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lunedì 2 dicembre 2013

Pannelli solari sulla Luna alimenteranno la Terra

Pannelli solari sulla Luna alimenteranno la Terra

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
La necessità di trovare fonti alternative di energia, specie dopo il disastro nucleare di Fukushima, ha spinto i Giapponesi a proporre idee altamente creative, a volte anche al limite della follia. Fra queste c’è quella proposta dalla Shimizu Corporation: utilizzare la Luna come un enorme impianto solare.

L’idea non è nuova, ma era stata già lanciata nel 2010 dalla Shimizu: un anello lunare fatto di pannelli solari, che coprirebbe il 100% del fabbisogno energetico terrestre con 13 mila TW di energia continua.

Forti delle dichiarazioni dei capi della Nasa, che hanno annunciato un ritorno sulla Luna ai fini della ricerca spaziale, i leader della Shimizu Corporation hanno riproposto il progetto, dichiarando di aver acquisito nuovi sostenitori negli ultimi anni. La società giapponese ha spiegato:

Il passaggio dall’uso parsimonioso di risorse limitate all’uso illimitato di energia pulita, è il sogno di tutta l’umanità. Il nostro concetto di Anello lunare può tradurre questo sogno in realtà, grazie alle idee innovative che lo guidano e alle attuali tecnologie spaziali avanzate.


L’Anello lunare avvolgerebbe il nostro satellite in un fascio di pannelli solari largo 20 chilometri e lungo 11 mila chilometri: grazie a microonde e raggi laser, l’energia proveniente dalla luce del Sole potrebbe essere spedita direttamente sulla Terra. L’installazione dei pannelli dovrebbe avvenire tramite robot altamente sofisticati, che la stessa Shimizu si incaricherebbe di ideare e costruire:

L’energia solare è l’ultima fonte di energia verde che porta propseità alla natura e alle nostre vite, ed è praticamente inesauribile. L’Anello lunare che proponiamo converrebbe non solo all’umanità, ma a tutto il pianeta.

Oggi come nel 2010, l’idea giapponese sembra tanto affascinante quanto irrealizzabile: a 41 anni dall’ultimo sbarco lunare, la ricerca nello spazio è quasi morta. Il bisogno incessante di energie alternative per le nostre attività sulla Terra potrebbe però anche risvegliare l’antica curiosità dell’uomo per i viaggi nell’universo.

lunedì 4 novembre 2013

Se la crisi favorisce la mobilità alternativa

Se la crisi favorisce la mobilità alternativa

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
 
La passione degli italiani per le quattro ruote contraddistingue da sempre il Belpaese. L’appeal rimane forte anche in tempi di crisi come quelli odierni, ma l’interesse assume diverse sfumature rispetto a quelle che hanno caratterizzato gli anni passati. Secondo i dati presentato giovedì dal IV Osservatorio Deloitte sull’Auto Elettrica a Milano, la mobilità nazionale sta lentamente mutando; la contingente crisi economica sta decisamente cambiando le preferenze e le abitudini di trasporto e di spesa degli italiani, nonostante l’auto privata rimanga per oltre il 60% degli intervistati il mezzo di trasporto preferito. Se da una parte l’85% del campione intervistato ha dichiarato di aver guidato meno nell’ultimo periodo a causa dell’ elevato prezzo del carburante, dall’altra c’è chi per risparmiare sui costi del carburante (50%) ha affermato che acquisterebbe un’autovettura con propulsione alternativa.


I consensi maggiori ovviamente vanno al GPL la forma d’alimentazione diversa dalla benzina più conosciuta (54%); seguono i veicoli a batteria (46%), quelli ibridi (40%) e infine i mezzi dotati di cella a combustibile (31%). A rafforzare il nuovo trend di consensi nei confronti della mobilità sostenibile c’è anche la testimonianza del 21% del campione che si vede alla guida di un “veicolo alternativo” entro 5 anni. “In effetti osservando i dati di vendita del 2013 ad oggi si registra un aumento importante delle immatricolazioni di veicoli ad alimentazione alternativa”, spiegano gli intervistatori. “Da gennaio i veicoli a metano sono aumentati del 30%, mentre la presenza delle auto ibride sul territorio nazionale è cresciuta addirittura del 141%. Per quanto riguarda invece i veicoli elettrici le auto vendute sono state 588 (+64% rispetto alle vendite registrate nello stesso periodo del 2012)”.

venerdì 20 settembre 2013

Rinnovabili al 2030, l’industria Ue chiede a Bruxelles target vincolanti

Rinnovabili al 2030, l’industria Ue chiede a Bruxelles target vincolanti

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
Il 2020 si avvicina e con questa data si fa sempre più prossima la scadenza della strategia europea su energia e clima. Mentre l’esecutivo europeo è impegnato a discutere del quadro normativo che dovrà accompagnare i Ventotto fino al 2030, il settore delle rinnovabili europee fa squadra per mandare un messaggio unanime all’indirizzo dei decisori politici. EPIA, EWEA, ESTIF, insieme con altre 60 imprese e le associazioni di settore, hanno co-firmato una lettera aperta rivolta ai ministri europei dell’Energia, al commissario per l’Energia e al commissario per il Clima in cui si chiede che la nuova road map per il 2030 si basi su strumenti e obiettivi che si rafforzino reciprocamente.

Il nuovo quadro su clima ed energia attualmente in discussione – sottolineano le associazioni – dovrebbe riportare un obiettivo giuridicamente vincolante sulle energie rinnovabili e presentare un assetto normativo, per i prossimi anni, capace di contribuire a ridurre i costi attuali della de-carbonizzazione, contribuendo a proteggere l’ambiente e facilitando la creazione di nuovi posti di lavoro.

“La transizione verso un’economia sostenibile è una straordinaria occasione per rilanciare la crescita economica e creare nuovi posti di lavoro, garantendo al contempo la tutela dell’ambiente”, si legge nella missiva. “Con il pacchetto ’20-20-20′, l’UE ha stabilito una chiara direzione per la sua politica energetica e climatica fino al 2020. Tuttavia, il 2030 è già alle porte. Considerati i lunghi cicli di investimento nel settore energetico e il fatto che le decisioni di investimento nei mercati liberalizzati dell’energia dell’UE dipendono fortemente l’affidabilità, è necessaria certezza del quadro normativo dei prossimi 17 anni”.

sabato 14 settembre 2013

Clima, energia e crisi: la posta in gioco sull'obiettivo Ue 2030

Clima, energia e crisi: la posta in gioco sull'obiettivo Ue 2030

(Fonte:QualEnergia.it-Mauro Albrizio e Francesco Ferrante)
 
 
 
 
I prossimi mesi saranno cruciali per la definizione del futuro quadro strategico europeo post-2020 su clima ed energia. I governi nazionali sono chiamati a fare le prime scelte sulla base del Libro Verde della Commissione, che traccia le possibili politiche comunitarie al 2030, in preparazione delle proposte legislative previste entro la fine dell’anno e delle decisioni da prendere al Consiglio europeo del prossimo marzo 2014.

