ERA (Environmental Rights Action): Sentenza dell’Aja contro la Shell è uno spartiacque
(Fonte:CETRITRIRES.IT)
La sentenza del 30 gennaio 2013 da parte della corte olandese, ritenendo Shell responsabile per l’inquinamento di terre coltivabili presso Ikot Ada Udo, Stato di Akwa Ibom, Nigeria, è in effetti una vittoria molto importante.
Siamo tuttavia rammaricati dal fatto che la corte abbia stabilito diversamente per quanto riguarda le aree di Goi e Oruma. I dubbi dei giudici hanno portato a concludere, infatti, che non ci fossero prove del fatto che le fuoriuscite presso Goi, Stato di Rivers, e presso le comunità Oruma, nello Stato Bayelsa, non fossero state riparate e bonificate. I soggetti querelanti di Goi e Oruma si appelleranno alla sentenza.
ERA/FoEN, in una dichiarazione rilasciata a Lagos, sostiene che questa sentenza storica e questa vittoria chiave costituiscano un precedente per la responsabilità ambientale a carico delle società madre, spesso con sede in Europa o negli Stati Uniti, che possono ora essere ritenute responsabili per i reati ambientali commessi dalle loro sussidiarie in giro per il mondo.
In questa azione legale, quattro agricoltori, supportati da Friends of the Earth, hanno trascinato la Shell di fronte alla corte olandese, a migliaia di chilometri di distanza dalle loro comunità in Nigeria, dove gli oleodotti mal funzionanti della compagnia hanno causato danni ai loro specchi d’acqua e alle loro terre tra il 2004, il 2005 e il 2006. La Shell ha costantemente negato le proprie responsabilità. Si è rifiutata di bonificare le perdite e di pagare le compensazioni.
Ora la Shell, però, non può più tenere la testa sotto la sabbia per quanto riguarda il massiccio degrado a carico della comunità di Ikot Ada Udo. Il caso, che vede come co-querelante Milieudefensie, è stato presentato nel 2008 e ha dovuto affrontare numerosi ostacoli legali, orditi verosimilmente dalla Shell, prima di arrivare a questo punto del giudizio.
Mentre la Royal Dutch Shell Plc aveva sostenuto di non poter essere ritenuta responsabile per l’azione della propria sussidiaria in Nigeria, quest’ultima, la Shell Petroleum Development Company Nigeria Ltd, insisteva di non poter essere processata dal tribunale dell’Aja per questioni derivanti dalle autorità nigeriane.
Nel 2009, la magistratura olandese si è dichiarata competente per valutare il caso. Lo scorso ottobre, la corte olandese ha ottenuto le prove complete sulla cui base si fonda la sentenza di oggi, che dichiara la Shell colpevole di non aver riparato le fuoriuscite di petrolio che hanno causato la distruzione delle terre dei quattro agricoltori.
“Dichiarare la Shell colpevole degli sversamenti di Ikot Ada Udo è encomiabile, ma vogliamo vedere come la Shell celebrerà la conclusione errata a cui è giunta la corte scagionandola dalla distruzione ambientale di Goi e Oruma. Il loro disprezzo per il benessere delle comunità che soffrono a causa degli impatti dello sconsiderato sfruttamento petrolifero del Delta del Niger è ormai leggendario. Le perdite a Ikot Ada Udo sono durate mesi, su terreni agricoli, alla luce del sole, e la Shell ha ancora il coraggio di combattere per evitare la colpevolezza. È giusto ed equo che venga ritenuta responsabile per questo crimine” dichiara Nnimmo Bassey, Direttore Esecutivo di ERA/FoEN.
“Questa vittoria per i contadini di Ikot Ada Udo ha creato un precedente, sarà un passo importante, in quanto le multinazionali potranno essere ritenute più facilmente responsabili per i danni provocati nei paesi in via di sviluppo. Ci aspettiamo che altre comunità ora esigano che la Shell paghi per l’attacco al loro ambiente”.
Fino ad ora questo è stato estremamente problematico, per le difficoltà con le quali si possono citare in giudizio queste compagnie nei loro paesi d’origine, a causa di una legislazione spesso non avanzata o propriamente applicata.
Godwin Uyi Ojo, Direttore dei Programmi e dell’Amministrazione di ERA/FoEN, ha aggiunto “Mentre ci congratuliamo per la sentenza della corte olandese, è arrivato il tempo in cui i paesi occidentali approvino leggi che costringano le compagnie ad applicare i medesimi standard di responsabilità ambientale sia nei paesi d’origine sia all’estero”.
