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martedì 24 giugno 2014

Solare a concentrazione: una risorsa per i paesi del Mediterraneo

(Fonte: GreenStyle.it-Francesca Fiore)


Energia solare a concentrazione: una tecnologia sulla quale puntare nei prossimi anni. Uno studio pubblicato su Nature Climate Change dimostra come il Concentrating Solar Power (CSP) possa sopperire a un fabbisogno energetico esteso, soprattutto in determinate zone del Mediterraneo.

Lo studio, condotto all’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), spiega come un sistema CSP su vasta scala, in alcune aree del Mediterraneo, sarebbe in grado di fornire il 70-80% della domanda di energia elettrica.

Secondo i ricercatori, i sistemi attuali su vasta scala permettono di produrre una quota di energia pari a quella prodotta in impianti tradizionali, come gli impianti nucleari, e senza nessun costo aggiuntivo rispetto alle centrali a gas. La ricerca è la prima ad esaminare le potenzialità dei sistemi CSP in quattro regioni del bacino del Mediterraneo. Stefan Pfenninger, ricercatore presso l’Imperial College di Londra e a capo della ricerca IIASA, ha spiegato:

Questo tipo di sistemi sono in grado di soddisfare molto più del nostro fabbisogno di energia elettrica, a costi più contenuti di quelli attuali.
L’ostacolo principale ad un utilizzo dell’energia solare è l’instabilità della fonte e quindi il problema dell’accumulo: ma, a differenza dei sistemi fotovoltaici a concentrazione (CPV), con il solare a concentrazione è possibile bypassare il problema.

I sistemi CPV, ugualmente quotati quanto i CSP da Global Data, trasformano direttamente l’energia solare in energia elettrica, sfruttando l’effetto fotovoltaico: i CSP, invece, la trasformano in calore, più facile da immagazzinare rispetto all’elettricità.

L’energia solare, quindi, potrebbe essere immagazzinata sotto forma di calore e trasformata in elettricità solo quando necessario: tuttavia, l’instabilità della fonte resta un problema non da poco per questo tipo di tecnologia.

La soluzione suggerita dai ricercatori è quella di costruire una rete di sistemi solari a concentrazione su vasta scala, che possa ovviare ai problemi locali: per questo motivo, la ricerca rappresenta un primo studio di fattibilità, in particolare su due territori considerati potenzialmente i più adatti. Anthony Patt, co-autore della ricerca IIASA ha concluso:

Il nostro studio è il primo ad analizzare nel dettaglio la possibilità costruire un sistema energetico basato principalmente sul solare, che fornisca quotidianamente energia elettrica, in modo stabile ed affidabile. Secondo i risultati, questo sarebbe sicuramente possibile in due regioni del mondo come il bacino del Mediterraneo e il deserto del Kalahari in Sud Africa.

lunedì 12 maggio 2014

Solare termodinamico: protocollo ANEST e Legambiente

Solare termodinamico: protocollo ANEST e Legambiente

 (Fonte:ZeroEmission.it)


ANEST, Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica, e Legambiente hanno firmato un protocollo di intesa per lo sviluppo di progetti di solare termodinamico integrati nel territorio italiano. Con questo accordo sarà possibile garantire agli attori locali che i progetti vengano portati avanti nel rispetto del territorio e assicurare alle imprese del settore un sostegno allo sviluppo dei progetti e al dialogo con i cittadini.

L'energia solare termodinamica (Concentrated Solar Power, CSP) rappresenta una tecnologia con importanti prospettive di sviluppo in Italia, perché può anche consentire lo storage termico e quindi di produrre energia elettrica anche in assenza del Sole e contribuire al controllo della produzione elettrica da immettere in rete (oggi uno dei temi di particolare rilevanza) e può dunque contribuire a una transizione energetica in Italia sempre più incentrata sulle fonti rinnovabili per la produzione elettrica e termica. Inoltre, tra le diverse tecnologie di CSP, l’Italia è detentrice di alcune innovative, prima fra tutte quella denominata a Sali Fusi, che nasce all’interno dell’Enea sulla spinta del Prof. Carlo Rubbia, e il solare termodinamico potrebbe coprire una quota relativa al settore della produzione di elettricità dell'obiettivo al 2020 (circa 300-400 MW) di significativa importanza per le ricadute in termini di ricerca applicata, oltre che occupazionali e di opportunità per il territorio se correttamente integrate nell’ambiente e nel paesaggio. Nasce in questo contesto il Protocollo d’intesa che ANEST e Legambiente hanno sottoscritto alla presenza del Sottosegretario all’Ambiente on. Silvia Velo.
«Il nostro Paese nel campo dell’energia solare termodinamica ha delle potenzialità e delle eccellenze che vanno non solo valorizzate, ma anche promosse e incentivate – sottolinea il Sottosegretario all’Ambiente, l’on. Silvia Velo -. Per questo sono convinta che il protocollo sottoscritto da Anest e Legambiente rappresenti un’occasione di sviluppo per le imprese che aderiranno. Il nostro territorio consente una diffusione capillare della tecnologia CSP con interventi che, se eseguiti nel rispetto delle normative vigenti e nelle aree idonee, possono avere un basso impatto ambientale. Se le imprese sapranno investire in maniera intelligente attraverso impianti di solare termodinamico non solo ricaveranno profitti economici maggiori, ma anche l’ambiente ne trarrà uno straordinario beneficio». «La firma di questo accordo con Legambiente, che le imprese associate recepiranno su base volontaria – afferma Gianluigi Angelantoni, Presidente di ANEST – vuole essere un segnale forte per quei territori dove sono previsti nuovi progetti di impianti che utilizzano la tecnologia del solare termodinamico. Impianti a fonte rinnovabile, previsti dalla normativa nazionale, che possono trovare per la loro dimensione e innovazione opposizione locale. L’accordo con Legambiente significa per noi presentarci nei contesti interessati a fianco di una delle più importanti associazioni ambientaliste italiane, e auspichiamo che, accanto a un processo di informazione trasparente e capillare, questo possa essere una garanzia per i cittadini che vi abitano».
I punti salienti di questo accordo sono innanzitutto l’individuazione delle aree dove potranno sorgere i nuovi impianti: si escludono aree ambientalmente sensibili, come zone protette, zone umide, boschi, aree interessate da vincoli ambientali o paesaggistici. Ma anche aree agricole di pregio o territori interessati da insediamenti abitativi. Per la localizzazione dovranno essere condotti studi specifici che valutino l’uso dei terreni e l’impatto ambientale dei progetti, in particolare per quanto riguarda l’inserimento paesaggistico e i consumi idrici. I progetti dovranno prevedere misure compensative alle sottrazioni di territorio attraverso opere di riqualificazione ambientale e la realizzazione di cavidotti interrati per il collegamento alle rete elettrica, in maniera da limitare l’impatto ambientale. Infine, si dovranno avviare delle iniziative di informazione e comunicazione trasparente alla popolazione per far conoscere la nuova tecnologia, il progetto dell’impianto e i ritorni economico-sociali del futuro insediamento produttivo. A tale riguardo Legambiente e ANEST si impegnano a definire di comune accordo iniziative di comunicazione ai cittadini.