Fracking, in Germania la discussione è accesa
(Fonte:GreenStyle.it-Peppe Croce)
Dopo l’apertura del Governo tedesco al fracking dello shale gas il dibattito sulla questione è ancora più acceso. Il partito dei Verdi ha da tempo dichiarato la sua contrarietà alla fratturazione idraulica delle rocce per estrarre gas di scisto: secondo Oliver Krischer, portavoce dei Grünen, la decisione del ministro dell’Ambiente Peter Altmaier equivale a trasformare la Germania in una cavia. Spiega Krischer:
Altmaier creerà un laboratorio di ricerca sulle falde acquifere a disposizione delle corporation del fracking [...] abbiamo già un surplus di gas naturale, non c’è alcuna necessità di politica energetica nel promuovere il gas non convenzionale [...] questo approccio è irresponsabile per un ministro dell’Ambiente.
Dall’altro lato, però, la pressione delle lobby è fortissima. Il gruppo chimico Basf AG non vede l’ora di iniziare a pompare i suoi additivi nel sottosuolo tedesco ma mostra la faccia buona e rassicurante per non diffondere il panico nella popolazione:
Solo alla fine dei test saremo in grado di stabilire, usando criteri rilevanti, se ha un senso economico, ambientale e se è accettabile dalla società. Per farlo abbiamo bisogno di un contesto legale, che è quello che si sta creando in questo momento.
Sulla questione fracking si sono espressi anche i grandi think tank. Miranda Schreurs direttrice dell’Environmental Policy Research Center tedesco e consulente del Governo sulla questione shale gas, ha spiegato:
Il compromesso consiste nel permettere progetti pilota per fare dei test. Il Governo sta cercando di tenere la porta aperta al fracking per essere in grado di dire che, se lo faranno, sarà sicuro.
Ma, come al solito, c’è il ricatto economico con il quale confrontarsi: a causa anche degli incentivi alle rinnovabili il prezzo del kilowattora pagato in bolletta dai tedeschi è cresciuto del 40% negli ultimi 5 anni e i clienti industriali oggi lo pagano il 15% in più della media europea. Michael Huter, direttore del Cologne Institute for Economic Research, alza i toni:
Altmaier creerà un laboratorio di ricerca sulle falde acquifere a disposizione delle corporation del fracking [...] abbiamo già un surplus di gas naturale, non c’è alcuna necessità di politica energetica nel promuovere il gas non convenzionale [...] questo approccio è irresponsabile per un ministro dell’Ambiente.
Dall’altro lato, però, la pressione delle lobby è fortissima. Il gruppo chimico Basf AG non vede l’ora di iniziare a pompare i suoi additivi nel sottosuolo tedesco ma mostra la faccia buona e rassicurante per non diffondere il panico nella popolazione:
Solo alla fine dei test saremo in grado di stabilire, usando criteri rilevanti, se ha un senso economico, ambientale e se è accettabile dalla società. Per farlo abbiamo bisogno di un contesto legale, che è quello che si sta creando in questo momento.
Sulla questione fracking si sono espressi anche i grandi think tank. Miranda Schreurs direttrice dell’Environmental Policy Research Center tedesco e consulente del Governo sulla questione shale gas, ha spiegato:
Il compromesso consiste nel permettere progetti pilota per fare dei test. Il Governo sta cercando di tenere la porta aperta al fracking per essere in grado di dire che, se lo faranno, sarà sicuro.
Ma, come al solito, c’è il ricatto economico con il quale confrontarsi: a causa anche degli incentivi alle rinnovabili il prezzo del kilowattora pagato in bolletta dai tedeschi è cresciuto del 40% negli ultimi 5 anni e i clienti industriali oggi lo pagano il 15% in più della media europea. Michael Huter, direttore del Cologne Institute for Economic Research, alza i toni:
Abbiamo raggiunto la soglia del dolore. Stiamo iniziando a osservare un disinvestimento strisciante
L’idea dei pro-fracking è chiara: dato per assodato che la Germania sta per uscire dal nucleare, il sostituto dell’atomo nella generazione elettrica deve essere il gas. E deve costare poco.
Nessun commento:
Posta un commento