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martedì 3 dicembre 2013

Produttori europei FV accolgono con favore i dazi antidumping

Produttori europei FV accolgono con favore i dazi antidumping

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Da subito e fino alla fine del 2015 l’UE imporrà dazi del 47,7% di media ai produttori cinesi che non hanno aderito all'accordo commerciale tra Europa e Cina. Il presidente di EU ProSun, Milan Nitzschke, dichiara a tal proposito: “Finalmente l’UE si è decisa a mettere in pratica delle misure contro il dumping cinese. I nuovi dazi del 48% circa compensano, anche se solo in parte, gli investimenti che lo stato cinese impiega per respingere i produttori europei o non cinesi dal mercato del solare. Si tratta di una battaglia tra economia pianificata ed economia di mercato. Senza questi dazi le aziende che si muovono nell’ambito di un’economia di mercato sarebbero completamente alla mercé dell’economia di stato cinese. I dazi attuali rappresentano un primo raggio di sole per le imprese europee, che possono così sperare di rientrare sul mercato con i loro prodotti di elevata qualità”.

EU ProSun giudica tuttavia in modo critico i prezzi minimi stabiliti per le importazioni cinesi. “I prezzi minimi concordati con la Cina continuano a essere troppo bassi. Restano ancora inferiori ai costi reali della produzione di moduli solari in quel paese" ha affermato ancora Nitzschke. In un accordo bilaterale la Commissione Europa e le imprese cinesi hanno stabilito che i moduli solari venduti al prezzo di 56 centesimi di euro per watt restano liberi dai dazi. Contro tale accordo le imprese europee del solare hanno presentato ricorso presso il Tribunale dell’Unione europea. Nitzschke ha affermato a riguardo: “Ci aspettiamo che il Tribunale dell’Unione europea prima o poi dichiari nullo il regolamento relativo al prezzo minimo. A quel punto i dazi saranno validi per tutte le importazioni solari cinesi. Solo in tal caso il mercato solare europeo sarà libero: libero da sovvenzioni statali alle esportazioni e libero dal dumping”.

giovedì 28 novembre 2013

Inquinamento: Cina adotta sistema di scambio delle emissioni di CO2

(Fonte:GreenStyle.it-Marco Mancini)

 
 
 
Il governo cinese si oppone sempre a qualsiasi limite all’inquinamento stabilito dai trattati internazionali, ma questo non vuol dire che approvi l’aria irrespirabile delle sue città. Il popolo non ce la fa più a vivere in città super affollate e inquinate, in cui la cappa di smog non permette né di respirare né addirittura di vedere dall’altra parte della strada. Così adesso qualcosa si sta muovendo. L’ultimo provvedimento preso, in ordine di tempo, riguarda la città di Pechino ed è l’adozione del sistema dello scambio di emissioni.

Si tratta del cosiddetto “carbon trading scheme” teorizzato qualche anno fa, ma che nessun Paese vuole adottare a livello nazionale perché molto limitante per le proprie aziende. Il sistema viene applicato attualmente solo in determinati settori e prevede l’acquisto del diritto a inquinare da parte delle industrie che, per la loro attività, sono costrette a emettere ogni anno tonnellate di CO2.

Finora il sistema era stato adottato in Cina solo dalle città di Shenzhen e Shanghai, e così Pechino diventa la terza città cinese a provarlo.

Il sistema cinese è però particolare. Esso si basa sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per unità di PIL che è stata stabilita entro il 2020 nel 40-45% rispetto all’anno 2005. Lo scambio sarà ospitato dal CBEEX (China Beijing Environment Exchange), una specie di Borsa dove al posto delle azioni vengono scambiati diritti a inquinare. In totale circoleranno 40 mila permessi al costo di 50 yuan l’uno, corrispondenti a circa 6 euro ciascuno.

La principale acquirente è la compagnia statale Sinopec Corp., che si occupa di petrolio e gas e che ha già acquistato il 50% dei permessi circolanti facendo lievitare del 2% il prezzo degli altri. L’amministrazione cittadina si augura che con questa tecnica possa mantenere basse le emissioni delle centrali energetiche.

Tutte le centrali energetiche, tranne quelle a carbone. Incredibilmente queste industrie, che secondo i dati di Greenpeace sono responsabili del 60% delle morti premature del Paese, riceveranno permessi a inquinare per un totale del 99,9% della quota di emissioni del periodo 2009-2012 e li riceveranno ogni anno fino al 2015, quando la quota scenderà al 99,5%. Gli altri produttori riceveranno quote inferiori e se vorranno inquinare di più dovranno comprare nuovi permessi.

Come sempre a farne le spese non sono i grandi colossi, ma i poveri commercianti. Per combattere l’inquinamento infatti l’amministrazione di Pechino ha costretto gli oltre 500 cuochi ambulanti dotati di barbecue a chiudere bottega perché emettevano troppo. Decisamente l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 25% entro il 2017 non si potrà avere spegnendo qualche fornello e concedendo alle grandi industrie di continuare a inquinare come prima.

