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lunedì 11 febbraio 2013

Lunga vita al Fotovoltaico! (Ma non in Italia)

 Lunga vita al Fotovoltaico! (Ma non in Italia)

 (Fonte: CETRI-TIRES.IT-Elmar Schneider, membro del Comitato Scientifico del CETRI-TIRES)
 
 
Già dal prossimo aprile, Peter Altmaier, ministro tedesco per l’ambiente, darà il via libera agli incentivi sugli accumulatori negli impianti rinnovabili domestici. Avete capito bene, la Germania incentiva le rinnovabili distribuite. Lunga vita al fotovoltaico, quindi, e naturalmente anche all’eolico.

Ma in Italia, il paese del Sole per antonomasia, i governanti sembrano purtroppo di tutt'altro parere.

In Germania, a partire da aprile 2013, tutti i privati che vorranno farne richiesta saranno supportati dalla banca KfW, già nota per la distribuzione del piano Marshall in Germania ed ultimamente distintasi come maggiore finanziatrice di progetti legati proprio alle rinnovabili per Pubbliche Amministrazioni e privati. Gli impianti, proposti tra gli altri da SolarWorld e dal gigante RWE, avranno un costo stimato di circa 13.000 euro per 4,6 Kwh compreso il battery pack agli ioni di litio per l’accumulo di energia, utile per l’autoconsumo nei momenti di bisogno (di notte o in giornate piovose), e saranno incentivati con un importo fino a 2.000 euro.

Il contributo non limita in alcun modo l’utilizzo di prodotti provenienti dal mercato asiatico (motivo per cui è stato criticato all’interno dello stesso governo tedesco), al contrario di quanto previsto dal IV e V conto energia varati dai cugini italiani, che, proteggendo i prodotti europei, hanno contribuito ad innescare un velato processo di dumping sui pannelli cinesi.

L’iniziativa stride con evidenza rispetto alla recente messa al bando del fotovoltaico varata dall’omologo ministro italiano Corrado Clini, il quale, con il V conto energia, ha decretato de facto la morte delle rinnovabili in favore delle energie fossili, adducendo come scusa il voler trasformare l’Italia nell’hub europeo del gas. Il tentativo di affossare il fotovoltaico non è bastato al ministro, tanto che in agosto poco prima delle vacanze estive ha varato una normativa salva-turbogas sotto forma di incentivo da riconoscere ai gestori di centrali a gas, meglio conosciuto come Capacity Payment.

Sappiamo già da tempo che la lungimiranza tedesca è di gran lunga maggiore di quella italiana almeno in ambito energetico, ma non ci saremmo immaginati che esistesse addirittura chi volontariamente anelasse a distruggere un settore così florido ed in ascesa come quello delle rinnovabili, che fino a febbraio 2012 dava lavoro a circa 100.000 persone, e che da allora ha visto ridurre la produzione delle poche imprese sopravvissute al 10% di quella del 2011.

Tornando ai sistemi ad accumulo, le batterie non solo sono necessarie perché consentono di ottimizzare il proprio impianto evitando di acquistare energia dalla rete elettrica nazionale, ma svolgono una funzione benefica anche per la stessa, compensando i picchi indesiderati che rendono le rinnovabili “fastidiose” per i gestori della rete proprio perchè imponderabili e discontinue nell’erogazione di energia.
 
Le famose Smart Grid, che auspichiamo da tempo per colmare le lacune date appunto dal fotovoltaico intensivo, si attuerebbero con questo sistema quasi automaticamente, con il semplice ausilio di dispositivi di interfaccia intelligenti in grado di veicolare dove e quando si vuole la quantità di energia commisurata alla richiesta.

Tutto ciò senza l’utilizzo di accumulatori grandi come campi da calcio (Terna sta già sperimentando su 12 MW) da abbinare ad altrettanto giganteschi parchi fotovoltaici o eolici che disturberebbero oltretutto il paesaggio.

I nuovi inverter/carica-batteria consentono anche di gestire l’energia in completa autonomia, in condizioni di distacco totale dalla rete, e sono perciò utilissimi in tutti quei paesi emergenti e con scarse risorse che spesso non dispongono di reti elettriche adeguate ma che hanno bisogno di acqua ed energia per estrarla dai pozzi e per tutti gli usi correlati.