In Europa la strada è tracciata: l’urgenza dei cambiamenti climatici in corso esige la necessità di obiettivi europei ambiziosi, coerenti e legalmente vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas-serra, per la crescita delle energie rinnovabili e l’efficienza energetica. L’Unione europea, secondo recenti studi, entro il 2030 deve raggiungere almeno il 55% di riduzione delle emissioni per contribuire a evitare la crisi climatica. E per una reale transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di carbonio, l'Europa entro il 2030 deve nello stesso tempo raggiungere il 45% di energia rinnovabile e tagliare il consumo di energia del 40%.

Obiettivi che il nostro governo dovrebbe sostenere con forza perché peraltro qui si gioca anche la possibile competition a livello globale. Il quadro di riferimento per il 2030 deve riflettere l’urgente bisogno di una forte azione contro i mutamenti climatici in corso. Come evidenziano persino i recenti rapporti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le nostre economie saranno fortemente colpite se saranno adottate politiche climatiche ed energetiche insufficienti a fronteggiare i cambiamenti climatici in corso, e invece potranno avere rilevanti benefici da politiche che imbocchino con decisione ed efficacia la strada dell’innovazione e del low carbon.

Per questo occorre un approccio coerente e ambizioso che richiede obiettivi legalmente vincolanti sia per la riduzione delle emissioni di gas-serra, che per le rinnovabili e l’efficienza energetica. Il solo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas-serra non è sufficiente a stimolare i necessari investimenti per le rinnovabili e l’efficienza energetica. Qui si gioca una partita fondamentale e sarebbe davvero importante che per una volta nel Governo italiano prevalesse la linea più responsabile e avanzata rappresentata dal Ministero dell’Ambiente e non, come purtroppo troppo spesso accade, quella del Ministero dello Sviluppo Economico condizionata da quella parte di industria più arretrata e refrattaria all’innovazione.

Per raggiungere gli obiettivi climatici europei è infatti indispensabile una forte trasformazione del sistema energetico con una significativa aumento dell’efficienza e una forte espansione delle fonti rinnovabili. Il livello di ambizione degli obiettivi climatici ed energetici deve essere coerente con la traiettoria di riduzione delle emissioni di gas-serra di almeno il 95% al 2050, con una condivisione degli impegni di riduzione a livello nazionale fondata sulle possibilità dei singoli Stati membri. Per questo sarebbe indispensabile un ruolo attivo dell’Italia per assicurare che l’obiettivo di efficienza energetica, insieme a quelli per la riduzione delle emissioni e per le rinnovabili, sia legalmente vincolante.

Il processo verso un’economia europea a basse emissioni di carbonio può creare nuove opportunità economiche dal punto di vista dell’occupazione, dell’innovazione e dello sviluppo di tecnologie pulite.

L’Europa ha il più grande deficit commerciale al mondo per quanto riguarda l’energia. Lo scorso anno ammontava a ben 423 miliardi di euro. Secondo recenti analisi è possibile ridurre al 2030 il consumo di combustibili fossili di 550 Mtep. Solo con il risparmio energetico si può ridurre il deficit di ben 239 miliardi di euro entro il 2030.

Un contributo importante può venire anche dal settore delle rinnovabili. Grazie al raggiungimento dell’attuale obiettivo legalmente vincolante del 20% si prevede un incremento netto del PIL europeo dello 0.25% al 2020 e dello 0.45% passando al 45% al 2030. Con un impatto occupazionale rilevante. Dagli attuali 1.2 milioni di occupati si passa a 2.7 milioni nel 2020 e 4.4 milioni nel 2030.

Insomma, come abbiamo detto tante volte, politiche efficaci contro i cambiamenti climatici, di sostegno alle rinnovabili e all’efficienza non solo comporterebbero una riduzione delle emissioni e una maggior tutela dell’ambiente e della salute, ma sarebbero anche la via migliore per affrontare la crisi economica.

venerdì 13 settembre 2013

In Italia le fonti elettriche rinnovabili hanno prodotto oltre un terzo dell'energia nei primi 8 mesi del 2013

In Italia le fonti elettriche rinnovabili hanno prodotto oltre un terzo dell'energia nei primi 8 mesi del 2013

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
L'eccezionale risultato mostra che le fonti rinnovabili sono più che adulte. I valori di produzione raggiunti grazie al recupero dell'idroelettrico (+32%) e al buon incremento di eolico (+27%) e fotovoltaico (+19%)

In Italia nei primi otto mesi del 2013 le fonti di energia rinnovabile hanno prodotto oltre un terzo dell’energia elettrica, per la precisione il 33,8% (elaborazione su dati Terna).

Dopo i buoni risultati del primo trimestre e la performance eccezionale del mese di giugno, anche questo dato mostra l’ inequivocabile consolidamento dell’energia sostenibile, che con i trend attuali potrebbe superare la produzione fossile già nel 2015. Alle ore 12 del primo di agosto, giorno di punta del mese, le fonti rinnovabili hanno coperto il 55% della produzione.

Sempre con il trend attuale, a fine anno la produzione rinnovabile potrebbe per la prima volta superare il muro dei 100 TWh, mentre quella termoelettrica potrebbe, sempre per la prima volta, scendere sotto i 200 TWh.



Ha contribuito naturalmente al raggiungimento di questo risultato il grande recupero dell’idroelettrico che grazie alle più abbondanti precipitazioni di quest’anno ha raggiunto i livelli più alti del decennio. Anche eolico e fotovoltaico si sono però comportati egregiamente, con un incremento rispettivo del 27% e del 19% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
E’ quanto mai urgente che un governo che non sia vittime delle condizioni meteo della politica, investa in tre campi:
  • promuovere e agevolare il fotovoltaico a livello domestico e condominiale
  • miglioramento delle reti
  • sistemi di accumulo.
La sfida è ancora aperta.

lunedì 9 settembre 2013

Eolico: nuovo piano della Cina per ridurre l’inattività delle turbine

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
Malgrado la sua posizione di rilievo sul mercato globale, in Cina una parte delle turbine eoliche entro i confini nazionali sono inattive. Dopo la riduzione degli investimenti sugli impianti e la loro parallela dislocazione in zone con migliore accesso alla rete, il governo di Pechino ha annunciato che questo gap potrebbe ridursi.