UE impone dazi sul vetro solare di provenienza cinese

UE impone dazi sul vetro solare di provenienza cinese

(Fonte:ZeroEmission.it)

 
Riprende vigore la guerra commerciale tra Europa e Cina. L' Unione europea ha imposto dazi fino al 42,1% sul vetro solare importato dalla Cina con l'obiettivo di frenare la concorrenza dei produttori cinesi nei confronti di quelli del Vecchio Continente. Si tratta di tariffe indirizzate solamente al vetro utilizzato nella fabbricazione dei pannelli solari, che, però, a loro volta, sono al centro di due indagini per presunto anti-dumping da parte della Commission europea.

Nel 2012, gli esportatori cinesi di vetro solare hanno aumentato la propria quota di mercato UE (che, secondo la Commissione europea sul commercio, vale oggi circa 200 milioni di euro) al 28,8% , dal 6,2% del 2009. I dazi provvisorie vanno dal 17,1% al 42,1%, a seconda dell'esportatore. Ora sta ai singoli Governi dell'Unione europea scegliere se attivare o meno questi dazi per una durata di cinque anni, anche se l'entita definitiva di queste tariffe potrebbero cambiare ancora nei prossimi mesi.

martedì 26 novembre 2013

Fotovoltaico: gli USA diventeranno il terzo mercato mondiale nel 2014

(Fonte:GreenStyle.it-Silvana Santo)
 
 
 
Il mercato statunitense del fotovoltaico diventerà il terzo del pianeta, dietro Cina e Giappone, nel corso del prossimo anno, con una previsione di nuove installazioni per 43 GW di potenza. A sostenerlo è l’ultimo rapporto pubblicato da NPD Solarbuzz.

La crescita, in particolare, sarà del 7% nel giro di 12 mesi e a guidarla sarà soprattutto l’aumentata richiesta delle installazioni di potenza inferiore ai 30 MW (finora il mercato fotovoltaico degli Stati Uniti è stato dominato da progetti di 100 MW e oltre). Chiarisce Michael Barker, analista di NPD Solarbuzz:

I progetti fotovoltaici di dimensioni superiori a 20 MW continuano comunque a dominare il mercato USA, in termini di capacità installata, ma progetti di tutte le dimensioni sono diventati sempre più praticabili, soprattutto a causa del calo dei prezzi degli impianti che si è registrato lo scorso anno.


Molti dei progetti, secondo la società di analisi, saranno completati relativamente in fretta perché nel 2017 è previsto il calo del credito di imposta in vigore negli Stati Uniti per incentivare il fotovoltaico. Tra questi spiccano i dieci più grandi progetti fotovoltaici in corso di realizzazione negli States: oltre 5 GW di capacità solare da installare complessivamente entro i prossimi tre anni.

martedì 15 ottobre 2013

Energie rinnovabili: boom di brevetti, battute fonti fossili

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
Produrre e utilizzare energia rinnovabile non è più un’avventura imprenditoriale, come qualche anno fa, ma una necessità. A dirlo è una recente ricerca del MIT, che analizza l’andamento dei brevetti energetici degli ultimi anni. In una sola generazione, l’espansione dell’energia pulita è riuscita a eclissare i combustibili fossili: lo dimostra il numero di brevetti registrati prevalentemente negli USA, in Cina e in Giappone.

Secondo il report del MIT, negli Stati Uniti, dal 2009 in poi il numero dei brevetti annuali per rinnovabili supera i 1000, a fronte dei 300 registrati negli anni precedenti al 2000: allo stesso tempo, il numero dei brevetti per tecnologie basate su carbone, gas o petrolio è salito a 300, contro i 100 degli anni precedenti.

Secondo gli analisti, a livello mondiale il numero di brevetti basati sull’energia eolica è aumentato del 19% ogni anno, mentre i brevetti bastati sul solare sono aumentati del 13% tra il 2004 e il 2009. Jessika Trancik, professoressa al MIT e co-autrice della ricerca, ha spiegato:

È un’ottima notizia che dimostra come ci sia molto slancio in questo settore, grazia ai finanziamenti per la ricerca e alla crescente domanda di mercato.


Non solo Stati Uniti però: sono Giappone e Cina ad avere le migliori previsioni in materia di tecnologie rinnovabili brevettate o da brevettare. Il Giappone ha il record di brevetti solari, mentre la Cina, negli ultimi anni, sta registrando più brevetti di qualsiasi altro Paese al mondo. Joel Makower, direttore esecutivo di GreenBiz.com, ha dichiarato:


Ci sono possibilità quasi illimitate di innovazione e questo lo vediamo attraverso la quantità e la varietà dei brevetti: le tecnologie solari in particolare continueranno a migliorare, fino a darci la possibilità di indossarle inserendole nei tessuti.

Makower spiega come la domanda che arriva da grandi hub come Google e Apple ha dato una spinta eccezionale al settore, dal momento che queste grandi aziende non possono più migliorare la loro efficienza se non passando attraverso i data base alimentati da fonti alternative.

