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martedì 3 dicembre 2013

Produttori europei FV accolgono con favore i dazi antidumping

Produttori europei FV accolgono con favore i dazi antidumping

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Da subito e fino alla fine del 2015 l’UE imporrà dazi del 47,7% di media ai produttori cinesi che non hanno aderito all'accordo commerciale tra Europa e Cina. Il presidente di EU ProSun, Milan Nitzschke, dichiara a tal proposito: “Finalmente l’UE si è decisa a mettere in pratica delle misure contro il dumping cinese. I nuovi dazi del 48% circa compensano, anche se solo in parte, gli investimenti che lo stato cinese impiega per respingere i produttori europei o non cinesi dal mercato del solare. Si tratta di una battaglia tra economia pianificata ed economia di mercato. Senza questi dazi le aziende che si muovono nell’ambito di un’economia di mercato sarebbero completamente alla mercé dell’economia di stato cinese. I dazi attuali rappresentano un primo raggio di sole per le imprese europee, che possono così sperare di rientrare sul mercato con i loro prodotti di elevata qualità”.

EU ProSun giudica tuttavia in modo critico i prezzi minimi stabiliti per le importazioni cinesi. “I prezzi minimi concordati con la Cina continuano a essere troppo bassi. Restano ancora inferiori ai costi reali della produzione di moduli solari in quel paese" ha affermato ancora Nitzschke. In un accordo bilaterale la Commissione Europa e le imprese cinesi hanno stabilito che i moduli solari venduti al prezzo di 56 centesimi di euro per watt restano liberi dai dazi. Contro tale accordo le imprese europee del solare hanno presentato ricorso presso il Tribunale dell’Unione europea. Nitzschke ha affermato a riguardo: “Ci aspettiamo che il Tribunale dell’Unione europea prima o poi dichiari nullo il regolamento relativo al prezzo minimo. A quel punto i dazi saranno validi per tutte le importazioni solari cinesi. Solo in tal caso il mercato solare europeo sarà libero: libero da sovvenzioni statali alle esportazioni e libero dal dumping”.

lunedì 2 dicembre 2013

Pannelli solari sulla Luna alimenteranno la Terra

Pannelli solari sulla Luna alimenteranno la Terra

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
La necessità di trovare fonti alternative di energia, specie dopo il disastro nucleare di Fukushima, ha spinto i Giapponesi a proporre idee altamente creative, a volte anche al limite della follia. Fra queste c’è quella proposta dalla Shimizu Corporation: utilizzare la Luna come un enorme impianto solare.

L’idea non è nuova, ma era stata già lanciata nel 2010 dalla Shimizu: un anello lunare fatto di pannelli solari, che coprirebbe il 100% del fabbisogno energetico terrestre con 13 mila TW di energia continua.

Forti delle dichiarazioni dei capi della Nasa, che hanno annunciato un ritorno sulla Luna ai fini della ricerca spaziale, i leader della Shimizu Corporation hanno riproposto il progetto, dichiarando di aver acquisito nuovi sostenitori negli ultimi anni. La società giapponese ha spiegato:

Il passaggio dall’uso parsimonioso di risorse limitate all’uso illimitato di energia pulita, è il sogno di tutta l’umanità. Il nostro concetto di Anello lunare può tradurre questo sogno in realtà, grazie alle idee innovative che lo guidano e alle attuali tecnologie spaziali avanzate.


L’Anello lunare avvolgerebbe il nostro satellite in un fascio di pannelli solari largo 20 chilometri e lungo 11 mila chilometri: grazie a microonde e raggi laser, l’energia proveniente dalla luce del Sole potrebbe essere spedita direttamente sulla Terra. L’installazione dei pannelli dovrebbe avvenire tramite robot altamente sofisticati, che la stessa Shimizu si incaricherebbe di ideare e costruire:

L’energia solare è l’ultima fonte di energia verde che porta propseità alla natura e alle nostre vite, ed è praticamente inesauribile. L’Anello lunare che proponiamo converrebbe non solo all’umanità, ma a tutto il pianeta.

Oggi come nel 2010, l’idea giapponese sembra tanto affascinante quanto irrealizzabile: a 41 anni dall’ultimo sbarco lunare, la ricerca nello spazio è quasi morta. Il bisogno incessante di energie alternative per le nostre attività sulla Terra potrebbe però anche risvegliare l’antica curiosità dell’uomo per i viaggi nell’universo.

lunedì 25 novembre 2013

Rinnovabili: IKEA acquista parco eolico da 46 MW

(Fonte:GreenStyle.it-Marco Mancini)

 
 
Qualche anno fa IKEA promise di diventare 100% rinnovabile. All’epoca sembrava una promessa impossibile da mantenere, ma oggi i progressi sono stati tanti e l’obiettivo è sempre più vicino. Proprio in questa settimana il colosso svedese del mobile ha chiuso un accordo per l’acquisto di un intero parco eolico in Alberta, Canada. La produzione di energia pulita garantita da questo parco è di 46 MW (161 gigawatt ora all’anno) e corrispondono al fabbisogno di circa 13.500 abitazioni.

