La «supergrid» deve essere una priorità nell’agenda della U.E.
(Fonte: CETRI-TIRES-Angelo Consoli)
Crisi economica, sì, ma anche crisi energetica. Una sfida, quest'ultima, che il mondo intero, tutto preso a chiudere le pericolose falle aperte dal mondo dell'alta finanza e da decisioni di politica economica a dir poco discutibili, spesso dimentica di dover affrontare.Inquinamento atmosferico e accesso a fonti di energia più pulite e soprattutto più sostenibili nel tempo sono questioni primarie, che devono essere prese di petto, visto che i combustibili fossili facili da estrarre si stanno man mano esaurendo e la fame di energia cresce di pari passo con la nascita e poi espansione della classe media dei paesi emergenti.
È per questo che è nato in Europa il progetto Supergrid: un progetto che tende a potenziare la rete elettrica su scala europea, dando vita a un'infrastruttura capace di supportare l'espansione delle fonti rinnovabili e di soddisfare al contempo la crescente domanda di elettricità. Il fine ultimo è la creazione di una ragnatela ordinata di reti elettriche che uniscano diverse nazioni, un sistema di vasi capillari in cui fluisca la nuova linfa vitale dell'energia, atta a soddisfare i bisogni crescenti degli esseri umani.
"Supergrid come sistema nervoso centrale dell'Internet dell'energia, promosso da Jeremy Rifkin nella sua visione della Terza Rivoluzione Industriale", spiega Angelo Consoli, presidente in Europa di CETRI-TIRES (letteralmente società europea della Terza Rivoluzione industriale).
"In un nuovo scenario economico in cui l’energia non viene dai fossili ma dal sole (in cui, in altre parole, l’uomo cambia ciclo energetico da quello fossile – concentrato – a quello solare – distribuito -, come raccomanda l’Europa con la strategia del 2007), la distribuzione dell’energia non può più essere basata sul modello delle reti servo-meccaniche centralizzate, pensate in una fase storica (la seconda rivoluzione industriale), in cui si credeva che l’energia potesse solo essere prodotta in grandi centrali, alimentate da combustibili fossili", sottolinea Consoli.
Dunque, in questo nuovo quadro di "affermazione progressiva di un modello energetico in cui l’energia viene prodotta in milioni di case, fabbriche, centri commerciali, edifici pubblici e privati, aree industriali, e da fonti solari rinnovabili, cioè di un modello energetico distribuito e interattivo, in cui i flussi energetici sono bidirezionali, perché ogni consumatore è anche produttore di energia, la distribuzione dell’energia deve diventare altrettanto distribuita e interattiva con tecnologie che permettano di mettere il riconoscimento intelligente e il collegamento fra i più vicini centri di consumo e di produzione energetica, come succede per l’informazione in Internet con il sistema dei 'proxy server'", continua Consoli, che conclude affermando che il risultato più naturale è che "in un regime energetico distribuito, il modello di Internet si estende dall’informazione all’energia". Di qui, la decisione di Rifkin nel suo libro di definire la 'intergrid' alla stregua di una vera e propria 'internet dell'energia' ricorda il presidente di CETRI-TIRES.
"Un network di trasmissione pan-europeo, che si prepone il fine di integrare l'energia rinnovabile di grande scala con il trasporto di elettricità, con l'obiettivo di migliorare il mercato europeo". Così definisce la Super grid Ana Aguado Cornago, amministratrice delegata dell'associazione FOSG, Friends of The Supergrid. L'associazione è stata creata tre anni fa, in risposta all'accordo politico volto a decarbonizzare il settore energetico europeo e la sua economia entro il 2050. I membri che appartengono al FOSG sono 24 società che rappresentano l'intera catena di offerta necessaria per la realizzazione della Supergrid. "E' chiaro che si tratta di un processo che vuole massimizzare in Europa la potenzialità delle energie rinnovabili, nel modo più efficiente e sicuro possibile".