In questo scenario gli Stati Uniti non vogliono perdere il primato degli anni passati sui brevetti. Secondo quanto riportato dalla Casa Bianca l’elettricità prodotta grazie a sole e vento è raddoppiata negli ultimi 4 anni: inoltre, Obama ha recentemente chiesto un ulteriore raddoppio entro il 2020.

venerdì 4 ottobre 2013

Fotovoltaico cinese: governo taglia IVA e arriva nuovo indice ambientale

(Fonte:GreenStyle.it-Guido Grassadonio)

 
 
 
La Cina continua a puntare sul fotovoltaico, mirando all’eccellenza su tutti i piani: ecologico, tecnico ed economico. Di questi giorni sono due notizie importanti. La prima riguarda uno sgravio fiscale importante deciso dal governo nei confronti dei produttori di celle fotovoltaiche.

Fino al 2015 la riduzione sarà del 50%, una cifra evidentemente importante, che riguarderà una tassa simile alla nostra IVA. Tutto ciò sottolinea il momento congiunturale particolare che il settore sta vivendo e si riallaccia alla tendenza cinese di competere soprattutto contraendo i prezzi. Pratiche spesso definite, senza mezzi termini, come dumping da parte della concorrenza occidentale, ma che sono sicuramente tra le cause principali del successo mondiale del solare Made in China.

La secondo notizia riguarda più da vicino le questioni ecologiche: l’Istituto nazionale di Standardizzazione con la preziosa collaborazione del WWF locale sta ultimando la definizione di un nuovo indice di Valutazione della Produzione Pulita dell’Industria Fotovoltaica. Questo sta accadendo su precisa richiesta di vari Enti politici centrali, fra cui spicca il Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione che ha fatto sapere:

L’istituzione di questo sistema stabilirà un nuovo standard per la produzione pulita nel settore fotovoltaico cinese e comporterà l’attuazione di misure di sostegno dettate dal Consiglio di Stato in materia di tutela ambientale. Con il sostegno del WWF, la sua eccellente reputazione e l’esperienza nella tutela dell’ambiente, il sistema sarà più convincente e aumenterà il riconoscimento di prodotti fotovoltaici cinesi sul mercato internazionale.

Insomma, la Cina è probabilmente stanca di essere additata come Paese inquinante e irresponsabile e sta iniziando ad affrontare politicamente il problema, partendo anche da una delle sue forze: la produzione di pannelli fotovoltaici. Il WWF, allora, svolge il ruolo di “marchio” di fiducia, in nome della credibilità internazionale che detiene. È evidente, comunque, come questa operazione puzzi di green washing lontano un miglio, ma sarà il tempo a dirci se questi sospetti potranno rivelarsi in qualche modo fondati.

martedì 1 ottobre 2013

Fotovoltaico: la Cina dimezza le tasse ai produttori di moduli

Fotovoltaico: la Cina dimezza le tasse ai produttori di moduli

(Fonte:Rinnovabili.it)
Con una guerra commerciale, quella con l’Unione Europea, scampata per miracolo, e un contenzioso ancora aperto con l’industria solare degli Usa, si potrebbe pensare che la Cina voglia mantenere, almeno per il momento, un basso profilo sul fronte del fotovoltaico nazionale. Ma la crisi che sta travolgendo il settore solare cinese allarma, e non poco, il Governo di Pechino, ora più che mai deciso a sostenere il proprio settore manifatturiero.

“Nonostante le politiche di sostegno, l’industria fotovoltaica nazionale si trova di fronte a prospettive non esaltanti, e numerosi protagonisti del settore devono fare i conti con una situazione d’indebitamento”, spiega l’agenzia di stampa Xinhua riportando l’intenzione del ministero delle Finanze di introdurre nuovi sgravi fiscali per i produttori di moduli e celle fotovoltaiche. A partire da oggi fino al 31 dicembre 2015 l’industria solare nazionale riceverà rimborsi immediati del 50 per cento per la tassa sul valore aggiunto. Attualmente tale imposta, del valore del 17%, viene caricata sulle vendite lorde di beni e servizi da parte di aziende e privati. Per sottolineare la gravità della situazione, la Xinhua ha anche riportato i dati della China Renewable Energy Society, secondo cui i primi 10 produttori di moduli hanno contratto un debito pari a circa 100 miliardi di yuan (oltre 10 miliardi di euro), con un rapporto tra debito e patrimonio superiore, in media, al 70 per cento.

mercoledì 25 settembre 2013

Guerra solare Usa-Cina, la proposta di pace della SEIA

Guerra solare Usa-Cina, la proposta di pace della SEIA

(Fonte:Rinnovabili.it)

 
 
 
La battaglia a colpi di dazi tra Usa e Cina, in campo fotovoltaico, potrebbe intravedere una tregua. La Solar Energy Industries Association (SEIA), l’ente che rappresenta l’industria solare statunitense, ha presentato una proposta di risoluzione nella speranza di superare lo stallo creatosi tra le due potenze commerciali. Il documento, indirizzato ad entrambi i governi, propone l’istituzione di un un fondo di compensazione per l’industria manifatturiera che assista i produttori di energia solare degli Stati Uniti a rafforzarsi all’interno del mercato nazionale. Il Fondo potrebbe essere finanziato da una percentuale del premio che le società cinesi sta pagando in più ai produttori di paesi terzi per aggirare le sanzioni commerciali degli Stati Uniti, riducendo nel contempo i costi e la distorsione della catena di approvvigionamento per le imprese cinesi.