Con questo accordo la divisione canadese di IKEA si può dire soddisfatta per aver raggiunto l’obiettivo posto dall’azienda. La produzione energetica del parco eolico è infatti di circa il doppio rispetto a quanto serve ai negozi IKEA dell’intero territorio canadese per funzionare correttamente.

In teoria sarebbe in grado di soddisfare le richieste di ben 32 negozi della catena. Come ha spiegato Kerri Molinaro, presidente di IKEA Canada, nella conferenza di annuncio dell’acquisizione:

Siamo in grado di supportare la transizione verso un futuro a basse emissioni, ridurre la nostra energia e i costi di gestione e trasmettere tali benefici ai nostri clienti, continuando a offrire mobili per la casa di alta qualità a prezzi bassi.


Grazie a questo parco, adesso IKEA è diventata l’azienda che ha investito di più in Canada nel settore delle rinnovabili e a breve questa politica potrebbe anche passare il confine.

In Florida infatti la politica energetica si sposta per ovvi motivi sul Sole, tanto che l’azienda ha annunciato l’installazione del più grande impianto fotovoltaico su tetto dello Stato, ovvero una distesa di 4.620 pannelli sullo store di Miami. In questo caso l’energia prodotta sarebbe sufficiente a garantire l’autonomia a 169 case e taglierebbe oltre 1.200 tonnellate di emissioni di CO2, equivalenti a quelle di 256 automobili.

La politica green è comunque il futuro anche per gli altri negozi della catena. Negli Stati Uniti sono in fase di progettazione impianti solari sui tetti nel 90% degli edifici appartenenti a IKEA e anche in Europa non si scherza, tanto che nel Regno Unito sono addirittura in vendita, all’interno del negozio, proprio i pannelli solari a prezzi popolari.

venerdì 18 ottobre 2013

Pannelli solari per l’aria condizionata e il riscaldamento

 (Fonte:GreenStyle.it-Marco Mancini)



I pannelli solari del futuro potrebbero essere sfruttati per creare aria condizionata. I ricercatori dell’Università Carlos III e della Politécnica di Madrid sono riusciti ad andare oltre il modo di concepire oggi l’energia solare. Nonostante si tratti di una tecnologia matura, oggi i pannelli vengono sfruttati solamente per riscaldare l’acqua o produrre elettricità. Mai però erano stati impiegati per creare aria fredda o calda.
L’idea venuta ai ricercatori spagnoli è di collegare a un impianto solare uno di cogenerazione a gas e un macchinario di assorbimento che riduce la quantità di energia utilizzata e le emissioni di CO2. Questo impianto di “trigenerazione” produrrebbe sia aria calda e fredda che elettricità. Un motore a gas genera energia elettrica. In inverno il calore residuo prodotto viene riciclato nel circuito di riscaldamento dell’aria. In estate invece il macchinario di assorbimento raffredda l’acqua e la utilizza per produrre aria fredda.

Nel dettaglio, mediamente l’impianto di trigenerazione è in grado di fornire 1,7 MW di energia elettrica, 1,3 MW di riscaldamento e 2 MW di aria condizionata. Inoltre ha un ampio raggio d’azione visto che la sua portata copre edifici della grandezza di 50 mila metri quadrati. Per collegare le varie stanze basta installare una rete di tubazioni che possano trasportare l’aria calda o fredda attraverso i muri.

Secondo Carmen Rodriguez Hidalgo, ricercatrice e co-autrice dello studio, un impianto del genere sarebbe capace di evitare l’immissione nell’atmosfera di una quantità di CO2 stimabile tra le 1.527 e le 1760 tonnellate. Inoltre la ricercatrice garantisce un ingente risparmio sulla bolletta energetica e persino un leggero aumento dei profitti annuali.

Trattandosi di una tecnologia nuova, per adesso rimane molto costosa, ma potrebbe trovare applicazioni nei grandi centri commerciali, nei grandi uffici o negli edifici pubblici come per esempio la stazione ferroviaria di Madrid. L’obiettivo finale è però, come per l’energia solare qualche decennio fa, sviluppare e diffondere questa tecnologia il più possibile in modo da abbassare i costi e renderla disponibile anche per le abitazioni private.

lunedì 16 settembre 2013

iPhone 6: si ricaricherà con l’energia solare?

(Fonte:GreenStyle.it-Marco Grigis)
 
 
 
 
Apple ha presentato da pochissimi giorni i suoi nuovi iPhone 5S e iPhone 5C, ma già pensa al futuro del melafonino. A quanto pare, è possibile che iPhone 6 veda l’introduzione di pannelli solari per la ricarica continua del device.

