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lunedì 12 maggio 2014

Solare termodinamico: protocollo ANEST e Legambiente

Solare termodinamico: protocollo ANEST e Legambiente

 (Fonte:ZeroEmission.it)


ANEST, Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica, e Legambiente hanno firmato un protocollo di intesa per lo sviluppo di progetti di solare termodinamico integrati nel territorio italiano. Con questo accordo sarà possibile garantire agli attori locali che i progetti vengano portati avanti nel rispetto del territorio e assicurare alle imprese del settore un sostegno allo sviluppo dei progetti e al dialogo con i cittadini.

L'energia solare termodinamica (Concentrated Solar Power, CSP) rappresenta una tecnologia con importanti prospettive di sviluppo in Italia, perché può anche consentire lo storage termico e quindi di produrre energia elettrica anche in assenza del Sole e contribuire al controllo della produzione elettrica da immettere in rete (oggi uno dei temi di particolare rilevanza) e può dunque contribuire a una transizione energetica in Italia sempre più incentrata sulle fonti rinnovabili per la produzione elettrica e termica. Inoltre, tra le diverse tecnologie di CSP, l’Italia è detentrice di alcune innovative, prima fra tutte quella denominata a Sali Fusi, che nasce all’interno dell’Enea sulla spinta del Prof. Carlo Rubbia, e il solare termodinamico potrebbe coprire una quota relativa al settore della produzione di elettricità dell'obiettivo al 2020 (circa 300-400 MW) di significativa importanza per le ricadute in termini di ricerca applicata, oltre che occupazionali e di opportunità per il territorio se correttamente integrate nell’ambiente e nel paesaggio. Nasce in questo contesto il Protocollo d’intesa che ANEST e Legambiente hanno sottoscritto alla presenza del Sottosegretario all’Ambiente on. Silvia Velo.
«Il nostro Paese nel campo dell’energia solare termodinamica ha delle potenzialità e delle eccellenze che vanno non solo valorizzate, ma anche promosse e incentivate – sottolinea il Sottosegretario all’Ambiente, l’on. Silvia Velo -. Per questo sono convinta che il protocollo sottoscritto da Anest e Legambiente rappresenti un’occasione di sviluppo per le imprese che aderiranno. Il nostro territorio consente una diffusione capillare della tecnologia CSP con interventi che, se eseguiti nel rispetto delle normative vigenti e nelle aree idonee, possono avere un basso impatto ambientale. Se le imprese sapranno investire in maniera intelligente attraverso impianti di solare termodinamico non solo ricaveranno profitti economici maggiori, ma anche l’ambiente ne trarrà uno straordinario beneficio». «La firma di questo accordo con Legambiente, che le imprese associate recepiranno su base volontaria – afferma Gianluigi Angelantoni, Presidente di ANEST – vuole essere un segnale forte per quei territori dove sono previsti nuovi progetti di impianti che utilizzano la tecnologia del solare termodinamico. Impianti a fonte rinnovabile, previsti dalla normativa nazionale, che possono trovare per la loro dimensione e innovazione opposizione locale. L’accordo con Legambiente significa per noi presentarci nei contesti interessati a fianco di una delle più importanti associazioni ambientaliste italiane, e auspichiamo che, accanto a un processo di informazione trasparente e capillare, questo possa essere una garanzia per i cittadini che vi abitano».
I punti salienti di questo accordo sono innanzitutto l’individuazione delle aree dove potranno sorgere i nuovi impianti: si escludono aree ambientalmente sensibili, come zone protette, zone umide, boschi, aree interessate da vincoli ambientali o paesaggistici. Ma anche aree agricole di pregio o territori interessati da insediamenti abitativi. Per la localizzazione dovranno essere condotti studi specifici che valutino l’uso dei terreni e l’impatto ambientale dei progetti, in particolare per quanto riguarda l’inserimento paesaggistico e i consumi idrici. I progetti dovranno prevedere misure compensative alle sottrazioni di territorio attraverso opere di riqualificazione ambientale e la realizzazione di cavidotti interrati per il collegamento alle rete elettrica, in maniera da limitare l’impatto ambientale. Infine, si dovranno avviare delle iniziative di informazione e comunicazione trasparente alla popolazione per far conoscere la nuova tecnologia, il progetto dell’impianto e i ritorni economico-sociali del futuro insediamento produttivo. A tale riguardo Legambiente e ANEST si impegnano a definire di comune accordo iniziative di comunicazione ai cittadini.

martedì 19 novembre 2013

Costruire sostenibile, a rischio spreco 7 miliardi di euro dell’Ue

Costruire sostenibile, a rischio spreco 7 miliardi di euro dell’Ue

(Fonte:Edilportale.it-Paola Mammarella)



L’edilizia sostenibile può contare su 7 miliardi di euro, a patto che si riesca a mettere la riqualificazione degli edifici e l’innovazione al centro delle politiche dei prossimi anni. È questa la sintesi tracciata dal secondo rapporto congiunturale “Costruire il futuro, innovazione e sostenibilità nel settore edilizio” messo a punto da Legambiente e FilleaCgil e presentato ieri a Roma.
Costruire il futuro, innovazione e sostenibilità nel settore edilizio
Secondo il Rapporto, considerando le risorse della programmazione comunitaria 2014-2020 e i vincoli per la destinazione a interventi in materia di energia e clima e i cofinanziamenti, in Italia si possono mobilitare risorse pari a 7 miliardi di euro.

In questo modo, dagli incentivi per l'efficienza energetica e le ristrutturazioni verrebbero creati circa 600 mila posti di lavoro nel settore edile e un milione in tutta la filiera delle costruzioni.

A detta dell’associazione ambientalista e del sindacato, “sarebbe irresponsabile sprecare queste risorse perdendo l’occasione di riqualificare finalmente il patrimonio edilizio esistente con interventi per l’efficienza energetica e la sicurezza antisismica, migliorando la qualità dell’abitare e dimezzando i consumi e le spese in bolletta per i cittadini”.

Perché la riqualificazione edilizia ed energetica faccia da volano della ripresa economica, il Rapporto spiega che dovrebbero essere coordinati gli interventi di riqualificazione delle aree urbane e metropolitane con la creazione di un Pon Città, cioè di un programma operativo nazionale finanziato dalla Commissione Europea con l'obiettivo di colmare il divario con le diverse realtà territoriali.,

Per migliorare la cabina di regia nazionale, associazione e sindacato sostengono che si dovrebbe superare la situazione attuale, caratterizzata da “una totale confusione di responsabilità rispetto a chi si debba occupare di efficienza energetica tra Ministero delle Infrastrutture, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell'Ambiente”.

Il rinnovamento è considerato necessario perché, come spiegato ieri durante la presentazione, “nessuno può seriamente sostenere che si possano recuperare quei livelli occupazionali ritornando semplicemente a fare quello che si faceva in Italia fino al 2008, ossia costruire nuove abitazioni al ritmo di 300mila all’anno, con oltretutto la beffa di non aver contribuito in alcun modo a dare risposta ai problemi di accesso alla casa e invece prodotto un rilevantissimo consumo di suolo”.

Per centrare gli obiettivi, secondo il rapporto di Legambiente e Fillea Cgil è necessario agire lungo tre linee direttrici:

Stabilire un criterio prestazionale per selezionare gli interventi di riqualificazione da finanziare e realizzare per cui potranno beneficiare delle risorse non interventi generici di riqualifica-zione ma solo quelli capaci di ridurre i consumi energetici certificati attraverso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, evidenziando il salto di classe energetica realizzato.

Il Rapporto propone anche di escludere dal patto di stabilità gli interventi di riqualificazione energetica in tutti i casi in cui è dimostrata la riduzione complessiva di spesa di gestione, di istituire un fondo nazionale di finanziamento e di garanzia per gli interventi di riqualificazione energetica di edifici pubblici e privati e di rendere obbligatorio il libretto di fabbricato per favorire la sicurezz antisismica.

Favorire gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio privato rendendo permanenti le detrazioni fiscali e allargandole al consolidamento antisismico degli edifici, ma anche reintroducendo gli incentivi per la sostituzione di coperture in amianto con tetti fotovoltaici.

Innovare gli interventi urbani trovando il modo di intervenire sui condomini e introducendo un nuovo incentivo per promuovere interventi di retrofitting e messa in sicurezza di interi edifici.

