Fiper: "Puntare su biomasse e teleriscaldamento per creare lavoro"
(Fonte:ZeroEmission.it)
Teleriscaldamento e biomassa sono una risorsa e possono creare molti posti di lavoro. E' quanto emerso in occasione dell’Assemblea Nazionale di Fiper - Federazione Italiana dei Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, durante la quale ha avuto luogo un convegno dal titolo: Energia locale, rinnovabile e pulita a tutela del territorio – il ruolo del teleriscaldamento a biomassa e del biogas agricolo. "Le potenzialità del teleriscaldamento a biomassa e del biogas agricolo in Italia sono una realtà ma solo attraverso un’azione sinergica dei diversi attori della filiera e delle Istituzioni, sarà possibile impiegare il 'petrolio verde' italiano, ossia le biomasse solide, per la produzione di energia termica ed elettrica” ha detto il Presidente Fiper Walter Righini. Il potenziale, in effetti, è alto: secondo una ricerca su base nazionale svolta da Fiper ci sono ben 801 Comuni in fasce climatiche E ed F (alta collina e montagna) non ancora metanizzati che potrebbero riscaldare i propri cittadini attraverso il calore prodotto da centrali di teleriscaldamento alimentate a biomasse legnose frutto della gestione dei boschi locali, creando al contempo centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.
“Purtroppo – ha aggiunto Righini - la sindrome Nimby sembra aver contagiato un po’ tutti perché basta inserire le parole teleriscaldamento e biogas su internet che saltano fuori decine di comitati locali che sono contro queste centrali. Ma c’è un distinguo fondamentale da fare: di quali centrali bisogna aver timore? E sotto quale profilo? Oggi la tecnologia esistente garantisce totalmente la pulizia e la bontà dell’energia prodotta con il teleriscaldamento e il biogas al punto che, come Fiper, stiamo sviluppando insieme al Distretto Agroenergetico Lombardo e l’Università di Milano dei nuovi concimi biologici ammendanti prodotti dalle ceneri di combustione delle biomasse e dai residui della digestione nel processo di produzione del biogas”.
Righini ha inoltre sottolineato l’assurdità dell’attuale normativa italiana che non consente di utilizzare le potature del verde urbano e il legname recuperato dagli alvei fluviali a fini di produzione energetica: “Vi do un dato, Milano produce circa 800 mila tonnellate di potature che deve smaltire come rifiuto a 60 euro a tonnellata. Se noi uniformassimo la nostra normativa a quella presente in altri paesi europei il Comune potrebbe veder tramutato un costo in un’entrata. Infatti il teleriscaldamento potrebbe ritirare le potature a 20 euro la tonnellata”.
“Purtroppo – ha aggiunto Righini - la sindrome Nimby sembra aver contagiato un po’ tutti perché basta inserire le parole teleriscaldamento e biogas su internet che saltano fuori decine di comitati locali che sono contro queste centrali. Ma c’è un distinguo fondamentale da fare: di quali centrali bisogna aver timore? E sotto quale profilo? Oggi la tecnologia esistente garantisce totalmente la pulizia e la bontà dell’energia prodotta con il teleriscaldamento e il biogas al punto che, come Fiper, stiamo sviluppando insieme al Distretto Agroenergetico Lombardo e l’Università di Milano dei nuovi concimi biologici ammendanti prodotti dalle ceneri di combustione delle biomasse e dai residui della digestione nel processo di produzione del biogas”.
Righini ha inoltre sottolineato l’assurdità dell’attuale normativa italiana che non consente di utilizzare le potature del verde urbano e il legname recuperato dagli alvei fluviali a fini di produzione energetica: “Vi do un dato, Milano produce circa 800 mila tonnellate di potature che deve smaltire come rifiuto a 60 euro a tonnellata. Se noi uniformassimo la nostra normativa a quella presente in altri paesi europei il Comune potrebbe veder tramutato un costo in un’entrata. Infatti il teleriscaldamento potrebbe ritirare le potature a 20 euro la tonnellata”.