Il vice direttore del National Renewable Energy Engineering Information Management Center, Guo Yanheng, ha comunicato che il tasso di inattività delle turbine potrebbe scendere, entro la fine dell’anno, dal 17 al 12%: inoltre, rispetto a due anni fa, il tasso a inizio 2013 si era ulteriormente ridotto di due punti percentuali.

Il problema del sottoutilizzo diffuso delle turbine da anni preoccupa gli operatori del settore: in particolare da quando la capacità delle turbine, costruite nelle zone più ventose della Repubblica Popolare, ha superato la capacità della rete di assorbire energia. Il 2013 potrebbe essere però l’anno in cui questo rapporto subirà un ribaltamento.

Secondo Micheal Parker, analista di Sanford C. Bernstein & Co. A Honk Kong, se la capacità di trasmissione migliorerà entro il 2015 il “tasso di riduzione” (termine usato per individuare il sottoutilizzo delle turbine) potrebbe arrivare a cifre accettabili. L’analista ha spiegato:

L’intera industria è più matura di quanto non fosse tre o quattro anni fa, con operatori eolici che, quando decidono di costruire, non considerano più esclusivamente la velocità del vento e la disponibilità di terreni come criteri guida, ma anche la capacità di trasmissione della rete

Le parole d’ordine sono dunque una produzione più mirata e “slow” e un miglioramento della connessione: attualmente la Cina conta solo 4,8 GW di capacità eolica collegata alla rete. A questo scopo, sono appena stati stanziati 500 miliardi di yuan: l’obiettivo la costruzione di una rete nazionale con linee di trasmissione ad altissima tensione.

Inoltre, il governo cinese ha appena messo a punto un iter più rigoroso per i nuovi progetti on shore, con lo scopo di alleggerire gli oneri per la rete: a marzo, ad esempio, la National Energy Administration ha sospeso dei permessi di costruzione per nuovi progetti nel nord dello Jiling, nelle zone interne della Mongolia e nella provincia di Heilongjiang, già sovraccarichi. Guo Yanheng ha perciò comunicato:

Il nostro piano di installazioni su vasta scala, per il 2030 o per il 2050, dipende ancora in gran parte dal nord. Per cui l’obiettivo da qui in avanti sarà realizzare dei collegamenti sulle lunghe distanze, che connettano le regioni del nord del Paese con quelle del sud, in cui c’è carenza di energia.

sabato 7 settembre 2013

Donati (Green Italia): "Occorrono misure per la sostenibilità"

Donati (Green Italia): "Occorrono misure per la sostenibilità" 
 
 
 
 
L'esponente del neonato movimento politico Green Italia: "C'è un corto circuito sulle priorità del Paese, peggiorato dalla poltica delle larghe intese"
Riportare il Paese sui giusti binari, quelli dello sviluppo sostenibile. Ne è convinta Anna Donati, esponente di Green Italia, neonato movimento politico che si propone di portare all'attenzione di politici, Governo e cittadini le reali opportunità che Green economy e sostenibilità offrono per la ripresa del cosiddetto "Sistema Italia"."Il Governo ha inchiodato la politica economica italiana degli ultimi mesi al solo argomento dell'Imu, e intanto non un solo euro andrà all'ttuazione di un programma di politica industriale nazionale e per le misure per incentivare le attività di ricerca e sviluppo, sebbene le recenti linee guida del piano europeo indichino la strada da seguire agli stati membri - ha detto Donati - c'è un corto circuito sulle priorità del Paese, peggiorato dalla poltica delle larghe intese,e per il quale urgono risposte al più presto”.

“Gli annunci della Fiat di voler rilanciare tra qualche anno uno stabilimento storico con un vecchio progetto di Suv,i miliardi di euro che lo stato italiano spenderà per qualche decina di aerei da combattimento e l'insistenza sulle grandi opere come la TAV mentre non ci sono le risorse per la manutenzione della città e del territorio sono le spie – ha aggiunto Donati - di un concetto di sviluppo che mina l'economia italiana. La risposta concreta per superare la crisi sia sul piano del lavoro occupazione che su quello ambientale è unicamente la green economy, e ormai è quantomeno naif chi non sa o non vuole riconoscerlo. La scommessa non è certo la decrescita felice, ma è quella di riportare sui giusti binari una locomotiva che rischia di deragliare, e che rischia di perdere velocemente terreno nei confronti innanzitutto di un'Europa che sarà sempre più innovatrice, più efficiente sotto il profilo delle risorse, meno dipendente dai combustibili fossili, dunque, ma anche più competitiva, in grado di riconciliare la sicurezza alimentare con lo sfruttamento sostenibile delle risorse rinnovabili a fini industriali, senza rinunciare a biodiversità e protezione dell’ambiente”.

giovedì 5 settembre 2013

Gse approva bilancio consolidato e d'esercizio 2012

Gse approva bilancio consolidato e d'esercizio 2012

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 Pubblicati sul sito del Gestore i risultati finanziari per l'anno scorso: registrato un utile netto di 17 milioni di euro
 
Il Gse ha pubblicato, sul proprio sito internet, il bilancio consolidato e d’esercizio per l’anno 2012. Il documento è stato approvato dall’Assemblea degli Azionisti nella seduta del 26 giugno 2013 e conferma il ruolo del Gestore quale operatore primario nel panorama energetico italiano. La forte crescita del volume delle attività del Gse registrata negli ultimi anni, con particolare riferimento al periodo 2010-2011, si è consolidata nel corso del 2012. Il Valore della produzione registrato l'anno scorso è di 35.086,9 milioni di euro, il margine operativo lordo è stato 28,8 milioni, il risultato operativo è stato di 10,8 milioni, mentre, l'utile netto di gruppo si è attestato a 17 milioni di euro.

Acqua potabile ed energia dal moto ondoso

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
 
Produrre acqua potabile ed energia allo stesso tempo. Questo l’obiettivo dell’accordo firmato da Water Corporation, che gestisce il sistema idrico dell’Australia Occidentale, e Carnegie Wave Energy, azienda di Perth che si occupa di desalinizzazione e celebre per aver progettato la prima centrale al mondo per la produzione energetica dal moto ondoso.

A Perth, capitale dello Stato dell’Australia Occidentale, sono già in funzione vari impianti per desalinizzare l’acqua: il primo, a Kwinana, è stato costruito dalla Water Corp nel 2006, mentre un secondo impianto sta per essere ultimato a Binningup. I due impianti sono in grado insieme di soddisfare metà del fabbisogno di acqua dolce della capitale.

L’accordo di cooperazione con la Carnegie prevede la costruzione di un impianto sperimentale a Garden Island, base navale vicino Perth, da integrare con l’esistente impianto basato sull’osmosi inversa: la tecnologia CETO, realizzata dalla Carnegie, sarà il cuore del progetto.

