Sesto Conto Energia a rischio per colpa dell’ingovernabilità
Le elezioni 2013 hanno consegnato al paese una degli scenari più temuti alla vigilia. Se molti analisti paventavano l’insediamento di un governo debole, a oggi il risultato vede una delle due camere del Parlamento, il Senato, senza alcuna maggioranza chiara. Stando così le cose, è persino difficile immaginare un qualsiasi governo politico del Paese che prenda la fiducia in entrambi i rami, a meno di un’intesa destra-sinistra – già smentita da Vendola, ma è ancora presto perché sia la parola definitiva – o PD-M5S.
Insomma, le alternative a oggi sono essenzialmente due: un governo debolissimo costruito su una maggioranza eterogenea e con un programma che sintetizzi posizioni diverse o l’assenza totale dell’esecutivo, con l’incarico al senatore Monti protratto fino alle prossime elezioni, ma privo di qualsiasi legittimità politica.
Queste prospettive di certo aprono a una certa instabilità finanziaria del Paese, una crisi politica complessa i cui effetti sono difficilmente riassumibili in queste poche righe. Ma gli effetti nel comparto energetico e, soprattutto, sul mondo delle rinnovabili sono, al contrario, facilmente ipotizzabili e spesso drammatici.
Come abbiamo fatto notare in più occasioni, l’attuale legge del Conto Energia, giunta alla sua quinta edizione, esaurirà in estate i suoi finanziamenti. Questo vuol dire che ad agosto ci ritroveremo con il mondo del fotovoltaico totalmente lasciato a se stesso, senza alcun finanziamento pubblico previsto. Prima delle elezioni, quasi tutti gli analisti e le associazioni di settore pretendevano dal futuro governo una netta presa di posizione in merito. Non c’era concordanza nel contenuto delle proposte, ma la sostanza era il giudizio di un’inadeguatezza legislativa e strutturale del nostro Paese rispetto al tema fotovoltaico e rinnovabili in generale. Possiamo riassumere i problemi in tre punti:
Si tratta di problematiche che se ne portano dietro tante altre. Ad esempio, che posizione si dovrà prendere nei confronti del fotovoltaico nei campi agricoli? Una parziale risposta a tale tema, forse potrebbe venire dal fatto che le urne hanno bocciato uno dei maggiori avversari dei pannelli sui campi: il ministro in carica per le Politiche Agricole, Mario Catania, resterà, infatti, fuori dal Parlamento.
Sarà, però, in Parlamento, una numerosissima pattuglia di grillini, veri vincitori della tornata elettorale, anche loro essenzialmente scettici sul fotovoltaico sui campi. In un incontro con due loro esponenti abbiamo potuto constatare come la linea energetica e ambientale nel loro programma sia completamente incompiuta. Vi sono certamente delle idee portanti, ma mancano stime e valutazioni. Impossibile dire, in questo momento, quale sia la vera posizione del Movimento 5 Stelle sulle rinnovabili, astraendo da alcune dichiarazioni di intento troppo generaliste.
In questo scenario, sembra chiaro prevedere come il problema energetico resterà sullo sfondo, schiacciato dallo spazio che prenderanno altri temi macro-economici, dal fatto di non avere una maggioranza chiara e da quello che la forza in ascesa e ormai decisiva al senato, il M5S, non sembra aver terminato sul merito la propria auto-formazione. Lungi da noi iniziare a criticare le formazioni politiche all’indomani del voto e prima che avvenga l’insediamento, ma resta il fatto che questa situazione rischia di scoraggiare ancor di più i pochi investitori rimasti nel settore.
Essendo impossibile prevedere quale sarà la situazione legislativa in merito tra qui a soli otto mesi, con un rischio molto forte di un “nulla di fatto”, temiamo che per il momento un rallentamento ulteriore nella crescita delle rinnovabili diverrà inevitabile. E se questa situazione dovesse perdurare, l’Italia potrebbe anche perdere alcune delle virtuosità tecnologiche raggiunte e un certo know how, con migliaia di lavoratori che perderebbero contestualmente il loro posto di lavoro. In gioco è il nostro futuro energetico, le emissioni di CO2, quelle di altre sostanze inquinanti: insomma, ancorché sembri un tema minore, stiamo parlando di un tema essenziale per il nostro domani.
