mercoledì 31 ottobre 2012

Confindustria contraria agli incentivi

Incentivi alle rinnovabili: Confindustria contraria

(Fonte:GreenStyle.it-Peppe Croce)
 
 
Anche Confindustria ha espresso il proprio parere sulla Strategia Energetica Nazionale in Commissione Industria al Senato. Aurelio Regina, vice presidente dell’associazione degli industriali con la delega allo Sviluppo economico, ha criticato il peso degli incentivi alle rinnovabili sulle bollette pagate dai cittadini e dalle aziende:
con la SEN dobbiamo evitare di ripetere gli errori commessi in passato con politiche di incentivazione irrazionali

Il riferimento è soprattutto agli incentivi al fotovoltaico:

oggi, a causa di incentivi particolarmente generosi alla fonte solare, abbiamo quasi raggiunto il target delle rinnovabili elettriche sostenendo un costo di incentivazione di quasi 10 miliardi di euro (di cui 6,5 miliardi solo per il fotovoltaico) che ha determinato un incremento della bolletta elettrica di 42 euro al MWh.


Regina, invece, saggiamente glissa sugli incentivi alle aziende energivore, come l’Alcoa, pagati dagli italiani in bolletta. Uno sconto sulla fattura energetica di alcune industrie in Sardegna e Sicilia che non solo ci sono costati, per la sola Alcoa, oltre 15 miliardi di euro e che ha avuto come risultato il fatto che la multinazionale dell’alluminio oggi sta lasciando l’Italia.
Il vice presidente di Confindustria, tra l’altro, loda lo sviluppo delle estrazioni di idrocarburi in Italia. E questo chiude il cerchio, mettendo a nudo la lungimiranza degli imprenditori italiani in fatto di energia. Tanto che Confindustria risulta poco credibile quando lamenta la brevità dell’orizzonte temporale del 2020 previsto da Corrado Passera nella Strategia Energetica Nazionale:

risulta necessario chiarire l’orizzonte temporale di riferimento della strategia: un orizzonte temporale di 8 anni può risultare in taluni casi adeguato, in altri assolutamente insufficiente per finalizzare gli obiettivi.

Detta in sintesi, quindi, dalle parole di Regina appare chiaro come Confindustria vorrebbe una strategia energetica basata sulle fonti fossili, meglio se a basso prezzo, per altri venti o trent’anni.

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