I galleggianti creati dall’azienda di Perth, dal diametro di 11 metri, saranno ancorati al fondale tramite boe che, a loro volta, saranno collegate a delle pompe idrauliche: queste manderanno sulla terra acqua ad alta pressione. L’acqua, una volta arrivata in superficie, azionerà delle turbine idroelettriche che produrranno energia: parte di quest’acqua sarà infine convogliata nell’esistente impianto di desalinizzazione, in modo da garantire i due servizi contemporaneamente.

Il progetto è il primo nel suo genere: nella fase di avvio, dovrebbe garantire energia elettrica per 2 MW. Il CEO di Carnegie, Michael Ottaviano, ha spiegato in una nota:

Il nostro impianto pilota, che permette la dissalazione grazie al moto ondoso, sarà una prima mondiale.

I lavori dovrebbero iniziare nel 2014, grazie ad un finanziamento pubblico da 1,27 milioni di dollari, nell’ambito del Federal Government’s AusIndustry Clean Technology Innovation Program.

venerdì 30 agosto 2013

Biomassa, un mercato che nel 2020 varrà 11,5 mld

Biomassa, un mercato che nel 2020 varrà 11,5 mld

(Fonte:Rinnovabili.it)

Secondo la ricerca di Navigant Research la biomassa ha un potenziale energetico che se sfruttato porterà il calore del fatturato a 11,5 miliardi di dollari entro il 2020.
La produzione di energia sfruttando la biomassa è destinata a crescere. Lo rivela un rapporto di Navigant Research che prevede raggiungerà 11,5 miliardi di dollari di fatturato annuo per il 2020.

La biomassa hanno infatti un elevato potenziale e la produzione che ne deriva potrebbe essere messa in rete con notevoli vantaggi per le nazioni. Inoltre potrebbe anche potenziare e ottimizzare i processi industriali favorendo la produzione combinata di calore ed elettricità riducendo così il consumo di carbone attraverso la cogenerazione.
Al momento il commercio di pellet da biomassa risulta in crescita, pronti a sostenere una parte importante delle necessità energetiche. “Offrendo un’energia distribuibile sulla griglia e ad alta affidabilità l’energia prodotta da biomassa continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi di energia rinnovabile”, spiega Mackinnon Lawrence, analista principale di Navigant Research. “Problemi logistici connessi con la raccolta, l’aggregazione, il trasporto e la movimentazione della biomassa, tuttavia, continueranno a limitare il potenziale commerciale di produzione di energia da biomassa.”

A favorire la crescita del settore sarà anche il sostegno che i governi vorranno affidargli e il ruolo che assegneranno alla potenza generata dalla biomassa all’interno del mix energetico nazionale. Incentivi e sussidi possono infatti fare la differenza e nel caso in cui dovessero mantenere i livelli attuali la crescita del comparto sarebbe sicuramente compromessa.

martedì 27 agosto 2013

Il litio e lo storage

Il litio e lo storage

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
 
 
In un sito inglese che tratta l'argomento degli investimenti più interessanti nel settore dell'energia, abbiamo trovato un recente articolo che riguarda il litio, l'elemento solo di 'recente' scoperto, nel 1817 da Johann Arfwedson mentre lavorava in un laboratorio in Svezia, e ancora più di recente utilizzato per le batterie utilizzate nei cellulari e apparecchiature varie ma soprattutto nei veicoli elettrici per accumulare energia.

Nel 1940 si era cominciato a utilizzarlo anche in medicina per curare i sintomi tradizionalmente etichettati come il 'disturbo bipolare' o 'psicosi maniaco-depressiva'. Il litio è ancora uno degli elementi più comuni utilizzati per il trattamento di questi disturbi dell'umore. Alcuni ricercatori ritengono inoltre che sia stato utilizzato nel passato per scopi medicinali, ben 1800 anni fa. Insieme al suo ruolo nel settore farmaceutico, il litio viene utilizzato principalmente nelle batterie così come nell'industria del vetro e nella ceramica avendo la caratteristica di diminuire la temperatura di fusione del vetro.

Il litio può essere ritrovato in rocce ignee e acque di sorgente minerale oltre che depositato in bacini di raccolta naturali in salamoie di enormi estensioni. Cile, Argentina e Stati Uniti sono attualmente i tre maggiori produttori del metallo nel mondo, anche se attualmente si ritiene che la Bolivia abbia le più grandi riserve del mondo, secondo quanto riferisce la Royal Society of Chemistry.

Attualmente, l'elemento sta incontrando una elevata richiesta soprattutto nel campo delle batterie, quelle al litio sono più efficienti rispetto alle tradizionali al nichel-idruro di metallo, in tutti settori economici come l'industria automobilistica ed elettronica. Inoltre, questa forte domanda è soddisfatta da un'offerta limitata, il che significa investimenti in litio potrebbe avere un grande potenziale di profitto. A questo punto l'articolo propone due aziende estrattive che si interessano al litio. Una è la cilena Sociedad Química y Minera e l'altra è la statunitense Rockwood Holdings. La prima controllava il 31% del mercato del litio e la sua capacità di produzione annuale era di 48.000 tonnellate nel 2012. La seconda ha investito 140 milioni di dollari in un nuovo impianto di carbonato di litio in Cile con l'intento di aumentare la sua capacità produttiva annua di 50.000 tonnellate entro la fine del 2013.

Aldilà dei consigli sugli investimenti migliori, che a noi interessano poco o nulla per ovvie ragioni di scarsa o nulla consistenza economica da destinare a tal fine, questa informazione aggiornata sui quantitativi prodotti ci permette di ricavare alcuni numeri che, estrapolati, portano alla ipotetica consistenza di energia accumulabile con la disponibilità di litio odierna.

venerdì 9 agosto 2013

Car sharing: a Milano parte car2go

(Fonte:GreenStyle.it-Giuseppe Cutrone)

 
 
 
Ha preso il via ieri a Milano car2go, un nuovo servizio di car sharing erogato da Europcar con la collaborazione di Mercedes. Grazie all’iniziativa, gli automobilisti milanesi potranno contare fin da subito su un parco auto composto da 150 esemplari di Smart Fortwo, la compatta utilitaria tedesca a due posti che si presenta come una soluzione perfetta per il caotico traffico cittadino.

Oltre ai mezzi già a disposizione, l’obiettivo è quello di mettere sulle strade un totale di 450 vetture a partire dal prossimo mese di settembre, arrivando così a coprire un’area di oltre 120 chilometri quadrati portando il car sharing in ogni angolo di Milano.

