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venerdì 17 gennaio 2014

Eolico: le piattaforme galleggianti studiano le potenzialità marine

Eolico: le piattaforme galleggianti studiano le potenzialità marine

(Fonte:Rinnovabili.it)
A volte la lenta diffusione di alcune tecnologie per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili faticano a decollare a causa degli elevati costi dei dispositivi. Per l’eolico in mare pare però che le piattaforme galleggianti stiano parzialmente risolvendo il problema. Evitando le operazioni di trivellazione e perforazione dei fondali per la realizzazione delle piattaforme subbacquee in cemento infatti scendono vertiginosamente i costi di realizzazione complessivi degli impianti offshore.

Il merito è dell’impegno che questa settimana hanno dismostrato Nass & Wind Offshore e Mainstream Renewable Power che stanno lanciando nuovi dispositivi di galleggiamento per ottimizzare la realizzazione dei progetti eolici, promuovendone la diffusione. Il mercato proprio questa settimana ha visto l’avvio di due nuovi sistemi galleggianti al largo di Saint-Vaast la Hougue, nel Canale della Manica dove verranno analizzate le condizioni ambientali e tecniche per la realizzazione di diversi progetti energetici green. Qui è stata posizionata una piattaforma galleggiante di 12 metri di diametro alta 5,2 metri che pesa circa 70 tonnellate equipaggiata con una serie di strumenti che solitamente i tecnici utilizzano per garantire il funzionamento degli impianti. Durante i sei mesi di prova gli esperti si preoccuperanno di raccogliere una serie di dati riguardanti soprattutto a velocità del vento e le condizioni del mare a largo della Bretagna in modo da valutare le potenzialità energetiche dell’area e studiare i progetti più idonei da realizzare.

“Nass & Wind Offshore ha due obiettivi per la piattaforma di misurazione galleggiante”, la società ha dichiarato. “Il primo è quello di raccogliere dati ambientali precisi e affidabili, che contribuiranno a limitare i rischi tecnici e finanziari dei progetti proposti e a ridurre il costo dell’energia elettrica prodotta. Il secondo obiettivo è quello di stabilire partnership con istituti scientifici, laboratori universitari e organizzazioni ambientali interessate nella conduzione di esperimenti e nella raccolta di dati scientifici e ambientali “.

L’annuncio è arrivato contemporaneamente alla diffusione dell’attuazione del progetto della Mainstream Renewable Power, che ha istallato LiDAR, il primo dispositivo commerciale galleggiante di misurazione del vento del Mare del Nord posizionato a largo della costa di Northumberland. Per 3 mesi il dispositivo sarà testato per poi passare alla realizzazione del parco eolico offshore da 450 MW di potenza istallata denominato Neart Na Gaoithe.

martedì 14 gennaio 2014

L’eolico arriva anche sulla Tour Eiffel

L’eolico arriva anche sulla Tour Eiffel

(Fonte:ZeroEmission.it)


Un parco eolico e di turbine, che produrrà una parte dell’energia elettrica di cui ha bisogno il monumento. Sarà questa una delle grande soprese della “nuova Tour Eiffel”, che nell’ambito dei lavori di rinnovamento ha previsto, al primo piano, un’area dedicata all’energia del vento.

Una soluzione interessante sia dal punto di vista energetico sia da quello promozionale. Basti pensare che la torre parigina viene visitata ogni anno da ben sette milioni di turisti, che potranno quindi vedere, con i loro occhi, i vantaggi dell’energia rinnovabile.
Non solo: quattro pale eoliche dovrebbero essere costruite anche sotto la torre con l’obiettivo di produrre ottomila kW l’anno, mentre il 95% dell’illuminazione avverrà con lampade Led per risparmiare sui consumi.

Ma oltre a essere più green la Tour Eiffel diventerà ancora più bella. Sempre il primo piano sarà dotato, infatti, di un pavimento di vetro costruito a 57 metri dal suolo che, secondo le intenzioni del prestigioso studio di architettura Moatti-Riviere, darà ai visitatori l’emozionante sensazione di camminare sul vuoto.
Il costo previsto per i lavori di “abbellimento” del simbolo di Parigi è di circa 25 milioni di euro.

lunedì 4 novembre 2013

Eolico in Brasile: 10% elettricità arriverà dal vento entro il 2021

Eolico in Brasile: 10% elettricità arriverà dal vento entro il 2021

 (Fonte:GreenStyle.it-Marco Mancini)



 Il Brasile sta conoscendo lo sviluppo economico più importante della sua storia e l’economia non può reggere se non è supportata da una strategia energetica nazionale forte. Il Paese sudamericano in effetti ce l’ha e prevede di incrementare del 50% la produzione interna entro 10 anni. Ciò che più conta è però che buona parte di questa produzione sarà supportata dall’energia eolica.

Sono sempre di più infatti i parchi eolici eretti o programmati in Brasile e la dirigenza politica si è resa conto che questa potenzialità non molto sfruttata può essere il volano dell’economia per il futuro. Finora la fonte rinnovabile più utilizzata è stata l’idroelettrico e certamente continuerà ad esserlo anche in futuro grazie alla conformazione geografica del Paese. L’apporto dell’eolico è però importante per soppiantare le vecchie centrali non rinnovabili che hanno reso il Brasile negli ultimi anni tra i Paesi più inquinanti.

Nei prossimi anni il Brasile si aspetta che il 5% del fabbisogno energetico nazionale sia soddisfatto da questa fonte. Entro il 2021 l’obiettivo è fissato al 10%. Per intenderci è come se la metropoli più grande del Sudamerica, San Paolo, che ospita 12 milioni di abitanti, fosse completamente alimentata dall’energia del vento. Uno sviluppo simile può sembrare esagerato, ma i governanti brasiliani lo ritengono fattibile.

Dopo lo spavento del 2001, quando un black-out lasciò senza energia l’intero Paese per giorni, tutte le forze politiche si impegnarono a sviluppare una rete energetica sempre più efficiente e individuarono proprio nell’energia eolica una delle principali opportunità. Un’opportunità anche e soprattutto economica.
Mathias Becker, presidente di Renova Energia, una delle principali aziende coinvolte nel progetto, racconta al Washington Post che quando fondò l’azienda 12 anni fa il suo valore era di 5000 dollari. Oggi ne vale un miliardo e mezzo. La sua teoria è semplice: eolico e idroelettrico sono compatibili e possono dare energia al Brasile. Quando piove non c’è vento e quando c’è vento non piove, dice Becker. Un mix perfetto per creare energia.

