lunedì 18 marzo 2013

Strategia energetica nazionale: la bufala del gas e petrolio italiano

Strategia energetica nazionale: la bufala del gas e petrolio italiano


(Fonte:Ecqualogia.it)
 
La strategia energetica nazionale non è solo timida con le rinnovabili ed arrendevole con il carbone, ma è anche millantatrice a proposito dei possibili aumenti di produzione nazionale di gas e petrolio.

Per il quasi ex ministro dello sviluppo, la produzione di idrocarburi nazionali deve naturalmente essere “sostenibile”. Cosa significhi non ce lo spiega esattamente, visto che si lamenta delle limitazioni alle trivellazioni off shore e bontà sua ci fa sapere che rinuncerà al facking. CIò che è invece del tutto intollerabile è la manipolazione dei dati. Parlando di idrocarburi, si dice che “le risorse potenziali ammontano a 700 Mtep“, valore ritenuto definito “largamente per difetto” poichè l’attività esplorativa si è ridotta al minimo nell’ultimo decennio. 
Non si sa bene dove il ministro (o i suoi spin doctors dell’ENI forse) si sia sognato tutto questo eldorado fossile. Il grafico in alto confronta la produzione storica con le aspettative strategiche, mostrando un’improbabile inversione di tendenz. Secondo i dati BP , le italiche riserve al 2011 erano valutate solo 265 Mtep (187 di petrolio e 78 di gas). Nel 2006 erano stimate ancora meno, 190 Mtep; gli ultimi sei anni hanno visto quindi un rialzo delle stime pari a 75 Mtep.


Secondo gli stessi dati del ministero dello sviluppo, nel 2006 le riserve erano pari a 244 Mtep (110 petrolio, 134 gas). Queste riserve sono “calcolate convenzionalmente come somma delle riserve (recuperabili) certe col 50% delle probabili e con il 20% delle possibili“.

La cifra di 700 Mtep include quindi il 100% delle probabili e il 100% delle possibili; un’operazione scorretta, sia dal punto di vista geologico che etico-politico. Non si può millantare ciò che non si ha! L’oscillazione delle cifre

Se fosse possibile estrarre tutte le riserve riportate da BP, avremmo una quantità di idrocarburi pari a 22 mesi di consumi italiani.

Non è meglio lasciare questi fossili dove sono e pensare al futuro?


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