Per accedere a car2go gli utenti devono innanzitutto registrarsi al servizio scegliendo tra un paio di opzioni. Il modo più semplice è quello di andare sul sito ufficiale www.car2go.com, ma è possibile attivarsi anche presso la sede di ClickUtilities on earth alle Colonne di San Lorenzo, o nei locali dello Smart Center di Piazza XXIV maggio.

L’iscrizione sarà gratis fino a tutto il mese di settembre, mentre dal primo ottobre sarà necessario versare una quota una tantum pari a 19 euro. Da notare inoltre che per la fase di lancio sarà offerto un noleggio gratuito di 30 minuti.

L’adesione al servizio eviterà ai clienti di dover prenotare una Smart Fortwo ogni qualvolta ne avranno bisogno, dato che l’intero parco auto sarà a disposizione 24 ore al giorno tutti i giorni della settimana. I costi di car2go partono da 29 centesimi di euro al minuto, ma sono previste tariffe orarie, a 14,90 euro con 50 chilometri inclusi, o giornaliere, offerte a 59 euro senza limiti di chilometraggio.

I costi del car sharing a Milano coprono le spese per l’accesso all’Area C, l’assicurazione, il carburante, la manutenzione della vettura e il parcheggio, che è consentito anche nelle zone delimitate dalle strisce blu e in quelle delimitate dalle strisce gialle, cioè gli spazi riservati ai residenti.

giovedì 8 agosto 2013

Le rinnovabili hanno soddisfatto il 36% della domanda elettrica

Le rinnovabili hanno soddisfatto il 36% della domanda elettrica

(Fonte:QualEnergia.it)

 
 
 
Ancora in calo la domanda di energia elettrica nel mese di luglio. Secondo i dati mensili forniti da Terna (pdf), sebbene la richiesta sia decisamente più elevata del mese precedente (29,9 TWh contro 25,7 TWh), è in diminuzione rispetto al luglio 2012 (-3,3%, -3,6% se depurata dagli effetti di calendario e temperatura).

Resta elevato il contributo mensile delle rinnovabili elettriche che sulla produzione risultano del 40,5% e sulla domanda del 35,9% (consideriamo almeno 1 TWh da biomasse al momento inserito da Terna nel termoelettrico). Ancora in doppia cifra la quota di generazione dal fotovoltaico sulla produzione netta: 11,1%. Sulla richiesta di elettricità il fotovoltaico ha soddisfatto invece il 9,87%.

Notevole anche per questo mese il calo del contributo del termoelettrico, -14,1% rispetto al luglio 2012. Segno positivo, sempre rispetto ad un anno fa, per idroelettrico (+18,8%), fotovoltaico (+22,1%) e geotermoelettrico (+4,8%); in calo l’eolico (-18,3%).

A luglio l’energia elettrica richiesta in Italia è stata coperta per l’88,2% da produzione nazionale e per la quota restante da importazioni (saldo estero +10,3%,rispetto a luglio 2012). La potenza massima richiesta si è registrata venerdì 26 luglio alle ore 12 ed è stata di 53.942 MW.

Dall’inizio dell’anno la domanda di energia elettrica è diminuita del 3,5% rispetto al periodo gennaio-luglio 2012 (-3,2% in termini decalendarizzati).

La quota delle fonti rinnovabili sulla produzione netta fino al 31 luglio è stata pari al 39,9%; sulla domanda si attesta al 35,4%. In notevole crescita, sul periodo gennaio-luglio 2012, la produzione idroelettrica (+34%), eolica (+25,5%) e fotovoltaica (+19,8%, quasi 3,3 TWh in più). Il FV copre finora il 7,36% della domanda e contribuisce per l'8,4% della produzione netta (vedi grafico, clicca per ingrandire).



Su base territoriale la richiesta di energia elettrica da inizio anno, vede il maggior calo, rispetto allo stesso periodo 2012, in Sardegna (-20,8%) e in Italia centrale (-7%). La domanda elettrica ha segno positivo solo in Lombardia (+2%) e nell’area Emilia Romagna e Toscana (+0,5%).

giovedì 1 agosto 2013

Quei 160 milioni di euro pubblici che ai nuovi impianti inquinanti

Quei 160 milioni di euro pubblici che ai nuovi impianti inquinanti

(Fonte:QualEnergia-Giulio Meneghello)
 
 
 
 
Circa 160 milioni di euro di fondi pubblici che sarebbero dovuti servire a ridurre le emissioni di CO2, paradossalmente finiranno come rimborsi agli impianti inquinanti entrati in esercizio negli ultimi quattro anni. Oltre 51 milioni andranno alla sola centrale a carbone Enel di Torrevaldadiga Nord, a Civitavecchia, tra i maggiori emettitori di CO2 in Italia, nonché responsabile con il suo inquinamento di circa 45 morti premature l'anno (secondo uno studio commissionato da Greenpeace Italia all’istituto indipendente di ricerca olandese SOMO).

All'Ilva di Taranto di milioni ne andranno oltre 3, e la lista dei beneficiati continua (comprendendo anche impianti meno impattanti, come i cicli combinati a gas): Sorgenia riceverà 25 milioni spalmati su 3 impianti, Ergosud 9 milioni, Eni Power quasi 7 milioni, Tirreno Power 4,4 milioni e decine di altre aziende avranno somme minori.

Gli importi, stabiliti con due delibere emesse dall'Autorità per l'Energia lo scorso 26 luglio (vedi allegati in basso), si riferiscono ai rimborsi dovuti ai cosiddetti 'nuovi entranti' italiani nel sistema ETS, il meccanismo europeo di scambio delle emissioni. Soldi che sono garantiti agli impianti entrati in esercizio negli ultimi anni nonostante la riserva loro destinata fosse esaurita: grazie a un intervento del governo Berlusconi del 2010, infatti, i fondi verranno presi dai proventi della vendita all'asta dei permessi ad emettere. Proventi che, come anticipato, dovrebbero in teoria essere destinati, oltre che a risanare le casse statali, a sostenere investimenti per ridurre la CO2.

Come è successo? La storia ha inizio nel 2006, mentre ci si preparava alla fase 2 dell'ETS, iniziata dal 2008 e terminata con il 2012. Come sappiamo, in quella fase la quasi totalità dei permessi ad emettere venivano assegnati gratuitamente agli impianti che rientravano nello schema, ossia centrali termoelettriche e altre industrie ad alte emissioni. Quante quote gratuite potevano essere assegnate agli impianti italiani e quali soggetti ne avessero diritto venne stabilito con il Piano Nazionale di Assegnazione delle quote di CO2 2008-2012 (PNA), approvato ufficialmente il 18 dicembre 2006 dai ministeri di Ambiente e Sviluppo Economico del secondo governo Prodi, presieduti rispettivamente da Alfonso Pecoraro Scanio e Pierluigi Bersani.

