Produzione rinnovabili 2016: più del gas, il doppio del nucleare
(Fonte:QualEnergia.it)
Le rinnovabili sono le fonti che stanno crescendo più rapidamente e nei prossimi anni la crescita accelererà: entro il 2016, a livello mondiale, la produzione elettrica delle fonti pulite supererà quella del gas e sarà il doppio di quella del nucleare. Le rinnovabili saranno così seconde solo al carbone. A prevederlo è l'ultimo Medium-Term Renewable Energy Market Report della International Energy Agency uscito ieri (executive summary e slide allegati in basso).
Grazie ai costi in calo e al forte sviluppo anche nei mercati emergenti, almeno dal punto di vista dell'aumento dell'energia verde, siamo così sulla giusta traiettoria per contenere il riscaldamento globale entro i 2 °C: la crescita prevista infatti è in linea con lo scenario Energy Technology Perspectives 2012 disegnato dalla stessa IEA. Ma non bisogna sedersi sugli allori: tagli agli incentivi e incertezza normativa potrebbero rallentare lo sviluppo, avverte l'Agenzia.
Da qui al 2018, si legge nel report, la produzione elettrica da rinnovabili crescerà del 40%, il 6% all'anno, passando da 4.860 TWh a 6.850 Twh e dal 20 al 25% della domanda mondiale. La potenza installata salirà 1.580 GW del 2012 a 2.350 GW nel 2018:

La crescita prevista per i 5 anni a venire è dunque del 50% più grande di quella vissuta nel periodo 2006-2012 (grafico sotto) La IEA rivede al rialzo anche la previsione del Medium-Term Renewable Energy Market Report dell'anno scorso: le rinnovabili al 2017 produrranno 90 TWh in più di quanto si ipotizzava 12 mesi fa.

In aumento, anche se con tassi minori rispetto all'elettricità rinnovabile, l'uso dei biocarburanti nei trasporti: +25% dal 2012 al 2018 e dal 3,4 al 3,9% della domanda globale di carburante per trasporto. Cresceranno del 24% nello stesso periodo le rinnovabili termiche (biomasse tradizionali escluse) che arriveranno a soddisfare il 10% della domanda di calore mondiale, dall'8% attuale.
Se l'idroelettrico continua a fare la parte del leone nella produzione elettrica, ad aumentare più rapidamente saranno le fonti “nuove”. Le rinnovabili idro escluso raddoppieranno infatti la loro quota sulla produzione mondiale, passando dal 4% del 2012 all'8% nel 2018. Una tendenza che vediamo già nei dati del 2012, quando l'aumento anno su anno della produzione delle rinnovabili idroelettrico escluso è stata il doppio di quella delle rinnovabili indoelettrico incluso: 16% contro 8,2%. Lo sviluppo delle fonti pulite sarà poi sempre più diversificato geograficamente: i paesi non OECD conteranno per due terzi della crescita prevista. In Europa invece lo sviluppo rallenterà (vedi grafico) ma comunque le nuove installazioni da rinnovabili peseranno per il 60% del totale e saranno il triplo di quelle a gas.

A spingere la crescita sarà il calo dei prezzi. Se geotermia e idroelettrico, come sappiamo, sono già competitive rispetto alle fonti fossili e al nucleare, anche sole e vento in certi mercati già ora possono reggere il confronto senza incentivi. L'eolico a terra ad esempio in alcune situazioni ha raggiunto costi del kWh (LCOE) che lo rendono più economico delle nuove centrali a fonti fossili: sta già succedendo in Brasile, Australia, Turchia e Nuova Zelanda, mentre in altri mercati come Sud Africa, Cile e Messico ci siamo quasi. Il fotovoltaico invece è già l'opzione energetica più conveniente nei paesi produttori di petrolio, se si considera l'opportunità di vendere il greggio così risparmiato. La grid parity, cioè la convenienza a prodursi l'elettricità con il FV rispetto ad acquistarla dalla rete, poi, riporta la IEA, è già raggiunta in Spagna, Italia, Germania meridionale, California e Danimarca.