Il governo cinese dovrebbe anche accettare di porre fine ai dazi antidumping sulle esportazioni americane di silicio policristallino. Una mossa che dovrebbe essere accompagnata dallo stesso trattamento da parte degli USA, eliminando gradualmente i dazi compensativi e quelli anti-dumping applicati su moduli fotovoltaici “Made in China”. “Questa proposta di regolamento costituirebbe una vittoria per tutti”, ha commentato Rhone Resch Presidente e CEO SEIA. “Potrebbe davvero abbassare i costi per i produttori cinesi per l’esportazione di celle e moduli solari negli Stati Uniti, e avrebbe la potenzialità di migliorare la capacità dei produttori statunitensi di competere equamente sul mercato. Ma, cosa molto importante, l’accordo proposto da SEIA farebbe bene ai consumatori americani come anche a tutti i consumatori di energia solare, abbassando i costi“.

lunedì 9 settembre 2013

Eolico: nuovo piano della Cina per ridurre l’inattività delle turbine

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
Malgrado la sua posizione di rilievo sul mercato globale, in Cina una parte delle turbine eoliche entro i confini nazionali sono inattive. Dopo la riduzione degli investimenti sugli impianti e la loro parallela dislocazione in zone con migliore accesso alla rete, il governo di Pechino ha annunciato che questo gap potrebbe ridursi.

Il vice direttore del National Renewable Energy Engineering Information Management Center, Guo Yanheng, ha comunicato che il tasso di inattività delle turbine potrebbe scendere, entro la fine dell’anno, dal 17 al 12%: inoltre, rispetto a due anni fa, il tasso a inizio 2013 si era ulteriormente ridotto di due punti percentuali.

Il problema del sottoutilizzo diffuso delle turbine da anni preoccupa gli operatori del settore: in particolare da quando la capacità delle turbine, costruite nelle zone più ventose della Repubblica Popolare, ha superato la capacità della rete di assorbire energia. Il 2013 potrebbe essere però l’anno in cui questo rapporto subirà un ribaltamento.

Secondo Micheal Parker, analista di Sanford C. Bernstein & Co. A Honk Kong, se la capacità di trasmissione migliorerà entro il 2015 il “tasso di riduzione” (termine usato per individuare il sottoutilizzo delle turbine) potrebbe arrivare a cifre accettabili. L’analista ha spiegato:

L’intera industria è più matura di quanto non fosse tre o quattro anni fa, con operatori eolici che, quando decidono di costruire, non considerano più esclusivamente la velocità del vento e la disponibilità di terreni come criteri guida, ma anche la capacità di trasmissione della rete

Le parole d’ordine sono dunque una produzione più mirata e “slow” e un miglioramento della connessione: attualmente la Cina conta solo 4,8 GW di capacità eolica collegata alla rete. A questo scopo, sono appena stati stanziati 500 miliardi di yuan: l’obiettivo la costruzione di una rete nazionale con linee di trasmissione ad altissima tensione.

Inoltre, il governo cinese ha appena messo a punto un iter più rigoroso per i nuovi progetti on shore, con lo scopo di alleggerire gli oneri per la rete: a marzo, ad esempio, la National Energy Administration ha sospeso dei permessi di costruzione per nuovi progetti nel nord dello Jiling, nelle zone interne della Mongolia e nella provincia di Heilongjiang, già sovraccarichi. Guo Yanheng ha perciò comunicato:

Il nostro piano di installazioni su vasta scala, per il 2030 o per il 2050, dipende ancora in gran parte dal nord. Per cui l’obiettivo da qui in avanti sarà realizzare dei collegamenti sulle lunghe distanze, che connettano le regioni del nord del Paese con quelle del sud, in cui c’è carenza di energia.

giovedì 5 settembre 2013

Fotovoltaico. Cinesi competitivi per le economie di scala, non per costo del lavoro e aiuti statali

Fotovoltaico. Cinesi competitivi per le economie di scala, non per costo del lavoro e aiuti statali

(Fonte:QualEnergia.it)
 
 
 
 
A rendere competitivo il fotovoltaico cinese non è tanto il basso costo del lavoro, né gli aiuti di Stato, bensì la scala di produzione e il tipo di filiera. Dunque, anche in Occidente si potrebbe arrivare a produrre ai prezzi low-cost del made in China.

A sostenerlo è uno studio finanziato dal Dipartimento per l'Energia Usa e realizzato da ricercatori di NREL e MIT, dal titolo Assessing the Drivers of Regional Trends in Solar Photovoltaic Manufacturing", e finanziato dal Clean Energy Manufacturing Initiative, del DoE (pubblicato su Energy & Environmental Science). Il rapporto esamina appunto i motivi che hanno reso la Cina egemone nell'industria del fotovoltaico.

Il team di ricercatori che lo ha realizzato è partito da modelli di costo verificati nelle aziende per calcolare il prezzo minimo sostenibile, minimum sustainable price (MSP) per moduli fotovoltaici al silicio monocristallino costruiti negli Usa o in Cina, definito come il prezzo più basso al quale un produttore può vendere garantendo agli investitori i ritorni che questi si aspettano. Partendo da questo concetto si è indagato su cosa porta un'impresa di scala globale a decidere dove stabilire i suoi impianti produttivi.

