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lunedì 9 settembre 2013

Perché le petromonarchie del Golfo puntano sull’energia solare in Medio Oriente

Perché le petromonarchie del Golfo puntano sull’energia solare in Medio Oriente

(Fonte:Ecqualogia.it)

 
 
La guerra siriana non è la solita guerra per il petrolio come quelle alle quali siamo abituati in Medio Oriente, i paesi dai quali meno ci si aspetterebbe il cambiamento, le monarchie petrolifere assolute del Golfo, che stanno armando e finanziando i ribelli islamici siriani, stanno però puntando decisamente sullo sviluppo di energie rinnovabili. Vediamo il perchè.

Nel 2012 l’Arabia Saudita ha annunciato investimenti per 109 miliardi dollari nell’energia solare che dovrebbe fornirle un terzo dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2032. A marzo, Abu Dhabi, uno dei 7 Emirati arabi uniti, ha inaugurato la più grande centrale solare del mondo, Shams 1 (nella foto). Il mega-impianto di Shams, che in Arabo vuol dire sole, è gestito dalla corporation statale delle energie rinnovabili Masdar e produrrà fino al 10% dell’energia fotovoltaica e di solare termico del mondo, rifornendo 20.000 abitazioni degli Emirati Arabi Uniti. Abu Dhabi si è dato l’obiettivo di produrre il 7% della sua elettricità da fonti rinnovabili entro il 2020 e la Masdar ha annunciato che investirà fino a 6 miliardi di dinari nelle energie alternative insieme alla Green Investment Bank britannica.

L’Arabia Saudita, il più grande produttore del mondo di petrolio, spera di raddoppiare la sua energia rinnovabile installata per raggiungere i 54 GW di energia rinnovabile (ma vuole costruire anche centrali nucleari per 17,6 GW) entro il 2032, e 41 GW saranno di fotovoltaico. Nella capitale saudita Riyadh c’è già il più esteso impianto solare del mondo: 36.300 m2 che forniscono acqua calda a circa 40.000 studenti della Princess Noura bint Abdulrahman University for Women.

Un altro importante progetto è il Mohammed bin Rashid Al Maktoum Solar Park di Dubai, che dovrebbe produrre 1 GW di fotovoltaico entro il 2030. Si tratta di un progetto da 3,2 miliardi dollari, in un parco da 48 Km2, che è stato progettato personalmente dallo sceicco Mohammed Bin Rashid Al-Maktoum, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti e governatore di Dubai.
Secondo un recente rapporto di HiIs, in Medio Oriente gli investimenti nell’energia solare sono destinati ad aumentare del 40% all’anno almeno fino al 2017, lo stesso tasso di sviluppo previsto per Sud America e Africa, mentre l’Europa e gli Usa, dove il boom del fotovoltaico c’è già stato, continueranno a crescere ad un ritmo del 5-10%. In tutto, nel 2014 la spesa globale per i pannelli solari aumenterà del 30%, a 3 miliardi di dollari.
Le startup mediorientali stanno cavalcando l’onda del boom solare, cercando di risolvere anche i problemi della regione, come con il progetto Kermosolar che punta a combattere la carenza d’acqua con sistemi di desalinizzazione e pompe per l’acqua solari, mentre Solarist spera di fornire impianti di desalinizzazione portatili a buon mercato.
Secondo uno studio di Standard & Poor’s l’interesse delle petromonarchie del Golfo per il solare è legato all’aumento dei costi del petrolio. Tra il 2004 ed il 2008 il valore delle imprese solari è aumentato ogni anno, raggiungendo i 3,1 miliardi dollari nel 2008, quando prezzi del petrolio raggiunsero il picco a luglio. Il Dipartimento dell’energia Usa è convinto che entro il 2050 il fotovoltaico fornirà il 27% dell’energia a questi Paesi e si aspetta che il costo di energia solare scenda del 75% tra il 2010 e il 2020.
Per le ricche monarchie petrolifere del Golfo investire nell’energia solare è una mossa intelligente: alimentando i loro Paesi con il sole potranno esportare più petrolio e gas verso gli altri Paesi assetati di energia fossile.
Il giornale saudita Arab News scrive che «L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono emersi come i più grandi mercati tra i paesi del Gcc (Gulf Cooperation Council) per la distribuzione di energia solare, che rappresentano la maggior parte dei progetti». In tutto i 6 Paesi del Gcc hanno in ballo progetti di impianti di energia solare per circa 155 miliardi dollari, che produrranno più di 84 GW di potenza quando saranno completati nel 2017.
I paesi del Golfo stanno discutendo delle principali sfide legate alla realizzazione di progetti energetici nel deserto al summit Gulf Sol 2013 in corso a Dubai e, presentando l’iniziativa, Derek Burston di Bowmedia ha definito «Fenomenale» la crescita del mercato fotovoltaico nei Gcc: «Nel corso degli anni, l’energia solare è stata riconosciuta come la più promettente fonte di energia rinnovabile ed i governi del Gcc hanno dimostrato la loro acutezza di passare dalle fonti energetiche tradizionali a queste alternative a basso costo e abbondanti. L’irradiazione diretta in molti Paesi del Medio Oriente supera 6 kWh per metro quadrato al giorno, costituendo un eccellente potenziale solare. Inoltre, la recente diminuzione dei costi delle tecnologie solari, uniti all’aumento della domanda di energia elettrica in queste nazioni in crescita, se accoppiato con le giuste politiche, potrebbe rendere la regione un polo di espansione del solare».
 
