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lunedì 14 gennaio 2013

Conto Energia Termico, il vento delle termiche inizia a soffiare

Conto Energia Termico, il vento delle termiche inizia a soffiare

(Fonte:Ediltecnico.it)
 
 
Chiunque voglia navigare sa che occorre direzionare e gestire le vele in quanto non potrebbe modificare l’intensità e la direzione dei venti a suo piacimento. Quindi, coloro che navigano da anni tra i venti mutevoli delle normative di settore, tra risacca, bonaccia e tempestosi proclami, iniziano già a chiedersi cosa porterà il vento delle termiche.

Fuori da ogni metafora marinara, il settore delle rinnovabili è un settore che negli anni è cresciuto in modo disorganico e, a volte, disorganizzato; talvolta grazie strumenti speculativi e di breve durata , a normative disorganiche ed a regole regionali difformi tra loro ma che non ha seriamente puntato sulla ricerca tecnologica nazionale e sulla formazione della filiera.

Cosa accadrà con la “nuova” ventata di incentivi portata dal Conto Energia Termico?

Personalmente avrei preferito che prima si fosse regolamentato il settore con la qualificazione degli operatori come previsto dall’art. 15 del decreto legislativo 28 marzo 2011 (Decreto Romani): il termine previsto dalla norma citata per l’attivazione dei programmi di formazione era il 31 dicembre 2012!

Non si tratta di un mero problema formale ma di un’impostazione chiara che permetta di selezionare operatori qualificati ma anche di istruirli sui meccanismi tecnico-finanziari correlati e sugli strumenti gestionali in modo che le loro aziende non si arenino al soffiare del primo vento avverso.

Infatti, la prima domanda da porsi è se (come tecnico o come impresa) è opportuno investire in formazione, in tecnologia, in personale, ecc. nel cosiddetto Conto Energia Termico, quanto e perché.

Infatti, l’interpretazione normativa dei singoli articoli e degli allegati può, per un attimo, essere tralasciata per comprendere a fondo la norma, le sue opportunità ed i suoi limiti.

Per fare questo occorre analizzare il preambolo del decreto in quanto esso contiene le intenzioni, i vincoli, gli obiettivi del legislatore che saranno successivamente espressi negli articoli e negli allegati.

Si tratta di esaminare le fondamenta su cui il Conto Energia Termico stesso si regge: una norma non potrà mai dare più di quanto il preambolo possa concedere!

Ad esempio, nel quinto Conto Energia la conclusione della fase di incentivazione del fotovoltaico viene annunciata già nel preambolo. Infatti in esso sono citati gli obiettivi del c.d. Pacchetto clima-energia “20-20-20″ (pari al 17% del consumo complessivo di energia al 2020),si ricorda che tale obiettivo è scomposto in tre settori principali (calore, trasporti ed energia elettrica) e che, per quanto riguarda l’energia elettrica, l’obiettivo al 2020 del 26% del consumo totale elettrico è stato quasi raggiunto (con un anticipo di circa 9 anni!). Il preambolo del d.m. 5 luglio 2012 termina con la seguente considerazione: “per ora per il raggiungimento degli obiettivi va dato impulso ai settori del calore e trasporti e all’efficienza energetica, che sono modalità, in media, economicamente più efficienti”.

Quindi, come sottolinea il preambolo il fotovoltaico deve lasciare il testimone alle rinnovabili termiche ed essendo esse delle tecnologie economicamente più efficienti anche l’entità degli incentivi sarà “parametrata” diversamente dal passato.

Si ricorda che l’incentivazione di una tecnologia serve alla sua promozione (obiettivo generale) ed al suo ingresso nel libero mercato (obiettivo strutturale) quindi la stabilità dell’incentivo non può essere il fine ma il mezzo.

Per quanto riguarda il preambolo del c.d. Conto Energia Termico, il legislatore premette “la necessità di un monitoraggi dei risultati e delle risposte ottenute con il nuovo regime di incentivi” e quindi avverte gli addetti ai lavori che si tratta di uno strumento “in fase di messa a punto” che il mercato dovrà utilizzare in modo coerente con le attese.

Inoltre, il preambolo suggerisce che occorre valutare questo strumento non in modo assoluto ma rispetto agli altri strumenti normativi attualmente presenti e che, a loro volta, sono passibili di modifiche ed aggiornamenti.