L’eccezionalità dell’impresa nell’ambito eolico in Brasile sta anche nella velocità con la quale si è sviluppato. Nel 2009 lo Stato ha indetto la prima asta pubblica per la costruzione di un parco eolico. Oggi il Paese, che ospita 200 milioni di persone, garantisce già il 3% del fabbisogno energetico con l’energia del vento grazie a 140 parchi eolici ed è in grado di fornire elettricità pulita a 4 milioni di abitazioni.

lunedì 21 ottobre 2013

Minieolico disegnato da Renzo Piano: 1200 kWh in due mesi

(Fonte:GreenStye.it-Claudio Schirru)

 
 
Trascorsi i primi due mesi di test per il minieolico Enel Green Power firmato Renzo Piano. La “libellula” a due lame presentata due anni fa dal fornitore di servizi elettrici e dall’architetto italiano ha fornito in particolare alcuni dati riguardanti la sua effettiva capacità produttiva.

Nel corso dei due mesi trascorsi a Molinetto di Pisa, dove è stato testato, l’impianto minieolico di Enel Green Power ha prodotto cira 1200 kWh. Tutta l’elettricità ricavata dall’impianto a energie rinnovabili di Renzo Piano è stata poi immessa nella rete.

Soddisfazione dell’azienda non soltanto per il risultato ottenuto, ma anche per la tenuta e la resa dei materiali impiegati nella costruzione dell’impianto, leggeri, ma resistenti, finalizzati inoltre al ridurre al massimo l’impatto visivo delle pale eoliche. Un prodotto che potrebbe arrivare presto sul mercato, dopo che saranno trascorsi anche gli ultimi mesi di test.

Alla nascita dell’impianto minieolico a due lame di Enel Green Power hanno collaborato inoltre per la parte progettistica lo Studio Favero & Milan di Venezia mentre per la realizzazione la Metalsistem di Rovereto. La “libellula” ricordiamo infine ha un’altezza da terra, per quanto riguarda il rotore, di 20 metri. Il diametro delle pale è di 16 metri, mentre dell’asta è di solo 35 cm.

venerdì 27 settembre 2013

Nel 2013 il FV sorpasserà l'eolico onshore e offshore

 Nel 2013 il FV sorpasserà l'eolico onshore e offshore

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
Secondo l'ultimo rapporto fornito da Bloomberg New Energy Finance, nel 2013 l'eolico registrerà 35.5 GW di nuovo installato, contro 36.7 GW registrati del solare fotovoltaico.
 La capacità fotovoltaica installata nel corso del 2013 in tutto il mondo eclisserà quella eolica sia onshore che offshore. E' quanto riportato nell'ultima ricerca di Bloomberg New Energy Finance, secondo cui, l'installato globale eolico quest'anno registrerà 35.5 GW di nuova capacità, contro i circa 36.7 GW globali che verranno installati nel settore del solare fotovoltaico. Un dato importante, se si pensa che prima del 2011, la capacità eolica installata anno dopo anno era circa il doppio di quella fotovoltaica. Secondo Bloomberg New Energy Finance, la crescita nel settore eolico è stata soffocata dal mercato e dall'incertezza politica in Europa, Stati Uniti e Cina, oltre a una riduzione netta nei costi legati alle tecnologie per il fotovoltaico. Non solo. Paesi come il Giappone e la Cina stanno offrendo forti incentivi per il solare, compensando il rallentamento del mercato europeo nel settore.

L'anno scorso, l'eolico onshore e offshore ha aggiunto globalmente circa 46,6 GW, mentre solare 30.5 GW. Gli analisti prevedono che l'eolico aumenterà del 17% entro il 2030, mentre il fotovoltaico, crescerà del 16% entro lo stesso anno.

giovedì 26 settembre 2013

Eolico: il comitato CSI un alleato per il vento nell’ex Repubblica sovietica

Eolico: il comitato CSI un alleato per il vento nell’ex Repubblica sovietica

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
Il Consiglio dell’Associazione mondiale dell’energia eolica (World Wind Energy Association, WWEA) ha approvato la creazione del comitato chiamato WWEA CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) che, guidato da diversi membri WWEA provenienti dalle ex repubbliche sovietiche, si è posto l’obiettivo di una “cooperazione rafforzata” per la promozione dell’energia eolica nella regione. I membri del nuovo comitato CSI, esperti di energia eolica dei paesi della Comunità degli Stati Indipendenti, stanno concentrando i loro sforzi, la loro conoscenza ed esperienza, ha spiegato il WWEA, per promuovere la diffusione delle tecnologie eoliche nella regione e identificare il barriere da abbattere per favorire lo sviluppo del settore in quella zona.

Nel particolare l’associazione si occuperà di dare supporto di vario genere per la distribuzione dell’energia prodotta da fonte e eolica e per l’espansione dello sfruttamento di questa fonte rinnovabile con particolare attenzione allo sviluppo di strutture legali e politiche adatte a promuovere l’ingrandimento del settore. 
 
Al momento sono 8 i paesi dell’ex repubblica sovietica ad aver aderito al comitato: Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Kazakistan, Lituania, Russia, Tagikistan e Ucraina hanno confermato la propria partecipazione al progetto e l’impegno per la diffusione dell’eolico sui loro territori. Secondo il segretario generale della WWEA, Stefan Gsänger, “i paesi della CSI costituiscono una regione che ha un enorme potenziale eolico un territorio che risulta praticamente intatto, inutilizzato, e speriamo che il Comitato CSI aiuti a rimuovere gli ostacoli che potrebbero ostacolare lo sviluppo del settore come lacune nella conoscenza dei benefici e delle potenzialità”.

venerdì 13 settembre 2013

Storage in batterie, se per l'eolico convenisse fermare le pale?


Storage in batterie, se per l'eolico convenisse fermare le pale?

(Fonte:QualEnergia.it)



Vale sempre la pena accumulare l'energia delle rinnovabili non programmabili? Dopo aver valutato il bilancio energetico dei vari sistemi di accumulo, alla Stanford University si sono posti questa domanda e la risposta ottenuta è un “no”. Se si parla di sistemi di accumulo molto costosi dal punto di vista energetico, come le batterie, stoccare la produzione in eccesso ha energeticamente senso solo per fonti relativamente costose in quanto a energia investita, come il fotovoltaico, mentre non ne ha per fonti con costo energetico inferiore, come l'eolico: si risparmia più energia facendo fermare le pale.

Lo studio, pubblicato sull'ultimo numero di Energy and Environmental Science, parte da un aspetto esplorato in un precedente lavoro curato dagli stessi autori: l' ESOI ossia Energy Stored On Investment. Questo valore quantifica appunto il costo energetico di un sistema di accumulo e si ottiene moltiplicando l'energia accumulata nell’intera vita dell’impianto per l’efficienza nel ciclo di accumulo/rilascio e dividendo per l’energia impiegata per la costruzione e installazione dell’impianto; insomma qualcosa di simile EROEI, l’Energy Returned On Energy Invested o ritorno energetico sull’investimento energetico.