Prezzi di trasporto esclusi, tenendo conto dei costi di tutta la filiera, dal wafer al modulo, si è stimato che i produttori cinesi in quanto a MSP abbiano un vantaggio del 23% rispetto a quelli basati negli Usa. Un margine dovuto per la maggior parte alle migliori economie di scala dei produttori asiatici.

La conclusione cui si arriva è appunto che il vantaggio cinese deriva dalla dimensione dei cicli produttivi, che portano a ottenere sulla filiera un'efficienza tale da abbassare i costi di produzione a livelli che in questi anni hanno permesso all'industria cinese di sbaragliare la concorrenza. Giocano dunque un ruolo 'trascurabile' il basso costo del lavoro e gli aiuti che Pechino dà alle aziende domestiche del FV; cioè quei sussidi che secondo l'UE e Washington sono contrari alle regole WTO e che hanno portato ai contenziosi commericali che conosciamo.

Interessante soprattutto quanto di conseguenza ipotizzano gli autori: con opportuni miglioramenti del ciclo produttivo e la messa in atto di economie di scala, anche nel resto del mondo si potrebbero raggiungere costi di produzione come quelli cinesi, spianando così la via per un fotovoltaico competitivo con le fonti convenzionali anche senza incentivi.

"La nostra analisi mostra che gli investimenti in ricerca e sviluppo sono essenziali non solo per per permettere la diffusione più ampia possibile del fotovoltaico senza incentivi, ma anche per livellare i fattori che influenzano la competitività a livello regionale, creando così nuove opportunità per i produttori americani”, spiega uno degli autori, Alan Goodrich del NREL.

Per attirare investimenti di capitali nell'industria Usa del fotovoltaico, servono tecnologie innovative che abbassino i prezzi, avvicinando il FV alla grid parity. “Il 'Santo Graal' è un modulo innovativo con alta efficienza, basso costo dei materiali, processi produttivi efficienti e scalabili e affidabilità assoluta - commenta un altro degli autori, Tonio Buonassisi – i moduli FV che si possono acquistare oggi hanno alcuni di questi attributi, ma mai tutti assieme”.

Insomma, ciò che emergere tra le righe del report MIT-NREL è che, per far sì che il fotovoltaico americano o europeo regga la competizione con quello cinese, sembra più saggio investire in ricerca e sviluppo che imbarcarsi in guerre commerciali. In questo modo il cammino del fotovoltaico verso la competitività con le altre fonti verrebbe accelerato, stimolando una più rapida crescita della domanda che gioverebbe sia ai produttori cinesi che a quelli occidentali. Dazi e barriere commerciali, al contrario, non fanno che frenare lo sviluppo di questa tecnologia.

giovedì 29 agosto 2013

Indagine UE: "Produttori cinesi hanno ricevuto sussidi illegali"

Indagine UE: "Produttori cinesi hanno ricevuto sussidi illegali"

(Fonte:zeroEmission.it)



La Commissione europea ha concluso, in una indagine aperta lo scorso novembre, che i produttori cinesi di moduli, pannelli fotovoltaici, celle e wafer avrebbero beneficiato di prestiti preferenziali, programmi fiscali e altri aiuti

L'indagine aperta dalla Commissione europea sul commercio lo scorso novembre ha concluso che i produttori cinesi di moduli fotovoltaici di silicio cristallino avrebbero beneficiato di prestiti preferenziali, programmi fiscali e altri aiuti. L'inchiesta, soltanto uno dei due procedimenti che la Commissione sta conducendo sulla presunta concorrenza cinese sleale nel commercio internazionale dei prodotti fotovoltaici, starebbe quindi rendendo sempre più probabile l'imposizione di dazi UE sulle importazioni di tecnologia FV dalla Cina, per contrastare le presunte distorsioni commerciali dovute agli aiuti governativi.

La Commissione, che rappresenta 28 nazioni dell'Unione europea, il 2 agosto ha approvato un accordo con la Cina per fissare un tetto alle spedizioni cinesi di pannelli solari, al fine di contrastare quello che l'altra indagine avviata nel 2012 aveva riconoscuito come un vewro e proprio fenomeno di dumping in atto da parte del produttori cinesi. L'accordo, in vigore dal 6 agosto, fissa un prezzo minimo ed un limite al volume di importazioni di pannelli solari cinesi fino alla fine del 2015. Ai produttori cinesi che accettano l'accordo vengono risparmiati i dazi antidumping provvisori.

mercoledì 7 agosto 2013

Niente dazi UE nell’inchiesta antisussidi sul fotovoltaico cinese

Niente dazi UE nell’inchiesta antisussidi sul fotovoltaico cinese

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
 
La Commissione Europea non imporrà nuovi dazi provvisori su pannelli fotovoltaici, celle solari e wafer importati dalla Repubblica popolare cinese, nel quadro del procedimento anti-sovvenzioni avviato da Bruxelles lo scorso 8 novembre 2012. E’ quanto fa sapere oggi l’Esecutivo europeo confermando tuttavia che l’inchiesta sulle presunti sussidi concessi da Pechino alla propria industria del fotovoltaico continuerà ad essere condotta in parallelo con quella antidumping su cui si sono stati puntati i riflettori fino a ieri.