Quindi, il legislatore vuole predisporre un quadro organico per la promozione dell’efficienza energetica e delle rinnovabili termiche dove coesistono i TEE (certificati bianchi), le detrazioni fiscali, il conto energia termica oltre le agevolazioni in conto capitale ed gli altri strumenti finanziari (vedi ESCO) del settore.

Infatti, ormai conclusa la fase iniziale sperimentale dei TEE, tale strumento è diventato una forma codificata e matura di programmazione di interventi di efficientamento di taglia medio-grande oltre a rappresentare un fronte avanzato di ricerca di ingegneria finanziaria per il settore.

Invece, le oscillazioni valutare nel mercato dei titoli e la mancanza di competenze specialistiche diffuse ha reso “di fatto” i TEE uno strumento complesso e specialistico al quale difficilmente accedono le PA (tale considerazione è contenuta nel preambolo del decreto in esame!).

Inoltre, la PA non può utilizzare lo strumento delle detrazioni fiscali.

La detrazione fiscale, gestito dal binomio Enea-Agenzia delle Entrate, è sicuramente lo strumento che sarà nei prossimi mesi sottoposto ad un processo di revisione e, probabilmente, verrà depotenziato o semplicemente adeguato.

Infatti, si ricorda che le detrazioni comportano un minore gettito fiscale e quindi incidono direttamente sul bilancio dello Stato.

Infine, le detrazioni fiscali ristorano l’investimento effettuato in un arco temporale decennale ed inoltre richiedono, nella maggior parte dei casi, figure qualificate che assistano il privato nelle fasi burocratica e progettuale.

Ne risulta che alcuni interventi incentivati (vedi sostituzione degli infissi) sono stati scelti in misura molto maggiore di altri più efficienti ma più complessi.

Il Conto Energia Termico intende operare dove le misure incentivanti citate non possono essere scelte o per mancanza di specifiche competenze (vedi PA) o per scelte di tipo tecnico-finanziario. Dunque, non si tratta di una misura “assorbente” di incentivazione in quanto sarà sempre necessario accedere alle altre misure sia nel caso in cui risulti dal Decreto stesso esplicitamente esclusa l’incentivazione (ad esempio per interventi di grandi dimensioni ) o ci siano casi in cui gli strumenti di incentivazione attuabili siano concorrenti ma sempre mutuamente esclusivi.

Ad esempio si potrà scegliere tra detrazione del 55% e Conto Energia Termico per la realizzazione di impianti solari termici di piccola taglia.

Concludendo, il cosiddetto Conto Energia Termica raccoglie il testimone dal quinto Conto Energia, giunto ormai a fine corsa, prosegue la corsa agli obiettivi concordati con l’Europa (Pacchetto 20-20-20), forte dell’esperienza già maturata nel settore, quindi privo degli aspetti fortemente speculativi che hanno caratterizzato il recente passato. Si tratta di uno strumento semplificato, a lungo respiro ma facile da rimodulare, leggero per le finanze dello Stato, facile da utilizzare permette alla filiera di strutturarsi e mettere a punto nuovi modelli di business.

Sarà davvero il vento giusto? Ai bravi navigatori non resta che salpare, spiegare le vele e provare a navigare.

giovedì 18 ottobre 2012

La sfida per le ESCo e il futuro del solare

Il futuro del solare senza incentivi e la sfida per le ESCo


 (Fonte:QualEnergia.it-Pietro Pacchione)
 
 
Settembre 2012, il IV Conto Energia si è ormai chiuso a vantaggio di un V Conto Energia che, molto probabilmente, avrà una brevissima vita e che comunque è stato congeniato per arginare l’impetuosa e inaspettata crescita del mercato fotovoltaico.

È oramai palese a tutti che il fotovoltaico non rappresenta più una nicchia di mercato dato che in pochi anni è riuscito a coprire fino al 7% della domanda elettrica nazionale, con 16 GW di potenza installata e circa 450.000 impianti in esercizio mettendo in crisi le altre fonti convenzionali. Probabilmente per questo motivo, negli ultimi mesi si è assistito all’emanazione di normative a volte incoerenti, soggette a continue modifiche e con effetti anche retroattivi e comunque atte a limitare tale mercato; si pensi per esempio al dlgs 28/2010, all’art. 65 del D.L. 1/2012 o alla variazione dei prezzi minimi garantiti, all’annullamento CTR, alla revisione dei fattori di perdita di energia elettrica oltre all’introduzione degli oneri di sbilanciamento o al paventato obbligo di spegnere gli impianti nei mesi di massimo irraggiamento senza alcuna previsione di rimborso del danno subito e, infine, alla futura revisone dello scambio sul posto.

