Solare termico, c’è tanto potenziale oltre gli scaldacqua
(Fonte:QualEnergia.it-Leonardo Berlen)
Entro il 2050 il 20% dell’energia usata per produrre calore industriale a bassa temperatura, cioè al di sotto dei 120°, potrebbe essere fornito dal solare termico. Così indicava la roadmap delle tecnologie per il riscaldamento e il raffrescamento solare della IEA. Un’ipotesi confermata anche nel recente workshop organizzato a Bruxelles il 15 marzo dal Solar Thermal Technology Panel della RHC-Platform, la piattaforma tecnologica europea su Renewable Heating and Cooling che ha visto la presenza di esperti europei del settore industriale, della ricerca, delle associazioni di categoria e delle istituzioni. Nello specifico lo studio IEA stimava una potenza di collettori solari al 2050 per sistemi a bassa temperatura per i processi industriali pari a circa 3.200 GW termici, in grado di produrre 7,2 EJ di calore solare (vedi grafico in basso), appunto il 20% del fabbisogno a metà secolo per questa applicazione.
Nel corso dell’incontro sono stati presentati i principali sviluppi sulla tecnologia dei collettori e progetti per l’integrazione dei sistemi solari termici nei processi di essiccazione, pastorizzazione e sterilizzazione, tipici esempi di processi industriali che richiedono calore a basse temperature. Inoltre, sono stati presentati alcuni casi studio per applicazioni e settori dal notevole potenziale per il solare termico: produzione della birra, trasformazione degli alimenti e attrezzature per la pulizia nei mezzi di trasporto.
“La roadmap della IEA ha stimato che il potenziale il solare per i processi industriali su scala mondiale al 2050 potrebbe essere pari al solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e al solare termico per il riscaldamento messi assieme”, ha detto Werner Weiss, direttore del Solar Heating and Cooling Programme della International Energy Agency (IEA) e membro della RHC-Platform.
Il ruolo di questa applicazione del solare potrebbe andare anche molto oltre i target definiti dalla direttiva europea sulle energie rinnovabili. Ma oggi è già ragguardevole anche un altro fattore: l’incremento delle esportazioni europee di tecnologie per il calore di processo. Esempi del loro utilizzo sono presenti anche nei più grandi impianti esistenti al mondo. Uno, già in esercizio, è in Arabia Saudita con una potenza di 25 MW termici; l’altro, in costruzione, è in Cile per una potenza di 26 MW termici.
Il presidente della RHC-Platform, Gerhard Stryi-Hipp, ha polemicamente spiegato nel corso del workshop di Bruxelles, che, sebbene calore e raffrescamento rappresentino nell’Unione Europea il 47% della domanda di energia, le risorse comunitarie (Programma Quadro 7 - Energia) destinate ai fondi per la ricerca e sviluppo nel settore sono appena l’8% del totale. Un richiamo affinché sia l’Europa che gli Stati Membri possano attingere a questo enorme potenziale e considerare il solare come una strada molto economica per soddisfare sia parte di questa domanda che per tagliare le emissioni di gas serra.
Tornando alla roadmap IEA (vedi grafico in alto) va evidenziato come le previsioni per il 2050 indichino che il solare termico potrebbe generare annualmente 16,5 EJ (4.583 TWh termici o 394 Mtep) di calore per il riscaldamento, più del 16% del totale degli usi finali di calore a bassa temperatura e 1,5 EJ di energia per il raffrescamento solare, circa il 17% del totale di energia utilizzata a questo scopo sempre al 2050. Il documento, pubblicato lo scorso luglio, è stato elaborato allo scopo di guidare l’analisi e il mercato su questi possibili sviluppi, oltre che per proporre una azione più coordinata tra ricercatori, industrie, governi e istituzioni finanziarie.
Nel corso dell’incontro sono stati presentati i principali sviluppi sulla tecnologia dei collettori e progetti per l’integrazione dei sistemi solari termici nei processi di essiccazione, pastorizzazione e sterilizzazione, tipici esempi di processi industriali che richiedono calore a basse temperature. Inoltre, sono stati presentati alcuni casi studio per applicazioni e settori dal notevole potenziale per il solare termico: produzione della birra, trasformazione degli alimenti e attrezzature per la pulizia nei mezzi di trasporto.
“La roadmap della IEA ha stimato che il potenziale il solare per i processi industriali su scala mondiale al 2050 potrebbe essere pari al solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e al solare termico per il riscaldamento messi assieme”, ha detto Werner Weiss, direttore del Solar Heating and Cooling Programme della International Energy Agency (IEA) e membro della RHC-Platform.
Il ruolo di questa applicazione del solare potrebbe andare anche molto oltre i target definiti dalla direttiva europea sulle energie rinnovabili. Ma oggi è già ragguardevole anche un altro fattore: l’incremento delle esportazioni europee di tecnologie per il calore di processo. Esempi del loro utilizzo sono presenti anche nei più grandi impianti esistenti al mondo. Uno, già in esercizio, è in Arabia Saudita con una potenza di 25 MW termici; l’altro, in costruzione, è in Cile per una potenza di 26 MW termici.
Il presidente della RHC-Platform, Gerhard Stryi-Hipp, ha polemicamente spiegato nel corso del workshop di Bruxelles, che, sebbene calore e raffrescamento rappresentino nell’Unione Europea il 47% della domanda di energia, le risorse comunitarie (Programma Quadro 7 - Energia) destinate ai fondi per la ricerca e sviluppo nel settore sono appena l’8% del totale. Un richiamo affinché sia l’Europa che gli Stati Membri possano attingere a questo enorme potenziale e considerare il solare come una strada molto economica per soddisfare sia parte di questa domanda che per tagliare le emissioni di gas serra.
Tornando alla roadmap IEA (vedi grafico in alto) va evidenziato come le previsioni per il 2050 indichino che il solare termico potrebbe generare annualmente 16,5 EJ (4.583 TWh termici o 394 Mtep) di calore per il riscaldamento, più del 16% del totale degli usi finali di calore a bassa temperatura e 1,5 EJ di energia per il raffrescamento solare, circa il 17% del totale di energia utilizzata a questo scopo sempre al 2050. Il documento, pubblicato lo scorso luglio, è stato elaborato allo scopo di guidare l’analisi e il mercato su questi possibili sviluppi, oltre che per proporre una azione più coordinata tra ricercatori, industrie, governi e istituzioni finanziarie.
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