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venerdì 27 settembre 2013

Trivelle: dal WWF dossier contro la Strategia Energetica Nazionale

(Fonte:GreenStyle.it-Marco Mancini)

 
 
La situazione delle trivellazioni sul territorio italiano si fa sempre più preoccupante. Nell’ambito della campagna contro le trivelle, WWF Italia si rivolge direttamente al Governo Letta, forte delle migliaia di firme raccolte, per chiedere di fermare lo scempio che ha causato la SEN, la Strategia Energetica Nazionale.

Inaugurata dal precedente Governo Monti come una delle ultime azioni prima delle dimissioni, questa strategia mira a sfruttare il poco petrolio di pertinenza italiana ancora rimasto nel sottosuolo e nel mar Mediterraneo, al fine di garantire la sicurezza energetica al Paese. Peccato però che gli esperti convocati direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico abbiano stabilito che, anche se si estraesse fino all’ultima goccia di petrolio, l’Italia sarebbe autosufficiente per soltanto 7 settimane.

Dare l’autorizzazione alle trivellazioni non è nemmeno conveniente dal punto di vista economico visto che solo la metà dei progetti autorizzati paga le royalties, mentre il rischio di qualche incidente (la marea nera del 2010 nel Golfo del Messico insegna) è sempre molto elevato. Dal dossier “Trivelle in vista” realizzato dal WWF deriva una fotografia della situazione italiana molto preoccupante. Attualmente ci sarebbero:
3 istanze di permesso di prospezione (le quali occupano un’area di 30.810 kmq);
31 istanze di permesso di ricerca (14.546 kmq);
22 permessi di ricerca (7.826 kmq);
10 istanze di coltivazione (1.037 kmq);
67 concessioni di coltivazione (9.025 kmq).

A questi vanno aggiunti 396 pozzi produttivi in mare di cui 335 a gas e 61 a petrolio, 104 piattaforme di produzione, 8 di supporto e 3 di stocaggio temporaneo. Questa “colonizzazione”, come l’ha definita lo stesso WWF, riguarda principalmente il Sud Italia, dalla Sicilia alla Sardegna passando per l’Adriatico e lo Jonio, per un’estensione talmente grande da misurare quanto la Corsica.

Questa è solo una parte di quello che inizialmente era previsto dato che l’attuale ministro Zanonato ha sottratto dall’elenco altri 116 mila chilometri quadrati di aree marine pronte per essere trivellate. Per ridurre l’inquinamento marino ed evitare eventuali disastri futuri, il WWF chiede che la SEN venga definitivamente abbandonata perché, a conti fatti, non conviene né all’Italia né agli italiani.

martedì 17 settembre 2013

Fiper a Zanonato: biomasse, introdurre il “Monte kWh”

Fiper a Zanonato: biomasse, introdurre il “Monte kWh”

(Fonte:Rinnovabili.it)
 
 
 
Anche la Fiper interviene sulla recenti dichiarazioni del ministro Flavio Zanonato in merito alla dilazione degli oneri legati alle rinnovabili. La proposta di riparametrare la spesa annua degli incentivi alle fonti rinnovabili da 12 a 9 miliardi è stata accolta con favore dall’associazione che coglie l’occasione per ricordare la necessità di rimodulare gli incentivi tra produzione elettrica-termica nel caso delle biomasse legnose. Una questione delicata che, secondo la Fiper, se risolta promuoverebbe una maggiore efficienza ed un uso virtuoso di una risorsa rinnovabile programmabile ma non inesauribile.

“In quest’ottica, - si legge nella nota stampa dell’associazione – bisogna intervenire sul recupero e utilizzo del calore dagli impianti a biomassa esistenti armonizzando il divario tra i due vettori energetici, alleggerendo in questo modo, anche sensibilmente, la bolletta degli italiani”.
Contestuale Fiper ricorda la proposta, presentata al ministero dello Sviluppo dalla stessa associazione nel 2004, in cui si chiedeva di offrire la possibilità di scelta, al produttore di energia elettrica con impianto cogenerativo, di trasformare gli otto anni di durata del periodo (allora) previsto per il riconoscimento dei Certificati Verdi in un “Monte kWh elettrici corrispondenti”. In altre parole lasciar libero l’operatore di produrre maggior energia possibile nelle fasce più interessanti economicamente o nei periodi in cui è possibile utilizzare e cedere anche tutto o quasi il calore prodotto (efficienza energetica) e di ridurre invece la produzione (e quindi i costi ed i relativi incentivi pubblici) nei mesi estivi, nelle fasce meno interessanti e non remunerative allungando in maniera significativa il periodo di erogazione degli incentivi (da 4 a 8 anni).

venerdì 6 settembre 2013

Trivelle nei mari italiani e la retorica ambientalista di Zanonato

Trivelle nei mari italiani e la retorica ambientalista di Zanonato

(Fonte:QualEnergia.it-Giulio Meneghello)

 
 
 
 
 
Parole, parole, parole: un bluff che lascia i mari italiani ostaggio dei petrolieri. Se si vanno a guardare i fatti, si potrebbero tranquillamente definire così le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato sul decreto di riordino delle zone marine da poco firmato.