Che dire a questo punto? Auguriamoci una pronta revisione del famigerato V conto energia durato appena un anno (soprattutto per il suo prosciugamento rapido) con un più longevo e lungimirante VI conto che incentivi la diffusione capillare di impianti e non il loro accentramento, così come sostenuto da Jeremy Rifkin e condiviso, incredibile a dirsi, anche dall’attuale primo ministro cinese (!) il quale, dichiaratosi sostenitore del pensiero di Jeremy Rifkin e della Terza Rivoluzione Industriale, si è reso conto delle potenzialità dei sistemi ad accumulo e sta già investendo proprio in questa direzione.

mercoledì 6 febbraio 2013

Le rinnovabili sfidano la burocrazia

La produzione sale, investimenti giù le rinnovabili sfidano la burocrazia

(Fonte:Repubblica.it-Vito de Ceglia)
 
 
Milano. Per le rinnovabili e la green economy, i conti non tornano. Secondo gli analisti di settore, il 2013 si presenta infatti come un anno di transizione contrassegnato da poche certezze e molte incognite. A finire nel mirino è la recente revisione degli incentivi, sfociata nell’approvazione del V Conto energia per il fotovoltaico e del decreto sulle rinnovabili non fotovoltaiche. La previsione è che i nuovi strumenti normativi, basandosi su complicati sistemi di registri e aste, abbiano introdotto più vincoli che opportunità ad un settore produttivo vitale e maturo sul piano tecnologico. Il rischio, è l’analisi comune, è che queste “pastoie” burocratiche frenino o addirittura remino contro lo sviluppo della green economy in Italia. Uno scenario, questo, che ha di fatto riacceso il dibattito tra gli addetti ai lavori sull’affidabilità dell’attuale regime di sostegno a tali fonti. Il primo aspetto che emerge dal dibattito riguarda il bisogno di certezze delle regole e la semplificazione degli adempimenti amministrativi necessari per proseguire un trend positivo riportato anche nel 2012: anno in cui, secondo gli ultimi dati raccolti da Terna, è stato registrato un balzo in avanti nella produzione di energia da fonti rinnovabili quantificabile in una quota del 28%. Numeri alla mano, nel corso degli ultimi 12 mesi, le fonti rinnovabili hanno prodotto in tutto 79 TWh di energia: 18,3 TWh dal fotovoltaico, 3,1 TWh dall’eolico, 42,5 TWh dall’idroelettrico e 5,2 TWh dal geotermico. Non solo. Le fonti pulite hanno raggiunto il 24% della copertura dei consumi. Tradotto: rispetto al 2011, l’energia prodotta dal sole è praticamente raddoppiata, mentre quella dal vento ha visto un incremento del 37%; stabili, invece, le altre fonti. Nonostante questi numeri però, il 2012 in Italia sarà ricordato soprattutto come un brutto anno per gli investimenti in rinnovabili: tra la crisi e l’incertezza normativa, sottolinea l’ultimo report realizzato da Bloomberg New Energy Finance, questi si sono dimezzati rispetto al 2011 scendendo a 14,7 miliardi di dollari. Un calo, rincara la dose il report, molto più marcato rispetto alla media mondiale: solo la Spagna ha fatto peggio, con un crollo del 68%. In Europa hanno mostrato un sensibile declino anche Germania (—27%, con 22,8 miliardi di dollari), Regno Unito (—17%, 8,3 miliardi) e Francia (—35%, 4,3 miliardi). Per l’Italia, si tratta di una vera e propria battuta d’arresto che dovrebbe far riflettere il nuovo governo, in particolare su come rilanciare la crescita delle rinnovabili al 2020. Almeno è questo l’auspicio di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club: «Per quanto riguarda l’elettrico — sottolinea — i risultati sono sotto gli occhi di tutti: quest’anno probabilmente supereremo i 100 miliardi di kWh verdi, che si traduce nel 31% della domanda elettrica nazionale coperta dalle rinnovabili e nel 35% della produzione. Sarà tuttavia necessaria — aggiunge — una rivisitazione della normativa attuale per eliminare le storture che hanno, per esempio, bloccato il fotovoltaico e soprattutto l’eolico, dando inoltre un sostegno all’industria e all’innovazione affinché l’Italia possa giocare un ruolo significativo della transizione energetica che è già in atto». Secondo Silvestrini, nei prossimi anni una buona parte della crescita sarà collegata soprattutto alle rinnovabili termiche. «Per queste tecnologie c’è ora un decreto, che in alcune altre parti dovrà essere rivisto — osserva — Ciò che conta è che vedremo una notevole diffusione di tecnologie (caldaie a biomassa, pompe di calore, sistemi a cogenerazione e solare termico), con un conseguente impulso all’industria italiana che lavora in questa direzione. È possibile il raddoppio della produzione da rinnovabili termiche alla fine del decennio. 
Mentre per la parte elettrica l’aumento sarà del 20-25%». Anche per l’industria fotovoltaica, rappresentata da Anie-Gifi, il nuovo governo dovrà intervenire subito sull’aspetto normativo sia nel breve che nel medio periodo per dare continuità al mercato ed evitare di perdere ulteriori posti di lavoro. «Stiamo vivendo il periodo peggiore della storia del fotovoltaico italiano — dichiara il presidente Valerio Natalizia — ed una situazione al limite dal paradosso. Il fotovoltaico contribuisce a soddisfare oltre il 6% della produzione elettrica nazionale ed allo stesso tempo abbiamo un comparto industriale che rischia di scomparire a causa di provvedimenti privi di lungimiranza che hanno ulteriormente inasprito la burocrazia e disinibito quei processi virtuosi che permettevano alle aziende di pianificare investimenti sul territorio». Stando all’associazione, infatti, le misure normative e legislative approvate hanno avuto pesanti ripercussioni per il settore, che nell’ultimo anno ha visto aziende costrette a chiudere o a trasferire all’estero la propria attività e oltre 6.000 posti di lavoro andati persi. Il risultato? «Un settore affossato, nonostante la dinamicità dimostrata anche in questo periodo di crisi», conclude Natalizia. 1 2 3 Nel corso degli ultimi 12 mesi le fonti rinnovabili hanno prodotto in tutto 79 TWh di energia: 18,3 TWh dal fotovoltaico (1), 3,1 TWh dall’eolico (2), 42,5 TWh dall’idroelettrico e 5,2 TWh dal geotermico. Importante anche la produzione da biomasse (3)

