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venerdì 10 gennaio 2014

Energia elettrica: cresce produzione da rinnovabili, in calo i consumi

(Silvana Santo)
 
 
 
Cresce la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia. Lo testimoniano i primi dati provvisori diffusi da Terna su consumi e produzione di elettricità nel 2013. Rispetto all’anno precedente, in particolare, mostrano un segno positivo la produzione idroelettrica (+21,4%), fotovoltaica (+18,9%), eolica (+11,6%) e geotermica (+1,0%); in calo invece la fonte termoelettrica (-12,0%).

In flessione, invece, il consumo nazionale di energia elettrica, che lo scorso anno ha segnato una flessione del 3,4% rispetto al 2012 (in totale, dell’energia richiesta in Italia nel 2013 è stata pari a 317,1 miliardi di kilowattora), che a sua volta aveva chiuso con un calo dell’1,9% sul 2011. Si tratta, sottolinea Terna, del calo più consistente da inizio secolo dopo quello del 2009, quando, per effetto della crisi economica, il calo sull’anno precedente fu pari al 5,7%.

Una flessione che ha interessato tutto il territorio nazionale, con punte in Sardegna (-16,4%) e nella macroarea del Nord-Ovest (-7,8%) che include Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. In calo anche la produzione di elettricità made in Italy, con il valore netto (277,4 miliardi di kWh) in diminuzione del 3,6% rispetto al 2012.

La produzione nazionale ha soddisfatto l’86,7% del fabbisogno di elettricità del 2013, mentre la quota restante (13,3%) è stata coperta con il saldo dell’energia scambiata con l’estero. quanto al contributo percentuale delle singole fonti, il 56,8% della produzione italiana, nonostante il calo, resta appannaggio del termoelettrico, il 16,5% della fonte idroelettrica, 1,7% geotermica, 4,7% eolica e 7,0% fotovoltaica).

Per quanto riguarda infine il mese di dicembre 2013, la quantità; di energia elettrica richiesta in Italia, pari a 26,1 miliardi di kWh, ha fatto registrare una flessione del 2,2% rispetto a dicembre dello scorso anno.

lunedì 4 novembre 2013

Eolico in Brasile: 10% elettricità arriverà dal vento entro il 2021

Eolico in Brasile: 10% elettricità arriverà dal vento entro il 2021

 (Fonte:GreenStyle.it-Marco Mancini)



 Il Brasile sta conoscendo lo sviluppo economico più importante della sua storia e l’economia non può reggere se non è supportata da una strategia energetica nazionale forte. Il Paese sudamericano in effetti ce l’ha e prevede di incrementare del 50% la produzione interna entro 10 anni. Ciò che più conta è però che buona parte di questa produzione sarà supportata dall’energia eolica.

Sono sempre di più infatti i parchi eolici eretti o programmati in Brasile e la dirigenza politica si è resa conto che questa potenzialità non molto sfruttata può essere il volano dell’economia per il futuro. Finora la fonte rinnovabile più utilizzata è stata l’idroelettrico e certamente continuerà ad esserlo anche in futuro grazie alla conformazione geografica del Paese. L’apporto dell’eolico è però importante per soppiantare le vecchie centrali non rinnovabili che hanno reso il Brasile negli ultimi anni tra i Paesi più inquinanti.

Nei prossimi anni il Brasile si aspetta che il 5% del fabbisogno energetico nazionale sia soddisfatto da questa fonte. Entro il 2021 l’obiettivo è fissato al 10%. Per intenderci è come se la metropoli più grande del Sudamerica, San Paolo, che ospita 12 milioni di abitanti, fosse completamente alimentata dall’energia del vento. Uno sviluppo simile può sembrare esagerato, ma i governanti brasiliani lo ritengono fattibile.

Dopo lo spavento del 2001, quando un black-out lasciò senza energia l’intero Paese per giorni, tutte le forze politiche si impegnarono a sviluppare una rete energetica sempre più efficiente e individuarono proprio nell’energia eolica una delle principali opportunità. Un’opportunità anche e soprattutto economica.
Mathias Becker, presidente di Renova Energia, una delle principali aziende coinvolte nel progetto, racconta al Washington Post che quando fondò l’azienda 12 anni fa il suo valore era di 5000 dollari. Oggi ne vale un miliardo e mezzo. La sua teoria è semplice: eolico e idroelettrico sono compatibili e possono dare energia al Brasile. Quando piove non c’è vento e quando c’è vento non piove, dice Becker. Un mix perfetto per creare energia.