Secondo l’Emirates Solar Industries Association (Esia) i principali mercati Middle East and North Africa (Mena) ad adottare l’energia solare saranno Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Marocco e sottolinea che «Tutti questi paesi hanno fortissime ragioni economiche per adottare tecnologie solari, e nessuna di queste nazioni è stata colpita dai recenti disordini».
Marc Norman, direttore dell’Emirates Solar Industries Association, ha concluso: «Il passaggio all’economia dell’energia solare in Medio Oriente è sempre più convincente. Con i prezzi del petrolio in aumento e il crollo dei costi della tecnologia solare è il momento che i governi in Medio Oriente trasformino le parole in azioni»

giovedì 27 giugno 2013

Rinnovabili: boom in Medio Oriente e Nord Africa nei prossimi anni

(Fonte:GreenStyle.it-Francesca Fiore)
 
 
 
 
I Paesi del Medio Oriente e Nord Africa, conosciuti con la sigla MENA, hanno avviato massicci investimenti in energia rinnovabile e sono destinati a crescere sempre di più nei prossimi anni. A dirlo sono i rappresentanti del Consiglio dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), che si è riunito in questi giorni ad Abu Dhabi, per discutere delle opportunità di crescita sostenibile dei paesi coinvolti.

Secondo l’agenzia IRENA, i paesi mediorientali e nordafricani hanno visto nel 2012 un investimento da 2,9 miliardi di dollari in energia pulita: un aumento del 40% rispetto all’anno precedente e del 650% in confronto al 2004. In generale, l’anno in cui i progetti in fonti tradizionali hanno surclassato quelli in fonti tradizionali è stato il 2008.

L’area MENA, che vede 21 paesi coinvolti, a livello produttivo potrebbe toccare quota 107 GW entro il 2017: in tutti questi paesi ci sono progetti che riguardano l’energie alternative e, fra loro, almeno 19 stanno sviluppando tecnologie innovative grazie ai fondi destinati alla ricerca.

A livello di iniziative politiche e imprenditoriali sono gli Emirati Arabi Uniti ad aver stimolato grandi investimenti in Nord Africa: un esempio di questo stimolo è il Saudi Arabia’s King Abdullah City for Atomic and Renewable Energy, un’organizzazione indipendente creata dalla corona nel 2010 e destinata a diventare uno dei più grandi investitori globali di energia rinnovabile, con 120 miliardi dollari da stanziare entro il 2030. Secondo Adnan Z. Amin, direttore generale di IRENA, l’energia rinnovabile sta giocando e continuera a giocare un ruolo cruciale nello sviluppo del continente africano:

Dopo molti anni di stagnazione, in Africa abbiamo avuto quasi un decennio di crescita economica sostenuta fino al 7 per cento annuo. Da un lato c’è una classe media in crescita, l’aumento della produzione e del consumo, l’urbanizzazione e la crescita della domanda di energia. Dall’altro ci sono vincoli nella disponibilità di risorse tradizionali e l’energia necessaria per alimentare lo sviluppo del continente deve essere cercata altrove. Così molte paesi africani si trovano di fronte a una grande scelta tra l’uso del modello convenzionale di energia, altamente inquinante, e la possibilità di sfruttare il proprio potenziale di risorse rinnovabili.


