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venerdì 12 aprile 2013

Sicilia: Regione prende impegno contro trivellazioni

 Sicilia: Regione prende impegno contro trivellazioni

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
Il presidente Crocetta e l’assessore Lo Bello hanno garantito a Greenpeace un immediato deciso sostegno della Regione nella battaglia contro le perforazioni off-shore e per la tutela del mare del Canale di Sicilia
La Sicilia risponde all'appello di Greenpeace per un'azione di contrasto alle operazioni di perforazione offshore nelle acque del "canale". Il presidente Rosario Crocetta e l’assessore all’Ambiente Mariella Lo Bello, durante un'audizione con i rappresentanti dell'associazione ambientalista, hanno garantito un immediato deciso sostegno della Regione in questa battaglia contro le perforazioni off-shore e per la tutela del mare del Canale di Sicilia. “Siamo soddisfatti dalla risposta del presidente Crocetta e di come la Regione Siciliana si sia schierata fermamente contro la strategia del petrolio e a favore di un piano energetico che punti su fonti rinnovabili. Adesso attendiamo che questi impegni si concretizzino in atti concreti, a partire da un’opposizione formale della Regione ai progetti di perforazione che rischiano di devastare il Canale di Sicilia e l’economia delle comunità costiere siciliane” ha dichiarato Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace.

L’assessore Lo Bello ha confermato l’intenzione di presentare osservazioni contrarie al progetto di trivellazioni al largo dell’Agrigentino e di convocare un tavolo tecnico sulle trivellazioni dove discutere con le associazioni e le amministrazioni locali i possibili interventi normativi per difendere il mare e le coste, anche utilizzando i punti menzionati da Greenpeace nel “Piano Blu per la Sicilia” illustrati nel corso dell’audizione. Greenpeace ha dato appuntamento al presidente Crocetta e ai membri della Giunta Regionale e della Commissione Ambiente sull’Arctic Sunrise, la rompighiaccio di Greenpeace, che sarà a Trapani il 25 e 26 aprile, per annunciare i primi passi concreti attuati per tutelare il mare di Sicilia e sostenere attività economiche importanti per l’economia siciliana, come la pesca artigianale.

martedì 9 aprile 2013

Greenpeace lancia oggi un “Piano blu per la Sicilia”

Greenpeace lancia oggi un “Piano blu per la Sicilia”

 (Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
 
Greenpeace presenta oggi il “Piano blu per la Sicilia” alla Commissione Ambiente e Territorio dell’Assemblea Regionale Siciliana, dove l’associazione è stata convocata per una nuova audizione sulle trivellazioni offshore nel Canale di Sicilia. “Non c'e più tempo da perdere: il mare e le coste siciliane sono letteralmente sotto l’assalto dei petrolieri, favoriti da un governo centrale che punta tutto sul petrolio. È ora che il governatore Crocetta scelga con decisione da che parte vuole stare portando avanti azioni concrete contro le trivellazioni in mare” ha commentato Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia. Per Greenpeace bisogna avviare immediatamente, con un processo partecipato, l’elaborazione di un “Piano blu per la Sicilia” che, utilizzando l’approccio multisettoriale della Direttiva Comunitaria 2008/56 per la Strategia Marina, punti a tutelare le risorse del mare e le economie che da esse dipendono.

Il “Piano Blu per la Sicilia” e gli altri suggerimenti di Greenpeace indicano alla Regione Sicilia passi precisi per intervenire contro le trivelle per la tutela del mare, vero tesoro per lo sviluppo dell’economia della più grande isola del Mediterraneo. Tra i passi principali indicati nel documento: un atto di indirizzo della Regione contrario alle trivellazioni in mare; la presentazione immediata di osservazioni contrarie ai progetti di ricerca petrolifere in via di valutazione al largo della costa siciliana; un’ iniziativa politica per un sostanzioso incremento dell’imposizione fiscale alle trivellazioni off-shore, oggi irrisorio; la promozione di un uso efficiente dell’energia e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, a partire dall’aggiornamento del Piano Energetico Regionale; la richiesta al Governo Centrale di stabilire una Zona di Protezione Ecologica nel Canale di Sicilia; lo sviluppo di politiche che garantendo la tutela del mare favoriscano l’economia locale, dalla pesca al turismo.