Una necessità analoga è stata espressa da Legambiente e Cnappc, Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, nel documento Efficienza energetica in edilizia: dalle promesse ai cantieri.

lunedì 22 luglio 2013

Legambiente e Credito Cooperativo: nuova intesa pro-rinnovabili

Legambiente e Credito Cooperativo: nuova intesa pro-rinnovabili

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
 
Destinatari dei finanziamenti saranno famiglie, imprese ed enti pubblici che hanno l’opportunità di migliorare l’efficienza energetica dei propri locali o di diventare, essi stessi, produttori di energia pulita.

Federcasse (Associazione delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane che contano oltre 4.400 sportelli) e Legambiente hanno rinnovato per il triennio 2013 – 2015 la “convenzione quadro” finalizzata a diffondere l’uso di fonti di energia rinnovabile ed alternativa attraverso la rete delle BCC e mediante finanziamenti a tasso agevolato. Destinatari dei finanziamenti delle Bcc (a fronte di istruttoria tecnica di Legambiente) sono famiglie, imprese ed enti pubblici che hanno l’opportunità di migliorare l’efficienza energetica dei propri locali o di diventare, essi stessi, produttori di energia pulita.

Il rinnovo della Convenzione conferma la profonda e comune sensibilità del Credito Cooperativo e di Legambiente verso i temi della sostenibilità. Ribadendo la validità di una collaborazione, avviata nel 2006, che in sette anni - oltre a risultati importanti in termini numerici - ha consentito anche la diffusione capillare di buone pratiche e di educazione ambientale a tutela del territorio. Ad oggi, difatti, la partnership Bcc–Legambiente ha consentito di finanziare 5.440 progetti su tutto il territorio nazionale, per un totale di 260 milioni di euro di investimenti. In particolare si è trattato di circa 5 mila interventi di installazione di impianti fotovoltaici, 223 di solare termico, 51 per impianti a biomasse, 132 per interventi di efficienza energetica, 12 di mini eolico, 14 di geotermico, 2 mini idroelettrico. Sono stati inoltre anche finanziati 97 interventi di bonifica di coperture in Eternit (amianto) sostituiti con impianti fotovoltaici. Particolare soddisfazione è stata espressa dal Presidente di Federcasse Alessandro Azzi: “Gli importanti risultati raggiunti in questi anni di collaborazione con Legambiente – ha detto – ci danno conferma della bontà di questo progetto. E ci dicono che è possibile, anche sommando piccoli interventi, raggiungere obiettivi di grande portata contribuendo a diminuire sensibilmente le emissioni inquinanti e favorendo la tutela e la conservazione dei nostri territori, in una logica di sostenibilità. E questo non è soltanto un importante tema sociale, ma anche una questione di rilevanza strategica per la nostra economia”.

“Siamo particolarmente soddisfatti del rapporto con il mondo del Credito Cooperativo – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - che ci ha permesso di raggiungere risultati molto significativi per diffondere una nuova cultura promuovendo efficienza, rinnovabili attraverso finanziamenti diffusi in modo capillare nel territorio nazionale. La sfida per i prossimi tre anni della convenzione rinnovata proprio oggi è quella di allargare il campo di azione a una serie di progettualità che permettano di tutelare maggiormente le bellezze del territorio e diffondere significativamente stili di vita virtuosi e sostenibili a partire dalla rivoluzione energetica ma comprendendo anche mobilità sostenibile, agricoltura e turismo di qualità. Un bel segnale in un momento di così grave crisi che sta attraversando il nostro Paese".

lunedì 1 luglio 2013

Legambiente a Assoelettrica: "Basta sussidi alle fossili"

 Legambiente a Assoelettrica: "Basta sussidi alle fossili"

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 L'associazione ambientalista ha consegnato giovedì scorso un sacco pieno di carbone al presidente di Assoelettrica Chicco Testa. "Assurdo destinare 5 miliardi di sussidi alle fossili, che producono inquinamento e danni alla salute delle persone”


 
La strada delle fonti fossili non porta da nessuna parte. E' il messaggio che Legambiente ha voluto mandare giovedì scorso al Presidente di Assoelettrica Chicco Testa, nel corso di un blitz davanti alla sede dell'associazione. "Carbone e nucleare non sono delle fonti miracolose, non migliorano l’Italia, ma producono inquinamento locale e globale, hanno impatti negativi sulla salute delle persone ed aumentano il costo delle bollette. L’unica strada realmente percorribile è quella delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, intese come volano di crescita economica, di sostenibilità ambientale perché anche in grado di ridurre i costi delle bollette delle famiglie". È ciò che Legambiente ha ribadito con il sit-in organizzato a Roma, una protesta per dire basta ai sussidi alle fonti fossili, alle quali sono stati destinati ben 5 miliardi di euro in bolletta tra sussidi, oneri impropri, sconti in bolletta a grandi consumatori di energia elettrica, nel corso della quale è stato consegnato un piccolo regalo a Chicco Testa, che chiede altri sussidi per salvare le centrali termoelettriche in crisi. L’attuale presidente di Assoelettrica, ex presidente di Legambiente e ex membro del cda di Enel, ha infatti ricevuto dagli attivisti un sacco pieno di carbone e una foto di quando, da giovane, si batteva contro le fonti fossili e per un mondo pulito.

“L’Italia – ha detto il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – importa il 97% di petrolio, carbone e gas utilizzati. Per liberare il Paese da questa dipendenza, tutelare l’ambiente e la salute delle persone, sostenere la ripresa dell’economia e dell’occupazione, occorre cambiare modello energetico riducendo consumi e importazioni e cancellando questi assurdi 5 miliardi di sussidi destinati alle fonti fossili, veri e propri regali dati a chi inquina. La via maestra da seguire è quella delle fonti pulite e efficienti, da promuovere, sviluppare e incentivare in tutto il territorio. Pertanto chiediamo al Governo e al Parlamento di fare chiarezza sui 5 miliardi di sussidi e di non fermare lo sviluppo delle fonti rinnovabili. È il momento di fare scelte coraggiose nell’interesse di famiglie e imprese e definire una vera strategia di sviluppo delle energie rinnovabili”.

“I cittadini italiani guardano con sempre più favore alle fonti rinnovabili – ha aggiunto Edoardo Zanchini, vice presidente e responsabile energia di Legambiente – ma oggi la strada per chi vuole puntare sul solare è chiusa. Sono infatti stati cancellati gli incentivi per il fotovoltaico anche per le famiglie e persino per gli interventi di sostituzione dei tetti in amianto. È un errore gravissimo togliere questa possibilità in un momento di crisi come questo, e proprio per chi avrebbe più bisogno di un risparmio in bolletta. Per queste ragioni chiediamo al Governo di ripristinarli al più presto”.

martedì 25 giugno 2013

Bollette: tagli alle fonti fossili per ridurle, la ricetta di Legambiente


(Fonte:GreenStyle.it-Guido Grassadonio)

 
 
 
Legambiente proprio non ci sta. I tagli alle rinnovabili finalizzati alla riduzione delle bollette energetiche delle famiglie, voluti da Governo e Autorità per l’Energia, sembrano una cura peggiore della malattia. Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale dell’associazione, ha quindi deciso di inviare una lettera a Guido Bortoni, presidente della suddetta Autority. Già dalle prime righe possiamo subito constatare la preoccupazione per la situazione che si sta creando:

Caro Bortoni, è arrivato il momento di scelte coraggiose, nell’interesse di famiglie e imprese.

Per Dezza, ovviamente, il problema non sta nell’inutilità di fare dei tagli, data la situazione di crisi vigente. Piuttosto, il problema è nel dove si taglia, favorendo le tradizionali fonti fossili, in loco delle più pulite rinnovabili:

Abbiamo individuato oltre 5 miliardi di Euro tra sussidi alle fonti fossili, oneri impropri, sconti in bolletta ai grandi consumatori di energia elettrica, dove si può intervenire subito.


Insomma, i tagli sarebbero stati fatti per garantire le rendite di posizione di lobby inquinanti e influenti politicamente, come quella dei petrolieri. Come chiarisce il comunicato stampa di Legambiente:

Per Legambiente la discussione intorno alle bollette in questi mesi è stata impostata in modo sbagliato e condizionat dalle pressioni delle lobby delle fonti fossili che hanno ottenuto lo stop degli incentivi alle rinnovabili e nuovi sussidi per le centrali a olio combustibile. Proprio il successo di produzione delle fonti rinnovabili – oltre il 28% di produzione rispetto ai consumi nel 2012, oltre il 50% della produzione nel mese di maggio – dimostra invece come questa sia la strada più lungimirante per rispondere ai problemi di famiglie e imprese.