I dati dell’agenzia mostrano che in Africa meridionale, oltre l’80% dell’energia è attualmente prodotta dal carbone, mentre nella parte orientale del continente è il gas fornire energia per il 60% del fabbisogno, con una crescita della domanda fra il 4 e il 6% annua. In quest’ottica, lo sviluppo di un Clean Energy Corridor fra Nord Africa e Medio Oriente appare cruciale per gli analisti di IRENA.

Secondo l’Atlante globale realizzato dall’agenzia, oltre alle risorse eoliche, solari e idroelettriche del continete, un enorme potenziale geotermico è disponibile in Tanzania, Kenya ed Etiopia: questo da solo basterebbe per soddisfare l’attuale domanda residua di energia.

La regione MENA attualmente conta 380,24 MW di capacità fotovoltaica installata, 182 MW di energia solare concentrata, 1,1 GW di energia eolica, 73,5 MW di energia prodotta da biomasse e rifiuti, e 17,6 GW prodotta da fonte idroelettrica.

Per quanto riguarda la capacità installata, i leader sono Iran ed Egitto con, rispettivamente, 9,5 GW e 2,8 GW di energia prodotta da fonti pulite, seguiti da Iraq, Marocco e Siria che contano oltre 1 GW. Amin ha concluso:

“In Africa, la sfida è come garantire il collegamento fra i centri di domanda e quelli di investimento. Le prospettiva disegnate dal business dell’energia rinnovabile hanno suscitato entusiasmi tali che le altre zone del continente stanno prendendo in considerazione l’istituzione di analoghi corridoi di produzione energetica da fonti pulite”

venerdì 22 marzo 2013

Fotovoltaico: cresce mercato in Medio Oriente e Africa, 1 GW nel 2013

Fotovoltaico: cresce mercato in Medio Oriente e Africa, 1 GW nel 2013

(Fonte:GreenStyle.it-Peppe Croce)

Da patria dell’oro nero a nuovo mercato per il solare fotovoltaico: Medio Oriente e Africa stanno per entrare nell’era delle rinnovabili, seppur con numeri ancora molto lontani da quelli europei e cinesi. Secondo l’ultimo report di NPD Solarbuzz, infatti, in questa regione del mondo nel corso del 2013 si dovrebbero installare circa 1 GW di pannelli fotovoltaici. Un buon risultato, visto che si parte quasi da zero.

Ancora meglio se si guarda al futuro prossimo: quasi 4 GW entro il 2017. Guardando il grafico, poi, si capisce al volo il trend che dovrebbero avere le installazioni secondo Solarbuzz: all’inizio, nel 2013, i mercati principali saranno Israele, Sud Africa e Arabia Saudita mentre nel 2017 questi tre paesi conteranno per circa il 50% delle installazioni nell’area, lasciando l’altra metà al resto dell’Africa e del Medio Oriente.



La cosa non stupisce affatto: Israele, Sud Africa e Arabia Saudita sono i paesi più ricchi dell’area MEA (Middle East and Africa) e possono già permettersi investimenti nel solare fotovoltaico. Man mano che i prezzi dei pannelli scenderanno ulteriormente anche gli altri paesi potranno accedere all’energia solare.

Questo comporta, tra le altre cose, anche una grossa sfida per i produttori. Innanzitutto dal punto di vista commerciale: bisogna mettere in piedi, spesso da zero, reti di vendita in queste zone del mondo. Poi anche dal punto di vista tecnologico, perché se è vero che il fotovoltaico ama la luce del sole, lo stesso non si può dire per il calore. Come tutte le apparecchiature elettroniche, infatti, anche il pannello fotovoltaico perde in efficienza all’aumento della temperatura.

È possibile, quindi, che di qui a qualche anno arrivino sul mercato prodotti fotovoltaici specifici per queste aree. Sarebbe una rivoluzione nella rivoluzione: se il problema del fotovoltaico è che il sole non brilla tutto il giorno e tutto l’anno, pensate a quanto può produrre un buon pannello specifico all’equatore dove ci sono 12 ore di luce al giorno, tutto l’anno. Dodici ore, tra l’altro, perfettamente prevedibili.