In quel primo lavoro si confrontava l'ESOI di 7 tecnologie per l'accumulo, ossia il pompaggio idroelettrico, l’aria compressa (CAES) e cinque tipi di batterie: al litio, al sodio-zolfo, allo zinco-bromo, al vanadio (del tipo a flusso) e al piombo. Risultato? I metodi fisici hanno prestazioni energetiche di un ordine di grandezza superiori a quelle degli accumuli elettrochimici: il pompaggio idro ha un ESOI di 210, il CAES addirittura di 240, mentre quello delle batterie va da 10 per quelle al litio ioni, a un misero 2 per le batterie al piombo, che, quindi, riescono ad accumulare nel corso della loro vita, appena il doppio dell’energia che è servita a costruirle.

Passo successivo, e qui veniamo al nuovo studio, è stato chiedersi quando sistemi con un così basso ESOI convengano energeticamente. Per farlo si è messo a confronto il bilancio energetico dei diversi tipi di batterie con quello dell'energia prodotta da eolico e fotovoltaico, espresso come EROEI, energia prodotta per energia investita.

Il fotovoltaico, che richiede molta energia per produrre i moduli, ha un EROI molto più basso rispetto all'eolico: siamo a 8 contro 86, secondo i calcoli dello studio; l'energia prodotta dall'eolico è dunque energeticamente molto meno costosa di quella da fotovoltaico. Ecco perché gli autori arrivano alla conclusione anticipata, cioè che, mentre per il solare vale la pena di accumulare l'energia in eccesso con le batterie, per l'eolico, quando produce più energia rispetto a quella che la rete può accogliere, è energeticamente più conveniente dal punto di vista del sistema elettrico far fermare le pale.

“Come non ha senso comperare una cassaforte da 100 dollari per custodire un orologio da 10, così non conviene realizzare sistemi d'accumulo energeticamente costosi per una risorsa energeticamente economica come l'eolico”, è l'esempio che fa Charles Banhart, uno degli autori. Il costo energetico di sprecare il surplus di produzione, fermando le turbine (il curtailment indicato nei grafici a fianco) è infatti inferiore a quello da sostenere per realizzare gli accumuli elettrochimici. Perdere energia perché si fa fermare un impianto eolico fa aumentare l'EROI della fonte del 10%, accumularla con le batterie lo fa salire dal 20% nel caso delle batterie agli ioni di litio al 50% nel caso di quelle al piombo.

Per far sì che abbia senso stoccare l'energia dal vento in batterie, bisognerebbe che queste aumentassero le loro prestazioni a parità di energia investita: dai 6mila cicli di carica-scarica delle batterie al litio attuali, si dovrebbero raggiungere almeno 10-18mila cicli, spiega Banhart.

Insomma lo storage in batterie, con le tecnologie attuali – sempre ricordando che qui ci stiamo limitando a considerare l'aspetto energetico – non conviene in tutte le situazioni. Da questo punto di vista, suggerisce un altro degli autori, Michael Dale, sarebbe più sensato usare l'energia in eccesso dell'eolico per altri scopi, “come pompare acqua per l'irrigazione o caricare flotte di veicoli elettrici”, una strada questa di usare i veicoli elettrici come buffer per la rete che peraltro si sta da tempo sperimentando e che potrebbe essere molto interessante oltre che per l'integrazione delle rinnovabili intermittenti, anche per decarbonizzare la mobilità.

giovedì 12 settembre 2013

Incentivi rinnovabili, l’UE lavora a nuove linee guida

(Fonte:GreenStyle.it-Silvana Santo)
 
 
 
L’Unione Europea sta lavorando a delle nuove linee guida in materia di incentivi alle energie rinnovabili. Lo ha confermato il Commissario UE all’Energia, Günther Oettinger, rispondendo alle recenti osservazioni mosse dall’amministratore delegato di Enel, Paolo Scaroni, a nome di 9 aziende del settore energetico.

Secondo i colossi dell’energia, i sussidi statali alle rinnovabili incidono sulla bolletta elettrica delle famiglie europee in modo eccessivo (per il 18%), per cui sarebbe preferibile cancellarli o almeno ridurli, investendo invece sullo shale gas. Pronta la replica di Oettinger, che ha definito “già noti” alcuni dei punti sottolineati dalle aziende.

Ha precisato il Commissario UE:

Pubblicheremo presto linee guida su come riformare nel modo migliore i sussidi nazionali per le rinnovabili, che erano necessari per spingere una nuova industria. Ora che le tecnologie sono maturate, devono essere adottati schemi di sostegno diversi.

Un cambiamento, dunque, è necessario anche secondo la Commissione Europea, che sta lavorando a delle linee guida per rendere gli incentivi alle rinnovabili più trasparenti e flessibili. I sussidi, inoltre, dovranno essere più facilmente prevedibili da cittadini e aziende, nonché, soprattutto, basati sul mercato. L’obiettivo, ha concluso Oettinger, è fare in modo che il settore dell’energia pulitacresca in modo più “efficace dal punto di vista dei costi”.

martedì 10 settembre 2013

Eolico offshore a rischio nel Regno Unito con taglio agli incentivi?

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
 
Il Committee on Climate Change (CCC) avverte il governo britannico: se le sovvenzioni per l’eolico offshore diminuiranno, i piani per la Riforma del mercato elettrico (EMR) potrebbero essere a rischio. A dichiaralo è l’organo consultivo del CCC, che ha inviato una lettera aperta al segretario di Stato per l’Energia del Regno Unito, Edward Davey.

Il CCC, che si occupa di fornire indicazioni al governo britannico sulle politiche migliori per la produzione di energia a basse emissioni, ha espresso delle forti preoccupazioni per il settore, sia in vista delle strategie post 2020, che in base alle previsioni di decrescita dei prezzi per quanti riguarda l’eolico offshore.

I parchi eolici offshore previsti per il futuro prossimo, o in costruzione, potrebbero di conseguenza non essere realizzati a causa del taglio alle sovvenzioni: il governo britannico ha previsto un taglio degli aiuti economici di 234 dollari per MW/h entro il 2014, su un contratto di 15 anni, e un ulteriore taglio di 212 dollari nel biennio 2018-2019. Secondo il David Kennedy, amministratore delegato di CCC, il taglio è troppo drastico:

Ne ho parlato con tutti gli investitori del settore e sono tutti d’accordo nel lanciare l’allarme.