In un comunicato uscito l'altro ieri, il ministro annunciava che con il nuovo decreto del 9 agosto si determina un “quasi dimezzamento delle aree complessivamente aperte alle attività offshore, che passano da 255 a 139mila chilometri quadrati, spostando le nuove attività verso aree lontane dalle coste e comunque già interessate da ricerche di Paesi confinanti, nel rispetto dei vincoli ambientali e di sicurezza italiani ed europei”. In particolare, il decreto, spiegano dal MiSE, determina la chiusura a nuove attività delle aree tirreniche e di quelle entro le 12 miglia da tutte le coste e dalle aree marine protette, con la contestuale residua apertura di un’area marina nel mare delle Baleari, contigua ad aree di ricerca spagnole e francesi.

Finalmente, dunque, un provvedimento che difende i nostri mari e, come recita la nota ministeriale, “coniuga sviluppo e ambiente”? Niente affatto: “Zanonato fa il furbo e tace sulla riapertura per le trivellazioni che, comprese tra le 5 miglia e le 12, erano state vietate da Prestigiacomo e che furono riammesse da Passera. Lui parla solo del futuro, che non era in discussione”, commenta Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club.

Per capire occorre fare un passo indietro. Nel 2010, all'indomani del disastro del Golfo del Messico, seguito all’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon della BP, l'allora ministro dell'Ambiente Stafania Prestigiacomo, con il “correttivo ambientale” (decreto legislativo n.128 del 29 giugno 2010) aveva innalzato da 5 a 12 miglia marine (19 km) il limite entro il quale autorizzare prospezioni e ricerca di idrocarburi in prossimità di aree protette marine.
Uno sgarro ai petrolieri cui però si è prontamente rimediato: nel 2012 l'allora ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera con il cosiddetto decreto “Crescita” (Legge 22 giugno 2012, n. 83 convertito in legge 7 agosto 2012, n. 134, all'articolo 35) se da una parte ha confermato il limite delle 12 miglia, in quell'occasione esteso anche a tutte le coste, dall'altra ha condonato di fatto le richieste già in atto, specificando che dalle restrizioni sono fatti salvi i procedimenti concessori che erano in corso alla data di entrata in vigore del cosiddetto 'correttivo ambientale' del 2010. 


Un condono che non viene minimamente scalfito dal nuovo decreto emanato da Zanonato il 9 agosto. Unica restrizione che il nuovo provvedimento aggiunge è la chiusura a nuove attività delle aree tirreniche. “Peccato che nessuno abbia mai pensato di andare a trivellare lì dato che di petrolio non ce n'è. Sarebbe come vietare di attingere acqua dal Sahara”, sottolinea ironico Ferrante.

“Le aree alle quali il decreto limita le ricerche sono quelle con maggiori prospettive, quelle che elimina sono invece quasi sempre state fuori dalle mire petrolifere”, gli fa eco Pietro Dommarco, autore del libro “Trivelle d'Italia”.

Risultato? Con il dimezzamento delle aree complessivamente aperte alle attività offshore e la conferma del limite delle 12 miglia sbandierate da Zanonato non cambia assolutamente nulla: i nostri mari continuano a essere assediati da chi li vorrebbe trivellare. Per rendersene conto basta confrontare la mappa con cui il ministero mostra le aree cui il nuovo decreto limita prospezioni e trivellazioni (a destra) con quella tratta dal dossier di Legambiente “Per un pugno di taniche”, nella quale si individuano le aree per le quali i petrolieri hanno manifestato interesse.



Al momento, mostra il dossier, ci sono 7 richieste per la coltivazione di nuovi giacimenti per un totale di 732 kmq individuati (ovvero dove le ricerche sono andate a buon fine), che andrebbero a sommarsi ai 1.786 kmq su cui già insistono le piattaforme attive; ci sono 14 i permessi di ricerca attivi per un totale di 6.371 kmq. Infine ci sono 32 richieste non ancora autorizzate per un totale di 15.574 kmq: in totale l'area di mare in cui si trivella o si vorrrebbe trivellare è di 24mila kmq, grande come la Sardegna. E' in atto un vero assalto al mare italiano, in particolare all’Adriatico centro meridionale, allo Jonio e al Canale di Sicilia dove, oltre a quelle già attive, potrebbero presto sorgere decine di altre piattaforme. E il nuovo decreto emanato da Zanonato non farà nulla per fermarlo.

Tutto ciò come ricordano gli autori del dossier Legambiente “nonostante i numeri dimostrino l’assoluta insensatezza di continuare a puntare sul petrolio: il mare italiano, secondo le ultime stime del ministero dello Sviluppo economico, conserva come riserve certe, circa 10 milioni di tonnellate di greggio che, stando ai consumi attuali durerebbero in teoria per appena due mesi.

Così, alla trasformazione energetica che negli ultimi dieci anni ha portato ad una quasi completa uscita del petrolio dal settore elettrico, si risponde con un attacco senza precedenti alle risorse paesaggistiche e marine italiane, che favorirebbe soltanto l’interesse di pochi e sempre degli stessi: le compagnie petrolifere. Le realtà locali restano succubi di queste scelte scellerate: Regioni, Province e Comuni sono, infatti, ormai tagliate fuori dal tavolo decisionale. Il futuro, la bellezza, l’economia del nostro Paese viene svenduto 'per un pugno di taniche'”.