Proprio in quel piano c'è il seme della distorsione che porta ai paradossali rimborsi deliberati nei giorni scorsi. Non riuscendo a ottenere dall'Europa di poter assegnare un volume di permessi ad emettere tanto grande quanto quanto richiesto, infatti, gli estensori del Piano hanno deciso – con ogni probabilità per non ledere gli interessi degli impianti già in esercizio - di sacrificare la quota di permessi gratuiti da accantonare per gli impianti che sarebbero stati costruiti negli anni seguenti, appunto i cosiddetti nuovi entranti.

La riserva per i nuovi entranti, come quasi certamente sapeva anche chi ha scritto il Piano, è risultata dunque sottodimensionata rispetto alle centrali e alle industrie costruite negli anni successivi: nel primo anno della fase 2 delll'ETS, il 2008 era già stata esaurita e ovviamente anche negli anni seguenti - 2009, 2010, 2011 e 2012 – non ci sono stati abbastanza permessi gratuiti risparmiati da assegnare.

I nuovi entranti hanno così dovuto acquistare di tasca loro i crediti, ma per loro il danno non è stato grave: come forse gli autori del PNA 2008-2012 già immaginavano sarebbe successo, in soccorso è arrivata la mano pubblica nelle vesti di un decreto emanato dal governo Berlusconi nel 2010.

È il Decreto Legge n.72, del 20 maggio 2010, (convertito con la Legge 19 Luglio 2010, n°111) che identifica un meccanismo di rimborso per le installazioni che non hanno ricevuto quote di emissione di CO2 a titolo gratuito a causa dell’esaurimento della riserva per i nuovi entranti. All'articolo 2, comma 3 del provvedimento - a firma Berlusconi (ministro ad interim dello Sviluppo Economico), Prestigiacomo (Ambiente), Matteoli (Infrastrutture) e Tremonti (Economia) – si stabilisce che i soldi da dare ai nuovi entranti – il rimborso comprensivo di interessi di quanto speso per acquistare i crediti - vengano presi dai proventi della vendita all'asta delle quote di CO2 non assegnate gratuitamente.

Da lì le delibere emanate nei giorni scorsi dall'Aeeg, che altro ruolo non ha se non stabilire gli importi in base alle emissioni degli impianti in questione e alle quotazioni della CO2 in quegli anni: 144 milioni di rimborsi relativi al 2012, 10,8 al 2011, 3,5 al 2010, circa un milione al 2009 e 41mila euro al 2008.

Ecco come è successo che 160 milioni del ricavato della vendita all'asta dei permessi - che dovrebbe essere diviso tra entrate erariali e attività per ridurre la CO2, come ad esempio finanziare il Fondo rotativo per Kyoto - andrà invece agli impianti inquinanti costruiti negli ultimi anni.

Come commenta Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club: “In questo modo si è svuotato di significato un meccanismo nato per ridurre le emissioni. Lo si è trasformato in un incentivo al contrario che paradossalmente rimborsa i grandi emettitori. Se si guarda al caso della centrale Enel di Civitavecchia non c'è bisogno di aggiungere altro”.

Produrre energia dalle alghe: progetto pilota a Ferrara

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
 
La Sacca del Goro, nel ferrarese, è invasa dalle alghe: ce ne sono così tante, da impedire addirittura la crescita dei molluschi. Ma il problema potrebbe diventare un’opportunità per la provincia di Ferrara: il gruppo CCLG sta per realizzare un impianto di produzione di biogas, sfruttando la presenza massiccia delle alghe.

L’impianto dovrebbe essere pronto nel 2014: è stato un finanziamento europeo, il SEAR- Energie sostenibili nelle regioni adriatiche, a permette lo studio preliminare, condotto dal laboratorio di Analisi Agroalimentare di Ferrara e dall’Università di Parma. Dopo gli incoraggianti risultati, l’impianto riprodurrà in grande il procedimento messo a punto in laboratorio: raccolta e stoccaggio, una prima fase di desabbiatura e desalatura, l’integrazione con altri scarti organici per abbassare il livello di zolfo presente nelle alghe.

Poi si passerà alla seconda fase, con l’introduzione della sostanza organica ottenuta in digestori anaerobici. Enzo Cortesi, presidente di CCLG, spiega:

all’interno dei digestori avviene l’idrolisi e la digestione, utilizzando la tecnologia della degradazione microbiologica che permette di utilizzare tali materie prime al fine di produrre biogas in una centrale di cogenerazione, da cui si ottiene energia elettrica e calore.


Inoltre, la sostanza che resta dopo questo processo, il “digestato”, può essere ulteriormente impiegato, ad esempio, per la produzione di fertilizzanti organici. Dalla CCLG spiegano:

I vantaggi di questa operazione industriale sono molteplici ed evidenti: innanzitutto l’impianto produrrà energia elettrica, che verrà immessa nella rete a seguito di contratto con il GSE, ed energia termica.

Le alghe così utilizzate potrebbero in futuro finire in un altro impianto apposito, finanziabile con ulteriori fondi europei, per permetterne la coltivazione in determinati fasi dell’anno in cui sono carenti: in questo modo, l’impianto principale non avrà mai periodi di scarso afflusso della materia prima.

Ma i veri benefici, secondo la CCLG, si vedranno sull’economia locale: da Goro, infatti, viene quasi il 50% della produzione italiana di vongole, produzione messa in crisi proprio dalle alghe. L’impianto, i cui costi sono sostenuti in toto dalla CCLG, permetterà così di liberare le zone in cui crescono i molluschi e ridare respiro al settore ittico locale.

martedì 23 luglio 2013

Dall’Enea il nuovo Docet aggiornato al rilascio dell’APE

Dall’Enea il nuovo Docet aggiornato al rilascio dell’APE

 (Fonte:EdilPortale.it-Rossella Calabrese)




Con il software Docet dell’Enea è ora possibile redigere l’Attestato di Prestazione Energetica (APE).
La procedura di calcolo semplificata per la certificazione energetica degli edifici - si legge nel sito del Docet - è stata aggiornata al DL 63/2013 e alla Circolare 25 giugno 2013 del Ministero dello Sviluppo Economico.

Il DL 63/2013 - ricordiamo - ha sostituito l’attestato di certificazione energetica (ACE) con il nuovo APE, redatto da esperti qualificati e indipendenti, che fornirà raccomandazioni per il miglioramento delle performance energetiche. Sarà obbligatorio redigerlo in caso di costruzione, vendita o locazione e per tutti gli immobili della P.A.

Con la Circolare del 25 giugno, il MiSe ha chiarito che, fino a quando non sarà definita la nuova metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici, l’attestato di prestazione energetica (APE), che ha sostituito l’attestato di certificazione energetica (ACE), dovrà essere redatto secondo la vecchia metodologia di calcolo di cui al Dpr 59/2009.