Dal canto suo, il governo UK ha cercato di rassicurare gli operatori, spiegando che l’obiettivo è quello di ampliare il settore, non di ridimensionarlo. Il ministro dell’Energia e della lotta ai cambiamenti climatici del Regno Unito, Michael Fallon, ha risposto:

Il Regno Unito è leader mondiale nella produzione di energia eolica offshore: la sua capacità è maggiore di quella del resto del mondo. Non abbiamo intenzione di ridurre il volume del settore, ma vogliamo vedere questo settore crescere ancora di più.

lunedì 9 settembre 2013

Eolico: nuovo piano della Cina per ridurre l’inattività delle turbine

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
Malgrado la sua posizione di rilievo sul mercato globale, in Cina una parte delle turbine eoliche entro i confini nazionali sono inattive. Dopo la riduzione degli investimenti sugli impianti e la loro parallela dislocazione in zone con migliore accesso alla rete, il governo di Pechino ha annunciato che questo gap potrebbe ridursi.

Il vice direttore del National Renewable Energy Engineering Information Management Center, Guo Yanheng, ha comunicato che il tasso di inattività delle turbine potrebbe scendere, entro la fine dell’anno, dal 17 al 12%: inoltre, rispetto a due anni fa, il tasso a inizio 2013 si era ulteriormente ridotto di due punti percentuali.

Il problema del sottoutilizzo diffuso delle turbine da anni preoccupa gli operatori del settore: in particolare da quando la capacità delle turbine, costruite nelle zone più ventose della Repubblica Popolare, ha superato la capacità della rete di assorbire energia. Il 2013 potrebbe essere però l’anno in cui questo rapporto subirà un ribaltamento.

Secondo Micheal Parker, analista di Sanford C. Bernstein & Co. A Honk Kong, se la capacità di trasmissione migliorerà entro il 2015 il “tasso di riduzione” (termine usato per individuare il sottoutilizzo delle turbine) potrebbe arrivare a cifre accettabili. L’analista ha spiegato:

L’intera industria è più matura di quanto non fosse tre o quattro anni fa, con operatori eolici che, quando decidono di costruire, non considerano più esclusivamente la velocità del vento e la disponibilità di terreni come criteri guida, ma anche la capacità di trasmissione della rete

Le parole d’ordine sono dunque una produzione più mirata e “slow” e un miglioramento della connessione: attualmente la Cina conta solo 4,8 GW di capacità eolica collegata alla rete. A questo scopo, sono appena stati stanziati 500 miliardi di yuan: l’obiettivo la costruzione di una rete nazionale con linee di trasmissione ad altissima tensione.

Inoltre, il governo cinese ha appena messo a punto un iter più rigoroso per i nuovi progetti on shore, con lo scopo di alleggerire gli oneri per la rete: a marzo, ad esempio, la National Energy Administration ha sospeso dei permessi di costruzione per nuovi progetti nel nord dello Jiling, nelle zone interne della Mongolia e nella provincia di Heilongjiang, già sovraccarichi. Guo Yanheng ha perciò comunicato:

Il nostro piano di installazioni su vasta scala, per il 2030 o per il 2050, dipende ancora in gran parte dal nord. Per cui l’obiettivo da qui in avanti sarà realizzare dei collegamenti sulle lunghe distanze, che connettano le regioni del nord del Paese con quelle del sud, in cui c’è carenza di energia.

giovedì 5 settembre 2013

Eolico: la Danimarca avvia l’offshore più grande del paese

Eolico: la Danimarca avvia l’offshore più grande del paese

(Fonte:Rinnovabili.it)

 
 
 
Per soddisfare il 4% del fabbisogno energetico nazionale basta un parco eolico offshore, e la Danimarca ce l’ha. E’ stato inaugurato oggi l’Anholt Marine Park, proprietà per il 50% della Dong Energy e composto da 111 turbine fornite da Siemens istallate a largo della costa della Danimarca orientale a 20 km nord-est della Penisola di Jutland dove il mare è profondo circa 19 metri.
I rotori, 3,6 MW di potenza ognuno e 120 metri di diametro, serviranno a produrre l’energia di cui hanno bisogno circa quattrocentomila famiglie danesi contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo che punta a produrre tutta l’energia del paese da fonte rinnovabile entro il 2050. Realizzato in soli nove mesi il parco eolico oltre ad essere il maggiore del paese ha anche segnato un record per la rapidità con la quale sono avvenute le istallazioni. “Nonostante le condizioni meteo difficili, abbiamo implementato il progetto nei tempi previsti” ha specifcato il CEO di Siemens Wind, Markus Tacke.

Oltre ad annunciare l’apertura del parco eolico stamane è stato fatto il punto della situazione chiarendo che Siemens in tre mesi è riuscito ad aprire 5 nuove centrali eoliche: il London Array (630 MW), Greater Gabbard (504 MW) e Lincs (270 MW), che sono tutti già in fase di funzionamento, e Riffgat (108 MW) in Germania.

venerdì 30 agosto 2013

Rinnovabili: l’Italia è il decimo mercato mondiale

(Fonte:GreenStyle.it-Marco Grigis)
 
 
 
 
 
L’interesse tricolore verso le fonti rinnovabili è in costante crescita e anche il mercato sembra accorgersene. Secondo l’ultima classica elaborata dall’agenzia britannica Ernst & Young, lo Stivale si aggiudica la decima posizione fra i paesi più interessati all’impiego di energia solare, eolica o da altre fonti rinnovabili. Si tratta di un miglioramento di una posizione rispetto alla lista stilata un anno fa, che indica come il percorso della green energy sia un’investimento vincente per l’economia del nostro paese.

La classifica, chiamata Renewable Energy Country Attractiveness Index, analizza quando una nazione sia in grado di attrarre investimenti in energie rinnovabili sulla base di differenti fattori, dall’opportunità geografica alla presenza di normative specifiche di agevolazione. Con il suo decimo posto l’Italia ottiene un ottimo piazzamento, considerato come a superarla vi sia un nugolo di colossi economici difficili da battere. Lo Stivale è premiato innanzitutto per la convenienza morfologica del ricorso alle rinnovabili – la posizione geografica avvantaggia il ricorso al solare, soprattutto nelle zone del Sud Italia, così come lo stesso accade sulle coste per l’eolico classico e offshore – che per gli incentivi che negli ultimi anni spesso sono stati concessi per far crescere questo settore. Molto, però, deve essere ancora fatto.

Le prime tre posizioni del podio le conquistano Stati Uniti, Cina e Germania, a cui fa seguito il Regno Unito, cresciuto rispetto allo scorso anno grazie ad alcune politiche governative per sostenere l’energia pulita nei prossimi anni. Si ha quindi il piazzamento di Giappone, Australia, Canada, Francia, India e quindi dell’Italia.