Riordino incentivi, Romanelli: "Così si perdono investitori"

Riordino incentivi, Romanelli: "Così si perdono investitori"

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
 
"Il Governo ha deciso che bisogna dare un'altra mazzata alle rinnovabili in Italia. Non ha deciso come, farfuglia idee, alcune fuori da ogni logica, le ritira, le cambia, ma ha deciso che qualcosa va fatto, contro l'unico settore in crescita e che ha creato occupazione negli ultimi anni". Così si è espresso il Consigliere regionale toscano di Sinistra Ecologia e Libertà Mauro Romanelli, commentamdo la rimodulazione degli incentivi ad opera del Ministro dello sviluppo economico Zanonato.

"E intanto l'unica cosa sicura è che è propria l'incertezza a scoraggiare investimenti di privati, banche e imprese. Bel capolavoro - ha detto Romanelli - in queste settimane il Ministro Zanonato aveva annunciato che per tagliare la bolletta elettrica, bisogna ridurre gli incentivi alle rinnovabili, allungando i tempi di erogazione anche degli incentivi già previsti e acquisiti da chi ha già attivato il conto energia, che verrebbero spalmati in trenta anni invece dei venti già stabiliti per legge. Una misura retroattiva, lesiva di diritti acquisiti, perciò di dubbia costituzionalità, e quindi che esporrebbe a ricorsi e a venire sconfitto in tribunale. Inoltre sarebbe un ulteriore colpo alla già scarsa fiducia degli investitori, penalizzando uno dei pochi settori in crescita e foriero di nuova occupazione”.

“Mi chiedo tra l'altro come si possa 'dimenticare' che il motivo principale dell’aumento della bolletta elettrica in questi ultimi anni è la dipendenza dalle importazioni da fonti fossili e dell’aumento dei loro prezzi. E come ignorare che il fotovoltaico ha spostato i valori delle medie orarie dei prezzi, così che il picco di prezzo non coincide da tempo con la massima domanda di energia elettrica, creando un beneficio rilevante, un cosiddetto peak shaving netto di oltre 800 milioni di euro. Mi domando se siamo di fronte a malafede o ignoranza, e mi rispondo che probabilmente si tratta di entrambe le cose - ha aggiunto Romanelli - in queste ore il Ministero ha fatto già alcuni passi indietro, affermando l’intenzione di tagliare circa tre miliardi di euro dalle bollette (e in particolare dalla parte tariffaria A3, a copertura degli incentivi alle fonti rinnovabili), raccogliendo le risorse attraverso l'emissione di titoli obbligazionari da parte del Gse. Tagliare le bollette a debito (secondo una prima analisi di Assoelettrica, in quindici di anni si arriverebbe a un debito tariffario cumulato di cinquanta miliardi di euro, da rimborsarsi a carico delle bollette dal 2029 in poi: ndr) è una misura anche questa pericolosa in quanto, come insegna la catastrofica esperienza spagnola, i deficit tariffari possono andare rapidamente fuori controllo, mentre eventuali tensioni sui mercati dei capitali possono impedire il collocamento delle obbligazioni: in entrambi i casi i rimedi sono solo o rialzi shock delle bollette, oppure tagli retroattivi alla remunerazione degli investimenti in fonti rinnovabili e nell’infrastruttura di rete”.

“Il tutto mentre s’ipotizza anche un prelievo ai fondi per efficienza e rinnovabili (300 milioni di euro che saranno tolti alla disponibilità su quaranta conti che raccolgono le risorse della Cassa Conguaglio Settore Elettrico: ndr), che potrebbe portare a nuovi aumenti in bolletta per l'A3, proprio mentre con il "taglia-bollette" di Zanonato vorrebbe ridurla - ha concluso Romanelli - di fronte a tale spettacolo di incompetenza, e ai danni che potrebbe comportare, chiedo quindi che, come è avvenuto in passato, la Toscana per mezzo del Presidente Rossi faccia sentire con forza la propria voce, chiedendo al Governo di finirla con dichiarazioni ambigue, incoerenti e poco serie, e di dare invece subito il messaggio che le rinnovabili per l'Italia, paese del sole, sono strategiche e che vanno difese e sostenute. Il rischio altrimenti è di creare nuova sfiducia negli investimenti e ulteriore disoccupazione”.

martedì 3 settembre 2013

Riordino incentivi, Assorinnovabili: "Favorevoli, ma senza sorprese"

Riordino incentivi, Assorinnovabili: "Favorevoli, ma senza sorprese"