Ma a quale punto siamo? - "Essendo un progetto europeo, la Supergrid necessita prima di tutto di un ampio sostegno dell'Unione europea, o almeno di un sostegno di molti membri che avvenga simultaneamente. Probabilmente, una nuova regolamentazione dell'Ue sui network transeuropei entrerà in vigore nel maggio del 2013", sottolinea Aguado, precisando che è proprio il lancio di una normativa ad hoc la pietra su cui si fonderà l'intero progetto. Certo, una piena volontà deve essere ancora manifestata, visto che è vero che "gli stati membri dell'Unione europea hanno raggiunto un accordo politico per decarbonizzare il settore energetico entro il 2050, ma è altrettanto vero che tale impegno non si è ancora tradotto nella messa a punto di una chiara politica energetica europea".
Come al solito, insomma, l'Europa è un'eccezione nel panorama globale, visto che l'Asia e gli Stati Uniti si stanno seriamente impegnando per creare le loro Super Reti. Nel nostro caso, "l'ostacolo maggiore è rappresentato dall'assenza di una leadership politica e dalla mancanza di una vera volontà che possa portare a disporre davvero di una disciplina ad hoc che tenda all'ottimizzazione della generazione e dello sviluppo della rete. Ci troviamo di fronte a 27 mercati energetici diversi che sono sempre più dipendenti da paesi terzi, che producono emissioni di anidride carbonica a un livello più alto delle stime, e che impongono prezzi più alti ai consumatori, senza che i progressi stimati vengano raggiunti sul fronte ambientale".
I paesi europei più attivi. Il ruolo dell'Italia -I paesi che esprimono maggiormente l'intenzione di rendere operativo il progetto sono la Germania, l'Irlanda, la Danimarca e forse anche il Regno Unito; il punto è che anche qui le politiche energetiche sono a volte troppo orientate a perseguire gli interessi locali, dove per locali si intende esclusivamente nazionali. Detto questo, alcuni progetti lanciati di recente nel Mare del Nord, che possono essere considerati passi concreti verso il Supergrid sono: il Kriegers Flack, tra la Danimarca, Svezia e Germania; il German offshore Grid Development per il 2012; il German Offshore Grid Master plan; e anche la Svezia e il Belgio stanno facendo passi avanti. Riguardo all'Italia, "ci sono soltanto due società italiane che fanno parte dell'FOSG, Prysmian e Cesi, quest’ultima anche attiva nel progetto Medgrid, che punta a collegare il Nord Africa con il Sud Europa attraverso l'utilizzo delle linee HVDC, che entrerebbero a far parte poi della Supergrid europea. E' molto importante precisare che la Supergrid tende a "ottimizzare principalmente le fonti di energia rinnovabili, dove queste sono più disponibili e anche meno care, il che significa che è ovvio che l'energia solare dei paesi del sudeuropei è assolutamente essenziale".
Gli investimenti sulla Supergrid: impatto sull'economia europea - In un momento che vede protagonisti la crisi di Cipro e il rinnovarsi di nuovi dubbi sulla validità stessa del progetto euro, qualche scettico – e in Europa sicuramente gli scettici non mancano – potrebbe dire che la gestione del problema dei debiti sovrani è un grattacapo troppo grande perchè l'Unione europea si metta a pensare anche di utilizzare i propri fondi per dar vita alla Super Grid. Niente di più errato.
"Gli investimenti nella Super rete sono un must per l'Europa anche e forse ancor più in una fase economica caratterizzata dalla crisi – afferma Aguado – L'istituzione di una rete di tali dimensioni può creare infatti grandi opportunità sul fronte occupazionale, in quanto sono necessarie posizioni altamente qualificate. Il piano aiuterebbe l'Europa anche a risparmiare, dal momento che punta al taglio delle importazioni di petrolio e di gas da paesi terzi, allo sfruttamento delle risorse energetiche pulite e proprie dell'Europa e all'utilizzo della tecnologia europea, non solo per la generazione, ma anche per la trasmissione, in un contesto in cui non esisterebbe alcun paese al mondo in grado di competere con noi".
Insomma, l'Europa non può permettersi di perdere l'opportunità di essere la prima in questo caso, e di esportare poi la propria conoscenza e la propria tecnologia.