Il Belpaese scalza dalla decima posizione il Belgio. Il tutto è dovuto alla crescita di energia rinnovabile da parte dei consumatori e a condizioni più favorevoli per i tassi di rendimento delle obbligazioni a lungo e a breve termine. Nella Top 20, infine, si posizionano buona parte delle nazioni europee come Spagna (13), Danimarca (14), Portogallo (17), Olanda (18) e Svezia (19), segno di come le politiche del Vecchio Continente in materia di implementazione delle fonti rinnovabili stia dando i primi buoni frutti.

mercoledì 7 agosto 2013

Minieolico su pannello fotovoltaico: idea in studio negli USA

(Fonte:GreenStyle.it-Guido Grassadonio)
 
 
 
 
L’idea è valida, quantunque non esattamente originalissima. Sappiamo bene come i limiti delle rinnovabili più diffuse sia la non continuità della produzione energetica: si fa sera o qualche nuvola di troppo oscura il sole ed ecco che il fotovoltaico diventa inutile; cessa il vento ed ecco che le pale eoliche restano ferme, così come gli ingranaggi della turbina del generatore elettrico connesso. Combinando le due tecnologie, però, si ottengono impianti che garantiscono il più delle volte una produzione minima di energia.

Ora immaginate che un parco eolico, anche se dimensioni minori di uno classico, condivida lo stesso spazio di un parco fotovoltaico. Avremmo una riduzione importante dell’investimento e un impianto capace di garantire energia quasi 365 giorni l’anno (ovviamente studiando bene come piazzare pannelli ed e vettori eolici).

L’idea su come realizzare una cosa del genere è venuta a un team di giovani e inventivi statunitensi. Costoro hanno messo su una raccolta fondi su Indiegogo per permettere alla propria azienda di avere il capitale iniziale e iniziare la produzione.

L’azienda si chiama Cleantec e il prototipo di aerogeneratore minieolico che hanno inventato si sviluppa in orizzontale, pronto per essere montato sopra qualsiasi pannello solare. Leggero garantisce, grazie alla particolare angolazione delle lame, di funzionare anche con venti che soffino da diverse direzioni. Pensato proprio perché fosse abbinabile a un impianto solare a pannelli, è talmente flessibile che gli stesi inventori si sono resi conto che potrebbe essere sfruttato anche in mille altre soluzioni: da alcuni palazzi, a serre, tubi esterni, ecc.

L’idea ci pare buona, anche se in giro si vedono alcune cose simili già in studio. Queste iniziative, però, ci indicano le probabili direzioni che la ricerca e l’applicazione tecnologica prenderà in futuro. Se anche non fosse davvero la Cleantec a lanciare il suo prodotto, riteniamo facilmente prevedibile che soluzioni simili saranno comunque adottate come standard, da qui a breve.

mercoledì 31 luglio 2013

Vietnam: gli Usa finanziano lo sviluppo dell’eolico

Vietnam: gli Usa finanziano lo sviluppo dell’eolico

(Fonte:Rinnovabili.it)



Per aiutare il Vietnam ad aumentare la quota di eolico nazionale la USTDA statunitense ha concesso al paese un prestito del valore di 288mila dollari.

E’ noto l’impegno degli Stati Uniti, concentrati nella redazione di nuove politiche ambientali ed energetiche che facciamo uscire dalla crisi il paese. Ma stavolta il progetto ideato valica i confini degli States e arriva fino in Vietnam, al quale la US Trade and Development Agency (USTDA) ha deciso di concedere un prestito non rimborsabile di 288mila dollari, cifra che servirà per favorire la crescita dell’eolico nel paese da adesso fino all’agosto del prossimo anno.

L’idea è di istallare nuova capacità eolica e valutare la possibilità di immettere nella rete nazionale la potenza prodotta, con l’adeguamento delle normative e delle politiche necessarie. Grazie alla nuova iniziativa sarà inoltre possibile riorganizzare la trasmissione energetica nazionale garantendo la sicurezza nazionale e limitando i disagi alla popolazione.

Secondo i dati diffusi dal Vietnam Electricity Group (EVN) la nazione possiede al momento solamente due impianti che sfruttano l‘eolico per una capacità totale di circa 60 MW, uno collocato a Binh Thuan e uno nella provincia del BAc Lieu, nel sud del paese, collegati già alla rete nazionale.

Tuttavia l’arrivo di nuovi progetti energetici rende necessario l’adeguamento delle infrastrutture, assolutamente non in grado di supportare il nuovo carico energetico che l’eolico produrrà.

venerdì 26 luglio 2013

Corso online Sistemi di accumulo per il fotovoltaico


Sistemi di accumulo, un nuovo passo verso l’indipendenza energetica

(Fonte:Rolando Roberto-Enerstore)





Terminata la fase storica del Conto Energia, in Italia emerge la verità che era stata nascosta dall’ubriacatura degli incentivi: l’energia rinnovabile ha bisogno di sistemi di accumulo per stabilizzare i flussi energetici e completare il ciclo solare. La teoria della Terza Rivoluzione Industriale ci ha spiegato molto bene che i cittadini, per poter essere in grado di produrre, accumulare e scambiare l’energia che generano dai loro impianti locali e familiari, devono poter disporre di sistemi che permettano loro di accumulare l’energia che producono e non utilizzano.

Fino ad ora questa necessità è stata occultata dall’artificio dell’immissione in rete che funge essa stessa da accumulo. Ma a partire dal momento in cui gli incentivi non sono più erogati, e le regole dello scambio sul posto trattano in modo ineguale il cittadino venditore (riconoscendogli in fase di immissione un prezzo esiguo) e il monopolista (dal quale si è obbligati a pagare un prezzo più che doppio rispetto alla tariffa di vendita), bisogna interrogarsi sulle opportunità offerte dalla tecnologia per massimizzare il ritorno economico e i benefici energetici delle rinnovabili e del fotovoltaico in particolare.

In questo senso il fotovoltaico rimane un’opportunità di risparmio energetico interessante, ma dobbiamo cominciare a pensare a lungo termine e vederlo solo come la parte iniziale di un ciclo energetico per coprire il quale abbiamo bisogno di tecnologie di accumulo e di distribuzione intelligente (smart grid).

Se ci troviamo nel caso di utenza domestica o comunque di un impianto a servizio dell’abitazione con potenza inferiore ai 20 kWp, possiamo usufruire delle agevolazioni fiscali IRPEF al 50% valide fino a fine 2013. Non sappiamo ancora con certezza quale regime fiscale sarà adottato da gennaio 2014 e neppure se si riuscirà ad ottenere qualche provvedimento strutturale di più ampio respiro.

Di occasioni però ne abbiamo altre e dobbiamo essere bravi a cogliere quanto può offrire un nuovo settore che promette una crescita esponenziale: il mercato dell’accumulo, in particolare dello “storage” domestico per l’ottimizzazione dell’autoconsumo.