Le prospettive, insomma, sono buone ma le energie pulite, seppur sempre più competitive, restano vulnerabili all'incertezza normativa. Come ricorda la direttrice esecutiva della IEA Maria van der Hoeven: “Diverse fonti rinnovabili non hanno più bisogno di incentivi. Ma hanno ancora bisogno di politiche a lungo termine che permettano di avere un mercato stabile e prevedibile e una cornice normativa compatibile con gli obiettivi della società. Mentre i sussidi alle fonti fossili rimangono 6 volte quelli delle rinnovabili”.
Grazie ai costi in calo e al forte sviluppo anche nei mercati emergenti, almeno dal punto di vista dell'aumento dell'energia verde, siamo così sulla giusta traiettoria per contenere il riscaldamento globale entro i 2 °C: la crescita prevista infatti è in linea con lo scenario Energy Technology Perspectives 2012 disegnato dalla stessa IEA. Ma non bisogna sedersi sugli allori: tagli agli incentivi e incertezza normativa potrebbero rallentare lo sviluppo, avverte l'Agenzia.
Da qui al 2018, si legge nel report, la produzione elettrica da rinnovabili crescerà del 40%, il 6% all'anno, passando da 4.860 TWh a 6.850 Twh e dal 20 al 25% della domanda mondiale. La potenza installata salirà 1.580 GW del 2012 a 2.350 GW nel 2018:

La crescita prevista per i 5 anni a venire è dunque del 50% più grande di quella vissuta nel periodo 2006-2012 (grafico sotto) La IEA rivede al rialzo anche la previsione del Medium-Term Renewable Energy Market Report dell'anno scorso: le rinnovabili al 2017 produrranno 90 TWh in più di quanto si ipotizzava 12 mesi fa.

In aumento, anche se con tassi minori rispetto all'elettricità rinnovabile, l'uso dei biocarburanti nei trasporti: +25% dal 2012 al 2018 e dal 3,4 al 3,9% della domanda globale di carburante per trasporto. Cresceranno del 24% nello stesso periodo le rinnovabili termiche (biomasse tradizionali escluse) che arriveranno a soddisfare il 10% della domanda di calore mondiale, dall'8% attuale.
Se l'idroelettrico continua a fare la parte del leone nella produzione elettrica, ad aumentare più rapidamente saranno le fonti “nuove”. Le rinnovabili idro escluso raddoppieranno infatti la loro quota sulla produzione mondiale, passando dal 4% del 2012 all'8% nel 2018. Una tendenza che vediamo già nei dati del 2012, quando l'aumento anno su anno della produzione delle rinnovabili idroelettrico escluso è stata il doppio di quella delle rinnovabili indoelettrico incluso: 16% contro 8,2%. Lo sviluppo delle fonti pulite sarà poi sempre più diversificato geograficamente: i paesi non OECD conteranno per due terzi della crescita prevista. In Europa invece lo sviluppo rallenterà (vedi grafico) ma comunque le nuove installazioni da rinnovabili peseranno per il 60% del totale e saranno il triplo di quelle a gas.

A spingere la crescita sarà il calo dei prezzi. Se geotermia e idroelettrico, come sappiamo, sono già competitive rispetto alle fonti fossili e al nucleare, anche sole e vento in certi mercati già ora possono reggere il confronto senza incentivi. L'eolico a terra ad esempio in alcune situazioni ha raggiunto costi del kWh (LCOE) che lo rendono più economico delle nuove centrali a fonti fossili: sta già succedendo in Brasile, Australia, Turchia e Nuova Zelanda, mentre in altri mercati come Sud Africa, Cile e Messico ci siamo quasi. Il fotovoltaico invece è già l'opzione energetica più conveniente nei paesi produttori di petrolio, se si considera l'opportunità di vendere il greggio così risparmiato. La grid parity, cioè la convenienza a prodursi l'elettricità con il FV rispetto ad acquistarla dalla rete, poi, riporta la IEA, è già raggiunta in Spagna, Italia, Germania meridionale, California e Danimarca.

Le prospettive, insomma, sono buone ma le energie pulite, seppur sempre più competitive, restano vulnerabili all'incertezza normativa. Come ricorda la direttrice esecutiva della IEA Maria van der Hoeven: “Diverse fonti rinnovabili non hanno più bisogno di incentivi. Ma hanno ancora bisogno di politiche a lungo termine che permettano di avere un mercato stabile e prevedibile e una cornice normativa compatibile con gli obiettivi della società. Mentre i sussidi alle fonti fossili rimangono 6 volte quelli delle rinnovabili”.
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