Ma le decisioni prese dalle istituzioni preposte hanno fatto anche di peggio. ad esempio sono andate ad annullare i sussidi previsti per chi sostituiva tetti in amianto con pannelli fotovoltaici, pratica che ha permesso non solo la diffusione di impianti domestici di produzione energetica, ma soprattutto lo smaltimento di pericolose coperture in Eternit.

Ancora, quel poco di sostegno economico che sarà previsto ancora in caso di fotovoltaico al posto dell’amianto, in realtà sarà a esclusivo appannaggio di chi possiede già un minimo di rendite abbastanza cospicuo. Come nota, Dezza, infatti:

Non è vero che questi interventi saranno realizzabili con le detrazioni fiscali (55-65 %), perché risultano inaccessibili per coloro che non hanno reddito da detrarre o che guadagnano poco (pensionati, lavoratori precari, ecc.). Aver eliminato questa possibilità è sbagliato da un punto di vista ambientale e ingiusto da un punto di vista sociale perché toglie una possibilità di risparmio proprio per le famiglie che ne hanno più bisogno e perché senza la certezza di rientro data dal Conto Energia nessuna banca presterà mai le risorse necessarie – ha continuato il presidente di Legambiente -, con la scandalosa conseguenza che si determina rispetto alla possibilità di eliminare l’amianto dai tetti degli edifici, perché così si cancella l’unica politica di bonifica di successo realizzata in questi anni in Italia.

Infine, Legambiente chiede all’Autorità di intervenire favorendo le forme di autoconsumo energetico, pratica che permette vantaggi energetici per la collettività, senza gravare tramite il sistema degli incentivi sulle casse dello Stato o sulle bollette delle famiglie.

lunedì 17 giugno 2013

Ecomafie, Legambiente: oltre 34 mila reati ambientali nel 2012

Ecomafie, Legambiente: oltre 34 mila reati ambientali nel 2012 

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 Legambiente presenta "Ecomafia 2013, nomi e numeri dell’illegalità ambientale": nel 2012, 28.000 persone denunciate, 8.300 sequestri effettuati e quadruplicati i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (da 6 a 25)
 
Ecomafie, un'economia che non conosce crisi né recessione: 34.120 reati, 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan, 6 in più rispetto a quelli censiti lo scorso anno. Questi sono, purtroppo, soltanto alcuni dei numeri degli illeciti ambientali accertati lo scorso anno e presentati nella ricerca "Ecomafie 2013" presentata oggi da Legambiente. Il 45,7% dei reati è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) seguite dal Lazio, con un numero di reati in crescita rispetto al 2011 (+13,2%) e dalla Toscana, che sale al sesto posto, con 2.524 illeciti (+15,4%). Prima regione del Nord Italia, la Liguria (1.597 reati, +9,1% sul 2011). Da segnalare per l’incremento degli illeciti accertati anche il Veneto, con un +18,9%, e l’Umbria, passata dal sedicesimo posto del 2011 all’undicesimo del 2012. È la Campania a guidare anche quest’anno la classifica dell’illegalità ambientale nel nostro paese, con 4.777 infrazioni accertate (nonostante la riduzione rispetto al 2011 del 10,3%), 3.394 persone denunciate e 34 arresti. E il discorso vale sia per il ciclo illegale del cemento sia per quello dei rifiuti.

Nel ciclo del cemento bisogna segnalare il secondo posto della Puglia, che per numero di persone denunciate risulta essere la prima regione d’Italia; la leadership tra le regioni del Nord della Lombardia; la crescita esponenziale degli illeciti accertati in Trentino Alto Adige, quasi triplicati in un anno; il balzo in avanti della Basilicata, che con 227 illeciti arriva al decimo posto (nel 2011 era quindicesima). Nel ciclo dei rifiuti spiccano l’incremento dei reati registrato in Puglia (+24%), al terzo posto dopo Campania e Calabria, e il quinto posto raggiunto dalla Sardegna. Anche in questa filiera illegale la provincia di Napoli è al primo posto in Italia, seguita da Vibo Valentia, dove si registra un + 120% di reati accertati rispetto al 2011.

“Quella delle Ecomafie – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali, infatti, continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale e l’abbattimento degli edifici continua ad essere una eventualità remota. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si è anche aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive”.

Ma la criminalità ambientale, oltre a coltivare i soliti interessi, sa anche cogliere tutte le nuove opportunità offerte dall’economia: l’Ufficio centrale antifrode dell’Agenzia delle dogane segnala che i quantitativi di materiali sequestrati nei nostri porti nel corso del 2012 sono raddoppiati rispetto al 2011, passando da 7.000 a circa 14.000 tonnellate grazie soprattutto ai cosiddetti cascami, cioè materiali che dovrebbero essere destinati ad alimentare l’economia legale del riciclo, che invece finiscono in Corea del Sud (è il caso dei cascami di gomma), Cina e Hong Kong (cascami e avanzi di materie plastiche, destinati al riciclo o alla combustione), Indonesia e di nuovo Cina per carta e cartone, Turchia e India, per quelli di metalli, in particolare ferro e acciaio.

A completare il quadro, Ecomafia 2013 descrive anche l’attacco al made in Italy: nel 2012 (grazie al lavoro svolto dal Comando Carabinieri per la tutela della salute, dal Comando Carabinieri politiche agricole, dal Corpo forestale dello stato, dalla Guardia di finanza e dalle Capitanerie di porto) sono state accertati lungo le filiere agroalimentari ben 4.173 reati penali, più di 11 al giorno, con 2.901 denunce, 42 arresti e un valore di beni finiti sotto sequestro pari a oltre 78 milioni e 467.000 euro (e sanzioni penali e amministrative pari a più di 42,5 milioni di euro). Se si aggiungono anche il valore delle strutture sequestrate, dei conti correnti e dei contributi illeciti percepiti il valore supera i 672 milioni di euro. Il controllo delle mafie nasce dalle campagne, passa attraverso il trasporto e il controllo dei mercati ortofrutticoli all’ingrosso, e arriva alla grande distribuzione organizzata. La scalata mafiosa spesso approda poi nella ristorazione, dove gli ingenti guadagni accumulati consentono ai clan di acquisire ristoranti, alberghi, pizzerie, bar, che anche in questo caso diventano posti ideali dove “lavare” denaro e continuare a fare affari.

venerdì 14 giugno 2013

Giornata del vento: eolico in Italia ha poco da festeggiare per Legambiente

(Fonte:GreenStyle.it-Guido Grassadonio)

 
 
 
Il prossimo 15 giugno l’Europa festeggerà il Wind Day, giornata dedicata all’energia eolica. In Italia, però, secondo Legambiente c’è ancora poco da festeggiare.

L’ultimo comunicato dell’associazione, in questo senso, è al vetriolo: a fronte di un settore in crescita e capace di creare posti di lavoro ed energia pulita in quantità già consistenti, i lacci burocratici impediscono il suo definitivo consolidamento.

Dall’inizio del 2013 questa tecnologia ha prodotto 7,8 TWh di energia elettrica, con un più 31,1% rispetto allo stesso periodo del 2012. Sia nel 2012 che nel 2013 il picco di produzione nazionale rispetto ai fabbisogni ha superato il 20%. Nell’area del centro sud vi sono momenti nella giornata, secondo i dati di Terna, in cui il contributo del solo eolico supera il 50% dei fabbisogni.
Legambiente lancia però un allarme sul futuro dell’eolico in Italia. Emblematica è la situazione dei progetti di impianti eolici off shore. Tutti e 11 i progetti presentati sulle coste italiane sono, infatti, bloccati da un incredibile caos normativo. Un’incertezza che sta generando conflitti tra Governo e Regioni, proteste dei Comuni, allarmi per rischi che potrebbero essere scongiurati semplicemente fissando regole simili a quelle già adottate da altri Paesi, ossia che escludono le aree incompatibili e fissano criteri per la selezione delle proposte.


E se costruire off shore risulta difficile, la situazione per le installazioni terrestri non è molto migliore. Colpa del colpo di coda del Governo Monti e in particolare del Ministro Corrado Passera:

Anche per i parchi eolici e gli impianti di piccola taglia “a terra” la situazione delle autorizzazioni è di grande incertezza. Con gli ultimi decreti del ministro Passera, poi, sono stati introdotti limiti annui alle installazioni e barriere burocratiche, mentre nulla è stato fatto per fermare quella vera e propria tassa sulle rinnovabili che è l’incertezza normativa che caratterizza l’iter dei progetti.

La complessa situazione burocratica, fra l’altro, creerebbe quella situazione di opacità che ha facilitato le infiltrazioni mafiose nei grandi lavori e nei grandi appalti del settore.

Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, intervenuto a una conferenza organizzata dall’Anev ha riassunto in breve cosa il governo Letta sarebbe chiamato a fare per recuperare una situazione al momento compromessa:

Per continuare nella crescita delle installazioni si deve intervenire con politiche attente ai territori, come la sostituzione e il repowering degli impianti esistenti, la realizzazione di nuovi progetti di piccola e grande taglia integrati nel paesaggio e poi attraverso impianti off-shore, che nel nostro Paese sono ancora fermi per colpa di procedure che non danno alcuna certezza agli investimenti.

In breve, l’attuale esecutivo dovrebbe operare verso una semplificazione burocratica importante, cancellando i provvedimenti di Passera. Vedremo se queste richieste di Legambiente, di comune accordo con Anev, verranno tenute in considerazione.

giovedì 9 maggio 2013

Solar Days, Legambiente: Governo torni a sostenere le rinnovabili

Solar Days, Legambiente: Governo torni a sostenere le rinnovabili

(Fonte:GreenStyle.it-Silvana Santo)
 
 
Anche quest’anno è tempo di Solar Days, la campagna europea di sensibilizzazione e informazione sull’energia solare che in Italia viene promossa e coordinata da Legambiente e Ambiente Italia. Fino al 19 maggio, saranno oltre 110 le iniziative in programma su tutto il territorio nazionale: info-days, laboratori, visite guidate nonché convegni ed eventi dedicati ai più piccoli per migliorare la conoscenza dell’energia solare da parte degli italiani.

Giunta alla sesta edizione, la campagna European Solar Days si svolge in contemporanea in diversi Paesi e punta a promuovere l’uso del solare termico e del fotovoltaico sul territorio del Vecchio Continente. Nell’edizione del 2012 sono stati oltre 500.000 i cittadini europei che hanno partecipato alle numerose iniziative: un numero destinato probabilmente ad aumentare quest’anno grazie all’adesione di 17 Paesi. Commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente:

Informare persone e famiglie sui vantaggi del solare è fondamentale, perché oggi è realmente possibile ridurre le bollette puntando su impianti solari termici e fotovoltaici e sul risparmio La forza del solare è una realtà sempre più evidente nel nostro Paese, con una produzione crescente, che supera in centinaia di Comuni i fabbisogni elettrici delle famiglie.

Non a caso, sottolinea l’associazione, gli impianti a energia solare sono presenti ormai in oltre il 95% dei Comuni italiani, con quasi 17.000 MW di potenza fotovoltaica installata. Numeri significativi, che grazie a iniziative come i Solar Days possono però migliorare ulteriormente.

In occasione della campagna europea, Legambiente chiede al neonato Governo Letta di dare subito un forte segnale di sostegno all’energia solare, chiarendo al più presto il destino di misure come gli incentivi del Quinto Conto Energia, che termineranno nelle prossime settimane, e delle detrazioni del 55% per il solare termico e gli interventi di risparmio energetico. Prosegue Zanchini:

Occorre intervenire quanto prima per dare certezze agli investimenti di famiglie e imprese, con incentivi simili a quelli della Germania, certi nel tempo e che si riducono progressivamente. E poi spingere l’innovazione, premiando tutti coloro che si rendono autonomi attraverso impianti rinnovabili ed efficienti e consentono la gestione di reti private e la vendita diretta dell’energia prodotta da impianti rinnovabili.

lunedì 6 maggio 2013

Ecosistema Urbano, 20 anni d’analisi delle eco-performance

Ecosistema Urbano, 20 anni d’analisi delle eco-performance

(Fonte:Rinnovabili.it)

 
 
 
Dal 1994 al 2011 si sono registrati piccoli passi avanti e vere e proprie marce indietro come il progressivo abbandono del trasporto pubblico. Le città fanno fatica a trasformarsi in centri urbani ecosostenibili

Sono passati vent’anni dalla prima pubblicazione di Ecosistema Urbano, la ricerca condotta annualmente da Legambiente insieme ad Ambiente Italia con la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore. Il documento che riporta di volta in volta la fedele lettura dei progressi e delle involuzioni dei capoluoghi di provincia italiani sul fronte della sostenibilità urbana, torna oggi in una speciale veste per celebrare queste venti candeline.

L’associazione ambientalista ha presentato oggi a Milano lo speciale dossier, dal titolo “Trasformazioni Urbane”, analisi lucida del cambiamento italiano in questo ventennio di valutazione. E il quadro che emerge non è troppo confortante. In questi anni si sono registrati leggeri progressi nella capacità di depurare i reflui passata dal 70% medio del 1993 al il 90% del 2011, oppure nella raccolta differenziata (passata dal 4,4% medio del 1993 al 37,9% del 2011).

Non male neanche la voce consumi idrici: nei capoluoghi campioni presi in esame si registra un miglioramento positivo e costante con un ridimensionamento in tutte le città del consumo medio per abitante al giorno di acqua potabile.

Ci sono poi i passi avanti “da lumaca”, basti guardare al verde urbano fruibile a disposizione dei cittadini, dal 1993 al 2011 è cresciuto mediamente di appena 2 metri quadrati per abitante o la presenza delle piste ciclabili su cui, nonostante il trend di crescita degli ultimi anni, le città italiane rimangono ancora indietro rispetto alle capitali europee. Infine le vere e proprie emergenze, prima fra tutte quella della mobilità alternativa e del trasporto pubblico, che in Italia non decolla ma al contrario perde ogni anno passeggeri. I progressi in questo ventennio sono stati minimi, e l’auto privata resta il mezzo preferito dagli italiani per spostarsi nei centri urbani, determinando così un progressivo abbandono del mezzo pubblico; si passa dai 97 viaggi per abitante all’anno effettuati in media sui bus del 1994 a poco più di 83 in media nel 2011.

“Il rilancio del trasporto pubblico – spiega Mirko Laurenti, responsabile rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente – sarà la principale sfida che le amministrazioni dovranno affrontare. Ripensare il sistema della mobilità urbana vuol dire pensare a reti integrate fatte di corsie preferenziali per i mezzi pubblici, ma anche di percorsi pedonali-ciclabili chiusi al transito delle auto. Significa dunque immaginare delle nuove città ridisegnando l’attuale modello urbano, guardando davvero verso quelle Smart Cities che, nel nostro Paese, sono ancora lontane.”

Legambiente: Italia molto indietro sulla mobilità sostenibile

Legambiente: Italia molto indietro sulla mobilità sostenibile

(Fonte:Edilportale.it-Rossella Calabrese)
 
 
 
 
Le città italiane sono fortemente indietro sul fronte della mobilità alternativa e faticano a trasformarsi in centri urbani ecosostenibili; il trasporto pubblico non decolla, anzi perde ogni anno passeggeri, mentre l’uso dell’auto privata è in costante crescita.

Sono alcuni dei dati che emergono da Ecosistema Urbano, la ricerca di Legambiente che analizza le eco-performance dei comuni capoluoghi di provincia, realizzata insieme ad Ambiente Italia con la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore, giunta alla ventesima edizione.

Quella della mobilità è una vera e propria emergenza. I mezzi di trasporto alternativi e i mezzi pubblici stentano a decollare e perdono ogni anno passeggeri: si va dai 97 viaggi per abitante all’anno effettuati in media sui bus nel 1994 (primo anno disponibile), agli 80 del 2003, per fermarsi a poco più di 83 in media nel 2011. Un progressivo abbandono del mezzo pubblico che trova conferma nella crescita costante dell’utilizzo dell’auto, con il risultato di città più inquinate e invase dalle quattro ruote.

Il discorso non migliora se si guarda alle isole pedonali e alle piste ciclabili. Se nel 2003 erano 85 i capoluoghi che adottavano le isole pedonali, con un’estensione media di 0,20 metri quadrati per abitante, oggi ad averne istituita almeno una sono 98 capoluoghi esaminati su 104, mentre l’estensione è cresciuta di poco, 0,34 metri quadrati per abitante.

Per quanto riguarda le piste ciclabili, nonostante il trend di crescita degli ultimi anni, le città italiane rimangono ancora indietro rispetto alle capitali europee: basti pensare che tre sole città europee (Helsinki con 1.500 km, Stoccolma e Hannover con 750 ciascuna) eguagliano i 104 capoluoghi italiani. Tra le quindici città prese in esame da segnalare la crescita di Milano, Torino e Padova.

I numeri di questi vent’anni di cambiamenti urbani sono stati raccolti in un dossier speciale, dal titolo “Trasformazioni Urbane”, presentato venerdì scorso a Milano, aspettando la presentazione del nuovo rapporto di Ecosistema Urbano in programma a Bologna il 28 ottobre 2013.