Non è certo una novità: in generale gli smartphone, così come i prodotti della linea iPhone, non godono di una durata della batteria straordinaria. Le piccole dimensioni, a cui si aggiungono le funzioni che rendono questi dispositivi più vicini a un computer che a un telefono in senso stretto richiedono un approvvigionamento costante d’energia. Capita spesso quindi che il collegamento alla presa elettrica sia necessario anche più volte nello stesso giorno.

Da un annuncio di lavoro apparso sul sito ufficiale di Cupertino, si apprende come Apple sia alla ricerca di ingegneri per l’implementazione di microfilm sensibili alla luce, con specifiche competenze in ambito dell’energia solare. Il riferimento non può che essere specifico alla sperimentazione di prodotti che integrino celle fotovoltaiche così da assicurarne una lunga autonomia.

Dalle caratteristiche dell’offerta di lavoro si specula che Apple voglia ricorrere alle tecnologie che qualche tempo fa, così come si è già visto, sono state presentate dalla società francese Sun Partner. L’azienda ha prodotto un microfilm solare completamente trasparente, che può essere integrato sia sopra il vetro del display che sotto così che non interferisca con i circuiti del touchscreen e nemmeno sia di disturbo all’utente, essendo praticamente invisibile.

Un simile sistema permette la ricarica costante della batteria anche in condizioni di luce non particolarmente buone e leva ogni dubbio di progettazione alle case madri, per nulla costrette a modificare il design dei loro prodotti elettronici in funzione dei pannelli solari e nemmeno costrette a ricorrere a soluzioni classiche nere, non sempre gradevolissime alla vista.

Non sempre gli annunci di lavoro Apple, così come la registrazione di brevetti, corrispondono alla realizzazione di un prodotto che verrà effettivamente messo in vendita. Le continue lamentele degli utenti sulla batteria, così come la necessità di metodi più semplici per garantire energia, sembrano però aver svegliato in Cupertino un nuovo impegno in questa direzione.

venerdì 26 luglio 2013

Celle solari con efficienza al 60%: ESTI le collauderà in Italia

(Fonte:GreenStyle.it-Guido Grassadonio)
 
 
 
 
L’Europa non sembra avere intenzione di diminuire i propri investimenti sul campo del fotovoltaico. Prova ne è la recente apertura di nuovi laboratori presso l’ESTI (European Solar Test Installation), la cui sede si trova in Italia, in provincia di Varese.

L’obiettivo è quello di testare ufficialmente i nuovi pannelli solari che saranno lanciati dalle varie aziende sul mercato europeo. Migliorare l’efficienza della tecnologia fotovoltaica, si parla di un obiettivo di rendimento che vada oltre il 60%, e aumentare il controllo da parte delle istituzioni sulla qualità dei prodotti è vitale: solo in questo modo possono essere garantiti ancora, in alcuni Paesi, delle forme incentivali.

Il nostro Paese si riscopre, quindi, come sede di alcuni dei laboratori più all’avanguardia nel settore del solare. L’ESTI, in particolare, lavora dagli anni ’80 e il suo operato è evidentemente apprezzato a livello europeo.

Inoltre, questa notizia segnala, come detto, il fatto che che la Commissione Europea creda fortemente in un possibile sviluppo tecnologico del fotovoltaico. Molte invenzioni vengono proposte ogni giorno sul campo del film sottile, del solare a concentrazione, del solare a tre dimensioni, ecc. Probabilmente non tutte queste strade si riveleranno vincenti, ma non è difficile immaginare che da qui a cinque anni il classico fotovoltaico a silicio possa diventare del tutto obsoleto, aprendo a possibilità di efficienza energetica (o almeno economica) attualmente impensabili.

E l’ESTI svolgerà, ne siamo sicuri, un ruolo di primo piano in questa storia.

mercoledì 24 luglio 2013

Fotovoltaico: arriva la finestra solare di Sharp

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)

 
 
 
Pannelli solari integrati a vetri e ringhiere: è l’obiettivo di Sharp, gigante dell’elettronica giapponese, che da mesi annuncia l’uscita sul mercato di un nuovo modulo fotovoltaico trasparente.

Secondo quanto riporta il quotidiano nipponico Asahi Shimbun, infatti, Sharp presenterà l’anteprima del nuovo pannello BIPV al PV Japan 2013, fiera annuale del settore fotovoltaico giapponese in corso a Tokyo in questi giorni.

Il Building Integrated PhotoVoltaics, o Sistemi fotovoltaici ad alta integrazione architettonica, sono dei sistemi che integrano progettazione degli edifici e pianificazione della rete energetica: un mercato destinato a svilupparsi più lentamente ma che, secondo Sharp, diventerà fondamentale nei prossimi anni.