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
 
AssoRinnovabili è favorevole all’operazione di cartolarizzazione degli incentivi alle rinnovabili che ha lo scopo di diminuire il carico di oneri sulla componente A3, e quindi di far diminuire il costo dell’energia elettrica senza che vi siano negative ed ingiuste conseguenze per i produttori. Come promesso dal Ministro Zanonato, questo risultato si otterrebbe diluendo il prelievo dalle bollette su un arco temporale più esteso, con un effetto uguale a quello dell'allungamento della durata di un mutuo. Altre associazioni come Gifi/Anie o Anev, hanno già espresso pareri discordanti sulla questione, mentre la neonata associazione che raccoglie gli ex membri di Aper e Assosolare, si è detta possibilista. “Siamo sempre stati a favore di soluzioni intelligenti – ha commentato il Presidente di AssoRinnovabili Agostino Re Rebaudengo – che riescano a contemperare il legittimo affidamento di chi ha investito in impianti rinnovabili con la competitività delle piccole e medie imprese italiane, peraltro già tartassate dalla burocrazia e da una tassazione senza eguali in Europa. Ci auguriamo che questo progetto, condiviso dal Ministro, trovi concreta realizzazione nel prossimo DL Fare 2 annunciato per il mese di settembre e che rappresenti il momento di svolta per tornare a parlare di sviluppo e nuovi investimenti nelle rinnovabili, unica garanzia per una autonoma (dai produttori di petrolio e gas) e sostenibile (senza emissioni nocive e distruzione di risorse) politica energetica del nostro Paese".

lunedì 2 settembre 2013

Il 'taglia-bollette' di Zanonato è una pericolosa ipoteca sul sistema elettrico nazionale

Il 'taglia-bollette' di Zanonato è una pericolosa ipoteca sul sistema elettrico nazionale

(Fonte:QualEnergia.it-Giuseppe Artizzu)
 
 
 
 
 
Premessa: preferiremmo commentare un disegno di legge, non le anticipazioni del ministro Zanonato su un possibile provvedimento taglia-bollette. Visto però che si ventila, come al solito, l'inserimento in un decreto legge, il provvedimento finale sarà verosimilmente noto solo alla firma di Napolitano. Per cui non ci resta che prender posizione sulle parole del Ministro e le indiscrezioni di stampa, sperando di aver capito male.

Come spiegato altrove su queste pagine, l'idea del ministero dello Sviluppo Economico sarebbe quella di tagliare intorno a 3 miliardi di euro dalle bollette (e in particolare dalla componente tariffaria A3, a copertura degli incentivi alle fonti rinnovabili) raccogliendo le risorse attraverso l'emissione di titoli obbligazionari da parte del GSE. Le risorse per il pagamento degli interessi e il rimborso dei titoli verrebbero da uno speculare aumento, differito nel tempo, della medesima componente A3.

Apparentemente è un’idea geniale: si tagliano le bollette a imprese e famiglie, senza intervenire su livelli e scadenze degli incentivi corrisposti ai produttori da fonti rinnovabili. Ma c’è un piccolo particolare: secondo una prima analisi di Assoelettrica, il piano del Governo porterebbe in una quindicina di anni a un debito tariffario cumulato di 50 miliardi di euro, da rimborsarsi a carico delle bollette dal 2029 in poi. Diciamo 6 miliardi l'anno per altri 10 anni, contando gli interessi.

Se l'idea del Governo fosse effettivamente questa, ossia programmare un deficit tariffario strutturale nel medio termine, si tratterebbe di un provvedimento iniquo, miope e pericoloso.

Iniquo, perché scaricherebbe letteralmente sulla prossima generazione decine di miliardi di euro di oneri a remunerazione di impianti di cui beneficiamo primariamente noi, senza alcuna garanzia che le bollette dei nostri figli saranno più capienti.

Miope, perché ipotecherebbe in modo irreparabile le scelte future di politica energetica. La SEN prevedeva che post 2016 il calo del monte incentivi storico avrebbe liberato risorse per supportare, ad esempio, il repowering di impianti eolici tecnologicamente superati: il piano Zanonato impegnerebbe preventivamente quelle risorse al servizio del debito tariffario, precludendone utilizzi alternativi.

Inoltre, una volta asservite le bollette al servizio di titoli obbligazionari, diventerebbero impercorribili (senza l'assenso degli obbligazionisti) ipotesi di trasferimento del carico incentivi dalla bolletta ad una carbon tax. Infine, l’esigenza pressante di base imponibile favorirebbe misure microeconomicamente irrazionali quali l’imposizione di oneri di rete e di sistema sulla generazione distribuita.

Soprattutto, tagliare le bollette a debito sarebbe un provvedimento estremamente pericoloso. Come insegna la catastrofica esperienza spagnola, i deficit tariffari hanno la fastidiosa tendenza ad andare rapidamente fuori controllo, mentre eventuali tensioni sui mercati dei capitali possono impedire il collocamento delle obbligazioni. In entrambi i casi i rimedi per riequilibrare il sistema sono solo due, rialzi shock delle bollette ovvero tagli retroattivi disastrosi alla remunerazione degli investimenti in fonti rinnovabili e nell’infrastruttura di rete.