L’eccezionalità dell’impresa nell’ambito eolico in Brasile sta anche nella velocità con la quale si è sviluppato. Nel 2009 lo Stato ha indetto la prima asta pubblica per la costruzione di un parco eolico. Oggi il Paese, che ospita 200 milioni di persone, garantisce già il 3% del fabbisogno energetico con l’energia del vento grazie a 140 parchi eolici ed è in grado di fornire elettricità pulita a 4 milioni di abitazioni.

giovedì 16 maggio 2013

Ecco come la Sicilia esporterà elettricità a Malta

Ecco come la Sicilia esporterà elettricità a Malta

(Fonte:QualEnergia.it-Peppe Croce)

 
 
 
 
Ai primi di maggio è arrivata al porto di Malta una trivella orizzontale. Servirà a scavare il tunnel all’interno del quale verranno stesi i cavi dell’Interconnector, il cavo ad altissima tensione e corrente alternata che collegherà l’Isola dei Cavalieri alla Sicilia. La connessione HVAC Sicilia-Malta è stata pensata per superare l’isolamento elettrico dei maltesi collegando la rete a 33 kV di Malta all’Europa grazie a un cavo in doppia terna lungo 116 chilometri, 95 dei quali sul fondo del Canale di Sicilia e la restante ventina a terra: dall’approdo a Marina di Ragusa fino alla stazione elettrica di Ragusa, con un percorso interrato che segue una vecchia strada provinciale e si snoda tra serre di pomodori e grandi masserie immerse nei pascoli.

Il percorso in mare, invece, è stato leggermente deviato rispetto al progetto originale perché interferiva con la concessione petrolifera Vega di Edison ed Eni e i cavi sarebbero stati troppo vicini alla piattaforma Vega A, alla FSO Leonis e alla probabile piattaforma Vega B attualmente in fase di Valutazione di Impatto Ambientale.

Oggi Malta è autosufficiente dal punto di vista elettrico, ma solo grazie a due obsolete centrali a olio combustibile: quella di Delimara da 304 MW e quella di Marsa da 267 MW. Quest’ultima è stata costruita negli anni cinquanta, con i fondi del Piano Marshall, entrambe hanno un’efficienza media bassissima di circa il 20%. Quando l’elettrodotto Sicilia-Malta sarà in funzione potrà trasportare, in entrambe le direzioni, 200 MW di potenza più un picco di altri 100 MW per un’ora in caso di emergenza. Entro il 2015 l’opera dovrebbe essere raddoppiata, con una potenza complessiva di oltre 400 MW.

I maltesi spingono da anni per costruire l’elettrodotto e, su circa 200 milioni di euro di costo complessivo, sono riusciti a ottenere dall’Unione Europea ben 100 milioni che verranno attinti dall’European Energy Programme for Recovery visto che il collegamento è stato inserito tra i trans-European energy networks (TEN-E). Enemalta Corporation, che gestisce il sistema elettrico maltese, ha affidato l’appalto alla francese Nexans nel dicembre 2010 con trattativa privata dopo che un bando pubblico di Terna era andato a vuoto l’anno prima per mancanza dei requisiti da parte dei partecipanti.

Malta non ha altro modo, se non collegandosi alla Sicilia e importando energia, di ridurre le emissioni di CO2 della propria generazione elettrica e di rientrare negli obblighi europei del 20-20-20. In più, grazie al cavo, spera di ridurre il costo del kWh per i suoi cittadini. Infine, l’opera sarà fondamentale per collegare a terra il futuro parco eolico offshore da 95 MW di Is-Sikka l-Bajda, che verrà costruito ad appena 1,5 chilometri dalla costa di Rdum tal-Madonna nel nord dell’isola.

Ma lo scopo principale dell’opera è quello di importare elettricità dalla Sicilia e spegnere definitivamente le unità produttive più vecchie e inquinanti delle centrali maltesi. Nella Sintesi non tecnica depositata da Enemalta al Ministero dell’Ambiente per ottenere la Via si cita espressamente l’eccesso di produzione elettrica della Sicilia come possibile fonte di approvvigionamento. In effetti le centrali termoelettriche siciliane, quasi tutte a ciclo combinato a gas, negli ultimi tempi sono costrette a lavorare al minimo a causa del crollo della domanda di energia elettrica dovuto alla crisi economica e dell’abbondante produzione eolica e fotovoltaica.

Proprio a pochi chilometri in linea d’aria dalla stazione elettrica di Ragusa, dove dovrebbe terminare il percorso dell’Interconnector Sicilia-Malta, c’è quella di Chiaramonte Gulfi che è uno dei nodi su cui si basa l’intera rete elettrica siciliana: fa parte della dorsale ionica che alimenta Ragusa, Siracusa, Catania e Messina come anche il polo petrolifero siracusano. Un tratto di linea ad altissima tensione recentemente potenziato da Terna nel quale riversano la propria produzione i numerosi parchi eolici e fotovoltaici del sud est siciliano.

Nell’intero 2012 la Sicilia ha esportato 1,25 miliardi di kWh attraverso l’unico cavo che ha a disposizione: il Sorgente-Rizziconi che la collega alla Calabria, un elettrodotto di cui si prevede da tempo il raddoppio. Ma il progetto è bloccato dall’opposizione di alcuni comitati locali e Comuni del messinese, che chiedono l’interramento o l’allontanamento dai centri abitati di lunghi tratti del tragitto perché temono ripercussioni sulla salute umana a causa delle onde elettromagnetiche emesse dai tralicci. Opposizione che ha trovato l’appoggio del nuovo presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, e del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Assemblea Regionale Siciliana. Ma che ha anche portato ad una segnalazione da parte dell’Antitrust che ha chiesto con nota ufficiale a Crocetta di smettere di ostacolare la realizzazione del progetto.