Sharp ha fatto sapere che, oltre al modello base, durante le giornate della fiera sarà esposto anche un secondo modello colorato: ciascun prototipo avrà una versione lucida, che produce una minor quantità di energia, e una più scura, che ne produce di più.

Le dimensioni standard delle finestre fotovoltaiche misureranno 100 cm in altezza e 70,115 o 140 cm in larghezza: la capacità delle tre versioni sarà rispettivamente 39-46 W per la dimensione più piccola, 66-77 W per l’intermedia e 80-95 W per quella più grande.

Le finestre solari saranno messe in vendita dalla casa madre già a partire dalla prossima settimana e costeranno intorno ai 2000 dollari al metro quadrato.

martedì 9 luglio 2013

OnBeat: cuffie solari che ricaricano lo smartphone

(Fonte:GreenStyle.it-Giuseppe Cutrone)
 
 
 
 
Si chiamano OnBeat e sono delle cuffie musicali diverse da prodotti apparentemente simili che si trovano comunemente in commercio. La loro particolarità, infatti, è quella di essere dotati di pannelli solari capaci di ricavare energia quando sono esposti alla luce del Sole e di riutilizzarla per ricaricare lo smartphone, il tablet, un lettore multimediale o qualsiasi dispositivo mobile collegato.

Le cuffie solari OnBeat incorporano un pannello flessibile realizzato in grado di inviare l’energia recepita dalla luce esterna a due piccole batterie al litio incorporate negli auricolari. Una porta USB sulla cuffia consente quindi di collegare il dispositivo mobile, così che possa avvenire la ricarica di corrente aumentando l’autonomia di utilizzo dell’apparecchio.

Qualche dubbio permane riguardo la reale quantità di energia assicurata dalle cuffie, visto che le ridotte dimensioni del pannello solare e delle batterie non lasciano pensare a chissà quale apporto di corrente, ma resta il fatto che l’idea appare quanto meno interessante. In ogni caso, i dati ufficiali diffusi dai creatori delle cuffie OnBeat affermano che la superficie dotata di celle solari è pari a 55 centimetri cubi e che la capacità di carica è di circa 0,55 Watt.

Le batterie all’interno degli auricolari possono essere ricaricate anche tramite collegamento USB con un computer, mentre la strada relativa al loro arrivo sul mercato passa per la ricerca di fondi sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter. L’obiettivo è quello di raccogliere poco meno di 300.000 dollari per poter avviare la produzione di OnBeat, con la possibilità che, una volta arrivati nei negozi, le cuffie possano avere un prezzo di partenza corrispondente a circa 80 euro.

mercoledì 26 giugno 2013

UE, inaugurato Esti per sperimentare celle e pannelli solari

UE, inaugurato Esti per sperimentare celle e pannelli solari

(Fonte:InfoBuildEnergia.it)
 
 
 
 
Sono stati inaugurati nuovi i laboratori di ricerca presso presso l'European Solar Test Installation (ESTI) a supporto delle tecnologie solari nell'Unione europea.

I rinnovati laboratori permettono ad ESTI di valutare le prestazioni di nuovi e più avanzati dispositivi fotovoltaici (FV), effettuare ricerca prenormativa e fornire un aiuto a sviluppare nuovi standard internazionali nel settore. Il fotovoltaico riveste infatti un'importanza strategica nel settore delle energie rinnovabili competitive e offre un potenziale di riduzione dei costi e incremento di efficienza a lungo termine (dall'attuale 14% di efficienza delle celle FV ad oltre il 60%). ESTI è un laboratorio di riferimento impegnato nella verifica dei risultati tecnologici e nel facilitare i progetti Europei di Ricerca e Sviluppo in quest'area a tradursi in prodotti commerciali.

Un investimento di tre milioni di Euro in apparecchiature e tecnologie permetteranno ad ESTI di tenere il passo con il mercato del FV in rapida evoluzione e di renderlo in grado di rispondere alle future richieste legate alla standardizzazione.

Le nuove capacità includono, per esempio, la taratura della potenza per i film sottili, il FV a concentrazione o il FV organico, che contribuiranno allo sviluppo dell'innovazione delle tecnologie FV nell'UE. Più in dettaglio, queste nuove apparecchiature permettono la verifica, iniziale e a lungo termine, delle prestazioni di questi nuovi prototipi e prodotti fotovoltaici.

ESTI è un laboratorio di riferimento per la verifica della potenza ed energia generata da dispositivi fotovoltaici. Comprende installazioni al coperto ed in campo che permettono non solo la valutazione energetica ma anche studi sul tempo di vita e l'invecchiamento delle celle solari in condizioni reali di funzionamento.