Questa seconda indagine si deve alla denuncia presentata il 26 settembre 2012 da UE ProSun, associazione che rappresenta oltre 20 aziende europee produttrici di pannelli solari e componentistica, che allora aveva presentato elementi sufficienti a dimostrare l’esistenza sia dei sussidi statali da parte del governo della Cina, che del pregiudizio subito dal mercato comunitario.
Prima di imporre misure punitive infatti, la Commissione si prenderà nove mesi di tempo al fine di giungere a conclusioni definitive entro le fine di quest’anno. Poiché il pregiudizio subito dall’industria dell’Unione è stato rimosso nella fase preliminare, grazie alle misure antidumping provvisorie e gli impegni cinesi sui prezzi dei prodotti, l’Esecutivo Ue fa sapere che tale decisione non avrà alcun impatto sulla protezione dell’industria europea contro le pratiche commerciali sleali.

Una volta che la Commissione avrà completato le proprie analisi riguardante il caso antidumping e quello sulle sovvenzioni governative, i risultati saranno comunicati a tutte le parti interessate per dovuti i commenti. Dopo un approfondito esame delle osservazioni, Bruxelles pubblicherà i risultati definitivi in ​​entrambe le inchieste. Il termine per l’istituzione di dazi definitivi in ​​entrambi i casi è di 5 dicembre 2013.

lunedì 5 agosto 2013

Accordo Ue-Cina sui moduli in vigore da domani

 Accordo Ue-Cina sui moduli in vigore da domani

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
 
 
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale Europea la Decisione della Commissione Ue di accettare l'impegno offerto dalla Repubblica Popolare cinese per sedare la disputa commerciale tra Ue e produttori FV cinesi

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale Europea la Decisione della Commissione europea sul Commercio di accettare l'impegno offerto dalla Cina in relazione al procedimento antidumping relativo alle importazioni di moduli fotovoltaici in silicio cristallino e delle relative componenti essenziali (celle e wafer) originari o fabbricati innella Repubblica Popolare cinese. Pertanto, da domasni, martedì 6 agosto, entrerà ufficialmente in vigore l'accordo, che, nelle intenzioni del Commissario Ue Karel De Gucht, dovrebbe risolvere con successo la disputa commerciale sul dumping cinese nel settore del fotovoltaico. Nonostante i termini dell’accordo non siano stati resi espliciti dal testo dell Decisione della Commissione UE, secondo la stampa internazionale, il livello di prezzi minimi offerto dai cinesi, nonché il volume massimo delle esportazioni annuali, dovrebbero essere rispettivamente di 57 eurocents per i moduli e 7 GW per le quantità.Decisioni, che faranno discutere.

lunedì 29 luglio 2013

Dazi al fotovoltaico: raggiunto l'accordo tra UE e Cina

 

 Dazi al fotovoltaico: raggiunto l'accordo tra UE e Cina

(ZeroEmission.it)
 
 
 
Il Commissario UE De Gucht ha annunciato sabato di aver raggiunto l'accordo con i produttori nella disputa commerciale sui prodotti fotovoltaici fabbricati in Cina

Raggiunto un accordo tra Cina e UE nella disputa commerciale sull'importazione di prodotti fotovoltaici. Ad annunciarlo è stato lo stesso Commissario UE al Commercio, Karel De Gucht: "Abbiamo trovato una soluzione amichevole con la Cina, che porterà ad un nuovo equilibrio di mercato a prezzi sostenibili - ha detto - dopo settimane di intensi colloqui, posso annunciare la mia soddisfazione circa l'impegno di prezzo presentato dagli esportatori cinesi di pannelli solari, per sottostare alla normativa UE di difesa commerciale. Era la soluzione amichevole che noi tutti stavamo cercando e che si tradurrà in un nuovo equilibrio sul Mercato europeo dei panneli fotovoltaici ad un livello di prezzo sostenibile".

La presentazione dell'offerta da parte degli esportatori cinesi è il risultato di settimane di intense trattative, in seguito all'imposizione di dazi antidumping provvisori sulle importazioni di prodotti fotovoltaici dalla Cina. L'impegno di prezzo è una forma di soluzione amichevole nei procedimenti di difesa commerciale consentita dalle leggi dell'OMC e dell'UE. Si tratta di un impegno preso sulla base di un prezzo minimo all'importazione al fine di evitare i dazi antidumping, che, secondo voci non ancora confermate, dovrebbe essere di circa il 10% in più rispetto al prezzo attuale.

martedì 23 luglio 2013

Turbine eoliche: Europa e Cina si contendono il Nord America

Turbine eoliche: Europa e Cina si contendono il Nord America

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
 
Cina e Europa, afflitte dalla sovracapacità una e dal calo dei prezzi l’altra, sono alla ricerca di nuovi mercati. L’industria delle turbine eoliche potrebbe presto guardare ai mercati del Nord America.
Produttori europei e cinesi di turbine eoliche sono pronti a spostare investimenti per un valore di 60 miliardi di euro verso i mercati del Nord America. Danneggiati dall’eccesso di capacità e dalla caduta dei prezzi in Europa e dalla saturazione del mercato in Cina, i produttori sono ora sotto pressione e alla ricerca di nuovi territori dove ottenere margini di profitto.
Fino ad oggi i due mercati hanno agito parallelamente, la Repubblica Popolare sul proprio territorio interno mentre le aziende europee hanno continuato a rafforzare la propria posizione nei mercati interni.

