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giovedì 6 settembre 2012

Scambio sul posto fino a 10 MW e incentivi per piccoli impianti.

Scambio sul posto fino a 10 MW e incentivi post-V Conto Energia per piccoli impianti?

(Fonte: Photon-online.it)
05.09.2012: «L’intenzione è quella di alzare a 10 megawatt la soglia per lo scambio sul posto» così Marcello Garozzo della segreteria tecnica del sottosegretario al ministero dell’Ambiente, Tullio Fanelli, ha presentato quello che ha definito un «processo in corso» in seno al dicastero per superare l’attuale soglia dei 200 chilowatt: «Abbiamo già presentato un emendamento in questo senso, che è stato respinto, ma torneremo a presentarlo» ha spiegato nel corso della giornata inaugurale del salone «PV Rome» .

«Non si tratta di un auspicio» ha precisato Garozzo che ha anche rivelato che è allo studio la possibilità di concedere incentivi anche oltre la durata del quinto Conto Energia, seppur limitatamente ai piccoli impianti residenziali architettonicamente integrati e innovativi. Scettico in merito all’ampliamento a 10 megawatt dello scambio sul posto il responsabile dell’unità «Fonti Rinnovabili» dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG), Andrea Galliani, che ha sottolineato come il semplice innalzamento del limite, legato alle possibilità di essere esonerati dai costi di trasmissione e dispacciamento comporterebbe la suddivisione di tali costi tra un numero sempre minore di utenti finali di elettricità. In pratica, ha sintetizzato Galliani, si andrebbe a penalizzare «l’utente finale che non può installarsi un impianto fotovoltaico sul tetto».

Nobili: 9 mila moduli fotovoltaici.

Nobili, stabilimento più ecologico con 9 mila moduli fotovoltaici

(Fonte:InfoBuildEnergia.it)

Già caratterizzato da impianti eco-compatibili e da sistemi di depurazione d'avanguarda, il complesso produttivo Nobili Rubinetterie di Suno (Novara) fa un altro passo per diventare completamente "ad impatto zero". Sono stati, infatti, recentemente installati sul tetto dell'area magazzino oltre 9 mila moduli fotovoltaici, che saranno in grado di soddisfare l'intero fabbisogno aziendale con energia pulita.
La "storia ecologica" dello stabilimento Nobili è cominciata nel 1993, quando fu inaugurato uno dei primi sistemi di depurazione a ciclo chiuso per l'acqua. Un'innovazione tecnica di avanguardia a cui fecero seguito anno dopo anno continue migliorie produttive, come i reparti di stampaggio dei materiali termoplastici e di lavorazione delle barre d'ottone, totalmente automatizzati e silenziosi. Il risultato finale è stata la diminuzione del 99% del consumo d'acqua negli impianti e il taglio del 50% dei consumi energetici, dell'emissione di anidride carbonica e della produzione dei rifiuti.
Una filosofia votata al massimo rispetto ambientale che si nota ovunque negli oltre 400 mila metri quadrati di superficie produttiva, nei 300 centri di lavorazione interni e nei 3 impianti galvanici eco-compatibili dell'azienda. Una scelta che è valsa allo stabilimento di Nobili Rubinetterie la conformità ai requisiti previsti dall'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale).



martedì 4 settembre 2012

Il futuro Energy Center di Torino.

Energy Center: centro di eccellenza dell'innovazione energetico-ambientale

(Fonte: Infobuildenergia.it)
 
