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venerdì 28 giugno 2013

Progetto GeoSEE: la geotermia sceglie l’innovazione ibrida

Progetto GeoSEE: la geotermia sceglie l’innovazione ibrida

(Fonte:Rinnovabili.it)

 
 
 
Otto nazioni studiano un nuovo modello energetico sostenibile basato su un impiego innovativo delle risorse geotermiche a bassa entalpia
 
Le geotermia sposa l’energia solare. Ma anche il biogas, la biomassa e i più avanzati programmi di localizzazione geografica. A celebrare queste innovative nozze è GeoSEE, progetto europeo avviato nel 2012, e tutt’ora in corso, che si propone di dimostrare come l’utilizzo sostenibile della fonte geotermica a bassa temperatura (cioè inferiore a 150°C) sia possibile in combinazione con altre fonti rinnovabili. L’iniziativa coinvolge otto stati paesi coinvolti - Slovenia, Italia, Romania, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Serbia e Repubblica di Macedonia – che attraverso specifici casi studio analizzeranno e valuteranno l’utilizzo del geotermico a bassa temperatura in combinazione con le fonti verdi sopracitate; il progetto permetterà inoltre lo sviluppo di un sistema informativo geografico (GIS) da pubblicare in internet con dati geospaziali utili per l’individuazione di aree adatte per l’utilizzo combinato, e l’attivazione e la proposta di una serie di azioni ed analisi allo scopo d’informare i policy makers sui benefici relativi all’adozione e l’utilizzazione di “impianti ibridi”.

Per l’Italia sarà il Dipartimento TESAF (Territorio e Sistemi Agro-Forestali) dell’Università degli Studi di Padova insieme agli altri due partner italiani, la Provincia di Padova e il CEV (Consorzio Energia Veneto), ad occuparsi dell’analisi dei casi studio che comprenderanno il comune di Galzignano Terme e Battaglia Terme nel padovano. “L’area dei Colli Euganei, infatti, è una delle zone più interessanti in Italia dal punto di vista del potenziale geotermico. Non solo la risorsa viene sfruttata in impianti termali, ma in alcuni casi viene sfruttata per il riscaldamento di serre. L’acqua può essere estratta con temperature di circa 68°C che, attraverso l’uso combinato con altre risorse rinnovabili presenti nel territorio, quali la biomassa, il biogas e il solare, e tecnologie innovative potrebbe fornire energia termica ed elettrica aumentando l’uso rinnovabile di fonti energetiche e permettendo la riduzione dei costi”.

martedì 28 maggio 2013

Proroga 55%: pompe di calore e geotermia a rischio esclusione

Proroga 55%: pompe di calore e geotermia a rischio esclusione

(Fonte:Rinnovabili.it-


 
 
La bozza del DL entrato in Consiglio dei Ministri propone d’escludere dal bonus gli interventi che possono accedere al Conto Termico. Co.Aer: “Rischio effetto esodati per le tecnologie efficienti”
E’ fissato per oggi l’incontro tecnico, indetto dal Governo, per definire le possibili coperture economiche a proroga (fino al 31 dicembre 2013) delle detrazioni del 50% e del 55%.

In questo difficile processo di risoluzione delle questioni tecniche e finanziarie è spuntata nei giorni scorsi l’ipotesi, avanzata dallo stesso ministro dello Sviluppo Zanonato, di limitare tale benefici “a chi non gode già di altri sgravi fiscali, in particolare legati al cosiddetto Conto Termico”, con la possibilità di valutare, in un secondo momento, l’estensione della copertura. In altre parole, l’ultima bozza del Decreto legge entrata in CdM, contiene l’esplicita esclusione dagli interventi di riqualificazione energetica coperti dal bonus del 55%, della sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza ed impianti geotermici a bassa entalpia.