Il caso spagnolo dovrebbe essere un potente monito contro ogni ipotesi di deficit tariffario. Assoelettrica, incomprensibilmente (a meno che sappia qualcosa che noi ignoriamo), ha accolto l'idea con favore. Ma anche gli investitori in fonti rinnovabili, che vedessero nel piano Zanonato un'assicurazione rispetto all'ipotesi di tagli retroattivi diretti, farebbero bene a pensarci due volte: con una bomba ad orologeria alle fondamenta del sistema elettrico, le prime vittime dell’onda d’urto di una probabile deflagrazione sarebbero ovviamente loro.

sabato 31 agosto 2013

Riordino incentivi, Gifi: "Impegni devono essere rispettati"

Riordino incentivi, Gifi: "Impegni devono essere rispettati"

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
Il Presidente Cremona: "Necessario un chiarimento puntuale sul percorso tecnico-finanziario che si intende intraprendere”
 
La notizia dell’imminente riordino degli incentivi alle rinnovabili annunicato ieri dal Ministro Zanonato è stata accolta con sgomento da Anie/Gifi. “Centinaia di migliaia di impianti fotovoltaici – ha commentato Emilio Cremona, Presidente anie/Gifi – sono stati costruiti in Italia a fronte di un impegno dello Stato, ovvero il Conto Energia, e di un business plan calibrati su 20 anni. Gli errori fatti nella strutturazione del debito non sono da attribuire ai cittadini e alle imprese ma alla legislazione che non ha saputo gestire adeguatamente la distribuzione degli incentivi. Ogni intervento mirato ad una gestione ottimizzata del debito deve essere strutturato in modo da tutelare, e non affossare, i cittadini, le imprese e la filiera industriale generata dal fotovoltaico, circa 100mila occupati finora rimasti attivi, allo scopo di non danneggiare la credibilità del Sistema Paese per gli investimenti in tecnologie per le fonti rinnovabili”.

Dalle notizie circolate dagli organi di stampa si apprende di uno scenario in cui gli incentivi saranno spalmati in 30 anni invece dei 20 già stabiliti per legge. “Sarebbe molto grave un simile intervento – ha aggiunto Cremona – Gli incentivi sono impegni presi che non possono essere negoziati. Piuttosto, sarebbe opportuno che il Ministro Zanonato illustrasse il percorso tecnico-finanziario che si intende intraprendere per una riorganizzazione ottimale del debito, tranquillizzando tutto il Sistema. Sono convinto che un’apertura del Ministro a intavolare una discussione sul riordino degli incentivi a tutte le fonte rinnovabili, nessuna esclusa, e della bolletta elettrica che grava sui cittadini e sul tessuto industriale, troverebbe favorevoli tutte le associazioni di settore, Anie/Gifi in primis. Il messaggio è che l’Italia deve poter fare quello che altri paesi hanno già sperimentato con successo e non percorrere strade che alimentino solo sfiducia negli investimenti, ulteriore disoccupazione e diminuzione di credibilità”.

venerdì 30 agosto 2013

Zanonato: l'intervento sugli incentivi alle rinnovabili arriverà la settimana prossima

Zanonato: l'intervento sugli incentivi alle rinnovabili arriverà la settimana prossima

(Fonte:QualEnergia.it)
 
 
 
 
 
Il provvedimento per ridurre le bollette, spalmando su più anni l'erogazione degli incentivi alle rinnovabili, arriverà la settimana prossima. Lo ha annunciato questa mattina il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato in un'intervista ai microfoni di Radio Uno.

Pur sottolineando il ruolo fondamentale degli incentivi, che hanno consentito all'Italia di avere un parco di generazione da rinnovabili "unico in Europa", il ministro è tornato a ricordarne il costo “troppo alto”. Si tratta, ha detto, di “poco meno di 12 miliardi” che ricadranno sulle bollette elettriche per i prossimi 18 anni: allungando questo periodo e rimodulando il meccanismo, ha spiegato il ministro, sarà possibile "dare subito alle famiglie e alle imprese 3 miliardi di euro". Il provvedimento, ha concluso, dovrebbe arrivare con il DL Fare-bis.

Quale sia l'idea di Zanonato si era capito nelle settimane scorse, anche se i dettagli restano ancora oscuri. Il 21 agosto l'aveva infatti presentata al Meeting di Rimini: “Anziché prelevare 12 miliardi di euro, se ne possono prendere 9 miliardi e il resto dilazionarlo in un periodo più lungo”, aveva spiegato.

Sembra cioè che il ministro intenda spalmare su più anni i pagamenti in favore di chi ha diritto agli incentivi, per ridurre il peso della componente A3 in bolletta. In pratica - almeno da quanto si capisce al momento, ma in attesa di maggiori dettagli il condizionale è d'obbligo - si obbligherebbe chi ha investito in rinnovabili a concedere un prestito forzato, sul quale ovviamente dovranno essere pagati degli interessi, che dovrebbero essere ancorati a quelli sui Btp.

La misura dovrebbe iniziare a produrre i suoi effetti dal 2014, riducendo la componente A3 appunto di 2-3 miliardi di euro. Un risultato che, sempre se la misura si concretizzasse così come si profila, verrebbe ottenuto con un prezzo discutibile: se da una parte si sancisce per l'ennesima volta l'inaffidabilità del quadro normativo del nostro paese, con un provvedimento retroattivo che (e qui dipenderà dalla formulazione del decreto) potrebbere sconvolgere i business plan che avrebbero dovuto essere garantiti dai meccanismi incentivanti, dall'altra, a fronte di un risparmio immediato, si fanno indebitare i consumatori elettrici nei confronti di chi ha investito nelle energie rinnovabili. Dov'è il vero vantaggio per i consumatori?