Il suo ruolo è di diffondere un sistema di comparabilità delle misure sui dispositivi FV attraverso la produzione e la disseminazione di metodi validati, le misure di riferimento, i confronti inter laboratorio e la formazione. ESTI fornisce servizi di taratura gratuiti di dispositivi FV di riferimento per laboratori nazionali e anche tarature a pagamento per l'industria FV. In questo modo gli utenti possono riferire le loro misure di irradianza direttamente al Sistema Internazionale di misura (SI).

Su richiesta, ESTI può verificare tecnologie sviluppate nell'ambito dei progtecnologie solarietti Europei.

Assieme alle Istituzioni Nazionali e all'industri, ESTI svolge ricerche allo scopo di sviluppare nuovi e migliori standard per le prestazioni e l'affidabilità delle tecnologie innovative. Ha già ricoperto un ruolo importante nello sviluppo del corpo di norme oggi in vigore nel campo FV, aiutando così a sviluppare un mercato Europeo trasparente e competitivo nel fotovoltaico.

giovedì 23 maggio 2013

Dazi FV, Afase: "Impossibile prevederne l'impatto"

Dazi FV, Afase: "Impossibile prevederne l'impatto"

(Fonte:ZeroEmission.it)




Secondo l'Alleanza per l'energia solare accessibile, gli sviluppi sul mercato statunitense non sarebbero in grado di fornire un parametro per prevedere l'impatto dei dazi sul mercato europeo del fotovoltaico

 
Quale impatto avranno i dazi antidumping sul mercato europeo del fotovoltaico? Tra gli altri, è Afase, l'Alleanza per il dotovoltaico accessibile, a chiedersi quali potrebbero essere le ripercussioni dell'applicazione in Europa di dazi sui prodotti fotovoltaici fabbricati in cina. "EU ProSun ha a più riprese sostenuto che i dazi antidumping e/o compensativi (AD / CVD) non avranno effetti sulla catena del valore del fotovoltaico europeo a valle e a monte della produzione di prodotti solari - ha detto Afase in una nota - con riferimento agli Stati Uniti, EU ProSun afferma che il 2012 è stato un anno record per il numero di impianti fotovoltaici installati e che il numero di posti di lavoro nel settore americano del solare ha continuato ad aumentare, nonostante l'imposizione di AD/CVD".

"Tuttavia, questo ragionamento è viziato e altamente fuorviante poiché la gamma di prodotti interessata dai dazi statunitensi è diversa rispetto a quella oggetto delle indagini dell'Unione Europea e il mercato statunitense è difficilmente confrontabile con quello dell'Unione Europea". Nello specifico, la gamma di prodotti interessata dai dazi statunitensi sarebbe diversa rispetto a quella oggetto delle indagini dell'Unione Europea. "Mentre le indagini UE includono i wafer, le celle e i prodotti di origine cinese, i dazi statunitensi vengono applicati esclusivamente sulle celle di origine cinese, siano o meno integrate all'interno di moduli - ha aggiunto Afase - i moduli prodotti in Cina che utilizzano celle di origine non cinese non sono soggetti agli AD / CVD statunitensi. I moduli cinesi possono quindi continuare ad attraversare le dogane statunitensi senza essere soggetti agli AD / CVD. In altre parole, la Cina ha potuto acquistare le celle da altri Paesi e assemblarle quindi all'interno del propri confini, evitando così i dazi. Se le importazioni negli Stati Uniti di moduli prodotti in Cina utilizzando celle cinesi sono diminuite, mentre al contempo le installazioni di impianti negli Stati Uniti sono aumentate, ciò è dovuto proprio al fatto che la domanda è soddisfatta da moduli prodotti in Cina utilizzando celle di origine non cinese, oltre che da moduli prodotti fuori dalla Cina. Ciò significa che l'andamento negli Stati Uniti non è un metro significativo per poter valutare l'impatto dei dazi nell'Unione Europea".

"Paradossalmente, la parte ricorrente negli Stati Uniti, guidata da SolarWorld US, ha denunciato alle autorità statunitensi l'ingresso di prodotti sul mercato USA che avrebbero aggirato gli AD / CVD esistenti. EU ProSun non dovrebbe affermare in Europa che gli AD / CVD statunitensi non producono effetti sulla catena del valore del FV negli USA, mentre allo stesso tempo il suo principale esponente lamenta, negli Stati Uniti, che i dazi non hanno ottenuto gli effetti sperati".