Viceversa gli impianti termoelettrici hanno ottenuto l’introduzione del cosiddetto capacity payment ossia una remunerazione aggiuntiva non solo per la produzione elettrica ma anche per i servizi di dispacciamento che tali impianti garantirebbero al sistema elettrico. Ma in fondo cosa aspettarsi da chi immagina che una soluzione per milgiorare il PIL italiano sia trivellare le coste rilanciando la produzione nazionale di idrocarburi?

Probabilmente per il fotovoltaico la strada degli incentivi si è ormai conclusa, ma anche se parliamo di grid parity non dobbiamo però dimenticarci che si tratta di un’energia rinnovabile, democratica, distribuita e con minimi impatti ambientali/sociali rispetto alle fonti tradizionali. Di conseguenza in futuro, perché non prevedere in bolletta delle carbon tax in funzione della scelta energetica di approvigionamento effettuata da ciascun utente finale? Ovvero, chi inquina paga.

È ormai palese che gli operatori del fotovoltaico, per garantirsi un futuro nel mercato nazionale, saranno obbligati a fare un salto di qualità e a ragionare principalmente in termini di progetti in grid parity e nell’offerta di servizi a valore aggiunto tramite attività di crosselling anziché correre dietro alla “lotteria” del registro grandi impianti come congeniato nel V Conto Energia. A tal riguardo ne consegue che una naturale evoluzione del mercato fotovoltaico sia il mondo delle ESCo, ovvero operatori industriali che andranno a realizzare impianti fotovoltaici su coperture di utenti finali, tramite il meccanismo del finanziamento tramite terzi, a fronte della vendita ai medesimi dell’energia elettrica prodotta dall’impianto, senza quindi godere degli incentivi ma semplicemente giocando sul prezzo di vendita dell’energia prodotta. E in tal senso il quadro normativo, in particolare attraverso i Sistemi efficienti di Utenza (SEU) introdotti dal d.lgs 115/2008, tende sempre più a premiare la generazione distribuita e l’autoconsumo, che quindi diventeranno la vera frontiera del mercato fotovoltaico italiano nel breve/medio periodo, portando sempre più gli operatori in competizione/sinergia con i classici operatori elettrici. Fermo restando che dal 2008 si è ancora in attesa di una delibera AEEG che normi definitivamente tale settore strategico come anche individuato nella recente segnalazione dell’Antitrust AS898.

Tramite i SEU sarebbe possibile vendere localmente l’energia prodotta dal fotovoltaico senza passare dalla rete elettrica nazionale. Tale possibilità infatti, garantirà un doppio vantaggio per l’utente finale il quale potrà da un lato ottenere un prezzo dell’energia elettrica utilizzata più basso in quanto la ESCo - non utilizzando la rete elettrica - potrà fissare un prezzo di vendita dell’energia senza maggiorazioni dovute a imposte e oneri di sistema e dall’altro utilizzare energia 100% rinnovabile prodotta localmente. Inoltre questo genere di rapporti contrattuali avrebbe il naturale vantaggio di essere un contratto di lungo periodo, permettendo alla ESCo di entrare a casa dei clienti finali, di avere quindi un rapporto stabile e tale da consentire l’offerta di ulteriori servizi e/o soluzioni energetiche che impiegano esclusivamente fonti rinnovabili e sistemi di efficienza energetica a elevata compatibilità ambientale. L’appealing del fotovoltaico, sia verso i clienti finali che verso le Banche, può essere quindi un primo volano per potenziare un mercato delle ESCo che fino a oggi ha sempre stentato a decollare.

Grazie alla repentina diminuzione dei costi, il fotovoltaico si è trasformato in una commodity ed è prevedibile che accadrà quanto già successo nella telefonia mobile. Fino a qualche anno fa era prassi da un lato comprare un telefonino e dall’altro fare un contratto telefonico, mentre ora - a fronte di un contratto telefonico di lungo periodo - si riceve il dispositivo in comodato d’uso oltre ovviamente ai servizi post vendita inclusi e i servizi opzionali a pagamento.