In attesa di saper l’esito della riunione odierna e come e se Palazzo Chigi rinnoverà la detrazione fiscale, Co.Aer, Associazione Costruttori apparecchiature ed impianti per la climatizzazione e pompe di calore, esprime tutta la sua preoccupazione in merito: “Non abbiamo alcuna garanzia che il conto energia termico possa supportare il manifatturiero italiano delle pompe di calore – dichiara Bruno Bellò, Presidente Co.Aer – Rischiamo un “effetto esodati” anche per le nostre tecnologie più efficienti e innovative. Le motivazioni principali sono la scarsa remunerabilità, la non operatività ad oggi e la mancanza di una tariffa elettrica dedicata per le pompe di calore, prevista nello stesso conto energia termico. Al momento lo strumento esiste ma non è applicabile né preventivabili i benefici per chi installa tali tecnologie – conclude Bellò – La richiesta esplicita degli imprenditori è che i due sistemi di incentivazione coesistano almeno fino a quando non sarà attivo ed efficiente il conto energia termico perciò almeno fino al 31 dicembre 2013”.

venerdì 3 maggio 2013

Geotermia: patto fra Enel e regione Toscana

Geotermia: patto fra Enel e regione Toscana

(Fonte:GreenStyle.it-Guido Grassadonio)
 
 
 
La rivoluzione energetica delle rinnovabili non passa solo per il sole e il vento. Lo sanno bene in Toscana dove già il 26% dell’energia viene dalla geotermia. Non senza polemiche, visto che questa fonte è s’ 100% rinnovabile, ma non è a inquinamento 0.

Le istituzioni insieme a Enel stanno ora provando a rilanciare il settore, facendone un business di primo piano sul territorio, con la costruzione di nuove centrali e nuovi poli industriali di eccellenza. E per rimuovere le resistenze locali il Presidente della Regione, Enrico Rossi, ha deciso di pensare forme di compensazione economica per gli eventuali danni procurati. Come ha dichiarato lo stesso:

Basta con l’essere contro la geotermia: è una ricchezza del nostro territorio, vediamo di farne un elemento di crescita e sviluppo per tutti noi, come succede in altre parti del mondo.

Questo dovrebbe avvenire grazie a un protocollo d’intesa firmato da Enel e dalla Regione che prevede, oltre all’apertura di nuove centrali, la cessione di know-how da parte dell’azienda per sviluppare forme alternative di uso del calore. In effetti, il teleriscaldamento nella regione non è sviluppato per quanto le risorse naturali consentirebbero.

Enel si è mostrata disponibile a investire nel settore altri 500 milioni di euro entro il 2017. Non resta che capire se i territori interessati di Lardarello e Amiata si lasceranno convincere da questi argomenti.

lunedì 11 marzo 2013

Geotermia per “far rivivere l’industria”

Geotermia per “far rivivere l’industria”

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
Il Ministro dell’Ecologia, Sviluppo Sostenibile e dell’Energia francese, Delphine Batho, ha firmato a fine febbraio due permessi di esplorazione geotermica ad alta temperatura, uno nell’area del Massiccio Centrale e l’altro nei Pirenei con l’obiettivo dichiarato di «far rivivere l’industria».

«L'energia geotermica –ha detto il Ministro Batho- è utilizzata per la produzione di energia da fonti rinnovabili e senza emissioni. Si tratta di un settore che deve essere incoraggiato e sostenuto».

Il primo permesso di ricerca, denominato "Hot Aigues-Coren, si trova nei dipartimenti di Cantal e Lozère ed è stato rilasciato alla società Electerre de France SAS ; il secondo denominato "Pau-Tarbes" si trova nel dipartimento dei Pirenei Atlantici e Alti Pirenei ed è stato rilasciato alla società Fonroche Géothermie SAS.
Si tratta di esplorazioni di giacimenti geotermici ad alta temperatura (oltre 150 gradi) da cui potrebbe essere estratta acqua calda per la produzione di elettricità o calore che si trovano in zone di frattura del sottosuolo e che quindi possono essere utilizzate con sistemi convenzionali perché, ha raccomandato il ministro «è bene utilizzare giacimenti in zone di frattura del sottosuolo che già esistono, senza creare nuove fratture» che richiederebbe l'uso della tecnologia EGS.

Queste le parole che ha usato il ministro francese dell’ecologia e dell’energia nell’annunciare il via libera a due nuovi permessi di ricerca geotermica

Nel 2011, l'energia geotermica usata principalmente come risorsa per il riscaldamento (in particolare nella regione di Parigi) ha permesso di evitare di consumare l'equivalente energetico di 440.000 tonnellate di petrolio. La produzione di elettricità è, invece, secondo il ministero francese ancora troppo esigua, rappresentando circa lo 0,1% della produzione di elettricità da fonti rinnovabili in Francia nel 2008, quindi molto c’è da lavorare in questa direzione.