La conferenza di presentazione si è aperta con un messaggio inviato dal neo-Ministro agli Affari regionali e Autonomie, Graziano Delrio. “La qualità di vita delle persone - ha scritto il Ministro - dipende direttamente dalla sostenibilità delle città, dalla loro capacità di cambiare migliorando se stesse, a partire da temi vitali come la mobilità e il trasporto pubblico, l'utilizzo dello spazio pubblico e urbano. Attendo quindi con grande interesse i vostri dati statistici, contando di poter continuare nella concreta collaborazione già avviata con i sindaci italiani”.

Il Rapporto Ecosistema Urbano - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - “indica quanto ancora ci sia da fare per migliorare le performance ambientali dei nostri centri urbani. Le città possono essere il fulcro di un rinnovamento radicale del Paese, ma affinché ciò avvenga serve, ancor prima dei singoli provvedimenti, una sintesi che superi questa frammentazione e mostri una nuova capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare il territorio e consumare l’energia, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri, più silenziosi, più salutari, più efficienti e meno alienanti, dove si creino le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso del vicinato, del quartiere, della comunità. Agli amministratori il compito di scegliere nuovi modelli, di cambiare decisamente i dati di Ecosistema Urbano e, soprattutto, di rigenerare le città”.

“Il rilancio del trasporto pubblico - ha spiegato Mirko Laurenti, responsabile del Rapporto - sarà la principale sfida che le amministrazioni dovranno affrontare. Ripensare il sistema della mobilità urbana vuol dire pensare a reti integrate fatte di corsie preferenziali per i mezzi pubblici, ma anche di percorsi pedonali-ciclabili chiusi al transito delle auto. Significa dunque immaginare delle nuove città ridisegnando l’attuale modello urbano, guardando davvero verso quelle Smart Cities che, nel nostro Paese, sono ancora lontane.

venerdì 26 aprile 2013

Vacanze a impatto zero grazie a Aiab e Legambiente

Vacanze a impatto zero grazie a Aiab e Legambiente

(Fonte:ZeroEmission.it)



Dalla ristorazione biologica ai servizi di efficienza energetica e fonti pulite: tutto quello che c'è da sapere per un soggiorno che sia davvero "green".
Viaggi a impatto zero con Aiab e Legambiente che hanno sottoscritto un protocollo di collaborazione per iniziare un percorso comune con i marchi Agriturismi Bio-Ecologici Aiab, garanzia Aiab Italia e Legambiente Turismo. L’obiettivo è quello di divulgare a livello nazionale e internazionale un turismo ecocompatibile a 360°, rispondendo così alle tante richieste di trovare, anche in campo turistico, strutture e attività che rispettano l’ambiente. I marchi di qualità verranno assegnati, infatti, solo alle strutture che rispettano i criteri di eco-sostenibilità nell’attenzione al paesaggio e alla biodiversità, nel servizio di ristorazione, rigorosamente bio, nell’uso delle fonti pulite, nei criteri di risparmio energetico e idrico, nella riduzione e smaltimento dei rifiuti.

“Questo protocollo – spiega Angelo Gentili, responsabile nazionale di Legambiente Turismo - pone al centro una nuova idea di turismo rafforzando il rapporto tra sostenibilità ecologica e le richieste di coloro che amano la vacanza natura, legata all’aria aperta, alla bicicletta, all'escursionismo, alla scoperta paesaggistica-culturale del territorio. Promuovere l’agricoltura biologica, la filiera corta e l’uso delle fonti pulite nelle strutture ricettive che fanno parte dei marchi di qualità di Legambiente ed Aiab, significa, infatti, puntare su un turismo che rispetti l’ambiente e che vada incontro alla richiesta dei turisti, diventando così una delle chiavi più innovative e strategiche per rilanciare l’economia e il futuro dell’Italia. Questo è senza dubbio un modo non solo per attrarre più viaggiatori italiani e stranieri nel nostro Paese, ma soprattutto per promuovere la green economy, diffondere una maggiore tutela e conoscenza del territorio e dare un forte contributo alla qualificazione della nostra offerta turistica in chiave sostenibile”.

Aiab e Legambiente danno, dunque, la possibilità agli operatori turistici di aderire alla partnership di entrambe le associazioni ed effettueranno, congiuntamente, i controlli per garantire il rispetto dei disciplinari. “Difendere la biodiversità dell'ambiente rurale, promuovere la multifunzionalità dell'azienda agricola e garantire cibi con ingredienti totalmente biologici è la miglior sintesi tra ambiente naturale e società – ha aggiunto Alessandro Triantafyllidis, presidente AIAB - al turista attento e consapevole vogliamo garantire strutture che hanno scelto di operare, per se stesse e per i propri ospiti, nel rispetto dell’ambiente, convertendo le proprie produzioni al metodo dell’agricoltura biologica e, quindi, eliminando qualsiasi impiego di prodotti chimici di sintesi nella difesa delle colture o nelle fertilizzazioni. E che intendono garantire un'alta qualità ambientale dei servizi offerti riducendo l'impatto sul clima e sul consumo di energia”.

giovedì 18 aprile 2013

L’Italia oltre la crisi. L’analisi e le proposte di Legambiente

 L’Italia oltre la crisi. L’analisi e le proposte di Legambiente

(Fonte:Edilportale.it-Rossella Calabrese)
Città soffocate da traffico e smog, raccolta differenziata che arranca, dissesto idrogeologico, mobilità privata ai vertici, abusivismo edilizio, disoccupazione, ecomafie che continuano a realizzare business milionari. Ma anche energie rinnovabili in aumento, meno rifiuti e gas serra, più biciclette vendute.

È un bilancio comunque di crisi quello tracciato da “L’Italia oltre la crisi, edizione 2013”, il rapporto realizzato da Legambiente in collaborazione con l’Istituto Ambiente Italia, che ha analizzato gli ultimi dieci anni di “non governo” del territorio e di politiche sociali attraverso una serie di indicatori sociali e ambientali per poi avanzare proposte concrete per avviare un’economia low carbon attenta alle persone e ai territori.

Il nuovo rapporto è stato presentato martedì a Roma, alla presenza di Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente, Edoardo Zanchini, vice presidente Legambiente, Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, Duccio Bianchi, dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia, e i Deputati Giulio Marcon e Gea Schirò.

“Questa crisi è figlia di politiche scellerate che hanno considerato l’ambiente come un freno per lo sviluppo economico o un lusso da rinviare a tempi migliori - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Dalla crisi che sta attraversando il Paese invece si potrà uscire solo con idee differenti e con il coraggio di cambiare sul serio”. “Oggi c’è una sola ricetta per uscire dalla crisi - ha proseguito -, ed è quella di una Green economy che incrocia le domande e i problemi dei territori, i ritardi del paese e le paure del futuro, le risorse e le vocazioni delle città e che vuole rimettere al centro la bellezza italiana”.

“Forse addirittura più grave della crisi economica è la mancanza di idee per cambiare la situazione attuale, per restituire una speranza ai precari, ai giovani senza lavoro, a chi vive in città inquinate - ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. Non possiamo accontentarci di un dibattito politico senza sbocchi tra tagli alla spesa pubblica e agli investimenti e promesse su Imu, Iva e Irpef. C’è invece bisogno di un cambiamento radicale. Servono risorse per la ricerca, la cultura, l’istruzione e per la messa in sicurezza del territorio in modo da dare all’Italia gli strumenti per uscire dalla crisi. Non è un sogno, ma una prospettiva lungimirante che passa per l’aumento della fiscalità sulle risorse energetiche, togliendo tutti i sussidi alle fonti fossili, in modo da ridurla sul lavoro, e per una tassazione finalmente adeguata e trasparente sulle risorse ambientali e i beni comuni (dal consumo di suolo ai materiali di cava, all’imbottigliamento di acque minerali alle spiagge), spingendo sul ripristino della legalità e fermando lo sperpero di denaro pubblico destinato a inutili e devastanti grandi opere”.

“Misurata sugli 8 indicatori quantitativi dell’Agenda Europa 2020 - ha dichiarato Duccio Bianchi, dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia -, l’Italia mostra una forte debolezza rispetto a molte altre società europee soprattutto sul fronte dell’inclusione sociale e della costruzione di una "economia della conoscenza” fondata sull’innovazione tecnologica e scientifica. Ma anche una (inattesa) opportunità sotto il profilo ambientale. Noto - e peggiorato - risulta il gap con gli altri paesi nella spesa in ricerca e sviluppo e nella presenza di industrie e servizi ad alto contenuto tecnologico. Ed è preoccupante che questo avvenga anche nei settori dove oggi l’industria italiana è tra i leader europei: nelle energie rinnovabili (ha il 13% del fatturato europeo ma genera meno del 6% dei brevetti)”.