Il mercato statunitense è profondamente diverso da quello europeo. "Ad esempio - ha continuato ancora l'associazione - mentre il mercato dei prodotti fotovoltaici a film sottile è molto ridotto nell'Unione Europea, tale mercato è molto rilevante negli Stati Uniti, dove questo prodotto domina il mercato degli impianti al suolo di grandi dimensioni. Non solo esistono pochi produttori cinesi di prodotti solari a film sottile, ma la domanda di impianti al suolo di grandi dimensioni negli Usa viene soddisfatta principalmente da produttori del solare non cinesi, e in primo luogo dall’azienda statunitense First Solar. Di conseguenza, un segmento molto consistente del mercato statunitense non subisce gli effetti degli AD / CVD sui prodotti cinesi. Nell'Unione Europea, al contrario, la domanda di impianti al suolo di grandi dimensioni viene soddisfatta principalmente da prodotti fotovoltaici in silicio cristallino, che sono oggetto delle indagini in corso. Il confronto con il mercato statunitense è quindi viziato e dovrebbe invece basarsi sulle caratteristiche proprie di ogni mercato. Finanziamenti pubblici, tipi di impianto (es. su tetti privati oppure impianti montati al suolo), costo dell'energia elettrica, operatori sul mercato del FV e la loro importanza relativa sono tutti fattori per cui Unione Europea e Stati Uniti si differenziano molto. Perciò, l'andamento del mercato statunitense non può costituire un metro di giudizio per valutare l'impatto dei dazi".

Il pericolo per il settore del solare europeo sarebbe quindi imminente. "I dazi in Europa non sono solo inefficienti, dato che la radice del problema per i produttori del solare è di natura strutturale, legata a elevate strutture dei costi e mancanza di economie di scala, ma essi sono contro l’Interesse dell’UE, comportando alti costi, in termini di posti di lavoro e di valore aggiunto lungo la catena del valore del fotovoltaico, e contraddicendo la politica dichiarata dell'Unione Europea, volta a stimolare la crescita delle energie rinnovabili - ha concluso Afase - l’effetto negativo dei dazi sulla catena del valore del FV dell'Unione Europea si riscontra anche nella dichiarazione di Sascha Möhring, AD di Möhring Energie GmbH: "Il mercato del fotovoltaico è già bloccato e la discussione di nuovi progetti è molto limitata. Questa situazione potrebbe solo peggiorare con l'imposizione di dazi. Inoltre, i dazi comprometterebbero pesantemente la transizione energetica".

lunedì 20 maggio 2013

Pannelli solari stampabili per tutti dall’Australia

(Fonte:GreenStyle.it- Marco Grigis)
 
 
 
 
 
I pannelli solari stampabili sono da qualche tempo diventati realtà. I ricercatori del Victorian Organic Solar Cell Consortium (VICOSC) in Australia — una collaborazione tra il Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), l’Università di Melbourne, l’Università di Monash e alcune aziende – sono riusciti a stampare celle fotovoltaiche su speciali fogli A3. Si tratta di un prototipo che promette di rivoluzionare il modo con cui le persone si avvicineranno all’energia solare, rendendola alla portata di tutte le tasche.

Le celle stampate sono in grado di produrre 10-50 watt per metro quadrato e le loro applicazioni sono le più svariate: dall’alimentazione di piccoli device elettronici all’illuminazione domestica, alla copertura dei vetri dei grattacieli o delle lamine in alluminio per fornire energia aggiuntiva ai palazzi. Scott Watkins, esperto di materiali per il progetto, così spiega l’iniziativa:

Ci sono talmente tante cose che possiamo fare con delle celle di questa dimensione. Possiamo inserirle nei cartelloni pubblicitari, per alimentare le luci o altri elementi interattivi. Possiamo addirittura inserirle nella scocca dei laptop, per fornire alimentazione all’intera macchina.


Per giungere a un modello “stampabile”, i ricercatori del VICOSC hanno impiegato uno speciale inchiostro fotovoltaico e una futuristica stampante da 200.000 dollari. Il processo, così come gli stessi ricercatori spiegano, è volutamente semplice tanto quanto trasferire un’immagine su una maglietta. Ed è proprio l’accessibilità e la disponibilità a gran parte del pubblico a cui stanno puntando gli scienziati: l’obiettivo è quello di trasformare questo prototipo preliminare in un sistema che possa sfruttare tecnologie di stampa pre-esistenti, affinché siano disponibili a basso costo a larghe fette della popolazione. È sempre Watkins a spiegarlo:

Stiamo sviluppando il nostro processo così da essere in grado di sfruttare le tecnologie di stampa già esistenti, in modo che le barriere all’entrata per la produzione di queste celle solari stampabili siano le più basse possibili.

martedì 30 aprile 2013

Dazi fotovoltaico, l’UE indaga ufficialmente anche sul vetro solare

Dazi fotovoltaico, l’UE indaga ufficialmente anche sul vetro solare

(Fonte:GreenStyle.it-Peppe Croce)

 
 
Non solo le celle e i moduli fotovoltaici, ma anche il vetro utilizzato per costruire i pannelli solari, sotto la lente di ingrandimento dell’Unione europea. Accogliendo la richiesta formulata a inizio febbraio da EU ProSun Glass la Commissione ha dato inizio il 26 aprile all’indagine ufficiale sulla eventuale concorrenza sleale dei cinesi nel settore del vetro fotovoltaico.