Energy Center è il nuovo centro di competenza nel campo dell'innovazione energetica-ambientale che si inserisce in un programma di riqualificazione e riconversione dell'area ex Westinghouse di Torino. Il progetto di realizzazione vede la collaborazione fra la Città di Torino, il Politecnico di Torino, la Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT.
L'Energy Center si occuperà di ricerca applicata, testing di tecnologie, trasferimento tecnologico, consulenza ad enti pubblici e privati, promozione delle iniziative di settore e stimolo all'interesse verso le tematiche energetiche, ponendosi come un soggetto di livello europeo di riconosciuta competenza e autorevolezza nel proprio ambito nonché come un punto di riferimento per le filiere di settore italiane, per il settore pubblico e per il mondo della ricerca scientifica.
Realizzato con un investimento di circa 19 milioni di euro, di cui 14 finanziati dalla Regione ricorrendo a fondi europei e 4 dalla Compagnia di San Paolo, il nuovo centro vuole essere una sfida in uno dei settori ritenuti sempre più fondamentali da tutti i Paesi occidentali e una realizzazione concreta della strategia "Torino Smart City". Nei 20.000 metri quadrati dell'area coinvolta (il primo lotto dei lavori che si dovrà concludere entro il 2014 e riguarda 5.000 mq) si farà ricerca applicata, testaggio e dimostrazione di prototipi di "promising technolgies" grazie a spazi che verranno costruiti con grande versatilità, incubazione temporanea per imprese innovative.
La struttura dell'Energy Center è concepita come "dimostratore tecnologico di eco-edificio" in grado di fungere sia da esemplare edilizio innovativo dal punto di vista del risparmio energetico che da vero e proprio edificio dimostratore-sperimentale (si prevede, per esempio, l'uso delle facciate e degli spazi esterni dell'edificio stesso per il testing di tecnologie). La concezione degli spazi interni sarà flessibile e adattabile ad esigenze che possono mutare nel tempo.
Il progetto è stato definito in un protocollo d'intesa tra Regione Piemonte e Comune di Torino previsto dal bando per il "finanziamento di interventi di riqualificazione di aree dismesse", nell'ambito del Programma operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale.
Il futuro Energy Center si presenterà come una vera e propria struttura-laboratorio al servizio delle imprese e del territorio, in cui sviluppare e testare tecnologie e soluzioni applicative innovative in ambito energetico, mediante la collaborazione e l'interazione tra Politecnico di Torino, parchi scientifici e tecnologici, attori del sistema pubblico e privato e sarà concepito esso stesso come un dimostratore di "eco-edificio". Il complesso fungerà inoltre come luogo fisico di incubazione - per lo più temporanea durante la fase di ricerca, testaggio e dimostrazione - di imprese innovative, in stretta relazione con l'incubatore del Politecnico di Torino I3P.
"La Regione - ha sostenuto il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota - ritiene che il progetto presentato dalla Città di Torino rappresenti una struttura di eccellenza, non solo a livello regionale ma europeo, nel campo energetico-ambientale. Occupandosi di studio e ricerca applicata favorirà le sinergie tra i diversi attori pubblici e privati che operano nel settore della green economy. Sarà un luogo di riferimento per il Piemonte, sia per le amministrazioni pubbliche, sia per le imprese che operano nel settore, per progettare anche la qualità futura dell'ambiente e di un adeguato sviluppo in termini di sostenibilità nel settore energetico".

lunedì 3 settembre 2012

Il rischio dellla legge "libera-trivelle" .

L'illusorio petrolio di Passera in un libro edito da Altraeconomia.

(Fonte: Qualenergia.it)
 Gli idrocarburi sembrano essere al centro del venturo Piano nazionale per l'Energia del governo Monti, anche se l'economia delle fonti fossili ha i giorni contati. C'è il rischio che si rispolveri la legge "libera-trivelle" in un Paese che, grazie a royalties e compensazioni minime, è già ora "un paradiso per petrolieri", spiega un libro di Altreconomia sul tema.
È atteso entro la fine del 2012 il Piano nazionale per l'Energia, serie di misure per il settore energetico italiano che si appresta a varare il governo Monti, definite "urgenti" e fortemente volute dal ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera, oltre che orgogliosamente sponsorizzate dalla lobby petrolifera. Un disegno di legge ben preciso che, al fine di garantire l’innalzamento della produzione petrolifera italiana fino al 20% del fabbisogno nazionale, l’aumento del Prodotto interno lordo di mezzo punto e la riduzione di 6 miliardi della bolletta energetica, necessita della realizzazione di imponenti opere infrastrutturali come rigassificatori, gasdotti nazionali ed internazionali, centrali e megastoccaggi, fino ad arrivare a nuove trivellazioni alla ricerca di greggio, gas e gas non convenzionale (shale gas).
Obiettivi per cui andrebbe snellita la normativa vigente sulle autorizzazioni e abolito ogni vincolo e limite per la prospezione, la ricerca e coltivazione di idrocarburi nel sottofondo marino. Perché le attuali norme di tutela dell’ambiente -tra cui quelle che fissano a 12 miglia dalle coste il limite entro il quale non è possibile effettuare trivellazioni in mare- rappresentano un vincolo troppo rigoroso. Ecco quindi il rischio che venga rispolverata la legge "libera-trivelle", ipotesi che Altreconomia ha già anticipato nel libro-inchiesta di Pietro Dommarco "Trivelle d’Italia. Perché il nostro Paese è un paradiso per petrolieri" e nell'articolo "Il greggio italiano è un'illusione", pubblicato sul mensile ad aprile scorso.

Le mani dei petrolieri in Italia sono infatti libere di perforare la terra e i fondali marini -spiega Dommarco-, con royalties minime (cedendo cioè agli enti locali solo il 4% dei ricavati per le estrazioni in mare e il 10% per quelle sulla terraferma) e con l’avallo di leggi "tolleranti", che producono pochi vantaggi per il territorio e infiniti lutti per i lavoratori (preoccupante l'aumento di patologie tumorali: basti pensare, ad esempio, che nella zona di Priolo, in Sicilia, il 35% dei decessi avviene per tumore) e per l’ambiente.