Cerchiamo di capire brevemente di cosa si tratta. Come tutti sanno, il fotovoltaico e l’eolico sono definite come FRNP (Fonti Rinnovabili Non Programmabili), non possiamo sapere con esattezza le condizioni meteorologiche che potrebbero influenzare i dati di produzione in termini di energia giornaliera. Il vento è incostante e imprevedibile, e il sole sappiamo per certo che ci sarà ma non possiamo essere sicuri delle condizioni di nuvolosità che potrebbero coprirlo e dunque abbassare la produttività di un impianto fotovoltaico. Sappiamo però per certo che quando il sole e il vento sono molto forti, permettono di produrre elettricità in eccesso che se debitamente accumulata potrebbe essere utilizzata all’occorrenza.

Se potessimo accumulare l’energia in eccesso durante le ore di sole e di vento per poterla riutilizzare di notte o nei giorni di calma piatta? Jeremy Rifkin ci dice che in un futuro abbastanza vicino sarà possibile farlo con le tecnologie dell’idrogeno, una vera e propria rivoluzione energetica. Ma in attesa che tali tecnologie entrino nella fase di economie di scala che ne permettano l’ingresso sul mercato, il sogno dell’indipendenza energetica si avvicina sempre di più grazie ad altre tecnologie che sono già sul mercato a prezzi contenuti.

E’ infatti in atto una piccola rivoluzione che tacitamente mette in fermento tutto il settore delle rinnovabili. Magari non sarà possibile staccarsi immediatamente dalla rete ma se ipotizziamo di installare, oltre al convenzionale impianto FV, un sistema di accumulo, sicuramente le bollette potranno essere fortemente ridotte.

Attenzione però, c’è bisogno di uno sforzo in più. Quando parliamo di fotovoltaico non incentivato le regole del gioco si fanno più severe: l’idea di installare un impianto da fonti rinnovabili senza tener conto dell’efficienza complessiva del sistema e della necessità di diminuire gli sprechi di energia dev’essere completamente messa da parte!

Prima di procedere con qualsiasi ragionamento di convenienza economica ricordiamo i “comandamenti del risparmio energetico”. L’obiettivo principale sarà quello di ottimizzare i consumi attuali evitando gli sprechi ed aumentando il più possibile la quota di energia prelevabile nelle ore di maggiore producibilità del futuro impianto fotovoltaico (energia in autoconsumo).

Ogni abitazione diviene una stella di una costellazione di produttori indipendenti, una rete che si avvicina sempre più al modello di Jeremy Rifkyn di generazione distribuita. Tanti piccoli produttori e consumatori che allo stesso tempo gridano a gran voce che il cambiamento è reale ed inarrestabile.

La tecnologia ha messo a punto sistemi di stoccaggio convenzionali immediatamente disponibili sul mercato come gli accumulatori elettrochimici al piombo-acido (tecnologie AGM, GEL etc.) in attesa che i conti possano tornare anche con le più performanti batterie al litio.

Per fare il punto sulla situazione dei sistemi di stoccaggio abbiamo pensato di organizzare il primo videocorso in Italia dedicato ai sistemi di accumulo, un evento in diretta a cui vi potrete registrare gratuitamente. Il webinar avrà una durata di circa un’ora.

Ecco il sommario dell’evento:
  • Verso il modello distribuito
  • Panoramica normativa in Italia SDA
  • Accumulo ed autoconsumo domestico
  • Tipologie sistemi di accumulo
  • Caso di studio
  • Dove trovare i prodotti

Potrai seguire la diretta dell’evento martedì 30 luglio 2013 registrandoti al seguente link: https://attendee.gotowebinar.com/register/8492568791253588480

Inizia la nuova era della generazione distribuita in Italia, in cui il fotovoltaico continua la sua avanzata da protagonista grazie ai sistemi di accumulo.

Per ulteriori informazioni o chiarimenti visita il sito www.enerstore.it o contattaci su comunicazioni@enerworks.eu


Rolando Roberto (Sales & Marketing Director)

Enerworks Europe Srl

giovedì 18 luglio 2013

Eolico offshore: l’Europa galoppa, ma i finanziamenti vanno a rilento

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)

 
 
 
Un Megawatt in più in soli sei mesi: è questo il bilancio dell’eolico offshore europeo che, nella prima metà del 2013, è cresciuto di quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2012. Ma, Justin Wilkes, direttore dell’European Wind Energy Association, sottolinea: le politiche di finanziamento vanno a rilento.

Secondo l’ultimo rapporto dell’associazione, dal 1 gennaio al 30 giugno si sono installate 277 nuove turbine in alto mare, ottenendo così 1.045 MW di potenza, mentre nel primo semestre 2012 l’off shore aveva toccato quota 523,2 MW. Ed è il Regno Unito a spingere sull’acceleratore: 514 MW installati in soli 6 mesi, gran parte delle quali fanno parte del London Array, inaugurato da poco. Dopo gli inglesi, al secondo posto troviamo la Danimarca, con 98 turbine installate per una potenza di 353 MW e la Germania, che ha installato 21 turbine per 105 MW di potenza.

Ma Wilkes avverte:

Malgrado la crescita eccezionale del settore in Europa, il finanziamento di nuovi progetti ha subito un rallentamento con un solo progetto raggiungendo stretta finanziaria finora quest’anno. Tra le cause, sicuramente l’incertezza regolatoria in alcuni mercati fondamentali come Regno Unito e Germania.

Secondo l’EWEA, attualmente la capacità offshore complessiva del Vecchio continente tocca ora quota 6.040 MW, distribuita in 58 parchi eolici su 10 paesi, contro i 4.336 MW nel giugno 2012. Il presidente dell’associazione ha poi concluso:

L’eolico offshore è un nuovo settore che crea lavoro, riduce l’import di combustibili fossili e rende l’Europa leader mondiale, con grandi potenzialità di export da sviluppare. I tassi di crescita delle installazioni mostrano bene la crescita possibile: ma, per attrarre investimenti, i governi devono creare quadri normativi stabili e l’UE deve stabilire un obiettivo vincolante per le rinnovabili al 2030.

mercoledì 3 luglio 2013

La Cgil in bilico sulle fonti fossili

La Cgil in bilico sulle fonti fossili

(Fonte:QualEnergia.it-Sergio Ferraris)
 
 
 
 
 
Un appuntamento importante, ma a quasi a senso unico, quello che si è svolto ieri a Roma nella storica sede della CGIL a Corso d'Italia. Un senso unico 'fossile' a giudicare dagli inviti alla conferenza pubblica "Quale modello energetico per l'Italia e per l'Europa" che avrebbe dovuto affrontare "la produzione termoelettrica nella fase di transizione dal carbonio: prospettive per impianti, l'occupazione, il sistema industriale". Oltre agli esponenti delle varie strutture della Cgil, infatti, sono intervenuti, il Presidente di Assoelettrica Chicco Testa, Giuseppe Girardi che a Enea si occupa di "Combustibili fossili sostenibili" e avrebbe dovuto esserci, ma non si è presentato, il Sottosegretario del Ministero Sviluppo Economico Claudio De Vincenti. Insomma uno schieramento abbastanza compatto pro fossili, senza alcun rappresentante delle rinnovabili, con un sindacato che si è presentato, per così dire, in bilico. E usiamo questa definizione perchè il filo tra gli interventi del sindacato è stato quello della problematicità.