Secondo EU ProSun Glass, lobby di rappresentanza dei produttori di vetro fotovoltaico europei (ne rappresenta oltre il 25%, soglia minima per poter chiedere un’indagine anti dumping), la Cina offre ingenti aiuti statali alle sue aziende che possono di conseguenza vendere in Europa il loro vetro a prezzi stracciati e fuori mercato.

Come nel caso dell’altra indagine, quella sulle celle e i moduli cinesi richiesta da Eu ProSun (associazione distinta e separata da Eu ProSun Glass), la procedura è chiara: la Commissione europea invierà dei questionari alle parti interessate per ottenere le informazioni necessarie a stabilire se ci sia effettivamente concorrenza sleale e, eventualmente, quali danni economici stia arrecando ai produttori europei.

I questionari verranno mandati ai produttori di vetro, sia esteri che europei, agli importatori e alle associazioni di categoria del settore. Qualora dovesse emergere che la concorrenza sleale c’è, e che sta danneggiando le aziende europee, bisognerà anche stabilire se l’imposizione di dazi al vetro fotovoltaico cinese faccia bene o male all’industria comunitaria.

E su questo punto si apre un mondo di interpretazioni opposte e contrarie, come dimostrano le frequenti prese di posizione pro o contro i dazi a celle e moduli fotovoltaici cinesi, delle quali vi diamo notizia con cadenza quasi settimanale.

Importanti anche i tempi dell’indagine: potrà durare al massimo 13 mesi, quindi fino al 26 maggio 2014, e dopo sei mesi dall’inizio della procedura sarà possibile imporre dazi preventivi qualora dovesse emergere almeno un forte sospetto di dumping sul vetro fotovoltaico cinese.

giovedì 4 aprile 2013

Auto elettriche e fotovoltaico: insieme conquisteranno il mercato

Auto elettriche e fotovoltaico: insieme conquisteranno il mercato

(Fonte:GreenStyle.it-Silvana Santo)

Se l’industria solare e le aziende che producono veicoli elettrici lavorassero in sinergia, questi due settori potrebbero migliorare le loro prospettive di crescita. Lo sostiene uno studio realizzato da Navigant Research, che evidenzia come i target per auto elettriche e pannelli solari siano spesso coincidenti.

I proprietari di veicoli elettrici, ad esempio, spesso vivono in case che potrebbero ospitare impianti per la produzione di energia solare in grado di coprire i consumi annuali delle loro vetture. Inoltre, secondo un sondaggio del 2012, l’85% dei proprietari di auto elettriche sarebbero interessati all’installazione di un impianto a energia rinnovabile nella loro abitazione. Spiega John Gartner, analista Navigant:


Ci sono un sacco di sinergie e di punti in comune tra i consumatori che sarebbero interessati ad acquistare il solare e i veicoli elettrici. Entrambi i settori industriali hanno la potenzialità, se decidono di lavorare insieme per aumentare la probabilità che i consumatori di energia solare scelgano un veicolo elettrico.

Le auto a trazione elettrica, tra l’altro, potrebbero contribuire a risolvere i problemi legati all’intermittenza dell’energia solare, immagazzinando energia nelle proprie batterie. L’azienda SolarCity, in effetti, propone già una batteria prodotta da Tesla, in grado di alimentare una casa per un paio di giorni e di essere ricaricata da un sistema ad energia solare.

mercoledì 6 marzo 2013

Pannelli solari come antenne per un altissimo rendimento

Pannelli solari come antenne per un altissimo rendimento

(Fonte:QualEnergia.it-Alessandro Codegoni)
 
 
 
Che ne direste se vi proponessero un pannello solare, con un rendimento di conversione della luce del 70% in grado di funzionare, sia pure a potenza ridotta, persino di notte? Sicuramente pensereste a uno scherzo, oppure a una truffa. Eppure esiste un settore della ricerca che sta studiando un modo, al tempo stesso rivoluzionario e concettualmente banale, per produrre elettricità solare con quei rendimenti, utilizzandone tutte le lunghezze d’onda, compresi gli infrarossi che la Terra emette di notte, e non solo le bande ristrette sfruttate dal silicio e dagli altri semiconduttori. Non è fantascienza, dagli Stati Uniti è appena giunta notizia di un passo avanti decisivo compiuto verso la realizzazione di questi dispositivi di cui si parla comunque da oltre un decennio.

