I costi del fotovoltaico li tagliano anche cultura del solare e semplificazione
(Fonte:QualEnergia.it)
Quando le rinnovabili entrano nella cultura e nella quotidianità di un popolo e delle sue istituzioni i costi calano sensibilmente. Se in Germania un impianto fotovoltaico costa quasi la metà che negli Usa, ad esempio, non è tanto perché gli installatori tedeschi pagano meno dei loro colleghi americani moduli, componenti e manodopera: la differenza principale si ha sui cosiddetti soft costs, come procedure autorizzative, acquisizione dei clienti, marketing e advertising, che sono molto più alte negli States, dove cittadini e istituzioni sono meno abituati al solare.
È questa la conclusione di un nuovo studio del Lawrence Berkeley National Laboratory che cerca di spiegare perché un impianto fotovoltaico installato 'chiavi in mano' in Germania costi 3 $/W e negli Usa quasi il doppio, 6,19 $/W. (Nonostante lo studio sia uscito ora si tratta di prezzi un po' datati, risalenti a fine 2011: già a metà 2012 il prezzo medio di un impianto residenziale era sui 2,2 $/W in Germania e sui 5,5 $/W negli Usa, dati IRENA).

Ma al di là di questa puntualizzazione, il report fornisce diverse spiegazioni: la Germania, più densamente popolata, permette di avere costi di trasporto e approvvigionamento dei materiali minori; nel residenziale ha impianti in media più grandi e beneficia di una sorta di economia di scala, essendo un mercato con 3,6 volte l'installato degli Usa a livello assoluto e ben 14 volte a livello pro capite. Inoltre la riduzione continua e graduale delle tariffe incentivanti in Germania spinge gli installatori a tenere i prezzi bassi.
Ma a fare la differenza sono altri aspetti, come la maggior familiarità dei clienti tedeschi con il fotovoltaico, che permette di evitare molto lavoro di promozione, e i processi autorizzativi e di accesso agli incentivi più snelli: in Germania richiedono in media 5,2 ore di lavoro, negli Usa 22,6.
Fattori il cui peso si scopre 'affettando' il costo dell'impianto (vedi grafico sotto): mentre la differenza di costo sull'hardware – moduli, inverter e altre componenti – è relativamente ridotta, 40 cent/W (in totale 2,85 $/W contro 2,38) a causare quei 3,19 $/W di differenza di prezzo sono infatti soprattutto questi costi soft. Per esempio l'impianto medio americano incorpora 0,34 $/W di marketing e pubblicità contro gli 0,02 $/W dell'impianto tedesco; acquisire il cliente negli Usa costa 0,11 $/W contro gli 0,01 in Germania; permessi e pratiche per accedere agli incentivi negli States pesano per 0,24 $/W contro gli 0,03 in Germania.

Insomma, questo studio dà una lezione di cui si potrebbe far tesoro anche per il contesto italiano: la competitività del FV, che da noi nel giro di qualche mese dovrà arrangiarsi senza incentivi, non si gioca soltanto sulla riduzione del prezzo di moduli e componenti, ma anche sulla diffusione di una cultura del solare che ne faciliti la penetrazione e soprattutto sulla rimozione degli ostacoli normativi: di strada da fare ce n'è visto che al momento in Italia la burocrazia pesa per 61-69% dei costi di progetto di un impianto, contro all 11-17% tedesco, e in Europa solo la Bulgaria è messa peggio di noi (vedi grafico sotto, dati EPIA-PV legal).

È questa la conclusione di un nuovo studio del Lawrence Berkeley National Laboratory che cerca di spiegare perché un impianto fotovoltaico installato 'chiavi in mano' in Germania costi 3 $/W e negli Usa quasi il doppio, 6,19 $/W. (Nonostante lo studio sia uscito ora si tratta di prezzi un po' datati, risalenti a fine 2011: già a metà 2012 il prezzo medio di un impianto residenziale era sui 2,2 $/W in Germania e sui 5,5 $/W negli Usa, dati IRENA).

Ma al di là di questa puntualizzazione, il report fornisce diverse spiegazioni: la Germania, più densamente popolata, permette di avere costi di trasporto e approvvigionamento dei materiali minori; nel residenziale ha impianti in media più grandi e beneficia di una sorta di economia di scala, essendo un mercato con 3,6 volte l'installato degli Usa a livello assoluto e ben 14 volte a livello pro capite. Inoltre la riduzione continua e graduale delle tariffe incentivanti in Germania spinge gli installatori a tenere i prezzi bassi.
Ma a fare la differenza sono altri aspetti, come la maggior familiarità dei clienti tedeschi con il fotovoltaico, che permette di evitare molto lavoro di promozione, e i processi autorizzativi e di accesso agli incentivi più snelli: in Germania richiedono in media 5,2 ore di lavoro, negli Usa 22,6.
Fattori il cui peso si scopre 'affettando' il costo dell'impianto (vedi grafico sotto): mentre la differenza di costo sull'hardware – moduli, inverter e altre componenti – è relativamente ridotta, 40 cent/W (in totale 2,85 $/W contro 2,38) a causare quei 3,19 $/W di differenza di prezzo sono infatti soprattutto questi costi soft. Per esempio l'impianto medio americano incorpora 0,34 $/W di marketing e pubblicità contro gli 0,02 $/W dell'impianto tedesco; acquisire il cliente negli Usa costa 0,11 $/W contro gli 0,01 in Germania; permessi e pratiche per accedere agli incentivi negli States pesano per 0,24 $/W contro gli 0,03 in Germania.

Insomma, questo studio dà una lezione di cui si potrebbe far tesoro anche per il contesto italiano: la competitività del FV, che da noi nel giro di qualche mese dovrà arrangiarsi senza incentivi, non si gioca soltanto sulla riduzione del prezzo di moduli e componenti, ma anche sulla diffusione di una cultura del solare che ne faciliti la penetrazione e soprattutto sulla rimozione degli ostacoli normativi: di strada da fare ce n'è visto che al momento in Italia la burocrazia pesa per 61-69% dei costi di progetto di un impianto, contro all 11-17% tedesco, e in Europa solo la Bulgaria è messa peggio di noi (vedi grafico sotto, dati EPIA-PV legal).

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