Limitandoci ad alcuni dei temi affrontati nello Studio, emerge che nel 2012 è proseguita la discesa dei consumi energetici nazionali. La crisi economica e le condizioni meteorologiche sono importanti fattori della riduzione ma la riduzione è anche il segno dell’introduzione di misure di efficienza energetica che hanno portato i consumi a valori inferiori a quelli del 2000. Il petrolio resta ancora la principale fonte (37,5%), essenzialmente per gli usi come carburante. Il 35% dei consumi derivano dall’impiego di gas naturale mentre il 13,3% è dato dalle rinnovabili e il 9% dall’uso di carbone.

Nel bilancio energetico nazionale cresce la produzione da fonti rinnovabili, quasi raddoppiata rispetto a 10 anni orsono. Nella produzione elettrica nazionale, al 2012 le fonti rinnovabili valgono per il 28% della produzione e sono ancora in rapidissima crescita la produzione eolica (+34%) e quella fotovoltaica (+72%).

Per quel che riguarda l’annoso problema (tutto italiano) dell’abusivismo edilizio, grazie ai reiterati annunci di condono edilizio e alla scarsa attuazione della politica degli abbattimenti, il fenomeno è passato dalle 25 mila infrazioni del 2001 alle 27 mila attuali mentre il business totale delle ecomafie è aumentato dai 14,3 miliardi di euro del 2001 ai 16,6 miliardi di euro del 2011.

In tema di dissesto idrogeologico, se fino al 2000 le alluvioni e le frane coinvolgevano mediamente 4 regioni ogni anno, negli ultimi dieci anni il numero di territori coinvolti è raddoppiato, passando a 8. Così come sono aumentati i fenomeni meteorici che prima risultavano eccezionali. Nel contempo però la prevenzione tarda ad arrivare. Negli ultimi 10 anni solo 2 miliardi di euro sono stati effettivamente erogati per attuare gli interventi previsti dai Piani di assetto idrogeologico redatti dalle Autorità di bacino (PAI), per uno stanziamento totale di 4,5 miliardi di euro. Decisamente troppo pochi se si considera quanto invece sono costati, in termini di danni, i dissesti che si sono verificati nel corso degli anni. Nell’ultimo ventennio i danni da frane ed alluvione corrispondono a circa 30 miliardi di euro (fonte: Ispra) e solo negli ultimi tre anni lo Stato ha speso circa un milione di euro al giorno per coprire solo parte dei danni provocati su tutto il territorio.

L’Italia oltre la crisi però guarda avanti e presenta una serie di idee e proposte per mettere in moto gli interventi indispensabili per cambiare il futuro.

1) Ridisegnare la fiscalità per spingere l’innovazione ambientale e creare lavoro
Fare delle emissioni di CO2 il criterio per ridefinire accise e Iva che gravano su impianti da fonti fossili, autoveicoli, prodotti e consumi; in questo modo si premia l’efficienza energetica e si spingono gli investimenti, generando nuove risorse da utilizzare per ridurre la tassazione sul lavoro. Rivedere canoni e tasse sull’uso dei beni comuni, intervenendo sui regimi di tutela, per uscire dallo scandalo della gestione di cave, sorgenti di acque minerali, discariche, spiagge. In modo da fermare gli abusi, ridurre gli impatti, premiare l’innovazione; recupero urbano invece del consumo di suolo. Per recuperare miliardi di Euro da utilizzare per interventi di riqualificazione ambientale e edilizia.

2) Fermare le ecomafie
L’ecomafia è la zavorra che impedisce concretamente alla Green economy di esprimere tutte le sue potenzialità. Sanzioni penali adeguate, misure preventive e patrimoniali, obbligo di ripristino dello stato dei luoghi, ravvedimento operoso o, addirittura, non punibilità se l’artefice del danno all’ambiente si autodenuncia e poi bonifica l’area interessata: ecco quanto prevede la proposta di legge di Legambiente per l’inserimento dei delitti contro l’ambiente nel codice penale.

3) Rilanciare gli investimenti per rimettere in moto il Paese
Tornare a investire per rilanciare l’economia e creare lavoro fermando la politica di tagli trasversali e indiscriminati: le risorse per contrastare il dissesto idrogeologico, investire in ricerca e green economy, realizzare bonifiche partendo dai siti orfani, acquistare treni e autobus, si possono reperire cambiando le priorità di spesa e intervenendo con coraggio sulla spesa pubblica, dove vi sono enormi sperperi di risorse in mala gestione, grandi opere, sussidi alle fonti fossili, armamenti.

4) Premiare l’autoproduzione energetica da rinnovabili e la riqualificazione del patrimonio edilizio
La rivoluzione energetica è già in corso con una produzione arrivata al 28% dei consumi elettrici nel 2012, ma oggi si deve fare un passo avanti per aiutare famiglie e imprese premiando l’autoproduzione da fonti rinnovabili e la gestione di impianti efficienti e puliti attraverso smart grid private e facilitando lo scambio con la rete. Tutti interventi oggi vietati che aprirebbero prospettive straordinarie di riduzione dei consumi da fonti fossili; puntando alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio quale scenario per far uscire dalla crisi il settore delle costruzioni con nuove politiche che diano certezze agli investimenti per ridurre i consumi energetici nelle ristrutturazioni degli alloggi e dei condomini secondo il modello inglese del ‘green deal’.

5) Mettere al centro le città
Solo investendo nelle città l’Italia può riuscire a muovere un’innovazione che non rimanga un concetto vago e astruso. Ed è la qualità e quantità del welfare, dal trasporto pubblico agli asili, dall’istruzione alla cultura, a determinare la competitività di una economia e di un territorio. Per questo serve una regia e una politica nazionale, per non perdere le risorse dei fondi strutturali europei 2014-2020 e realizzare finalmente interventi di riqualificazione ambientale e sociale delle periferie, per la casa e la mobilità sostenibile.


mercoledì 27 marzo 2013

Legambiente chiede sostenibilità anche nella spesa pubblica

 Legambiente chiede sostenibilità anche nella spesa pubblica

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
L'associazione scrive una lettera ai neo presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, affinchè si facciano promotori di un cambiamento concreto all'insegna dell'ecologia e della sobrietá nei consumi
"La sobrietá nelle istituzioni può esprimersi in tanti modi. Aumentare la sostenibilitá ambientale attraverso una buona e corretta gestione della spesa pubblica è uno di questi". Questo ha scritto Legambiente ai neo presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, affinchè si facciano promotori di un cambiamento concreto e significativo, all'insegna dell'ecologia e della sobrietá nei consumi. "Da cinque anni le amministrazioni pubbliche italiane sono invitate ad introdurre criteri ambientali e sociali negli appalti pubblici relativi a beni, servizi e opere. Lo prevede il piano d'azione per la sostenibilitá ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione (Piano d'azione nazionale per il Green public procurement) che il nostro Paese, nel quadro di una specifica politica europea volta a rafforzare l'uso degli appalti pubblici per raggiungere obiettivi strategici di carattere ambientale e sociale, ha approvato con il decreto interministeriale n. 135 dell'11 aprile 2008".

"Ma se ad oggi oltre un centinaio di enti territoriali hanno adottato azioni sistematiche di Green Public Procurement, l'amministrazione centrale è ancora in forte ritardo. Nell'esprimervi le nostre felicitazioni per la vostra elezione e l'apprezzamento per le novitá che avete giá voluto introdurre - si legge nella lettera firmata dal direttore generale di Legambiente Rossella Muroni - vi sottopongo una possibile iniziativa di cui potreste farvi promotori nell'ambito dei bilanci delle istituzioni che rappresentate: attuare il piano d'azione per la sostenibilitá ambientale, il cui obiettivo è arrivare al 50% di acquisti verdi".

Rinnovabili, 600mila impianti coprono il 28% dei consumi elettrici

Rinnovabili, 600mila impianti coprono il 28% dei consumi elettrici

(Fonte:Ediltecnico.it)
 
 
 
In Italia sono oltre 600mila gli impianti da fonti rinnovabili, distribuiti nel 98% dei Comuni italiani. Questo sistema “green” nel 2012 ha garantito il 28,2 % dei consumi elettrici e il 13% di quelli com­plessivi del nostro Paese.