Sembra proprio che il ministro abbia sposato la linea che vede nelle rinnovabili il principale responsabile del caro-bolletta. Non stupisce che il primo ad esprimere pubblicamente soddisfazione per le parole del ministro sia stato il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, da tempo in prima linea contro le rinnovabili, che stanno erodendo gli interessi economici del termoelettrico, sottraendo grosse quote di mercato ai cicli combinati a gas.

Eppure la tesi che il caro-bolletta dipenda principalmente dalle rinnovabili è abbastanza facile da smentire. L'aumento della bolletta di questi ultimi 10 anni è dovuto principalmente alle fonti fossili. La voce “energia e approvvigionamento”, legata all’andamento del prezzo del petrolio dal 2002 al 2012 infatti è semplicemente decollata, passando da 106,06 euro a 293,96. Esattamente 187,36 euro in più a famiglia, un aumento del 177,2%.

Ad appesantire il costo dell'energia poi ci sono altri sussidi oltre a quelli alle rinnovabili, la cui rapida crescita si è peraltro praticamente fermata con la fine del quinto conto energia. Secondo una stima di Legambiente circa 5 miliardi di euro l'anno se ne vanno tra sussidi alle fonti fossili, oneri impropri, sconti in bolletta ai grandi consumatori di energia elettrica.

Perché dunque puntare contro le fonti pulite quando si parla di ridurre i costi dell'energia? Le rinnovabili, peraltro, oltre ai vari vantaggi ambientali ed economici che portano, contribuiscono a ridurre la bolletta grazie all'effetto peak-shaving favorito ad esempio dal fotovoltaico: nel 2012 ha portato 838 milioni di euro di risparmio netto, che sarebbero stati 1.420 milioni se il termoelettrico non avesse reagito alzando i prezzi quando il sole non splende.

Non sarebbe dunque meglio intervenire da altre parti? Si potrebbe ad esempio agire sulle modalità di reperimento degli oneri di sistema, modificare l'accesso al mercato di dispacciamento per ridurne i costi, far pulizia di oneri di sistema impropri. Le idee per ridurre la bolletta di famiglie e imprese senza colpire le rinnovabili non mancano, per ora però chi prende le decisioni non sembra disposto ad ascoltarle.

martedì 4 giugno 2013

Riqualificazione energetica, come funzionerà la detrazione del 65%

Riqualificazione energetica, come funzionerà la detrazione del 65%

(Fonte:Edilportale.it-Rossella Calabrese)

 
 
 
 
In attesa che il Decreto-legge per le misure energetiche nell’edilizia venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ricapitoliamo le novità introdotte in tema di detrazione per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e le regole che invece restano invariate.

Come già detto, la detrazione fiscale delle spese per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici passa dal 55% al 65% e viene prorogata, con tempi differenti per privati e condomìni.

I privati potranno usufruire della detrazione del 65% dal 1° luglio 2013 al 31 dicembre 2013. I condomìni - per interventi relativi a parti comuni degli edifici condominiali, di cui agli articoli 1117 e 1117-bis del codice civile, o che interessino tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio - avranno tempo dal 1° luglio 2013 al 30 giugno 2014.

La detrazione del 65% è ripartita in dieci quote annuali di pari importo.

Dalla detrazione del 65% sono escluse le spese per gli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza ed impianti geotermici a bassa entalpia e le spese per la sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria. Questi interventi sono agevolati dal Conto Termico.

Restano confermate le altre tipologie di interventi che accedono alla detrazione:
- interventi di riqualificazione globale su edifici esistenti (comma 344 della Finanziaria 2007);
- interventi sugli involucri degli edifici (strutture opache e infissi) - (comma 345);
- installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda (comma 346);
- sostituzione di impianti di climatizzazione invernale, con impianti dotati di caldaie a condensazione (comma 347).

Come pure restano confermati i tetti massimi degli importi da portare in detrazione (100.000 euro per la riqualificazione energetica globale, 60.000 euro per interventi sull’involucro e pannelli solari, 30.000 per le caldaie a condensazione). L’aumento da 55% a 65% della percentuale di detrazione fa, di conseguenza, scendere il limite massimo del costo complessivo dell’intervento.

Esempio: per i pannelli solari, con la detrazione del 55% e il limite di importo detraibile fissato a 60.000 euro, l’intervento (per sfruttare al massimo l’agevolazione) non deve superare i 109.090,90 euro. Con la nuova detrazione del 65%, fermo restando a 60.000 euro il tetto massimo dell’importo detraibile, il costo complessivo (sempre per sfruttare al massimo l’agevolazione) non dovrà superare i 92.307,69 euro (cifra della quale 60.000 euro è il 65%).

Nulla cambia per gli edifici interessati dall’agevolazione: possono accedervi i fabbricati esistenti di tutte le categorie catastali (anche rurali) compresi quelli strumentali.

Nessuna modifica nemmeno per i beneficiari del bonus: le persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni; i contribuenti che conseguono reddito d’impresa (persone fisiche, società di persone, società di capitali); le associazioni tra professionisti; gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale.