Va inoltre segnalato che i SEU massimizzano i propri benefici se cumulati con il servizio dello scambio sul posto, dato che per le fonti non programmabili come il fotovoltaico c’è il problema della non coincidenza tra consumo e produzione. Al fine di incrementare il ricorso a tali modelli contrattuali negli insediamenti industriali, commerciali o terziari di una certa dimensione, dove il costo dell’energia costituisce oggi un fattore assai penalizzante, ci si augura che il limite dello scambio sul posto fissato a 200 kW venga innalzato, almeno fino a quando i costi dello storage non saranno diventati più competitivi. Inoltre si ricorda che per il V Conto Energia lo scambio sul posto è alternativo all’ottenimento degli incentivi, quindi potrebbe essere un’azione con mininimi costi per la collettività e grandi benefici per il comparto industriale.

In questo momento di crisi macroeconomica il fotovoltaico, inteso come diminuzione di dipendenza dall’acquisto di energia tradizionale dalla rete, rappresenta per gli utenti finali una soluzione “anticiclica”, ovvero un modo per creare da un lato immediati saving in bolletta a fronte di investimenti fatti da soggetti terzi e dall’altro permettere una pianificazione/previsione dei prezzi futuri dell’energia, dato che l’energia prodotta dalla ESCo è svincolata dai prezzi dei combustibili. I prossimi mesi saranno quindi un periodo di grandi trasformazioni e di fusioni/acquisizioni tra operatori anche di comparti diversi (operatori fotovoltaici, ESCo, Utility, Trader, ecc.), che altrimenti non potrebbero sopravvivere a un mercato sempre più competitivo e capital intensive.

La crescita del fotovoltaico è stata una sfida molto ambiziosa che il nostro Paese ha saputo cogliere, anche se al momento sembrerebbe voler tornare paradossalmente indietro, e resta comunque un’opportunità di sviluppo, occupazione e indipendenza energetica e per tali motivi deve continuare a essere sostenuta in maniera intelligente, anche senza incentivi diretti ma con una visione di lungo periodo. Gli errori commessi in passato devono servire da lezione per rendere più efficiente il sistema e non essere utilizzati come argomentazioni contro lo sviluppo di questo mercato.

martedì 18 settembre 2012

Efficienza energetica, gli ostacoli per la Pubblica Amministrazione

Efficienza energetica, gli ostacoli per la Pubblica Amministrazione

 
(Fonte:QualEnergia.it-Sergio Zabot)
 
 
Quali sono i maggiori ostacoli per la Pubblica Amministrazione nel realizzare interventi di efficienza energetica? Tra questi l'impossibilità di accedere a sistemi di detrazione, le difficoltà di autofinanziamento e il problema di "agenzia" nell’utilizzo del modello ESCo.
Il documento di consultazione della Strategia Energetica Nazionale (SEN) individua, per quanto riguarda l’efficienza energetica nella Pubblica Amministrazione, l’impossibilità di accedere a sistemi di detrazione, le difficoltà di autofinanziamento e il problema di “agenzia” nell’utilizzo del modello ESCo (Energy Service Companies), che consistono in una difficile contrattualizzazione dell’allocazione dei costi e del rischio tra le diverse parti, rendendo molto difficile la realizzazione degli interventi in questo settore, che si vorrebbe facesse da esempio e da guida per il resto dell’economia.

Pubblichiamo qui un'analisi di Sergio Zabot su questo aspetto.
In sintesi Zabot mette in evidenza che un modello ESCo comporta inevitabilmente dei costi. Alcuni di questi costi sono diretti e immediati come la fase di Contrattualizzazione. I costi di Incentivazione sono indiretti e rappresentano minori entrate rispetto ai vantaggi economici globali. I costi di Monitoraggio e Verifica sono per lo più rappresentati dall’impegno costante delle Amministrazione e in particolare dei suoi Uffici a tenere sotto controllo l’operato della ESCo, effettuare le misure necessarie ed eventualmente negoziare le modifiche che intervengono durante lo svolgimento dei contratti.

C'è poi il problema della non disponibilità in spesa corrente da parte delle Amministrazioni pubbliche per affrontare soprattutto i costi iniziali di Contrattualizzazione; problema che può essere risolto con la messa a disposizione, da parte di Regioni e Governo, di contributi destinati a coprire tali costi di Assistenza Tecnica, vincolando però tali fondi al rispetto di fattori leva, pena la restituzione dei fondi stessi.

Zabot tuttavia ritiene che i benefici che si possono ottenere adottando un solido sistema di Governance, abbinato a un sostegno finanziario per l’Assistenza Tecnica ai progetti di investimento, sono comunque notevoli e tali da ripagare velocemente gli sforzi e i costi sostenuti.