giovedì 31 gennaio 2013

Fotovoltaico: su quasi 600 milioni di euro, solo 127 incentivati con il V conto energia

Fotovoltaico: su quasi 600 milioni di euro, solo 127 incentivati con il V conto energia

(Fonte:NewsEnergia.it-Stefano Caproni)
 
 
Guardando il contatore fotovoltaico del GSE non può passare in secondo piano l’ammontare degli incentivi sin’ora erogati agli impianti in Quinto Conto Energia, una cifra davvero misera rispetto a quanto messo a disposizione dal ministero dello sviluppo economico in quello che sarà l’ultimo conto energia a sostegno degli impianti fotovoltaici.

Tra i residui del quarto conto energia (i 45 giorni prima dell’ entrata in vigore del quinto conto dopo il raggiungimento dei 6 miiardi di euro), deroghe varie per amministrazioni pubbliche, solo 127 milioni di euro sono serviti sin’ora ad incentivare impianti con il quinto conto energia.

Ancora una volta i grandi impianti a registro hanno assorbito (insieme agli impianto che ancora potevano usufruire del quarto conto energia) gran parte degli incentivi, come era stato in modo molto più marcato con il secondo conto energia (decreto salva Alcoa). I piccoli impianti hanno inciso per soli 21 milioni di euro, ovvero meno del 20% del totale erogato agli impianti soggetti al quinto conto energia. Ancora una volta deroghe e “deroghette”, regole e “regolette”, hanno impedito al conto energia di avere lunga vita, lasciando ai margini i piccoli impianti che non hanno avuto alcuna forma di riguardo o di attenzione (a parte il libero accesso senza obbligo di registro), mentre altri sono stati adirittura aiutati ad ottenere gli incentivi del quarto conto (amministrazioni pubbliche).