Dal 2000 ad oggi ben 47,4 TWh da fonti rinnovabili, si sono aggiunti al contributo dei “vecchi” impianti idroelettrici e geotermici: dal solare fotovoltaico a quello termico, dall’idroelettrico alla geotermia ad alta e bassa entalpia, agli impianti a biomasse e biogas. Mentre sono 7.970 i Comuni dove si trova almeno un im­pianto, con una progressione continua: erano 7.661 nel 2011, 6.993 nel 2010, 3.190 nel 2008.

Questi sono alcuni dei dati pubblicati nel rapporto “Comuni Rinnovabili 2013” di Legambiente, realizzato con il contributo di GSE e Sorgenia e presentato oggi a Roma nella sede del GSE.

“Le fonti rinnovabili – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente e responsabile energia di Legambiente – stanno ridisegnando lo scenario energetico del nostro Paese, con risultati impensabili solo pochi anni fa in termini di diffusione e produzione a dimostrare come gli impianti sono sempre più affidabili e competitivi”.

Sono 27 i Comuni 100% rinnova­bili, quelli che rappresentano oggi il miglior esempio di innovazione energetica e ambientale. In queste realtà, un mix di impianti diversi da rinnovabili e impianti a biomasse allacciati a reti di teleriscaldamento coprono interamente (e superano) i fab­bisogni elettrici e termici dei cittadini residenti. Sono 2400 i Comuni 100% rinnovabili per l’energia elettrica, ossia quelli dove si produce più energia di quanta ne consumino le famiglie residenti.

Legambiente indica nel suo rapporto anche gli interventi indispensabili per costruire un nuovo scenario energetico. Per riuscirci occorre puntare su una generazione sempre più distribuita e efficiente, dove si premia l’autoproduzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili, il risparmio nei consumi, la gestione innovativa e lo scambio con la rete di distribuzione, come in Germania. In questo modo diventa possibile ridurre la spesa energetica nelle città e nei condomini, per le imprese piccole e grandi con investimenti, creando così nuovo lavoro.

Per rendere possibile questa prospettiva occorre intervenire su quattro ambiti principali:

1) Semplificare le regole per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili, perché l’incertezza delle procedure è ancora oggi una fortissima barriera alla diffusione degli impianti, sia domestici sia di grande taglia, in molte Regioni è di fatto vietata la realizzazione di nuovi progetti mentre in altre non sono garantite trasparenza e tutela;

2) Sono necessari, poi, investimenti nelle reti di Terna, per non fermare i progetti da fonti rinnovabili, e garanzie precise per la diffusione delle Smart grid.

3) Servono poi certezze e nuove idee per incentivare gli impianti da fonti rinnovabili, in modo da accompagnare le diverse tecnologie verso una prospettiva di grid parity rispetto all’energia prodotta da centrali termoelettriche. Occorre introdurre un trasparente sistema di incentivo come quello tedesco, che garantisce riduzioni progressive e certezze per gli investimenti, da finanziare attraverso una carbon tax sulla base delle emissioni prodotte dagli impianti termoelettrici, in modo da premiare le più efficienti centrali a gas rispetto a quelle a carbone. E poi spingere l’innovazione, premiando tutti coloro che si rendono autonomi attraverso impianti rinnovabili ed efficienti, rendendo possibile la gestione di reti private e la vendita diretta dell’energia.

4) Infine, occorre spingere l’innovazione nel settore edilizio per aiutare le famiglie a ridurre le bollette e a portare verso la Classe A di certificazione energetica case, condomini, uffici. Le potenzialità, con una politica lungimirante di questo tipo, sono enormi: si potrebbe arrivare nel 2020 a 250mila occupati nelle energie pulite e a 600mila nel comparto dell’efficienza e della riqualifica­zione in edilizia.

lunedì 25 marzo 2013

Bonus riqualificazione energetica, Legambiente punta ai condomini

Bonus riqualificazione energetica, Legambiente punta ai condomini

(Fonte:Edilportale.it-Paola Mammarella)
 
 
L’efficienza energetica punta al dimezzamento dei consumi nei condomini con almeno cinque alloggi. Almeno nella proposta di legge presentata da Legambiente nei giorni scorsi e discussa al convegno Efficienza energetica in edilizia organizzato a Roma con AzzeroCo2.
A detta dell’associazione ambientalista, sono necessarie nuove politiche di riqualificazione energetica in edilizia pensate soprattutto per i condomini, dove vivono circa 24 milioni di persone e i consumi sono spesso più alti della media nazionale.
La situazione, sottolinea Legambiente, è aggravata dal fatto che non ci sono molte speranze di ridurre la spesa per la bolletta energetica dato che gli strumenti in vigore risultano inefficaci e spesso impossibili da applicare.

Secondo gli ambientalisti, il nuovo sistema di incentivi dovrebbe prendere spunto dal Green Deal introdotto nel Regno Unito, che permette di realizzare interventi a costo zero per le famiglie perché si ripagano con il risparmio realizzato nei consumi.

Secondo il quadro tracciato da Legambiente, dal 1998 grazie alle detrazioni fiscali sono stati effettuati interventi di ristrutturazione edilizia su circa 5,5 milioni di abitazioni.

Nel 2007 sono state introdotte detrazioni pari al 55% per interventi di efficienza di energetica in edilizia che hanno mosso oltre 1,6 milioni di interventi tra cui sostituzione di infissi, caldaie, pannelli solari termici, pompe di calore.

Allo stesso tempo, sottolinea Legambiente, il sistema incentivante basato sui Titoli di efficienza energetica ha mosso pochissimi interventi.

Il conto energia termico, continua l’associazione ambientalista, finanziato attraverso le bollette del gas, prevede invece incentivi per gli interventi di efficienza energetica dell’involucro per i soli edifici pubblici, ma non è basato sul risparmio ottenuto bensì sul costo dell’intervento e presenta dei limiti di attuazione legati al patto di stabilità e alle difficoltà degli enti locali di reperire risorse.


Con la nuova proposta di legge, Legambiente mira a una riduzione media del 50% dei consumi delle abitazioni, certificata dal salto di classe energetica. In sostanza gli ambientalisti propongono di introdurre una nuova scheda nel sistema dei titoli di efficienza energetica (TEE), basata sui valori derivanti dalla certificazione energetica delle abitazioni prima e dopo l’intervento, che premierebbe la riqualificazione globale dell’edificio.

Gli interventi dovrebbero essere realizzati da Esco in accordo con le imprese di costruzioni, che si impegnano a garantire il raggiungimento dei risultati di riduzione dei consumi energetici attraverso la certificazione energetica di tutti gli alloggi coinvolti.
Secondo le stime di Legambiente, basate sul periodo dal 2014 al 2020, gli interventi su 200 mila alloggi all’anno metterebbero in moto investimenti per 3miliardi di euro, creando almeno 120 mila nuovi posti di lavoro.

martedì 12 marzo 2013

Associazioni ambientaliste: "Su Sen un colpo di mano"

Associazioni ambientaliste: "Su Sen un colpo di mano"

 (Fonte:ZeroEmission.it)




Questa l'accusa che Greenpeace, Legambiente e Wwf lanciano oggi, dopo le dichiarazioni del ministro Clini durante la presentazione del rapporto ambientale dell'Ocse sull'Italia.

"Una sorta di 'colpo di mano' sarebbe in atto da parte di un governo dimissionario, con il varo della Strategia energetica nazionale che tutela, in larga parte, le fonti fossili". Questa l'accusa che Greenpeace, Legambiente e Wwf lanciano oggi, dopo le dichiarazioni del ministro Clini durante la presentazione del rapporto ambientale dell'Ocse sull'Italia. Il ministro dell'Ambiente, infatti, ha detto di aver firmato, insieme al ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, un decreto interministeriale col quale si approva la Strategia energetica nazionale. Secondo le associazioni ambientaliste si tratterebbe di un atto illegittimo, adottato da un governo in carica solo per gli affari correnti, su una materia di programmazione strategica che tutto rappresenta fuorchè "ordinaria amministrazione".

