Obama vuole finanziare le rinnovabili con il petrolio e il gas
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, cerca di mettere una pezza alla situazione venutasi a creare in seguito alla mancata riconferma degli sgravi fiscali alle industrie attive nelle energie rinnovabili. La proposta avanzata da Obama al Congresso è molto semplice: finanziare eolico, fotovoltaico e le altre energie verdi (ma anche le auto elettriche e le fuel cell) con i ricavi provenienti da gas e petrolio.
La cifra chiesta dal Presidente USA è consistente: 2 miliardi di dollari in dieci anni. Soldi che, però, sarebbero destinati a finanziare la ricerca e non la produzione vera e propria. Parlando all’Argonne National Laboratory, istituto che fa ricerca proprio sulle batterie per i veicoli elettrici, Obama ha detto:
Dopo anni che se ne discute, siamo pronti a prendere il controllo del nostro futuro energetico. Produciamo oggi più petrolio che negli ultimi 15 anni, ne importiamo meno che negli ultimi 20 anni.
Abbiamo raddoppiato la quantità di energia rinnovabile che produciamo da fonti come il vento e il sole, con decine di migliaia di buoni posti di lavoro prodotti.
Entro il 2020 gli USA, nelle intenzioni di Obama, dovrebbe raddoppiare l’energia elettrica rinnovabile prodotta dal sole, dal vento e con la geotermia. È però lo stesso Obama a mettere in guardia dai potenziali rischi derivanti dal taglio ai sussidi pubblici:
Uno dei motivi per cui mi sono opposto ai tagli è che essi non fanno differenza tra i programmi inutili e gli investimenti vitali. Non si taglia il grasso, si aggrediscono le ossa e i muscoli.
A causa dei tagli nei prossimi due anni non inizierà nessuna nuova ricerca. Non ci possiamo permettere di perdere queste opportunità mentre il resto del mondo corre avanti.
Ecco, allora, l’idea di prendere i soldi dall’industria petrolifera che, negli Stati Uniti, non è mai stata più in salute. Grazie al boom del fracking, infatti, gli USA potrebbero presto diventare indipendenti a livello energetico se non addirittura un esportatore netto di energia.
La cifra chiesta dal Presidente USA è consistente: 2 miliardi di dollari in dieci anni. Soldi che, però, sarebbero destinati a finanziare la ricerca e non la produzione vera e propria. Parlando all’Argonne National Laboratory, istituto che fa ricerca proprio sulle batterie per i veicoli elettrici, Obama ha detto:
Dopo anni che se ne discute, siamo pronti a prendere il controllo del nostro futuro energetico. Produciamo oggi più petrolio che negli ultimi 15 anni, ne importiamo meno che negli ultimi 20 anni.
Abbiamo raddoppiato la quantità di energia rinnovabile che produciamo da fonti come il vento e il sole, con decine di migliaia di buoni posti di lavoro prodotti.
Entro il 2020 gli USA, nelle intenzioni di Obama, dovrebbe raddoppiare l’energia elettrica rinnovabile prodotta dal sole, dal vento e con la geotermia. È però lo stesso Obama a mettere in guardia dai potenziali rischi derivanti dal taglio ai sussidi pubblici:
Uno dei motivi per cui mi sono opposto ai tagli è che essi non fanno differenza tra i programmi inutili e gli investimenti vitali. Non si taglia il grasso, si aggrediscono le ossa e i muscoli.
A causa dei tagli nei prossimi due anni non inizierà nessuna nuova ricerca. Non ci possiamo permettere di perdere queste opportunità mentre il resto del mondo corre avanti.
Ecco, allora, l’idea di prendere i soldi dall’industria petrolifera che, negli Stati Uniti, non è mai stata più in salute. Grazie al boom del fracking, infatti, gli USA potrebbero presto diventare indipendenti a livello energetico se non addirittura un esportatore netto di energia.
L’idea di finanziare l’energia del futuro tramite i ricavi di quella del passato, poi, potrebbe persino convenire alla lobby petrolifera americana: ne avrebbe un notevole ritorno d’immagine in un periodo in cui è osannata per i nuovi posti di lavoro creati, ma allo stesso tempo, indicata da ambientalisti, artisti e comitati locali come il male assoluto a causa dei forti rischi derivanti dall’uso del fracking.
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