Positivo, quindi, secondo il ministero il «numero crescente» delle domande di autorizzazione presentate che «sono il segno di un recupero di questa energia in Francia».
Sono diciotto le domande di permesso di ricerca attualmente in esame presso il Ministero dell'Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e l'Energia francese. Alcune di queste sono state presentate anche nell'ambito del bando di manifestazioni d’interesse nel Programma Geotermia per il Futuro (AMI).

La Francia ha inserito nel documento Grenelle dell’Environnement (con il quale ha recepito anche la Direttiva europea 20-20-20) un obiettivo per la produzione di calore di 500 ktep da geotermia profonda e di 250 ktep da geotermia intermedia entro il 2020: era pari a 118 ktep per la geotermia profonda e a 52 ktep per quella intermedia nel 2009. Per le pompe di calore geotermiche si prevede l’installazione di 2 milioni di unità, entro il 2020, mentre a fine 2009, il numero complessivo era di sole 550.000 unità.
L’Agenzia dell’Ambiente e della Gestione dell’Energia (ADEME) indica che nel 2007 la potenza geotermoelettrica totale era pari a 16,2MW rimasti immutati nel 2008 e divenuti 16,5 MW nel 2009, corrispondenti alle installazioni di Bouillante nella Guadalupa e del centro pilota di Soultz Sous Forêts (1,5 MW). Questi due impianti hanno fornito, nel 2009, un risultato, in termini di energia elettrica prodotta, pari a 89 Gwh.

Per quanto riguarda il riscaldamento urbano, la Francia disponeva nel 2009 di 65 installazioni dedicate, realizzate per la maggior parte negli anni 80, che assicurano la copertura dei bisogni di circa 200.000 alloggi, di cui 150.000 nella regione di Parigi. Dopo aver registrato una quindicina d’anni di stallo, la geotermia francese ha ottenuto un rilancio grazie all’investimento - attraverso l’ADEME -di 22 milioni di euro nel periodo 2008/2013, che ha portato alla creazione di sei nuovi pozzi e nella rimessa in funzione di altrettanti per raggiungere l’obiettivo di riscaldare 30.000 nuovi alloggi.

giovedì 7 marzo 2013

Dalla Banca Mondiale un fondo per la geotermia

 Dalla Banca Mondiale un fondo per la geotermia

 (Fonte:ZeroEmission.it)



Con sede a Reykjavik, raccoglierà finanziamenti per i progetti a favore dello sviluppo dell'energia geotermica, nei paesi del terzo mondo
Un fondo speciale per la geotermia nei Paesi del terzo mondo. La Banca Mondiale ha creato un fondo speciale, con sede a Reykjavik, per raccogliere finanziamenti per lo sviluppo di progetti basati sullo sfruttamento dell'energia geotermica nei Paesi del terzo mondo, che, nei prossimi anni, dovrebbe raggiungere il miliardo di dollari.Nel corso dei prossimi mesi verrà organizzato un incontro per discutere dei primi passi in questa direzione. "Almeno quaranta paesi hanno abbastanza potenziale geotermico per soddisfare una parte significativa della loro domanda di energia", ha spiegato Mulyani Indrawati, direttore generale della Banca Mondiale.

giovedì 28 febbraio 2013

Worldwatch Institute: la geotermia cresce troppo lentamente

Worldwatch Institute: la geotermia cresce troppo lentamente

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
 
La potenza globale installata di energia idroelettrica - scrive l'autore del rapporto Evan Musolino - sino alla fine del 2011, ha raggiunto 970 GW, rappresentando circa due volte e mezzo la capacità di tutte le altre fonti di energia rinnovabili, considerate complessivamente. Ma da allora si è registrato un aumento pari a solo l'1,6% rispetto all'anno precedente.

Per contro, la potenza geotermica installata ha raggiunto un nuovo massimo di 11,2 GW a fine 2011 ma con una crescita che per la prima volta dal 2002 è stata sotto l'1%. E mentre la capacità complessiva per entrambe le tecnologie, ha continuato a crescere - anche se in maniera meno evidente rispetto al passato - è rallentata rispetto agli ultimi anni la crescita del suo utilizzo in termini di consumi. Quindi, nonostante nel corso degli ultimi due decenni, la capacità globale installata di energia elettrica geotermica sia quasi raddoppiata, questa fonte di energia non ha ricevuto lo stesso livello di attenzione di altre fonti di energia rinnovabili e rimane sottoutilizzata rispetto alle potenzialità.

