sabato 3 marzo 2012

Modificato l’art. 65 del decreto liberalizzazioni

FONTE: (Greenbiz, autore Anna Tita Gallo)
Alla fine sul famigerato art. 65 del decreto liberalizzazioni il governo ha fatto un passo indietro. L’articolo che di fatto bloccava gli incentivi al fotovoltaico su suolo agricolo è stato infatti rivisto e i suoi effetti retroattivi cancellati.
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Un mesetto fa gli operatori del settori avevano preso un bello spavento, visto che l’art. 65, nella versione di allora, conteneva effetti davvero penalizzanti per tutti coloro che avevano investito in impianti fotovoltaici posti su terreni agricoli, nella speranza di beneficiare del Quarto Conto Energia. Non solo. Il decreto legislativo del 3 marzo 2011 concedeva loro un anno perché quegli impianti entrassero in esercizio, a patto che l’iter autorizzativo fosse già stato avviato. Il limite del decreto Romani era quello di 1 MWp, a cui si aggiungeva quello del 10% di utilizzo del suolo agricolo in questione.
Poi è arrivato appunto l’art. 65, che in pratica cancellava tutto questo e imponeva uno stop agli incentivi per tutti gli impianti non entrati in esercizio entro il 24 gennaio scorso. Inoltre, lo stesso articolo equiparava le serre fotovoltaiche agli edifici tradizionali, in un comma che è stato completamente eliminato.

La nuova versione dell’art. 65 è decisamente migliore per gli operatori del settore e per le associazioni che nell’ultimo mese sono state sul piede di guerra. Ogni effetto retroattivo è stato eliminato e l’unica condizione è che gli impianti entrino in esercizio entro 60 giorni dalla data in cui entra in vigore la legge di conversione del decreto liberalizzazioni. Nel dettaglio, l’articolo blocca gli incentivi per gli impianti collocati in aree agricole, ma non sarà riferito "agli impianti realizzati e da realizzare su terreni nella disponibilità del demanio militare e agli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra da installare in aree classificate agricole alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, che hanno conseguito il titolo abilitativo entro la data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, a condizione in ogni caso che l'impianto entri in esercizio entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto".
Chi bisogna ringraziare? Di sicuro un grazie lo merita la commissione Industria del Senato, che ha valutato e modificato il decreto prima che arrivasse in Senato. Il testo passerà la prossima settimana alla Camera e sarà licenziarlo entro il 24 marzo.


3 commenti:

  1. Art. 65 Liberalizzazioni: votato in Senato il 1.3.12: Commento
    Devo costruire un impianto inferiore ad 1 MW (962 KW a terra), autorizzato nel 2011, senza vincoli di cui ai famosi commi 4 e 5 dell'articolo 10 del Decreto Romani.
    La programmazione dei lavori è saltata in gennaio scorso, allorquando ci si obbligava di entrare in esercizio entro il 24 gennaio u.s.
    Avendo bloccato tutto in gennaio: lavori, rimandi allacci Enel, sospensioni bancarie e commesse, contesto ferocemente il periodo di 60 gg. (se ciò sarà definitivo) per rimettere nuovamente in piedi la giostra e poter entrare in esercizio.
    Inoltre, come è noto, da settembre scorso, costruire regolarmente un impianto era da vocazionisti o missionari: vedi lo stress della continua incertezza economica (il famoso spread), investimenti bloccati, praticamente in stato di smobilitazione …. Verso la fuga o il fallimento.
    Siamo stati anche accompagnati da un lungo periodo meteo disastroso ….
    Al dunque: qual è il senso di essere continuamente costretti a lavorare con il cappio alla gola. Ovvero abbiamo progetti, sotto di 1 MW, regolarmente autorizzati e per i motivi suesposti siamo rimasti bloccati.
    Pertanto doveva e deve essere esteso a tutti gli impianti già autorizzati o in corso di completamento il beneficio temporale di 6 mesi. Diversamente è la politica del non far fare e mandare in fallimento le persone che vogliono con sacrificio operare.
    Ovviamente è vostra ignoranza di non conoscere i tempi di realizzazione o completamento di un impianto. Non immaginate i tempi di Enel per connessione e Collaudo (altra casta).
    Abbiate il buon senso di correggerlo alla Camera.

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    1. Egr. Estephan condivido perfettamente le tue osservazioni.
      Sono amministratrice di una giovane società, composta da colleghi giovani ed intraprendenti: tre giovani ed eccellenti ingegneri.
      Abbiamo voluto crederci due anni fa, ovviamente sbagliando, nello sviluppare e gestire alcuni impianti fotovoltaici, in regioni Campania e Molise.
      Sono impianti meno di 1 MW e tutti autorizzati da fine 2010 a metà 2011, senza vincoli di cui ai commi 4 e 5.
      Alla luce del condizionamento di realizzare e mettere in esercizio gli impianti (sono due) in 60 giorni , come recita l'art. 65 deliberato in senato, stiamo amaramente valutando di fermarci qui e bruciare i circa 300.000 euro già investiti e non correre il rischio di ingappare in future situazioni economiche insostenibili e senza poi concludere l’opera nei tempi impossibili imposti (60 gg.), al solo scopo di ingrassare Stato e Banche, in questo momento di predazione.
      Ovviamente rinneghiamo l'essere all'oggi italiani e sicuramente faremo largo agli sciacalli, partendo per l'estero.
      Ci si addormenta col mal di testa e il risveglio non si vedono speranze, malgrado siamo abituati alla lotta.
      Che scenda il buon senso in queste menti spente, malate ...morte!
      Sembra, immaginando, di vivere nel “terrore” ai tempi della rivoluzione francese!

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  2. Cari colleghi, purtroppo non posso che darvi ragione. Il nostro è un settore in cui non abbiamo più certezze. Il Decreto Romani ha inaugurato un periodo straziante di insicurezza e i risultati sono questi. Penso vivamente che chi mette mano a questi provvedimenti sa benissimo quali sono le effettive tempistiche di realizzazione e di autorizazzione..tutto viene fatto per rallentare, per bloccare, per creare problemi a chi ha alzato la testa per realizzare indipendentemente i propri progetti. Si tratta del nostro settore come di altri, non ci resta che navigare a vista.

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