Ma il calo del 26% delle istallazioni eoliche avvenuto lo scorso anno in Cina, innescato dalla sovraccapacità del paese, dalla mancanza di finanziamenti e dai problemi di connessione alla rete ha portato le imprese cinesi a migliorare la qualità dei propri prodotti per riuscire a competere con i rivali europei sui mercati esteri.

“Mi aspetto di vedere i grandi players cinesi guadagnare quote sui mercati internazionali nel corso del tempo”, ha dichiarato Steen Broust Nielsen, partner della danese MAKE Consulting.

Ad oggi il mercato globale delle turbine eoliche è in gran parte controllato dai produttori occidentali: dalla statunitense General Electric, alla danese Vestas, dalla spagnola Gamesa alle tedesche Siemens e Enercon che nel 2012 hanno detenuto il 55 per cento del mercato mentre le società cinesi hanno interessato il comparto per il 16%.
Beneficiando di incentivi e agevolazioni le turbine cinesi sono al momento acquistabili ad un terzo del prezzo di mercato delle rivali occidentali, anche se è differente la durata di vita dei rotori e scarsa la qualità della manutenzione.
La partita tra il mercato cinese e quello europeo potrebbe quindi giocarsi sul campo Nord Americano, ribaltando le sorti dell’eolico mondiale!

venerdì 19 luglio 2013

Cina: dazi antidumping sul polisilicio solare di USA e Corea

 Cina: dazi antidumping sul polisilicio solare di USA e Corea

 (Fonte:Rinnovabili.it)



Si chiude con una conferma del danno al mercato cinese, l’indagine sul presunto dumping operato dai produttori di polisilicio americani e sudcoreani nel mercato cinese

Mentre la Cina e l’Europa sono in piena trattativa per mettere fine alla battaglia accesasi nel mercato fotovoltaico, i rapporti tra il gigante asiatico e gli USA si incrinano sempre di più. Per rispondere a tono all’imposizione dazi sull’export solare cinese da parte delle autorità americane, Pechino passa al contrattacco. Il governo cinese, dalla prossima settima, introdurrà delle nuove imposte antidumping provvisorie su tutte le importazioni di polisilicio di grado solare proveniente dagli States e dalla Corea del Sud; i dazi, che entreranno in vigore a partire dal 24 luglio, andranno da un minimo del 2,4% ad un massimo del 57%.

Stando a quanto rivelato oggi dal Ministero cinese del Commercio (MOFCOM) l’indagine lanciata lo scorso anno aveva determinato la presenza di un danno a carico dei produttori nazionali di silicio multi cristallino a causa dei prodotti esteri low-cost importati dai due Paesi.

In realtà nel mirino dell’inchiesta erano finiti anche i fabbricanti europei che per ora, però, non sembrerebbero essere coinvolti nelle nuove misure, confermando quanto riportato solo qualche giorno fa da un portavoce del ministero tedesco dell’Economia. Dopo la negoziazione con il ministro tedesco Philipp Roesler, il collega cinse Gao Hucheng si detto pronto a non imporre tasse supplementari sul polisilicio comunitario. Dal canto suo il MOFCOM ha commentato l’accaduto spiegando che “L’indagine sulle importazioni di silicio solare dalla UE è ancora in corso, mentre la relazione causa-effetto tra il dumping di prodotti da Usa e Corea del Sud e il danno subito dall’industria cinese non può essere negata”.

mercoledì 17 luglio 2013

Incentivi rinnovabili, UE indaga su concorrenza sleale in Germania

 Incentivi rinnovabili, UE indaga su concorrenza sleale in Germania

 (Fonte:GreenStyle.it-Silvana Santo)




Non solo la Cina. Anche la Germania rischia di finire nel mirino della Commissione UE per presunte pratiche di concorrenza sleale in materia di rinnovabili. Nel mirino, in particolare, ci sarebbero alcune forme di incentivazione che Berlino ha messo in atto per promuovere le fonti energetiche rinnovabili.

Si tratta, in particolare, delle esenzioni sul sovrapprezzo elettrico per le rinnovabili previste per le industrie energivore. Come anticipato dalla stampa tedesca, secondo il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia, questa pratica costituirebbe una violazione alle leggi sulla concorrenza.

La Commissione europea ha sostanzialmente confermato le indiscrezioni, ma non c’è ancora alcuna conferma ufficiale della eventuale apertura di una procedura d’infrazione nei confronti della Germania. Nel caso in cui l’irregolarità dovesse essere confermata, le aziende che hanno beneficiato dello “sconto” potrebbero essere costrette a restituire tutte le somme risparmiate.

A far scattare l’indagine di Bruxelles è stato un reclamo presentato da un’associazione di consumatori tedesca. Gli incentivi finiti nel mirino della Commissione, infatti, sono stati finora finanziati attraverso una tassa pagata dai consumatori domestici.

martedì 16 luglio 2013

Fotovoltaico: la Cina arriverà a 35 GW entro il 2017

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
 
Arrivare a 35 GW di potenza solare entro il 2015: è questo l’obiettivo appena fissato dalla Consiglio di Stato cinese, che ha aumentato gli obiettivi precedenti, 21GW, e annunciando che da qui al 2015 ogni anno saranno aggiunti 10 GW di energia rinnovabile.