«Il gap relativo all'energia è uno degli elementi che rende l’Italia un paese meno competitivo. - ha esordito Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil (Federazione Italiana Lavoratori Chimica Tessile Energia Manifatture) - Se da un lato lo sviluppo delle rinnovabili è un'enorme occasione, dall'altro dobbiamo prendere atto del fatto che la natura non le rende sempre disponibili e questo è un grosso limite. In base a ciò il nostro paese deve trovare un punto d'equilibrio». Punto d'equilibrio del quale si sente la necessità, ma del quale non si intravede la soluzione a giudicare dagli interventi del sindacato, in molti dei quali si è vista solo una fotografia dell'esistente, senza nette prese di posizione circa una politica industriale. Per Miceli, infatti, è necessario gestire la transazione per uscire dal fossile, con una posizione comune dell'Europa sull'atomo, difendendo i posti di lavoro e rafforzando la competitività delle imprese.

Ancora più problematica la posizione di Antonio Filippi, responsabile per l'energia della Cgil nazionale, che ha ripreso la questione dei posti di lavoro a rischio nel processo di transizione che «va accompagnato anche e soprattutto dal punto di vista sociale, magari con l'introduzione di una clausola per gestire le criticità occupazionali in vista di un cambiamento del paradigma energetico».

Interessante anche la posizione più generale di Filippi che ha ricordano quella della Cgil sul nucleare e «ora sostiene l’uscita dai combustibili fossili che deve essere fatta con attenzione e senza radicalismi. Pena le ricadute su tutti i lavoratori», e ancora «abbiamo incoraggiato le fonti rinnovabili e il settore è cresciuto e ha generato posti di lavoro, ma non si è riusciti a svilupparlo anche per colpa di imprenditori che hanno aspettato la favola del nucleare». Secondo Filippi la transizione dal carbonio non sarà per niente breve e per farla si dovrà utilizzare il gas naturale».

Dito puntato alle politiche dei passati governi da parte di Giacomo Berni, segretario nazionale della Filctem Cgil che ha ammesso il fatto che sul ciclo combinato i 25 miliardi spesi negli ultimi dieci anni siano stati investimenti con una buona dose d'errore, visto che «il costo dell'energia è aumentato ed è sostenuto da famiglie e imprese». In realtà anche se il prezzo medio dell'elettricità in Italia è ancora tra i più alti d'Europa, il divario si è assottigliato non poco nei primi mesi del 2013, arrivando a 61,47 euro per MWh contro quello della Gran Bretagna, per esempio, è stato nello stesso periodo di 59,21 euro per MWh.

«Sono deluso dalla relazione di Filippi e non capisco quali siano le priorità della Cgil», ha esordito il presidente di Assoelettrica Chicco Testa, per il quale evidentemente la difesa delle fonti fossili da parte degli esponenti sindacali è stata troppo "tiepida", rispetto alle aspettative. «Non si capisce cosa voglia fare il sindacato sul fronte della competitività delle aziende e bisogna considerare che dal 2005 si sono fatti degli errori enormi. - ha esordito Testa - Mancano all'appello 100 TWh sul fronte dei consumi (e forse del fatturato delle utilities elettriche, N.d.R) e siamo tornati a quelli del 2001». Dopo di che Testa è tornato al suo cavallo di battaglia, quello dell'attacco agli incentivi del fotovoltaico affermando che «le bollette oggi servono a remunerare gli investitori stranieri», mentre ne ha avute anche per quanto riguarda i green jobs che «non sono stati sviluppati poichè non si è costituita una filiera e i pochi lavori che ci sono non sono qualificati, come i giardinieri e gli addetti che lavano i pannelli fotovoltaici».

Francamente in un consesso sindacale non ci saremmo aspettati una simile caduta di stile. Ma tant'è. Del resto che il nervosismo di Assoelettrica sia palpabile lo dicono i dati dai quali si desume un calo costante di produzione termoelettrica che dal 2006 a oggi è passata da 261,1 a 191 TWh, secondo i dati diffusi dalla Cgil. Per non dire delle ore di funzionamento a massima potenza dei cicli combinati per i quali, sempre secondo il sindacato, sono previste nel 2013 a 2.000 ore contro le 4.500 del 2008. E ciliegina sulla torta è arrivata con le trivellazioni. «Anche se le risorse sono poche, usiamole», ha concluso Testa.

Insomma, se quello di ieri doveva essere un altro atto della "campagna acquisti" di Assoelettrica per la difesa dei cicli combinati attraverso una delegittimazione delle rinnovabili, sul fronte della priorità di dispacciamento, della revisione retroattiva degli incentivi, con l'introduzione del capacity payment, bisogna dire che l'operazione è riuscita a metà. L'intervento, non ascoltato da Testa, di Simona Fabiani responsabile del dipartimento Ambiente della Cgil nazionale, infatti, è stato centrato sulla sostenibilità come chiave di volta per lottare contro la povertà e sul fatto che «le centrali più vecchie devono essere dismesse, siamo già in sovrapproduzione energetica e quindi non ha nessuna logica pensare a nuovi impianti altamente inquinanti».