“La situazione del mare di Sicilia è allarmante. Alcune concessioni sono vicinissime alla costa e mettono in serio pericolo non solo l’ambiente ma anche il suo patrimonio culturale e economico. Se vuole, la Regione Sicilia può intervenire per far valere la propria sovranità sul territorio e sul mare che lo circonda. Abbiamo chiesto più volte al presidente Crocetta di intervenire, ma ad oggi le associazioni sono state lasciate completamene sole in questa lotta” ha concluso Giorgia Monti. Appresa la notizia che la Northern Petroleum intende estendere le ricerche petrolifere a un’area di oltre 1.325 chilometri quadri, a poche miglia dal litorale agrigentino, lo scorso 11 marzoGreenpeace insieme a comitati locali e associazioni di categoria ha chiesto formalmente al presidente Crocetta di intervenire.

lunedì 18 marzo 2013

Trivellazioni, Greenpeace: "Clini mostri studi impatto ambientale"

 Trivellazioni, Greenpeace: "Clini mostri studi impatto ambientale"

(Fonte:ZeroEmission.it)


L'associazione contesta il ministro uscente dell'Ambiente e della difesa del Mare, che, a proposito di trivellazioni petrolifere off shore, "continua a sostenere che la normativa adottata dall'Italia è la più severa del mondo"

"Chiediamo al ministro Clini di rendere pubbliche sul sito web del Ministero gli Studi di Impatto Ambientale ormai autorizzati grazie alla "normativa più severa del mondo", perchè in quelli che Greenpeace ha intercettato in tempo erano presenti evidenti svarioni che a questo punto non possiamo escludere ci fossero anche nella documentazione delle richieste giá autorizzate". Così Alessandro Giannì, direttore campagne di Greenpeace Italia, contesta il ministro uscente dell'Ambiente e della difesa del Mare, Corrado Clini che, a proposito di trivellazioni petrolifere off shore, "continua a sostenere che la normativa adottata dall'Italia è la più severa del mondo".

"La Regione Sicilia, così come le altre Regioni coinvolte, - continua Giannì - devono prendere visione con attenzione degli Studi di Impatto Ambientale su cui si basano le trivellazioni che tra poche settimane o mesi imperverseranno in Adriatico, nello Ionio e nel Canale di Sicilia".
"In molti Paesi, come Norvegia e Brasile, le disposizioni di sicurezza - ricorda Greenpeace - sono decisamente superiori a quelle richieste in Italia. Ad esempio, in Italia non è affatto obbligatoria la presenza di un controllo da remoto della valvola di chiusura della testa del pozzo". "Si tratta -conclude Greenpeace - dello strumento che le autoritá statunitensi avevano definito come inutilmente costoso, grazie alle pressioni della lobby petrolifera, e che avrebbe potuto evitare lo sversamento in mare di milioni di barili di petrolio dal pozzo della Deepwater Horizon".

sabato 2 marzo 2013

Alaska, caccia al petrolio: Shell rinuncia alle trivellazioni per tutto il 2013

Alaska, caccia al petrolio: Shell rinuncia alle trivellazioni per tutto il 2013

(Fonte:Ecqualogia.it)
 
 
Lo sforzo di dare agli Stati Uniti una nuova fonte di petrolio nazionale ha subito una battuta d'arresto ieri, quando la Royal Dutch Shell PLC ha annunciato che sospenderà le perforazioni offshore di petrolio nel Mar Glaciale Artico per il 2013. Mentre la sua attività, l'anno scorso, ha coinvolto il Mare Chukchi al largo della costa nord-occidentale dell'Alaska e il Mare di Beaufort, a Nord. Lo scrive Huffington Post.

Il presidente di Shell, Marvin Odum, ha spiegato che la società ha deciso di prendersi una "pausa" nelle trivellazioni per preparare le attrezzature e le navi per il prosieguo in futuro. "Abbiamo fatto progressi in Alaska, ma si tratta di un programma a lungo termine che stiamo perseguendo in modo sicuro e misurato", ha spiegato. Per poi aggiungere: "La decisione di fare una pausa nel 2013 ci darà tempo di garantire la disponibilità di tutte le nostre attrezzature e delle persone che hanno lavorato con noi l'anno scorso".

I gruppi ambientalisti si oppongono aspramente alla perforazione artica, perché è a rischio il ricco ecosistema che ospita le balene in via di estinzione, gli orsi polari, i trichechi e le foche. A maggior ragione perché la zona viene continuamente martellata dai cambiamenti climatici, con il ghiaccio marino che in estate continua a sciogliersi a ritmi record. Le associazioni, poi, insistono sul fatto che le compagnie petrolifere non hanno dimostrato la capacità di ripulire una fuoriuscita di petrolio nelle acque ostruite dal ghiaccio.

"Questa è la prima decisione buona che abbiamo visto da Shell", ha dichiarato Mike LeVine, portavoce dell'Alaska per il gruppo ambientalista Oceana. "Data la disastrosa stagione del 2012, le nostre agenzie governative devono approfittare di questa occasione per rivedere il modo in cui vengono prese le decisioni sulle nostre risorse marine e di riconsiderare l'impegno per la trivellazione di petrolio nel Mar Glaciale Artico".

giovedì 22 novembre 2012

Fred: "Energia solo da rinnovabili"

Fred chiede riscrittura Sen: "Energia solo da rinnovabili"

(Fonte:ZeroEmission.it)
 