“Le argomentazioni della Shell di fronte a prove incontrovertibili hanno dimostrato ancora una volta i diversi standard con cui le compagnie petrolifere trattano le fuoriuscite accidentali in Nigeria rispetto all’inquinamento in Europa o Nord America. Siamo ancora ottimisti, però, che questa sentenza storica inciti più comunità a cercare giustizia” ha sottolineato Ojo.
Siamo tuttavia rammaricati dal fatto che la corte abbia stabilito diversamente per quanto riguarda le aree di Goi e Oruma. I dubbi dei giudici hanno portato a concludere, infatti, che non ci fossero prove del fatto che le fuoriuscite presso Goi, Stato di Rivers, e presso le comunità Oruma, nello Stato Bayelsa, non fossero state riparate e bonificate. I soggetti querelanti di Goi e Oruma si appelleranno alla sentenza.
ERA/FoEN, in una dichiarazione rilasciata a Lagos, sostiene che questa sentenza storica e questa vittoria chiave costituiscano un precedente per la responsabilità ambientale a carico delle società madre, spesso con sede in Europa o negli Stati Uniti, che possono ora essere ritenute responsabili per i reati ambientali commessi dalle loro sussidiarie in giro per il mondo.
In questa azione legale, quattro agricoltori, supportati da Friends of the Earth, hanno trascinato la Shell di fronte alla corte olandese, a migliaia di chilometri di distanza dalle loro comunità in Nigeria, dove gli oleodotti mal funzionanti della compagnia hanno causato danni ai loro specchi d’acqua e alle loro terre tra il 2004, il 2005 e il 2006. La Shell ha costantemente negato le proprie responsabilità. Si è rifiutata di bonificare le perdite e di pagare le compensazioni.
Ora la Shell, però, non può più tenere la testa sotto la sabbia per quanto riguarda il massiccio degrado a carico della comunità di Ikot Ada Udo. Il caso, che vede come co-querelante Milieudefensie, è stato presentato nel 2008 e ha dovuto affrontare numerosi ostacoli legali, orditi verosimilmente dalla Shell, prima di arrivare a questo punto del giudizio.
Mentre la Royal Dutch Shell Plc aveva sostenuto di non poter essere ritenuta responsabile per l’azione della propria sussidiaria in Nigeria, quest’ultima, la Shell Petroleum Development Company Nigeria Ltd, insisteva di non poter essere processata dal tribunale dell’Aja per questioni derivanti dalle autorità nigeriane.
Nel 2009, la magistratura olandese si è dichiarata competente per valutare il caso. Lo scorso ottobre, la corte olandese ha ottenuto le prove complete sulla cui base si fonda la sentenza di oggi, che dichiara la Shell colpevole di non aver riparato le fuoriuscite di petrolio che hanno causato la distruzione delle terre dei quattro agricoltori.
“Dichiarare la Shell colpevole degli sversamenti di Ikot Ada Udo è encomiabile, ma vogliamo vedere come la Shell celebrerà la conclusione errata a cui è giunta la corte scagionandola dalla distruzione ambientale di Goi e Oruma. Il loro disprezzo per il benessere delle comunità che soffrono a causa degli impatti dello sconsiderato sfruttamento petrolifero del Delta del Niger è ormai leggendario. Le perdite a Ikot Ada Udo sono durate mesi, su terreni agricoli, alla luce del sole, e la Shell ha ancora il coraggio di combattere per evitare la colpevolezza. È giusto ed equo che venga ritenuta responsabile per questo crimine” dichiara Nnimmo Bassey, Direttore Esecutivo di ERA/FoEN.
“Questa vittoria per i contadini di Ikot Ada Udo ha creato un precedente, sarà un passo importante, in quanto le multinazionali potranno essere ritenute più facilmente responsabili per i danni provocati nei paesi in via di sviluppo. Ci aspettiamo che altre comunità ora esigano che la Shell paghi per l’attacco al loro ambiente”.
Fino ad ora questo è stato estremamente problematico, per le difficoltà con le quali si possono citare in giudizio queste compagnie nei loro paesi d’origine, a causa di una legislazione spesso non avanzata o propriamente applicata.
Godwin Uyi Ojo, Direttore dei Programmi e dell’Amministrazione di ERA/FoEN, ha aggiunto “Mentre ci congratuliamo per la sentenza della corte olandese, è arrivato il tempo in cui i paesi occidentali approvino leggi che costringano le compagnie ad applicare i medesimi standard di responsabilità ambientale sia nei paesi d’origine sia all’estero”.
“Le argomentazioni della Shell di fronte a prove incontrovertibili hanno dimostrato ancora una volta i diversi standard con cui le compagnie petrolifere trattano le fuoriuscite accidentali in Nigeria rispetto all’inquinamento in Europa o Nord America. Siamo ancora ottimisti, però, che questa sentenza storica inciti più comunità a cercare giustizia” ha sottolineato Ojo.
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