«Nonostante il recente rallentamento della crescita, il mercato globale per l'energia idroelettrica e geotermica è in aumento perché queste due fonti non sono soggette alla variabilità come accade per altre fonti di energia rinnovabili, come l'eolico e il solare - sostiene Musolino -quindi la maggiore affidabilità offerta dall'energia geotermica e dall'idroelettrica le rendono due forme di energia utile a fornire energia di base».

L'energia geotermica è una fonte di energia rinnovabile derivante dal calore dalla terra che è inesauribile e se a livello planetario si fosse in grado di sfruttare solo una piccola parte del calore della Terra - sottolinea il Worldwatch Institute - potremmo fornire l'intera popolazione del pianeta di energia pulita e sicura per secoli.

La fonte geotermica è caratterizzata da una costante disponibilità in tutto l'arco dell'anno tanto che gli impianti geotermoelettrici - secondo i dati EGEC- presentano utilizzazioni medie (attestate) a piena potenza intorno alle 7.500 ore. L'energia geotermica è dunque definita rinnovabile e sostenibile: rinnovabile riferito alla proprietà della sorgente di energia, e sostenibile per il modo in cui la risorsa è utilizzata. Come risorsa locale può essere, ed è di fatto, fonte disoccupazione locale.

Nel confronto con le altre fonti rinnovabili, le prestazioni degli impianti geotermoelettrici sono confermate come le migliori grazie alla forte capacità produttiva della fonte primaria che però al momento è sfruttata nelle limitate zone territoriali che ne permettono lo sviluppo. Le stime attuali del potenziale globale di energia geotermica vanno da un minimo di 35 a un massimo di 2.000 GW. E semplici miglioramenti tecnologici potrebbero far aumentare notevolmente queste proiezioni.


La maggior parte della produzione di energia geotermica è concentrata in un area ristretta del pianeta, anche se come capacità installata è presente in 24 paesi. Gli Stati Uniti continuano a rimanere leader nella produzione e nella capacità installata a livello globale, ma producono ancora solo circa 3 GW di energia geotermica. Oltre agli Stati Uniti, solo tre paesi hanno più di 1 GW di potenza installata a maggio 2012. In Europa alla fine del 2010 si stima (dati EGEC) che siano stati installati circa 59 impianti geotermoelettrici per una capacità totale di 1,6 GWe ed una produzione elettrica di 10,9 TWh.

L'energia geotermica è tra le fonti energetiche quella dove si attesta la maggior attenzione da parte dei politici e degli sviluppatori di progetti: attualmente vi sono progetti nuovi o in fase di sviluppo in oltre 70 paesi. Ma nonostante la geotermia sia una fonte energetica in grande espansione, rappresenta ancora meno dell'1 per cento della produzione mondiale di elettricità (dati WWI 2011).

Uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha stimato che se gli Stati Uniti dovessero investire 1 miliardo di dollari in ricerca e sviluppo nel settore della geotermia nei prossimi 15 anni, potrebbero portare la capacità di generazione a 100 GW entro il 2050.

Nello stesso studio il MIT stima che, con i miglioramenti tecnici adeguati, si potrebbe estrarre dal sottosuolo una quantità di energia equivalente a quella che si stima essere contenuta nelle riserve di petrolio mondiali.

martedì 16 ottobre 2012

Manifesto Ater per salvare il futuro Rinnovabile

 Rinnovabili: il manifesto di Ater per il settore

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
C'era una volta il futuro. E potrebbe esserci ancora. Da questo presupposto, Ater, l'Associazione dei tecnici delle energie rinnovabili, costruisce il proprio manifesto per salvare il settore. "Gli edifici avrebbero avuto la possibilità di produrre energia senza fare rumore e senza inquinare, senza disturbare nessuno. uesto era il futuro - si legge nel manifesto di Ater - ora che sono passati 40 anni vorremmo continuare ad inseguire questo sogno. La liberalizzazione del decreto Bersani del 1999 ha avviato un processo inarrestabile verso la generazione distribuita, da una logica di monopolio con poche grandi centrali si passerà sempre più verso produzioni più piccole e locali, dove l'energia viene finalmente prodotta dove essa serve, dove verrà consumata: si parla quindi di "energia a km zero". In questi ultimi tre anni abbiamo avuto quasi 500.000 cittadini, famiglie ed imprese che hanno realizzato impianti da fonti rinnovabili. Si è trattato di qualcosa senza precedenti: oltre 50 Miliardi di euro investiti, almeno 2 milioni di cittadini mobilitati (il 5% del corpo elettorale), una stima di addetti che supera i 20.000 e di indotto cinque volte maggiore. Soprattutto, un'attivazione di circuiti economici e di credito imponente, per massima parte rivolta alle PMI ed alle famiglie, una mobilitazione dal basso entusiasmante. Una netta controtendenza rispetto ai tempi bui che stiamo vivendo".