Docet è uno strumento di simulazione a bilanci mensili per la certificazione energetica degli edifici residenziali esistenti, mentre per la certificazione degli edifici di nuova costruzione ed esistenti, residenziali e non residenziali, si può utilizzare DocetPro, disponibile sul sito xclima.com.

Nucleare: aiuti di stato in Europa. Oettinger cerca di spegnere polemiche

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
 
Attuare i più rigorosi standard di sicurezza: è l’obiettivo dell’UE sul nucleare, annunciato dal commissario per l’Energia Guenther Oettinger, dopo le indiscrezioni di stampa circolate nei giorni scorsi su possibili aiuti di stato per la costruzione di nuove centrali.

La notizia era stata diffusa dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung che, venuto in possesso della bozza di una normativa del Commissario alla Concorrenza, Joaquin Almunia, ha parlato di futuri contributi nazionali per l’estensione degli obiettivi UE sul nucleare. Secondo il quotidiano tedesco, i piani per il nucleare contenuti nella bozza di Almunia, dovrebbero essere presentati nella primavera del 2014.

Dopo l’allarme destato dalla notizia, in particolare in Paesi membri nettamente contrari al nucleare come la Germania, il commissario per l’Energia Oettinger, che tempo fa aveva annunciato anche regole più severe per tutto il settore, ha cercato di spegnere le polemiche spiegando:

La preparazione delle linee guida sugli aiuti di Stato nei settori dell’energia e della protezione dell’ambiente e la decisione sul sostegno all’energia nucleare in Europa richiedono una concreta e intensa discussione. I miei servizi e io stiamo lavorando su questo argomento in stretta collaborazione con il mio collega Almunia, commissario alla Concorrenza.

L’obiettivo sul lungo termine, secondo Oettinger, è porre in essere un “nuovo assetto di mercato nel settore dell’elettricità e del gas”. Ma, parallelamente, il commissario ha ribadito che saranno fatti “tutti gli sforzi per attuare negli impianti nucleari europei i più alti standard di sicurezza”.

I criteri di sicurezza sarebbero dunque la priorità che guiderà le nuove linee di sviluppo, almeno secondo quanto dichiarato dal commissario per l’Energia, che ha concluso:

La nostra proposta di direttiva sulla sicurezza nucleare della primavera scorsa e la prossima proposta sulla responsabilità nucleare ci aiuteranno a raggiungere quest’obiettivo.

mercoledì 17 luglio 2013

Biocarburante e sostenibilità: piatto vuoto e tasche piene, ma non tutto è perduto

Biocarburante e sostenibilità: piatto vuoto e tasche piene, ma non tutto è perduto

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
 
 
La questione del biocarburante è una questione molto controversa, che divide e accende gli animi di studiosi e ambientalisti.

Noi di Ambiente Bio ne abbiamo già parlato a proposito della pubblicazione del rapporto Bad Bio diffuso in occasione del Consiglio europeo dei ministri dell’Energia, che si è svolto a Cipro lo scorso anno. Un rapporto in cui si denunciava il ruolo attivo del mercato di biodiesel nell’aumento dei prezzi alimentari e nell’impoverimento delle risorse che gradualmente stanno affamando il mondo.

Oggi vogliamo invece riportate alcuni stralci di un’attenta e accurata analisi del fenomeno fatta da Lester R. Brown, noto scrittore, economista e ambientalista statunitense. Un excursus completo che analizza in maniera dissacratoria un mercato che lui stesso definisce come una delle grandi tragedie della storia. Un’analisi che, però, lascia nell’arringa conclusiva un barlume di speranza per un’apertura al cambiamento.
Secondo quanto affermato da Brown, la diffusione nel mercato del biocarburante ha iniziato la sua lenta e inesorabile crescita a partire dal 1980, per poi velocizzarsi tra il 2005 e il 2011, anni in cui il grano utilizzato per produrre carburante è passato da 41 a 127 milioni di tonnellate. Pensate che i cereali necessari per fare il pieno a un serbatoio di un SUV basterebbero per nutrire una persona per un anno intero. Addirittura, si è calcolato che il grano utilizzato come combustibile negli Stati Uniti nel 2011 avrebbe potuto alimentare circa 400 milioni di persone. Pensate che la stessa quantità riuscirebbe a soddisfare solo il 18% della domanda di carburante attuale.

La produzione di biodiesel nel mondo è distribuita in maniera abbastanza uniforme: i primi 5 produttori sono gli Stati Uniti, la Germania, l’Argentina, il Brasile e la Francia. Le colture utilizzate possono essere tra le più varie, a partire dall’olio di semi di girasole, dalla soia, mezzo di produzione principale scelto dagli Stati Uniti, alla colza, fino ad arrivare all’olio di palma. L’olio di palma, in particolare, viene prodotto principalmente nelle regioni tropicali e subtropicali, dove il raccolto genera molto più biodiesel per ettaro di quanto non facciano la soia o la colza. Il tutto, naturalmente, a discapito delle foreste tropicali. Non dimentichiamo inoltre che qualsiasi terreno dedicato alle colture per biocarburanti non è più disponibile per la produzione di cibo.

La capacità di trasformare cereali in carburante lega indissolubilmente il prezzo di questo alimento al prezzo del petrolio. Un circolo vizioso che genera un aumento dei prezzi degli alimenti contemporaneamente a una diminuzione dei terreni coltivabili. Fattori che generano fame e tensioni politiche che rendono le situazioni in alcuni Paesi quasi ingestibili.

Oltre al danno, la beffa, verrebbe da aggiungere, visto che anche i programmi di aiuti alimentari internazionali sono penalizzati e tagliati a causa dell’aumento dei prezzi.

Non solo, come abbiamo già accennato, l’Unione Europea ha come obiettivo quello di fare in modo che entro il 2020 il 10% dell’energia prodotta provenga da fonti rinnovabili, in particolar modo, biocombustibili. Questo ha portato a una corsa sfrenata ad accaparrarsi materie prime e terreni in Africa su cui produrre biocombustibile da esportare poi in Europa. Ma i problemi derivanti dal mercato dei biocarburanti non finiscono qui. Molti gruppi ambientalisti sottolineano infatti anche le emissioni nocive che la produzione di biocarburanti genera nell’ambiente. Esistono alcuni dati a supporto di questa tesi. In particolare, nel suo articolo Brown fa riferimento a uno studio condotto dal premio Nobel Paul Crutzen, chimico presso l’Istituto Max Planck in Germania, che evidenzierebbe come le emissioni di protossido di azoto sarebbero di dimensioni sufficienti da concorrere al riscaldamento globale.