La spiegazione più semplice di come questo sistema dovrebbe funzionare, la si ha alzando un po’ gli occhi e guardando i tetti delle case punteggiati di antenne. Un’antenna non è altro che un conduttore metallico, di opportune forme e dimensioni, in grado di captare un’onda elettromagnetica, trasformandola in corrente elettrica. Le antenne che vediamo intorno a noi, funzionano con onde radio che vanno da un millimetro a qualche metro di ampiezza, e visto che gli elementi captanti di una antenna devono avere le stesse dimensioni dell’onda che “catturano”, sono oggetti metallici ben visibili, facili da costruire. Le onde inducono nell’antenna una corrente elettrica di potenza proporzionale a quella dell’energia contenuta nell’onda (nel caso di quelle radio, piuttosto bassa), e alternata alla stessa frequenza di oscillazione dell’onda, che nel caso delle onde radio oscilla fra qualche migliaio e qualche miliardo di volte al secondo (hertz). Per renderla utilizzabile, la corrente va prima trasformata in continua tramite diodi, e poi amplificata per poterne estrarre le informazioni, digitali o analogiche, audio o video, che contiene.

Ma anche la luce solare è composta di onde elettromagnetiche, identiche a quelle radio, se non che sono milioni di volte più piccole (e molto più energetiche): la luce rossa, per esempio, ha una lunghezza d’onda di circa 650 milionesimi di millimetro (nanometri) e una frequenza di oscillazione di 430.000 miliardi di hertz. Finora i pannelli solari hanno funzionato utilizzando la proprietà di alcuni elementi o composti di emettere un elettrone, quando colpiti da un fotone di una ben precisa lunghezza d’onda. Ma nulla vieta, in principio, di costruire antenne che sfruttino le onde luminose (che sono l’altra faccia dei fotoni), esattamente come sfruttiamo le onde radio, estraendone gran parte dell’energia.

I problemi, come si può ben capire, sono solo pratici, ma di tale complessità che fino a pochi anni fa non si poteva neanche immaginare di risolvere: antenne per la luce dovrebbero essere di dimensioni nanometriche, e bisognerebbe costruire diodi in grado di raddrizzare corrente alternata a centinaia di migliaia di miliardi di hertz. Eppure i progressi delle nanotecnologie stanno consentendo esattamente questo risultato.

Nanoantenne costituite da allineamenti di minuscoli segmenti di conduttori sono già state realizzate con le tecniche litografiche che si impiegano per costruire i semiconduttori. Ma il vero nodo da risolvere è quello di come rendere utilizzabile la corrente che raccolgono. Il professore di ingegneria chimica Brian Willis, dell’Università del Connecticut, ha annunciato di aver messo a punto una tecnica costruttiva, in grado di realizzare nanoantenne per la luce, in grado di raddrizzare anche la corrente che raccolgono, trasformandola in continua: le ha chiamate rectenne.

Nella rectenna progettata da Willis, la corrente passa dall’antenna al circuito, distanti 1-2 nanometri fra loro, attraverso un elemento triangolare. Gli elettroni attraversano lo spazio isolante fra la punta del triangolo e l’elettrodo tramite ”effetto tunnel”, un fenomeno quantistico, e non possono più tornare indietro, perché nei pochi nanosecondi che passano prima che la corrente si inverta, l’elettrone si è allontanato abbastanza dalla punta del triangolo, da non poter più superare l’unico punto di attraversamento (vedi immagine). L’antenna così raccoglie, in teoria, fino a un 70% dell’energia di ogni onda luminosa, e converte automaticamente l’elettricità alternata in continua.

Le attuali tecniche di litografia, però, se possono costruire gli elementi dell’antenna, non sono in grado di realizzare un gap più piccolo di 10 nanometri, troppo grande per ottenere l’effetto tunnel. Allora il gruppo di Willis ha messo a punto un sistema, chiamato ALD, che depone strati di atomi di rame, uno alla volta, in grado di costruire gli elementi triangolari necessari, avvicinando così antenna e circuito fino a 1,5 nanometri. Hanno così costruito, con i contributi di una società privata molto lungimirante, un primo esemplare di rectenna, calibrata per gli infrarossi, e sono ora in corso i primi test per verificarne l’efficienza.

In teoria, una serie di rectenne, impilate una sull’altra e dotate di elementi di diverse dimensioni, per catturare le varie lunghezze d’onda, sarebbe in grado di catturare tutte le radiazioni solari più energetiche, dagli UV fino agli infrarossi, con una efficienza molto più alta di quella degli attuali pannelli al silicio e persino di quelli multi giunzione a concentrazione (circa il 45%), utilizzando materiali comuni, come il rame o l’alluminio.Tutto sta a vedere se i test delle prime rectenne di Willis saranno soddisfacenti e se il procedimento ALD potrà essere industrializzato. Se queste due condizioni si realizzeranno, entro qualche anno potremmo addirittura avere pannelli solari che producono elettricità giorno e notte (sfruttando gli infrarossi che le superfici scaldate dal sole riemettono di notte: una minuscola frazione della potenza della luce solare, ma buttali via…), utilizzando una superficie di metà o meno di quelli attuali, per ottenere le stesse potenze.