"Abbiamo una notizia importante: per difendere tutto questo non ci servono incentivi - continua l'associazione - bisogna solo far maturare il settore perché impari, come un bambino, a camminare con le sue gambe. Come fare? La capacità di fare rete deve essere supportata da politiche pubbliche intelligenti, che favoriscano chi si unisce, chi raggiunge economie di scala, chi si organizza in filiere verticali, chi investe in logistica. Se in Germania si istalla alla metà del prezzo italiano la ragione è questa, all'Italia manca la rete. Proponiamo la libertà di vendere o autoconsumarsi la propria energia a km 0 e di accumularla per venderla o consumarla in un secondo momento. Questo è quello che serve per superare l'ultimo gap di competitività e camminare sulle proprie gambe. Le SEU (Sistemi Efficienti di Utenze) vanno gradualmente liberate; per esempio un consorzio di produttori potrà vendere direttamente ad un consorzio di consumatori, il tutto nell'ottica di creare piccole reti locali che tendono a diventare indipendenti. Ma come vanno le cose in Italia? Qui da noi le fonti energetiche rinnovabili "non programmabili" erano considerate indifferibili e urgenti (citando il decreto 387/03 dell'allora presidente della Repubblica Ciampi), ora sono diventate un problema, da trattare al pari di una vera e propria emergenza nazionale. Le Fonti Energetiche Rinnovabili elettriche ora sono bersaglio di pressioni politiche da parte di chi ha enormi interessi a far funzionare le grandi centrali "fossili". Queste rivendicano un diritto di precedenza sulla rete elettrica nazionale, obbligando gli impianti delle rinnovabili ad adattarsi o addirittura a spegnersi".

"Le grandi centrali sono come le petroliere, nel mare hanno il diritto di rotta in quanto difficili da fermare e manovrare, così come le barche a vela che sono soggette alla direzione e alla intensità del vento. Le centrali che impiegano le fonti fossili devono potersi comportare come i piccoli natanti a motore, essi possono fare manovre rapide e variare la propria velocità a piacimento, consentendo alle più ecologiche barche a vela una efficace navigazione. Serve uno sviluppo della rete elettrica, deve diventare intelligente: smart-grid. Favorendo le piccole e medie produzioni gli attori principali diventano le rinnovabili elettriche che nascono dal basso. Tutti i modelli economici che sviluppano le realtà locali sono sempre vincenti nel tempo. Le Rinnovabili rappresentano la vera ricchezza di ciascun territorio, e in ultima analisi della nazione. La prossima frontiera dei sistemi di incentivazione (o di sgravi fiscali) deve favorire l'accumulo per l'autoconsumo, anche pensando alla prossima diffusione su larga scala dei veicoli elettrici, i trasporti andranno verso l'elettrico (spostandosi dal petrolio) e servirà sempre più energia elettrica. Ad oggi in Italia sono stati installati poco più di 15 GW di fotovoltaico, ma sulle costruzioni nazionali troverebbero spazio, senza particolari difficoltà, almeno altri 200 GW, per non parlare di tutte le altre fonti di energia pulita. Per ultimo occorre una classe politica che si prenda la responsabilità di lottare seriamente contro la burocrazia: per installare un piccolo impianto fotovoltaico servono 40 documenti spesso ridondanti, in alcuni casi possono essere necessari più di 70 documenti in cambio di una decina di moduli sul tetto di casa. Per i piccoli impianti la burocrazia odierna è quintuplicata nell'arco di 5 anni, le regole di connessione e di installazione cambiano in continuazione e questo avviene in modo sistematico con effetti devastanti perché spesso su contratti avviati le modifiche arrivano sempre in corso d'opera. La competitività si fa con poche regole certe e stabili, occorre ripristinare un minimo di fiducia, perché non era mai capitato che un registro per impianti fotovoltaici risultasse semivuoto, come è accaduto nel quinto Conto Energia. Quando fu scritto il Secondo Conto energia furono coinvolte le competenze degli operatori del settore".