È obbligatorio pagare tutto con bonifico bancario o postale, indicando: la causale del versamento; il codice fiscale del beneficiario della detrazione; il numero di partita Iva o il codice fiscale del soggetto a favore del quale è effettuato il bonifico (professionista o impresa che ha effettuato i lavori).

Confermata anche la procedura per usufruire della detrazione. È necessario acquisire, in base all’intervento realizzato:
a. L’asseverazione di un tecnico abilitato;
b. L’attestato di certificazione o di qualificazione energetica, ove richiesto;
c. La scheda informativa relativa agli interventi realizzati.

Occorre poi trasmettere la documentazione all’ENEA, entro 90 giorni dalla fine dei lavori, attraverso il sito internet www.acs.enea.it.

LE REAZIONI
L’esclusione dei sistemi a pompa di calore dalla nuova detrazione del 65% scontenta CoAer, l’Associazione Costruttori apparecchiature ed impianti per la climatizzazione e pompe di calore, federata Anima/Confindustria. Le pompe di calore - spiega la nota di CoAer - sono una tecnologia ad alta efficienza che utilizza anche fonti rinnovabili pluri-incentivata all’estero, ma è ad oggi esclusa dal 65% e “con un Conto Energia Termico di dubbia efficacia, sicuramente meno rimunerativo, e per il quale le nuove tariffe elettriche non saranno pronte prima di due anni”.

“Si tratta sicuramente di una svista” commenta incredulo Bruno Bellò, Presidente di CoAer. “Rischiamo di essere esclusi dal mercato per motivi che non comprendiamo: rappresentiamo solo il 2,5% del totale incentivi erogati nel 2011, facciamo efficienza energetica e usiamo fonti rinnovabili, perciò abbiamo le caratteristiche per accedere sia al 65% sia al Conto Energia Termico e come risultato diventiamo una tecnologia efficiente, che per decreto si ritrova ad essere non più competitiva rispetto alle altre tecnologie”.

Una anomalia che rischia di creare confusione tra gli utenti e perdita di posti di lavoro negli stabilimenti italiani. L’associazione CoAer chiede ai Ministri Zanonato e Orlando il reinserimento nello schema del 65%, lasciando all’utente la facoltà di scegliere quale incentivo utilizzare, il 65% o il Conto Termico, come ora è possibile per i pannelli solari termici.

venerdì 31 maggio 2013

Detrazione 55% efficienza prorogata dal Consiglio dei Ministri

(Fonte:GreenStyle.it-Claudio Schirru)

 
 
 
 
 
Detrazione al 55% sull’efficienza energetica prorogata. Il Consiglio dei Ministri ha messo nero su bianco le ipotesi di rinnovo avanzate nei giorni scorsi da più esponenti dell’esecutivo, ultimo in ordine cronologico il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato. Deluse le associazioni che chiedevano la stabilizzazione definitiva per il provvedimento.

Come anticipato dallo stesso Zanonato, la detrazione sull’efficienza energetica viene prorogata fino al 31 dicembre 2013, così come il bonus fiscale al 50% per le ristrutturazioni edilizie. Confermato anche quanto anticipato dal Presidente del Consiglio Enrico Letta, che apriva all’estensione del provvedimento anche alle modiche per l’adeguamento degli immobili al rispetto dei parametri antisismici.

Secondo quanto trapelato i benefici della detrazione al 50% saranno garantiti alle ristrutturazioni solo se riguardanti almeno il 25% dell’immobile, mentre per quanto riguarda l’efficienza energetica si parla di un ritocco della percentuale di bonus fiscale fino al 65% (valido se verrà adeguato almeno il 25% del cosiddetto “involucro” dello stabile). Un incremento tuttavia inferiore alle attese, con la bozza entrata in Consiglio dei Ministri che prevedeva un’asticella al 75%.

Ulteriori dettagli verrano forniti nelle prossime ore, tra i quali si attendono le conferme a quanto affermato nei giorni scorsi dal ministro Lupi, che apriva alla possibilità di estendere i bonus fiscali per l’efficienza energetica anche agli arredamenti “fondamentali”, come le cucine.

martedì 28 maggio 2013

Proroga 55%: pompe di calore e geotermia a rischio esclusione

Proroga 55%: pompe di calore e geotermia a rischio esclusione

(Fonte:Rinnovabili.it-


 
 
La bozza del DL entrato in Consiglio dei Ministri propone d’escludere dal bonus gli interventi che possono accedere al Conto Termico. Co.Aer: “Rischio effetto esodati per le tecnologie efficienti”
E’ fissato per oggi l’incontro tecnico, indetto dal Governo, per definire le possibili coperture economiche a proroga (fino al 31 dicembre 2013) delle detrazioni del 50% e del 55%.

In questo difficile processo di risoluzione delle questioni tecniche e finanziarie è spuntata nei giorni scorsi l’ipotesi, avanzata dallo stesso ministro dello Sviluppo Zanonato, di limitare tale benefici “a chi non gode già di altri sgravi fiscali, in particolare legati al cosiddetto Conto Termico”, con la possibilità di valutare, in un secondo momento, l’estensione della copertura. In altre parole, l’ultima bozza del Decreto legge entrata in CdM, contiene l’esplicita esclusione dagli interventi di riqualificazione energetica coperti dal bonus del 55%, della sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza ed impianti geotermici a bassa entalpia.