In attesa che si sblocchi il fronte calabrese, la realizzazione del cavo verso Malta potrebbe placare le ire degli operatori del termoelettrico che avrebbero la possibilità di esportare l’energia prodotta attraverso il Canale di Sicilia, aumentando le ore di produzione delle nuove centrali a gas che ancora devono ripagare il proprio costo di costruzione.

Ma se a Malta già si lavora alacremente a terra per costruire il ponte elettrico, in Sicilia non tutti sono entusiasti del progetto. La Regione ha firmato l’intesa con Enemalta il 30 luglio 2012, passando le carte al Comune di Ragusa che, però, ha avanzato più di un dubbio e ha espresso inizialmente parere negativo. L’approdo del cavo a Marina di Ragusa, infatti, è previsto in un piazzale a due passi dal depuratore comunale e a poche centinaia di metri dalla pre-riserva del Fiume Irminio. Il cavo sottomarino disterebbe appena 1.300 metri dal perimetro del SIC “Fondali Foce del Fiume Irminio”, mentre il percorso interrato dall’approdo alla stazione elettrica di Ragusa è esattamente confinante con il SIC “Foce del Fiume Irminio”. Il Comune di Ragusa, pertanto, si è opposto all’ultimo minuto e, alla fine, ha dato parere positivo solo dopo aver rinegoziato le compensazioni ambientali. Per realizzare l’opera Enemalta dovrà versare 600mila euro al Comune.

Ma la battaglia ragusana contro l’elettrodotto è stata più politica che ambientalista, visto che non si registrano posizioni contrarie da parte delle principali associazioni di tutela ambientale. Secondo il circolo ragusano di Legambiente l’impatto ambientale del progetto è trascurabile e, specialmente per quanto riguarda la flora marina, compensato dalle misure previste dalle prescrizioni inserite dal Ministero dell’Ambiente nel parere positivo di VIA. Al contrario, secondo Legambiente, gli unici ad avere qualche problema saranno i costruttori edili che dovranno ridimensionare i propri progetti turistici a causa delle servitù di passaggio nei pressi del tracciato interrato dell’elettrodotto.

mercoledì 27 febbraio 2013

In Germania 6 miliardi di spesa in meno, grazie all'effetto fotovoltaico

In Germania 6 miliardi di spesa in meno, grazie all'effetto fotovoltaico

(Fonte:QualEnergia.it)
 
 
Il fotovoltaico sta tagliando i prezzi dell'elettricità in Borsa e sta mettendo in seria difficoltà chi ha investito negli impianti convenzionali più costosi, come i cicli combinati a gas. In Italia il PUN, il prezzo unitario nazionale dell'energia, in questo ultimo anno è calato del 20%, scendendo soprattutto nelle ore del picco diurno, proprio per il contributo del fotovoltaico. Per i lettori di QualEnergia.it la cosa non è una novità, ma è comunque interessante andare a guardare il report di Renewable Analytics, società di consulenza americana che si occupa di fotovoltaico, che quantifica il fenomeno nel paese in cui il FV ha avuto la maggior penetrazione, la Germania.

Lo studio mostra come la spesa elettrica tedesca nel 2012 sia stata di 6,145 miliardi di euro inferiore rispetto al 2008, prima del boom solare (ma anche della crisi). Il merito, si spiega, è del contributo crescente delle energie rinnovabili, che, producendo a costi marginali nulli, hanno agito abbassandoli sui prezzi dell'elettricità spot alla Borsa elettrica.

A contribuire tantissimo è soprattutto il solare: i prezzi dell'elettricità in Borsa nel 2012 hanno avuto i cali maggiori nei mesi più assolati e nella fascia diurna. Lo si vede bene nei grafici due grafici sotto: il primo mostra la distribuzione dei risparmi tra giorno e notte nei diversi mesi; nel secondo si mette a confronto dicembre 2008 e dicembre 2012.



Quindi, regolarmente in Germania i prezzi l'anno scorso sono crollati ogni qual volta usciva il sole, per poi risalire quando tramontava o era coperto. Al contrario, nel 2008, il picco del prezzo si verificava sempre in fascia diurna, in corrispondenza con la maggior domanda. Eccezione hanno fatto alcune notti, come quella del 26 dicembre scorso, in cui, grazie alla scarsa domanda e alla grande produzione da eolico, che ha pesato per il 33% dell'offerta, si sono toccati addirittura prezzi negativi (i picchi negativi della linea rossa nel secondo grafico, clicca per ingrandire).



L'apporto massiccio di energia pulita, se ha dato un grande beneficio a livello di prezzi però ha fatto non pochi danni alla generazione convenzionale: i bassi costi di produzione del solare, si legge nel report, “stanno portando effetti negativi sui margini e sui volumi di elettricità venduti dai grossi produttori centralizzati. I produttori da fonti convenzionali si sono accorti di questa minaccia al loro business model ma non hanno trovato il modo di reagire e stanno facendo una pesante azione di lobbying contro la generazione distribuita”. Ed è quello che sta accadendo anche da noi.