Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il decreto legislativo 3 marzo 2011, n.28 ha bloccato il Terzo Conto Energia al 31 maggio: tutti gli impianti non allacciati alla rete entro quella data non potranno beneficiare dei suoi effetti. In realtà, questo punto ha scatenato numerose repliche. “Gli investimenti sono stati programmati sulla base di scadenze differenti”, ha protestato l’intero settore, così il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha dovuto premurarsi di fornire nuove rassicurazioni, come abbiamo già visto ieri: potranno beneficiare del Terzo Conto Energia anche gli impianti non ancora allacciati ma soltanto posati.
In ogni caso, entro la prima decade di aprile dovrebbe essere pronto il Quarto Conto Energia, senza che venga lasciato alcun “buco normativo”, da riempire con regole create ad hoc per un periodo transitorio. Ma il vero nodo della questione è il taglio degli incentivi, che poi è la ragione dell’esistenza del decreto Romani. Il problema è creare un sistema che, a scalini, tenda progressivamente a ridurre gli ecobonus senza penalizzare il settore, che già si sente bersaglio della scure del governo.
Nel mettere a punto il nuovo meccanismo di finanziamenti, di sicuro il governo dovrà tenere conto della mozione bipartisan approvata alla Camera, che ricordava di armonizzare la nostra normativa a quella europea, sostenendo la crescita delle energie pulite, la ricerca, la filiera corta per gli approvvigionamenti e rivedendo il Piano d’azione nazionale, definendo obiettivi più ambiziosi al 2020.
Una delle poche certezze, al momento, è che comparirà un tetto annuo per il fotovoltaico, che non ne limiterà l’espansione, bensì fisserà la quota massima di incentivi disponibili. Al di sopra di quella soglia, lo Stato chiuderà i rubinetti.
- consentire un passaggio graduale tra sistema attuale e nuovo sistema, tutelando almeno il 2011 per salvaguardare gli investimenti ed evitare effetti retroattivi;
- definire il IV Conto Energia in modo da traghettare la crescita fino alla grid parity, con una riduzione graduale e progressiva degli incentivi, fino ad esaurimento previsto al 2016. Garantire quindi la stabilità del sistema incentivante, senza cambiamenti in corsa;
- considerare particolari forme di tutela per la filiera industriale italiana emergente;
- operare un controllo dei costi prevedendo un tetto di spesa di circa 6.9 miliardi di euro per un massimo di 20 €/MWh (nello scenario più costoso). Il tetto proposto di 6 miliardi €/anno al 2016 è ancora troppo basso;
- no a tetti annuali che pregiudicherebbero la bancabilità degli investimenti, ma obiettivi annui indicativi di 3 GW fino al 2016, prevedendo riduzioni anticipate della tariffa in funzione della potenza installata, sempre nell’ottica del contenimento della spesa;
- ancorare la riduzione delle nuove tariffe al criterio della “fine lavori certificata” e non più all’entrata in esercizio degli impianti, ma con degli accorgimenti che scongiurino il ripetersi del “fenomeno Alcoa”.
Anche le Regioni si fanno avanti per ribadire la loro posizione. Queste sono le richieste dell’assessore alle Attività produttive della Regione Emilia-Romagna, Gian Carlo Muzzarelli, intervenuto alla Commissione politiche energetiche della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome: “Proseguire con gli attuali incentivi per le fonti di energia rinnovabili sino al 31 dicembre, realizzare un Piano fino al 2016 per il sostegno prioritario a specifiche attività come autoconsumo, e utilizzo dei tetti per produzione di energia solare nonché attivazione immediata di un Tavolo nazionale per l’energia. Occorre che il Governo – ha aggiunto Muzzarelli, secondo quanto riportato in un comunicato della Regione - presenti un testo che assicuri, con serietà e responsabilità, certezze alle imprese che operano nel campo delle energie rinnovabili. Bisogna assicurare sino al 31 dicembre gli attuali incentivi, assicurandone poi la continuità nel modo più opportuno, diversificare il sostegno pubblico dando delle priorità, ed attivare il prima possibile un Tavolo nazionale per l’Energia, che dia risposte concrete. Cittadini ed imprese richiedono chiarezze e un programma strategico di lungo respiro, per non azzoppare il paese più di quanto questo Governo abbia già fatto”.
Attendiamo ora che approdi al Consiglio dei ministri il provvedimento frutto del compromesso tra le idee del governo e quelle del settore. Dovremo aspettare qualche giorno, ma a quel punto la strada verso il Quarto Conto Energia sarà molto più breve.
Anna Tita Gallo
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