Rispetto ai piani prefissati, la Cina aumenta così di 8 GW volte la potenza installata nel 2012 e di 14 GW quella da installare nel 2015. Il motivo principale è applicare una strategia che eviti, o almeno comprima, i risvolti negativi della situazione del mercato, in particolare il problema della sovrapproduzione nazionale.

L’eccesso di capacità, infatti, è stato indicato come problema urgente dal Consiglio di Stato, insieme alla contrazione globale del mercato, alle misure antidumping europee e americane e la questione delle sovvenzioni statali. In particolare, preoccupa la situazione che si presenterà dopo “il balzo” in avanti delle tariffe antidumping sul fotovoltaico previsto per agosto, da parte della Commissione europea, dal 11,8% al 47%.
Il Consiglio di Stato cinese ha inoltre annunciato una serie di misure per stimolare la crescita del settore energetico rinnovabile tra cui risorse a sostegno del solare su scala ridotta, l’ammodernamento delle infrastrutture di produzione, lo snellimento delle procedure burocratiche.

Mentre la Cina annuncia gli ambiziosi obiettivi nel settore solare, molti analisti rimangono scettici sulla reale capacità del gigante asiatico di arrivare a quota 35 GW: ma, se l’obiettivo fosse raggiunto, a beneficiarne non sarebbe solo la Cina ma soprattutto i produttori stranieri, in particolare gli europei.

mercoledì 10 luglio 2013

Dazi fotovoltaico, accordo Cina-Germania: niente tasse sul silicio UE

(Fonte:GreenStyle.it-Silvana Santo)
 
 
 
La Cina non introdurrà tariffe punitive sulle importazioni di silicio policristallino dall’Unione Europea. Il ministro dell’economia tedesco Philipp Rösler e il suo collega cinese al Commercio, Gao Hucheng, hanno concluso un accordo sulla questione, come anticipato dal quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt e confermato dallo stesso dicastero dell’economia di Berlino.

L’intesa potrebbe rappresentare un primo passo verso una soluzione della controversia commerciale tra Cina e Unione Europea, scoppiata dopo che il settore fotovoltaico europeo è entrato in una fase di crisi che perdura da diversi mesi.

In seguito all’introduzione, da parte dell’UE, di dazi antidumping provvisori sui moduli cinesi, in molti temevano ritorsioni significative da Pechino. Del resto, lo stesso governo cinese ha preso in considerazione per mesi l’introduzione di dazi sul poli-silicio proveniente da Europa e Stati Uniti.

Già alla fine dello scorso anno, il Ministero del Commercio cinese aveva infatti avviato un’inchiesta sulle importazioni europee di silicio policristallino, poche settimane dopo che la Commissione UE aveva a sua volta dato il via alla propria indagine sulle presunte, poi confermate dall’inchiesta, pratiche di concorrenza sleale da parte dei produttori cinesi.



Dopo l’introduzione dei dazi provvisori, il governo tedesco ha più volte insistito per cercare una soluzione amichevole della controversia sul fotovoltaico, anche perché la Germania è il principale esportatore di silicio policristallino verso la Cina e sarebbe di conseguenza il Paese più danneggiato da eventuali misure punitive di Pechino.

Ora la Cina sembra in definitiva disponibile al compromesso con la Germania, mentre si è rifiutata di sottoscrivere accordi simili con altri Paesi UE che sostengono apertamente i dazi antidumping sui prodotti cinesi. È il caso ad esempio della Francia, ma anche dell’Italia, che potrebbero presto vedere prodotti di esportazione, come il vino, colpiti da tariffe punitive in Cina.

lunedì 8 luglio 2013

Cina propone limite annuo di importazione moduli a 10 GW

Cina propone limite annuo di importazione moduli a 10 GW 

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
 
In questo modo il Paese spera di trovare un accordo con l'Unione europea per ridurre o eliminare completamente i dazi sui pannelli, impegnandosi nel contempo a mantenere i prezzi uguali o superiori a 50 eurocent/watt

La Cina propone all'Ue un limite di 10 GW l'anno alle importazioni di pannelli solari in Europa. A dirlo è il quotidiano cinese Shanghai Securities News, secondo il quale, in questo modo, Pechino cercherebbe di ridurre o eliminare i dazi sui prodotti fotovoltaici fabbricati in Cina, impegnandosi altresì a mantenere i prezzi uguali o superiori a 50 centesimi di euro (64 centesimi di dollaro) al watt. La Cina sta cercando di contrastare l'applicazione di tariffe del 11,8% sui pannelli, un dazio che si prevede possa aumentare a 47,6% qualora i funzionari cinesi ed europei non riuscissero a risolvere la controversia comemrciale in atto. Il Governo cinese, tuttavia, ha dichiarato, non più tardi di un mese fa, che avrebbe fornito finanziamenti maggiori e più semplici ai produttori di energia solare per cercare di stimolare ulteriormente la domanda interna.