Insomma, le alternative a oggi sono essenzialmente due: un governo debolissimo costruito su una maggioranza eterogenea e con un programma che sintetizzi posizioni diverse o l’assenza totale dell’esecutivo, con l’incarico al senatore Monti protratto fino alle prossime elezioni, ma privo di qualsiasi legittimità politica.
Queste prospettive di certo aprono a una certa instabilità finanziaria del Paese, una crisi politica complessa i cui effetti sono difficilmente riassumibili in queste poche righe. Ma gli effetti nel comparto energetico e, soprattutto, sul mondo delle rinnovabili sono, al contrario, facilmente ipotizzabili e spesso drammatici.
Come abbiamo fatto notare in più occasioni, l’attuale legge del Conto Energia, giunta alla sua quinta edizione, esaurirà in estate i suoi finanziamenti. Questo vuol dire che ad agosto ci ritroveremo con il mondo del fotovoltaico totalmente lasciato a se stesso, senza alcun finanziamento pubblico previsto. Prima delle elezioni, quasi tutti gli analisti e le associazioni di settore pretendevano dal futuro governo una netta presa di posizione in merito. Non c’era concordanza nel contenuto delle proposte, ma la sostanza era il giudizio di un’inadeguatezza legislativa e strutturale del nostro Paese rispetto al tema fotovoltaico e rinnovabili in generale. Possiamo riassumere i problemi in tre punti:
- Mancanza di un Sesto Conto Energia o di una decisione chiara e politica di lasciare il reparto fotovoltaico senza incentivi. Problemi simili per le altre rinnovabili;
- Necessità di de-burocratizzare il reparto, riducendo i costi di messa in esercizio degli impianti. Secondo molte analisi, questo punto da solo renderebbe competitive alcune tecnologie eoliche e fotovoltaiche, che potrebbero restare sul mercato anche senza Conto Energia;
- Necessità di un intervento strutturale sulla rete distributiva. La presenza attuale delle rinnovabili e il loro possibile aumento nei prossimi anni rendono indispensabile un aggiornamento del sistema in senso decentralizzato;
Si tratta di problematiche che se ne portano dietro tante altre. Ad esempio, che posizione si dovrà prendere nei confronti del fotovoltaico nei campi agricoli? Una parziale risposta a tale tema, forse potrebbe venire dal fatto che le urne hanno bocciato uno dei maggiori avversari dei pannelli sui campi: il ministro in carica per le Politiche Agricole, Mario Catania, resterà, infatti, fuori dal Parlamento.
Sarà, però, in Parlamento, una numerosissima pattuglia di grillini, veri vincitori della tornata elettorale, anche loro essenzialmente scettici sul fotovoltaico sui campi. In un incontro con due loro esponenti abbiamo potuto constatare come la linea energetica e ambientale nel loro programma sia completamente incompiuta. Vi sono certamente delle idee portanti, ma mancano stime e valutazioni. Impossibile dire, in questo momento, quale sia la vera posizione del Movimento 5 Stelle sulle rinnovabili, astraendo da alcune dichiarazioni di intento troppo generaliste.
In questo scenario, sembra chiaro prevedere come il problema energetico resterà sullo sfondo, schiacciato dallo spazio che prenderanno altri temi macro-economici, dal fatto di non avere una maggioranza chiara e da quello che la forza in ascesa e ormai decisiva al senato, il M5S, non sembra aver terminato sul merito la propria auto-formazione. Lungi da noi iniziare a criticare le formazioni politiche all’indomani del voto e prima che avvenga l’insediamento, ma resta il fatto che questa situazione rischia di scoraggiare ancor di più i pochi investitori rimasti nel settore.
Essendo impossibile prevedere quale sarà la situazione legislativa in merito tra qui a soli otto mesi, con un rischio molto forte di un “nulla di fatto”, temiamo che per il momento un rallentamento ulteriore nella crescita delle rinnovabili diverrà inevitabile. E se questa situazione dovesse perdurare, l’Italia potrebbe anche perdere alcune delle virtuosità tecnologiche raggiunte e un certo know how, con migliaia di lavoratori che perderebbero contestualmente il loro posto di lavoro. In gioco è il nostro futuro energetico, le emissioni di CO2, quelle di altre sostanze inquinanti: insomma, ancorché sembri un tema minore, stiamo parlando di un tema essenziale per il nostro domani.
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