Il discorso di Brown, però, non si ferma qui e tocca anche un punto che lascia un barlume di speranza in questa controversa situazione. Secondo i dati riportati dallo scrittore, sembrerebbe che la produzione di etanolo negli USA abbia raggiunto un picco nel 2011 per poi calare del 2 per cento nel 2012, con un probabile ulteriore calo previsto per quest’anno.

Inoltre, l’uso di carburanti per auto sarebbe sceso dell’11 per centro tra il 2007 e il 2011, segno di un cambiamento nella popolazione: secondo Brown, infatti, i giovani non sarebbero più car-oriented come i genitori.

Se questo cambiamento venisse accompagnato da investimenti nel settore delle auto elettriche e degli impianti eolici per generare l’energia necessaria a far muovere questi mezzi, la soluzione potrebbe essere più vicina di quanto ci aspettiamo. Anche perché la tecnologia è già pronta per affrontare una sfida del genere. Il problema è capire se il mercato vuole o meno raccoglierla.

lunedì 15 luglio 2013

Da Intesa Sanpaolo 650 milioni per ambiente ed energie rinnovabili

Da Intesa Sanpaolo 650 milioni per ambiente ed energie rinnovabili

(Fonte:InfobuildEnergia.it)
 
 
 
 
La Banca europea per gli investimenti (BEI) e il Gruppo Intesa Sanpaolo hanno definito sei nuovi accordi per finanziamenti a medio-lungo termine, destinati a imprese italiane, per un importo complessivo pari a 661 milioni di euro, dedicati in particolare a sei settori di intervento, oltre ai finanziamenti per le piccole e medie imprese (PMI), parte delle linee saranno messe a disposizione per investimenti delle aziende attive nel comparto delle energie rinnovabili.

In particolare gli accordi sottoscritti riguardano:

Energie rinnovabili (100 milioni di euro)

Tramite Mediocredito Italiano e Leasint, entrambe società del gruppo Intesa Sanpaolo, la BEI mette a disposizione 100 milioni di euro per il finanziamento di progetti nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica localizzati in Italia. Si tratta di uno dei pilastri dell’attività di prestito della Banca europea per gli investimenti, e rappresenta un rafforzamento degli accordi di settore già siglati con Intesa Sanpaolo nell’ultimo triennio.

Efficientamento energetico scuole Provincia di Milano (65 milioni di euro)

Di recente è stata anche perfezionata da BEI e Intesa Sanpaolo con la Provincia di Milano una linea di credito destinata al finanziamento di interventi di efficientamento energetico degli edifici pubblici. Nel dettaglio, la linea di credito permetterà di finanziare i soggetti privati qualificabili come energy service companies (le cosiddette ESCO) che si aggiudicheranno i lotti lavori messi a gara dalla Provincia e riguardanti interventi di efficientamento energetico nelle scuole e negli edifici di proprietà dei comuni della Provincia di Milano (inclusa la città di Milano) e dei comuni della provincia di Monza e Brianza.

Ambiente (60 milioni di euro)

Linea di credito destinata al finanziamento di progetti di piccole e medie dimensioni per la “protezione ambientale” e per le “comunità sostenibili” (inclusa la rinnovazione urbana), promossi da enti locali ed altri enti di diritto pubblico o di diritto privato. Il prestito potrà essere utilizzato anche per il finanziamento di investimenti in capitale umano (nel settore della sanità e dell’istruzione), nel settore dell’energia o di altri progetti infrastrutturali situati nelle regioni ammesse a beneficiare del finanziamento dei Fondi strutturali per il periodo 2007-2013 nell'ambito dell'obiettivo "convergenza”.

Piccole e medie imprese (400 milioni di euro) i progetti non potranno superare l’importo di 25 milioni di euro con durata massima di 15 anni. Gli interventi sono destinati a aziende attive in tutti i settori produttivi: agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e servizi e potranno riguardare l’acquisto, la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di fabbricati; l’acquisto di impianti, attrezzature, automezzi o macchinari; le spese, gli oneri accessori e le immobilizzazioni immateriali collegate ai progetti, incluse le spese di ricerca, sviluppo e innovazione; la necessità permanente di capitale circolante legata all’attività operativa. Sono esclusi i progetti di puro investimento finanziario/immobiliare.

Prestiti agli studenti universitari (20 milioni di euro)

Parma social housing (16 milioni di euro) Si tratta di un prestito, destinato alla concessione di un finanziamento ad un Fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso, riservato a investitori qualificati, che ha in corso di realizzazione la costruzione di 408 unità abitative di edilizia residenziale sociale situate nel Comune di Parma.

martedì 9 luglio 2013

Parlamento europeo punta sugli impianti di piccola scala

 Parlamento europeo punta sugli impianti di piccola scala

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
 
La commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (ITRE) del Parlamento europeo hanno adottato una risoluzione con l'obiettivo di incentivare lo sviluppo della microgenerazione in tutto il Vecchio Continente


Macrobenefici dalla microgenerazione. I membri della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (ITRE) del Parlamento europeo hanno lanciato una proposta di risoluzione per sottolineare il ruolo vitale della microgenerazione per il futuro energetico dell'Europa. La risoluzione, proposta dall'eurodeputato Judith Merkies, ha spiegato come la microgenerazione "può offrire ai consumatori la possibilità di diventare agenti più attivi nel settore energetico, riducendo al contempo la quantità di energia da acquistare", nonostante persistano alcune barriere fiscali e legali che possono limitare lo sviluppo della microgenerazione: "Gli Stati membri dovranno sviluppare meccanismi specifici per favorire l'autosufficienza - ha aggiunto Markies - tenendo in considerazione le specificità della microgenerazione durante la progettazione e la revisione degli incentivi a sostegno del settore".

I membri della commissione ITRE chiedono inoltre alla Commissione europea di effettuare una valutazione completa della capacità potenziale di microgenerazione all'interno dell'Unione europea e di elaborare raccomandazioni basate sulle migliori pratiche per le autorità di regolamentazione e gli operatori di sistema su come accorciare e semplificare le procedure amministrative, con particolare riguardo alla creazione di procedure di one-stop-shop. "La generazione distribuita sta giocando un ruolo crescente nel mix energetico europeo. Con più di 70 GW di capacità installata oggi, l'elettricità fotovoltaica, ad esempio, copre il fabbisogno energetico di 30 milioni di famiglie europee - ha detto Alexandre Roesch, Responsabile Affari Regolamentari per l'Associazione dell'industria fotovoltaica europea (Epia) - accogliamo pertanto l'invito dei deputati per una migliore integrazione dell'energia elettrica su piccola scala nel sistema". La proposta di risoluzione sarà presentata alla sessione plenaria del Parlamento europeo a settembre.