In attesa di saper l’esito della riunione odierna e come e se Palazzo Chigi rinnoverà la detrazione fiscale, Co.Aer, Associazione Costruttori apparecchiature ed impianti per la climatizzazione e pompe di calore, esprime tutta la sua preoccupazione in merito: “Non abbiamo alcuna garanzia che il conto energia termico possa supportare il manifatturiero italiano delle pompe di calore – dichiara Bruno Bellò, Presidente Co.Aer – Rischiamo un “effetto esodati” anche per le nostre tecnologie più efficienti e innovative. Le motivazioni principali sono la scarsa remunerabilità, la non operatività ad oggi e la mancanza di una tariffa elettrica dedicata per le pompe di calore, prevista nello stesso conto energia termico. Al momento lo strumento esiste ma non è applicabile né preventivabili i benefici per chi installa tali tecnologie – conclude Bellò – La richiesta esplicita degli imprenditori è che i due sistemi di incentivazione coesistano almeno fino a quando non sarà attivo ed efficiente il conto energia termico perciò almeno fino al 31 dicembre 2013”.

mercoledì 15 maggio 2013

Free illustra le proprie proposte a Ministro Zanonato

Free illustra le proprie proposte a Ministro Zanonato

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
Nell’incontro, sono stati illustrati i principali indirizzi contenuti nel Documento programmatico del Coordinamento con le proposte relative alle misure, diverse dagli incentivi, per promuovere efficienza energetica e delle fonti rinnovabili

Il Comitato di gestione del Coordinamento Free, cui aderiscono Associazioni di imprese, di professionisti e di cittadini, attive nei comparti delle Fonti Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica, ha incontrato ieri, 14 maggio, il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato. "Nell’incontro - spiega Free in una nota - al quale era presente la dottoressa Sara Romano, Direttore generale per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica del Ministero, sono stati illustrati i principali indirizzi contenuti nel Documento programmatico del Coordinamento Free, con particolare riferimento alle proposte relative alla governance e alle misure, diverse dagli incentivi, in grado di promuovere lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili (semplificazioni burocratiche e autorizzative, detrazioni fiscali, fondi di garanzia, stabilità nel tempo delle normative, non retroattività di eventuali nuove misure, valorizzazione delle tecnologie e delle industrie nazionali). Il Ministro ha manifestato attenzione per le problematiche esposte e condivisione per larga parte delle proposte presentate e ha confermato l’impegno suo e del Governo nella promozione della Green economy".

giovedì 2 maggio 2013

Nucleare: il neoministro Zanonato è favorevole

Nucleare: il neoministro Zanonato è favorevole

(Fonte:GreenStyle.it-Peppe Croce)
 
 
 
 
Prima uscita “pesante” del neoministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonanto. Il successore di Corrado Passera, intervenendo alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”, si è espresso in maniera possibilista sul nucleare.

 
La posizione di Zanonato rispecchia quella dell’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini: in molti paesi si produce energia nucleare e noi la compriamo dall’estero, se ci fossero le caratteristiche tecniche per produrla nel nostro paese lo si dovrebbe fare. E per caratteristiche tecniche Zanonato intende i siti idonei.

Zanonato, dovo aver cantato “Se stiamo insieme ci sarà un perché” di Riccardo Cocciante e “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù” tratta dal film “Mary Poppins” e dopo aver accennato al ponte sullo Stretto di Messina, ha espresso il suo parere sul nucleare. Nel video andate al minuto 2:35, così vi evitate Cocciante e Mary Poppins

Non mi piace quando si enfatizzano le cose demonizzandole. Il nucleare è una forma di energia e quindi non è sbagliata di per sé, se si può gestire.
In Italia credo che non si possa fare. Però nel mondo c’è, la compriamo, dalla Francia. Ma se avessimo i siti adatti, perché no?


Questo non vuol dire che sta per ripartire la corsa alla ricerca dei siti nucleari. Ciò non è possibile, almeno in teoria, grazie alla vittoria del referendum del gennaio 2011 ma non è comunque un buon segno che il nuovo ministro per lo Sviluppo economico, a pochissimi giorni dal suo insediamento, parta da un elogio del nucleare.

Sul tavolo di Zanonato, infatti, ci sono già alcuni dossier scottanti come la Strategia Energetica Nazionale, approvata di fretta e furia (e probabilmente in maniera illegittima) da Corrado Passera prima di perder la poltrona, e il futuro degli incentivi al fotovoltaico. Attualmente in scadenza, ma che potrebbero essere sostituiti da una proroga delle detrazioni IRPEF al 50%. Detrazioni che, a giugno, senza un intervento del Governo scenderanno al 36%.

Riguardo al petrolio e al gas, invece, Zanonato dovrà gestire l’incredibile (e, ancora una volta, probabilmente illegittimo) sconfinamento della “Zona marina C – settore sud” decisa dal suo predecessore Passera per incrementare lo specchio di mare a disposizione delle trivellazioni offshore.