Alla fine della riunione, a microfoni spenti, la platea rappresentata dagli esponenti sindacali era divisa tra chi sosteneva le esigenze e le richieste dei fossili e chi, al contrario punta sulle energie rinnovabili. Il dibattito è aperto, resta da vedere quale sarà la posizione prevalente da parte della Cgil sulla questione. L'impressione è che se si dovesse andare verso le fonti fossili alcune categorie potrebbero non allinearsi. Vedremo in autunno.

martedì 2 luglio 2013

Batterie da 21,8 GW per il sole e vento del futuro

Batterie da 21,8 GW per il sole e vento del futuro

(Fonte:Rinnovabili.it)




 
Secondo l’istituto di Ricerca Navigant nel prossimo decennio dovrebbe essere immessa nel network di distribuzione una capacità produttiva di oltre 1.300 GW a partire da eolico e fotovoltaico
Riuscire a sfruttare al meglio il proprio parco di impianti a energie rinnovabili in molti casi dipende dalla capacità o meno di accumulare l’energia prodotta, soprattutto se le fonti con cui si ha a che fare sono quelle non programmabili come il solare e l’eolico. Un nuovo rapporto, stilato dalla società di ricerca Navigant, ha calcolato la capacità di stoccaggio energetico a livello mondiale ai fini dell’integrazione dell’energia fotovoltaica e dell’energia del vento nella rete elettrica; il documento rivela che nel prossimo decennio (2013-2023) dovrebbe essere immessa nel network di distribuzione una capacità produttiva di oltre 1.300 GW a partire da queste due fonti rinnovabili.
Se l’ipotesi dovesse verificarsi, la rete dovrebbe gestire un carico di instabilità senza precedenti, soprattutto in mercati chiave come il Nord America, l’Europa e l’Asia Pacifico. In questo contesto i sistemi di storage (SdS) risultano essere un elemento chiave nelle strategie di sviluppo dei gestori di rete e, secondo le previsioni, dovrebbero raggiungere una capacità di 21,8 GW entro la fine del 2023.


“Molti dei principali mercati per le energie rinnovabili, tra cui Germania, Giappone e Stati Uniti, hanno emanato norme o legislazioni che stanno incoraggiando l’adozione di sistemi di accumulo al fine di integrare le fonti energetiche variabili nella infrastruttura di distribuzione”, spiega Anissa Dehamna, analista senior alla Navigant. “Questi incentivi di mercato sono disponibili in varie forme, comprese le sovvenzioni a titolo definitivo per l’adozione di SdS, riforme che cambieranno il modo in cui la produzione variabile è compensata”. Il rapporto, inoltre fornisce una valutazione completa dei driver della domanda, fattori politici, e le questioni tecnologiche connesse con il mercato per lo stoccaggio energetico.

lunedì 1 luglio 2013

Il futuro eolico di Fukushima

Il futuro eolico di Fukushima

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
 
 
Una turbina eolica galleggiante da utilizzare per la produzione di energia elettrica al largo, ad una ventina di chilometri dalla costa della prefettura di Fukushima. L'hanno rimorchiata, come si informa il quotidiano online Asahi Simbun, fuori della baia di Tokyo, il 28 giugno con destinazione un sito d'altura dove sarà oggetto di una sperimentale con una sub-stazione.
La turbina è stata assemblata presso lo stabilimento di Chiba Mitsui Engineering and Shipbuilding Co. a Ichihara, Chiba Prefecture, le pale misurano 80 metri di diametro, realizzate da Hitachi Ltd., ed è stata montata su una struttura attualmente semi sommersa in acciaio di 32 metri costruito da Mitsui Engineering and Shipbuilding.

Il nome è significativo, augurale piuttosto che profetico, è stata battezzata "Fukushima Mirai" (futuro) ricordando ciò che avvenne nel marzo 2011 col disastro della centrale nucleare che ha messo fuori gioco la produzione di energia elettrica in quella regione. Si ricorda che da allora solo 2 reattori nucleari sono in funzione dei 54 esistenti.. Il parco eolico galleggiante è un progetto commissionato dal Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria con la speranza di produrre in misura commerciale e per la prima volta energia elettrica da una centrale elettrica galleggiante su un mare profondo in quel punto 120 metri fissata al fondale con catene di ferro.

La turbina ha potenza massima di 2 MW dovrebbe entrare in funzione nel mese di ottobre. L'incidente alla centrale, a seguito del Terremoto e dello tsunami del 11 marzo 2011, ha contribuito a creare una scarsità di energia, come la maggior parte dei reattori nucleari della nazione.

venerdì 14 giugno 2013

Giornata del vento: eolico in Italia ha poco da festeggiare per Legambiente

(Fonte:GreenStyle.it-Guido Grassadonio)

 
 
 
Il prossimo 15 giugno l’Europa festeggerà il Wind Day, giornata dedicata all’energia eolica. In Italia, però, secondo Legambiente c’è ancora poco da festeggiare.

L’ultimo comunicato dell’associazione, in questo senso, è al vetriolo: a fronte di un settore in crescita e capace di creare posti di lavoro ed energia pulita in quantità già consistenti, i lacci burocratici impediscono il suo definitivo consolidamento.

Dall’inizio del 2013 questa tecnologia ha prodotto 7,8 TWh di energia elettrica, con un più 31,1% rispetto allo stesso periodo del 2012. Sia nel 2012 che nel 2013 il picco di produzione nazionale rispetto ai fabbisogni ha superato il 20%. Nell’area del centro sud vi sono momenti nella giornata, secondo i dati di Terna, in cui il contributo del solo eolico supera il 50% dei fabbisogni.
Legambiente lancia però un allarme sul futuro dell’eolico in Italia. Emblematica è la situazione dei progetti di impianti eolici off shore. Tutti e 11 i progetti presentati sulle coste italiane sono, infatti, bloccati da un incredibile caos normativo. Un’incertezza che sta generando conflitti tra Governo e Regioni, proteste dei Comuni, allarmi per rischi che potrebbero essere scongiurati semplicemente fissando regole simili a quelle già adottate da altri Paesi, ossia che escludono le aree incompatibili e fissano criteri per la selezione delle proposte.


E se costruire off shore risulta difficile, la situazione per le installazioni terrestri non è molto migliore. Colpa del colpo di coda del Governo Monti e in particolare del Ministro Corrado Passera:

Anche per i parchi eolici e gli impianti di piccola taglia “a terra” la situazione delle autorizzazioni è di grande incertezza. Con gli ultimi decreti del ministro Passera, poi, sono stati introdotti limiti annui alle installazioni e barriere burocratiche, mentre nulla è stato fatto per fermare quella vera e propria tassa sulle rinnovabili che è l’incertezza normativa che caratterizza l’iter dei progetti.

La complessa situazione burocratica, fra l’altro, creerebbe quella situazione di opacità che ha facilitato le infiltrazioni mafiose nei grandi lavori e nei grandi appalti del settore.

Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, intervenuto a una conferenza organizzata dall’Anev ha riassunto in breve cosa il governo Letta sarebbe chiamato a fare per recuperare una situazione al momento compromessa:

Per continuare nella crescita delle installazioni si deve intervenire con politiche attente ai territori, come la sostituzione e il repowering degli impianti esistenti, la realizzazione di nuovi progetti di piccola e grande taglia integrati nel paesaggio e poi attraverso impianti off-shore, che nel nostro Paese sono ancora fermi per colpa di procedure che non danno alcuna certezza agli investimenti.

In breve, l’attuale esecutivo dovrebbe operare verso una semplificazione burocratica importante, cancellando i provvedimenti di Passera. Vedremo se queste richieste di Legambiente, di comune accordo con Anev, verranno tenute in considerazione.