Al 31 dicembre 2011 la produzione di greggio in Italia si è attestata su 5.283.866 tonnellate, quasi 40 milioni di barili. L’84% della produzione nazionale proviene dalla terraferma, il 16% dal mare. Il libro raccoglie oltre ai numeri anche le storie dei tanti "Texas italiani": dalla Val d’Agri in Basilicata a Sannazzaro de’ Burgondi in Pianura Padana, da Gela e Priolo in Sicilia a Porto Torres in Sardegna e Porto Marghera in Veneto. La regione più sfruttata è la Basilicata, seguita dalla Sicilia.
Tra i Paesi europei, invece, l'Italia è al quarto posto per produzione petrolifera. Considerando, poi, le "percentuali di compensazione ambientale" del nostro Paese a livello mondiale, sono tra le più basse al mondo: per questo oggi sono centinaia le concessioni e più di 1.000 i pozzi produttivi in Italia, tra terraferma e mare. Numeri che potrebbero aumentare se calcolassimo (e sfruttassimo) le riserve, tra le prime a livello europeo per potenzialità. Scenario, questo, in linea con la visione del ministro Passera, che già a fine marzo ha aperto le porte allo sfruttamento di "risorse italiane, giacimenti di gas e petrolio non ancora sviluppati".
La prefazione di "Trivelle d'Italia" è curata dal geologo e primo ricercatore del Cnr Mario Tozzi, che spiega perché l’economia fossile ha i giorni contati. Nel libro anche un’intervista alla professoressa Maria Rita D’Orsogna e un indentikit delle principali multinazionali petrolifere che lavorano in Italia."Trivelle d’Italia. Perché il nostro Paese è un paradiso per petrolieri", di Pietro Dommarco, scrittore e giornalista freelance, specializzato in tematiche ambientali. Collabora con il mensile Altreconomia.

sabato 1 settembre 2012

Il Fotovoltaico fa bene al territorio.

Cna: benefici dal fotovoltaico per cittadini e occupazione


(Fonte: ZeroEmission.it)
La Confederazione nazionale dell’artigianato, in occasione di ZeroEmission Rome segnala come "Il fotovoltaico, oltre ai benefici in termini di risparmi e ricavi futuri, genera importanti ricadute occupazionali sul territorio".
Il fotovoltaico fa bene al territorio, ai cittadini e all’occupazione. A sostenerlo è la Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato) che in previsione dell'apertura di ZeroEmission Rome, che si terrà alla Fiera di Roma dal 5 al 7 settembre, ha fornito dati interessanti e alcune conclusioni su cui è bene riflettere. Innanzitutto, conti in tasca fatti appunto dalla Cna, il fotovoltaico è una spesa sempre più affrontabile e di sicuro ritorno: con una spesa iniziale di novemila euro con un rientro dall’investimento stimato in sei anni e un guadagno annuo di circa 1.500 euro: tanto quello che una famiglia può ricavare da un impianto fotovoltaico da 3kW grazie al regime agevolativo nazionale. Anche per un’impresa il conto è presto fatto: il rientro dell’investimento per un imprenditore che scegliesse di installare un impianto fotovoltaico da 40 kW è di sei anni e mezzo e il risparmio annuo sulla bolletta di oltre 4.000 euro. Inoltre, come rileva Lorenzo Tagliavanti, direttore della Cna di Roma, "Il fotovoltaico, oltre ai benefici in termini di risparmi e ricavi futuri, genera importanti ricadute occupazionali sul territorio", aggiunge Tagliavanti. Un impianto di 20 kW, ad esempio, costa 40mila euro e arriva a occupare in via diretta un progettista e tre elettricisti per l’installazione.

giovedì 22 dicembre 2011

"Gli italiani e il solare", Italia sempre più il paese del Sole

(FONTE InfoBuild Energia)


Per il 92% degli italiani il solare è la fonte energetica del futuro, ma il livello d'informazione è ancora scarso. Ecco in sintesi quanto emerge  dalla sesta rilevazione "Gli italiani e il solare" realizzata da Ipr Marketing per la Fondazione Univerde. I risultati sono in crescita rispetto al 2009. In aumento nelle ultime rilevazioni anche le percentuali a favore di eolico, idroelettrico e geotermico e biomasse.

Dalla ricerca emerge che da settembre 2009 ad oggi si assesta intorno al 35% la quota che valuta il solare più costoso rispetto alle fonti energetiche tradizionali; sicurezza e compatibilità con l'ambiente si confermano prerogative riconosciute al solare dalla quasi totalità del campione.

Dalla prima rilevazione, settembre 2009, è cresciuta la propensione degli italiani all'utilizzo del solare. Dal 54%, del 2009, oggi è l'80% che dichiara di aver preso in considerazione l'idea di passare al solare.
Risulta ancora piuttosto scarso il livello di informazione degli intervistati per quanto riguarda le qualitá tecniche dei pannelli solari, la durata e l'eventuale perdita di produttività a seconda dei diversi tipi di pannelli.
Per ricevere informazioni il 32% del panel sceglie di rivolgersi all'installatore e il 27% al web.