento e della potenza del generatore di calore, è possibile stimare la quantità di energia termica prodotta e quindi determinare il valore dell’incentivo.
Un bonus per le emissioni
Il decreto ha previsto un sistema premiante per apparecchi e caldaie che presentano livelli di emissioni ulteriormente ridotti rispetto ai criteri base per l’accesso. Il meccanismo è costituito da due coefficienti di moltiplicazione che aumentano l’incentivo in relazione a classi emissive con valori inferiori espresse in milligrammi per normal metro cubo di particolato primario (mg/Nm3), comprensivo della frazione condensabile. Quindi a minori emissioni di polveri, maggiore potrà essere l’incentivo.

Va dato atto positivamente dell’attenzione finora dimostrata dalle istituzioni coinvolte nel provvedimento rispetto alle osservazioni, proposte e suggerimenti che nel merito come associazione degli operatori del settore abbiamo presentato, tuttavia i tempi per l’emanazione del decreto attuativo si sono dilatati. Hanno influito sicuramente alcune incertezze determinate dai recenti provvedimenti riguardanti le detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni e sul risparmio energetico. Sotto questo profilo riteniamo che vada fatta chiarezza nelle politiche di promozione delle rinnovabili termiche, distinguendo tra gli interventi riferiti all’involucro dell’edificio finalizzati ad aumentare l’efficienza energetica e quelli che sono rivolti alla produzione energetica. Siamo dell’avviso che le detrazioni fiscali non debbano in alcun caso sostituire gli incentivi previsti per il settore privato nella bozza di decreto attuativo. Se così fosse, il Decreto legislativo 28/11 che ha recepito la direttiva europea sarebbe disatteso.
Naturalmente i due meccanismi non possono e non devono in alcun modo essere cumulati bensì, riteniamo, devono essere alternativi e scelti dal consumatore. La nostra preferenza al sistema “conto energia termico” è motivata dal fatto che tale proposta è collegata a elementi qualitativi, incentiva l’energia rinnovabile prodotta, premia l’impegno all’innovazione e stimola i consumatori e gli operatori a migliorare; è quindi un provvedimento quadro che persegue un insieme di obiettivi, mentre la detrazione fiscale è generica e appiattisce il settore; inoltre, attraverso il decreto “termica” si promuove la qualità dei combustibili legnosi e la professionalità degli installatori; infine, il meccanismo della detrazione fiscale è un sistema instabile, spesso modificato nei tempi e nell’entità dell’agevolazione, suscettibile alle variabili delle congiunture economiche.

Abbiamo invece la necessità di un sistema stabile e certo sul quale costruire una strategia produttiva e di mercato almeno decennale. Ci sono tutte le condizioni affinché si possa approvare questo decreto attuativo e far partire, finalmente, un provvedimento atteso e utile.

 
I requisiti per le singole tecnologie

 
Caldaie a biomassa:

•certificazione di un organismo accreditato che attesti la conformità alla norma UNI EN 303-5 classe 5

•rendimento termico utile non inferiore 87% + log(Pn), dove Pn è la potenza nominale dell’apparecchio

•emissioni in atmosfera non superiori a precisi limiti fissati con apposita tabella e certificate dal produttore

•nel caso di alimentazione manuale vige l’obbligo di installazione di un sistema di accumulo termico, dimensionato secondo quanto previsto dalla norma EN 303-5. Per le caldaie ad alimentazione automatica l’accumulo termico deve essere non inferiore a 20 l/kW

•il pellet utilizzato deve essere certificato e conforme alla norma UNI EN 14961-2 classe A1 oppure A2

Stufe e termocamini a pellet:
•conformità alla norma UNI EN 14785

•rendimento termico utile maggiore dell’85%

•emissioni in atmosfera non superiori ai limiti fissati e certificate dal produttore

•il pellet utilizzato deve essere certificato e conforme alla norma UNI EN 14961-2 classe A1 oppure A2

Termocamini a legna:
•siano installati esclusivamente in sostituzione di camini aperti

•conformità alla norma UNI EN 13229

•rendimento termico utile maggiore dell’85%

•emissioni in atmosfera non superiori a quanto riportato nella Tabella 12, come certificate dal produttore

Stufe a legna:
•conformità alla norma UNI EN 13240

•rendimento termico utile maggiore dell’85%

•emissioni in atmosfera non superiori a quanto riportato nella Tabella 12, come certificate dal produttore