Sarebbe stato sufficiente dedicare almeno 200 milioni di euro agli impianti di potenza non superiore a 12kW in cessione parziale (autoconsumo). Se teniamo presente che dal 27 agosto ad oggi gli impianti suddetti hanno eroso non più di 140.000 euro al giorno, con 200 milioni di euro avremmo potuto incentivare almeno altri 1.400 giorni (4 anni) di piccoli impianti. E se notiamo che a 21 milioni di euro corrispondono circa 25.000 impianti, con 200 milioni avremmo sostenuto almeno 200mila piccoli impianti.

Potrebbe essere un consiglio per il prossimo governo, stanziando “solo” altri 100-200 milioni di euro dedicati “solo” a impianti sino a 12 kW potremmo arrivare ad incentivare 100-300mila piccoli impianti. In questi ultimi anni di conto energia hanno mangiato tutti, nel bene e soprattutto nel male. Un “mini conto energia” da 200 milioni di euro dedicato solo ai piccoli impianti potrebbe davvero fare la differenza.

Nel grafico lo squilibrio del Quinto Conto Energia con 3.610 impianti a registro che utilizzano il 75% degli incentivi del Quinto Conto e oltre 20.000 impianto sino a 12kW che utilizzano appena il 17% degli incentivi del Quinto Conto.

lunedì 29 ottobre 2012

Conto Energia Termico: decreto in arrivo

Conto Energia Termico: emanazione decreto in arrivo

(Fonte:GreenStyle.it-Peppe Croce)
Il Conto Energia Termico per le rinnovabili che producono calore e non energia elettrica “è in arrivo”. è quanto scrive Milano Finanza affermando che il decreto è ormai pronto e la sua emanazione sarebbe alle porte. Il quotidiano non cita fonti, ma considera il Conto Energia Termico ormai cosa fatta:

È in arrivo il conto energia per le fonti rinnovabili termiche. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza il dicastero dello Sviluppo sarebbe pronto a emanare il decreto ministeriale che stabilirà gli incentivi per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e per gli interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni

MF, inoltre, offre anche qualche dettaglio in più su come verranno spalmati gli incentivi. Innanzitutto ammonteranno a 8 miliardi, che verranno recuperati da una accisa sulla bolletta del gas. Poi verranno privilegiati gli impianti di dimensioni minori: per la biomassa sotto i 35 kW termici e per il solare termico sotto i 50 metri quadrati di superficie l’incentivo dovrebbe essere distribuito in due anni, cioè quasi “tutto e subito”.

Gli impianti più grossi verranno incentivati in cinque anni. In ogni caso si tratta di una cifra forfettaria e un limite di potenza incentivabile pari a 500 kW termici per le pompe di calore e per la biomassa e 700 metri quadrati per il solare termico. A questo si aggiunge una specifica attenzione al risparmio energetico, sulla quale però il quotidiano milanese non fornisce ulteriori dettagli.
Il Conto Energia Termico, se sarà come MF lo descrive, dovrebbe quindi sostituire le attuali detrazioni fiscali per il risparmio energetico e verrebbe pagato esclusivamente tramite un ricarico sulle bollette del gas. Il che non mancherà di aprire una nuova polemica.
Mentre i cinque Conti Energia per il fotovoltaico, che produce elettricità, sono stati pagati da tutti in bolletta elettrica, cioè da tutti visto che nessuno vive senza energia elettrica, gli incentivi statali al calore potrebbero essere pagati da chi non ne usufruirà mai. Una buona fetta di quegli 8 miliardi, infatti, andrà a incentivare le biomasse, il geotermico a bassa temperatura e il solare termico che spesso e volentieri è abbinato ai primi due.
Con la bolletta del gas, quindi, si pagano i concorrenti del gas. Il tutto nel paese europeo dove il gas costa di più e che, nella sua nuova Strategia Energetica Nazionale, ha promesso di aumentare le estrazioni nazionali di metano e si è candidato a diventare l’hub sud europeo del gas. Per far scendere i prezzi delle bollette del riscaldamento. Qui qualcosa non quadra…