Il Forum regionale per l’energia distribuita ha inviato al Ministero dello sviluppo economico un documento con cui contesta alcune scelte della Strategia energetica nazionale e ne chiede la riscrittura. “La Sen va posta in sintonia con la Roadmap 2050 dell’Europa”
Nelle strategie di produzione energetica, l’Unione europea segue una direzione e l’Italia va, in parte, dall’altra. È questo, in estrema sintesi, il senso del documento realizzato dal Forum regionale per l’energia distribuita (Fred) e inviato al ministero dello Sviluppo economico. Nel documento si contestano alcune scelte della Strategia energetica nazionale. Di più: se ne chiede la riscrittura. L’iniziativa si inscrive nella Consultazione pubblica aperta dal Mise sull’argomento. Secondo quanto evidenzia Alfio La Rosa, coordinatore del Fred Sicilia “La Sen va posta in sintonia con la Roadmap 2050 dell’Europa che punta a un nuovo modello energetico prevedendo una produzione esclusivamente da energie rinnovabili, a zero emissioni da carbonio. Oggi invece sembra più guardare al passato che al presente, con proposte come il raddoppio della produzione nazionale di petrolio e la modifica dei limiti ambientali per le trivellazioni offshore”.

Se il documento nazionale non verrà riformulato, secondo il Fred, si rischia che “sia esclusivamente una presa d’atto della situazione esistente, quando invece spostare la prospettiva sugli obiettivi europei può determinare un volano per un nuovo modello di sviluppo che metta insieme innovazione, ambiente, crescita economica e nuova occupazione”. Il Forum sottolinea che “occorre un nuovo paradigma energetico incentrato sull’efficienza energetica, sulle energie rinnovabili, sulla trasformazione degli edifici in luoghi a basso consumo energetico e in micro centrali ad energia rinnovabile, sullo sviluppo e l’utilizzo dell’idrogeno, sulla trasformazione dei veicolo in veicoli elettrici plug in e in veicoli a fuel cells”.

mercoledì 5 settembre 2012

Trivellazioni alle Egadi.

Trivellazioni alle Egadi: Shell e Northern Petroleum non mollano

 (Fonte: GreenStyle.it-Peppe Croce)
Movimenti strategici per le trivelle nel Canale di Sicilia: Shell e Northern Petroleum hanno rinunciato ai permessi di ricerca G.R 20.NP, G.R 21.NP e G.R 22.NP (evidenziati in rosso nella foto e di proprietà di Shell al 70% e NP al restante 30%), mentre per i permessi G.R 17.NP, G.R 18.NP e G.R 19.NP (evidenziati in verde e di esclusiva proprietà del gigante anglo-olandese) Shell ha avanzato la richiesta di rinuncia all’istanza di sospensione del decorso temporale. Queste sigle identificano un tratto di mare enorme, di estensione superiore all’intera provincia di Trapani. Ma la cosa più importante è che queste concessioni sono a due passi dall’Area Marina Protetta delle Isole Egadi.
La questione è abbastanza complessa e ha generato un equivoco sulla possibile “de-trivellazione” delle Egadi. In realtà non è così e, molto probabilmente, la rinuncia ai permessi G.R 20.NP, G.R 21.NP e G.R 22.NP non è altro che una mossa pubblicitaria. Tutti e tre, infatti, sarebbero scaduti a breve: il 14 febbraio 2013. Ma in tutti e tre le prospezioni sismiche tridimensionali sono state già fatte con gli airgun. Quello che è certo è che, nel luglio 2011, Northern Petroleum si dichiarava preoccupata per i permessi G.R 20.NP e G.R 21.NP a causa del decreto Prestigiacomo che vietava le trivelle in mare a meno di 12 miglia dalle aree marine protette.
Anche nel permesso 17 (ma non nel 18 e nel 19), la ricerca con gli airgun è stata completata. Questi tre permessi scadevano tra il marzo e il maggio del 2011, ma il 3 dicembre 2010 è stata presentata una richiesta di sospensione. Che oggi viene ritirata. Il che vuol dire che a breve potrebbero tornare in funzione i cannoni ad aria compressa di fronte le Egadi e, in un futuro non troppo lontano, arrivare le trivelle nel perimetro di questi tre permessi.
In questo modo la coppia Shell&NP si allontana leggermente dal parco naturale (ma non era tenuta a farlo, in seguito alla sanatoria Passera sulle trivelle off-shore). Che le grandi società petrolifere non abbiano intenzione di abbandonare il canale di Sicilia è testimoniato dal fatto che sempre Northern Petroleum ha chiesto la riperimetrazione del permesso di ricerca d 30 G.R-.NP, sito al largo di Agrigento.
Stessa azienda, ma in altra area: Northern Petroleum ha deciso di rinunciare ai permessi di ricerca “La Sacca“, “Savio” e “Punta Marina“. Sono tre permessi ricadenti (o limitrofi) all’interno del Parco interregionale del delta del Po, tutti vicini al permesso di ricerca Longastrino in cui Northern Petroleum ha appena inaugurato il primo pozzo esplorativo in cerca di gas.