La Sen, infatti, chiariscono le associazioni, "è un documento che definisce lo sviluppo energetico dell'Italia da qui al 2020: un periodo troppo limitato per una strategia, ma sufficiente per ipotecare il futuro del Paese con il delineato impulso alla trasformazione in hub del gas e il via alle trivellazioni selvagge". Le associazioni rilevano inoltre una sostanza piú esplicitamente 'politica' di questa vicenda: "la linea dell'esecutivo Monti è uscita chiaramente sconfitta dalla competizione elettorale, e ciò indebolisce ulteriormente il ruolo dell'attuale governo quando si tratta di provvedimenti di programmazione da adottare per il futuro del Paese" Secondo le associazioni, "il testo che il ministro dell'Ambiente e quello dello Sviluppo Economico promuovono è peraltro un mistero, dal momento che dopo un processo di consultazione su una prima bozza, processo al quale hanno partecipato anche le associazioni ambientaliste, rilevando numerose debolezze, nessuno ha potuto leggere la versione definitiva che ora sarebbe stata approvata. Greenpeace, Legambiente e Wwf si riservano di impugnare gli atti di approvazione della Sen presso i fori competenti, per contrastare con ogni strumento un piano che non garantirebbe al Paese alcuno sviluppo e costituirebbe, invece, un atto di grave miopia, profondamente in conflitto con ogni istanza di sviluppo sostenibile.

sabato 9 marzo 2013

Rapporto ONRE 2013, cresce il numero dei Comuni green


Rapporto ONRE 2013, cresce il numero dei Comuni green

(Fonte:EdilTecnico.it)

 
 
 
In Italia ci sono più di mille Comuni “green”: lo dice il Rapporto ONRE, elaborato da Cresme e Legambiente e presentato questa mattina a Milano. In concreto significa che sono cresciuti di cinque volte rispetto al 2008 e del 20% rispetto al 2011 i Comuni che nei regolamenti edilizi prevedono criteri e obiettivi di edilizia sostenibile, energetici e ambientali più severi rispetto alla normativa nazionale.

In tutte le Regioni si avverte l’aumento di sensibilità rispetto a questi temi: in ciascuna Regione italiana c’è almeno un Comune “green”.

Il Rapporto traccia il quadro della normativa in vigore in Italia in materia di efficienza energetica in edilizia. Tra le norme regionali più avanzate quelle delle Province Autonome di Trento e Bolzano.
La Lombardia è la Regione con più Comuni virtuosi (318), seguita da Toscana (133) ed Emilia-Romagna (con 127). L’Emilia-Romagna ha anticipato gli obblighi di sviluppo delle energie rinnovabili previsti dal Decreto 28/2011.
I nuovi obiettivi previsti dalla Direttiva Europea 31/2010 implicano un’accelerazione nella transizione verso consumi energetici inferiori, nel settore delle costruzioni, e una forte integrazione delle fonti rinnovabili: dal 1° gennaio 2019 tutti i nuovi edifici pubblici costruiti in Paesi dell’Unione Europea, e dal 1° gennaio 2021 tutti quelli nuovi privati, dovranno essere autonomi dal punto di vista del riscaldamento e del raffrescamento oppure utilizzare fonti rinnovabili.

Fino a qualche anno fa i regolamenti comunali prevedevano obblighi, ora invece fissano più che altro obiettivi da raggiungere, in anticipo sull’UE, lasciando più libertà ai progettisti e ai costruttori in merito al “come” raggiungere l’obiettivo. I regolamenti sono quindi diventati più intelligenti: ponendo gli obiettivi e non gli obblighi sono più stimolanti, e gli interventi divengono più economici. Rimane il fatto che i controlli da parte dei Comuni sono rigidi e severi: una volta che un Regolamento viene approvato, viene anche fatto rispettare: i controlli permettono di lasciare più libertà sul “come”, pur ottenendo i risultati voluti.

Un’importante questione sollevata dal Rapporto ONRE riguarda gli incentivi per l’efficienza energetica (detrazioni 55% e detrazione 50%): il Rapporto suggerisce di concentrare l’aiuto, più che sul tipo di intervento, sul risultato ottenuto, in modo da premiare le ristrutturazioni che fanno fare il salto di classe energetica all’edificio. Già molti Comuni si muovono in questa direzione.

I parametri presi in considerazione nell’analisi Onre sono:
- l’isolamento termico;
- i tetti verdi;
- l’utilizzo di fonti rinnovabili;
- l’efficienza energetica degli impianti;
- l’orientamento degli edifici;
- la schermatura degli edifici;
- i materiali da costruzioni locali e riciclabili;
- il risparmio idrico;
- il recupero delle acque meteoriche e delle acque grigie;
- l’isolamento acustico;
- la permeabilità dei suoli;
- l’effetto isola di calore;
- le prestazioni dei serramenti;
- la contabilizzazione del calore;
- la certificazione energetica;
- le pompe di calore;
- le caldaie a condensazione;
- la ventilazione meccanica controllata.

Il Rapporto individua 18 categorie di intervento volte a una maggiore efficienza e sostenibilità, attraverso obblighi e incentivi. Tre di queste categorie sono nuove e inserite solo nell’edizione 2013 del rapporto stesso:
- recupero e riutilizzo delle acque grigie;
- ventilazione meccanica;
- materiali innovativi.

Vediamo nel dettaglio le 3 nuove categorie d’intervento.

Recuperare le acque grigie significa risparmiare più acqua. Le acque grigie sono una parte delle acque domestiche, quella derivata dagli scarichi di cucina, doccia, lavandini. Più di 30 Comuni ritengono il loro recupero un requisito cogente in caso di nuova costruzione o di ristrutturazione.

La qualità dell’aria cresce con la ventilazione meccanica. Le misure che prevedono la ventilazione meccanica controllata sono da ritenersi innovative. Gli interventi principali riguardano le strutture molto isolate dall’esterno, dove il corretto ricambio dell’aria è necessario per evitare problemi di umidità, che sono i più frequenti.

Le amministrazioni stanno incominciando ad agire molto anche dal punto di vista dell’utilizzo di materiali innovativi riciclabili: si richiede sempre di più il certificato di provenienza del materiale o si progetta già prendendo in considerazione quello che succederà quando si restaurerà.

lunedì 4 marzo 2013

Legambiente ai neoparlamentari: subito agenda ambiente

 Legambiente ai neoparlamentari: subito agenda ambiente

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Un'agenda per l'ambiente e una legge sulla bellezza, tra le priorità, secondo Legambiente, del nuovo Governo. A comunicarlo è l'associzione stessa, attraverso una lettera aperta spedita ai neoparlamentari eletti: Dopo gli auguri di buon lavoro per il “nuovo e importantissimo incarico”, Legambiente rilancia la sua proposta di legge sulla bellezza, presentata all’inizio dell’anno, e suggerisce un’agenda ambientale in cinque punti da realizzare nel volgere dei prossimi mesi. La rottamazione delle fonti fossili, trasporti puliti e l’abbandono definitivo dei progetti di Tav e ponte sullo stretto di Messina, la messa in sicurezza del territorio e lo stop al consumo di suolo, il ripensamento del ciclo dei rifiuti, la lotta alle ecomafie e alla corruzione con l’introduzione dei reati nel codice penale e una legge contro l’abusivismo edilizio sono i 5 temi fondamentali indicati da Legambiente ai nuovi parlamentari.

“C’è bisogno di ricette nuove per dare una spallata a questa crisi - scrive il presidente dell’associazione Vittorio Cogliati Dezza - c’è bisogno di un’inversione di rotta rispetto a scelte economiche vecchie ed energivore, c’è bisogno di una politica industriale che faccia propri i temi della green economy abbandonando le opzioni di sviluppo ormai superate del secolo scorso basate sul cemento e sulle fonti fossili. C’è bisogno di una nuova moralità e di coesione sociale”.

“C’è tanta voglia d’ambiente nel Paese. Molta di più di quella che la politica tradizionale ha saputo registrare - prosegue Cogliati Dezza - Su queste tematiche noi riteniamo che oggi abbiamo la possibilità di fare la differenza. Puntare sulla bellezza è una chiave fondamentale per capire come il nostro Paese possa ritrovare le idee e la forza per guardare con ottimismo al futuro. L’intento della nostra proposta è quello di tutelare il patrimonio paesaggistico dell’Italia attivando nei territori processi di trasformazione che puntino a rendere più belle, moderne e vivibili le città italiane, a migliorare la qualità della convivenza, del benessere individuale e collettivo e a muovere la creatività”.

“Partiamo allora dalla bellezza, dal tratto distintivo del nostro Paese. Bellezza del paesaggio, dei luoghi, ma anche bellezza dei gesti, dei comportamenti, delle idee. Costruiamo insieme una lobby virtuosa che abbia il coraggio e la forza di perseguire le ragioni della bellezza e di mettere all’ordine del giorno del prossimo governo cinque questioni fondamentali per sanare le ferite più gravi del nostro Paese e, contemporaneamente tracciare le strade per l’uscita dalla crisi”.