È per questo che è nato in Europa il progetto Supergrid: un progetto che tende a potenziare la rete elettrica su scala europea, dando vita a un'infrastruttura capace di supportare l'espansione delle fonti rinnovabili e di soddisfare al contempo la crescente domanda di elettricità. Il fine ultimo è la creazione di una ragnatela ordinata di reti elettriche che uniscano diverse nazioni, un sistema di vasi capillari in cui fluisca la nuova linfa vitale dell'energia, atta a soddisfare i bisogni crescenti degli esseri umani.
"Supergrid come sistema nervoso centrale dell'Internet dell'energia, promosso da Jeremy Rifkin nella sua visione della Terza Rivoluzione Industriale", spiega Angelo Consoli, presidente in Europa di CETRI-TIRES (letteralmente società europea della Terza Rivoluzione industriale).
"In un nuovo scenario economico in cui l’energia non viene dai fossili ma dal sole (in cui, in altre parole, l’uomo cambia ciclo energetico da quello fossile – concentrato – a quello solare – distribuito -, come raccomanda l’Europa con la strategia del 2007), la distribuzione dell’energia non può più essere basata sul modello delle reti servo-meccaniche centralizzate, pensate in una fase storica (la seconda rivoluzione industriale), in cui si credeva che l’energia potesse solo essere prodotta in grandi centrali, alimentate da combustibili fossili", sottolinea Consoli.
Dunque, in questo nuovo quadro di "affermazione progressiva di un modello energetico in cui l’energia viene prodotta in milioni di case, fabbriche, centri commerciali, edifici pubblici e privati, aree industriali, e da fonti solari rinnovabili, cioè di un modello energetico distribuito e interattivo, in cui i flussi energetici sono bidirezionali, perché ogni consumatore è anche produttore di energia, la distribuzione dell’energia deve diventare altrettanto distribuita e interattiva con tecnologie che permettano di mettere il riconoscimento intelligente e il collegamento fra i più vicini centri di consumo e di produzione energetica, come succede per l’informazione in Internet con il sistema dei 'proxy server'", continua Consoli, che conclude affermando che il risultato più naturale è che "in un regime energetico distribuito, il modello di Internet si estende dall’informazione all’energia". Di qui, la decisione di Rifkin nel suo libro di definire la 'intergrid' alla stregua di una vera e propria 'internet dell'energia' ricorda il presidente di CETRI-TIRES.
"Un network di trasmissione pan-europeo, che si prepone il fine di integrare l'energia rinnovabile di grande scala con il trasporto di elettricità, con l'obiettivo di migliorare il mercato europeo". Così definisce la Super grid Ana Aguado Cornago, amministratrice delegata dell'associazione FOSG, Friends of The Supergrid. L'associazione è stata creata tre anni fa, in risposta all'accordo politico volto a decarbonizzare il settore energetico europeo e la sua economia entro il 2050. I membri che appartengono al FOSG sono 24 società che rappresentano l'intera catena di offerta necessaria per la realizzazione della Supergrid. "E' chiaro che si tratta di un processo che vuole massimizzare in Europa la potenzialità delle energie rinnovabili, nel modo più efficiente e sicuro possibile".
Ma a quale punto siamo? - "Essendo un progetto europeo, la Supergrid necessita prima di tutto di un ampio sostegno dell'Unione europea, o almeno di un sostegno di molti membri che avvenga simultaneamente. Probabilmente, una nuova regolamentazione dell'Ue sui network transeuropei entrerà in vigore nel maggio del 2013", sottolinea Aguado, precisando che è proprio il lancio di una normativa ad hoc la pietra su cui si fonderà l'intero progetto. Certo, una piena volontà deve essere ancora manifestata, visto che è vero che "gli stati membri dell'Unione europea hanno raggiunto un accordo politico per decarbonizzare il settore energetico entro il 2050, ma è altrettanto vero che tale impegno non si è ancora tradotto nella messa a punto di una chiara politica energetica europea".
Come al solito, insomma, l'Europa è un'eccezione nel panorama globale, visto che l'Asia e gli Stati Uniti si stanno seriamente impegnando per creare le loro Super Reti. Nel nostro caso, "l'ostacolo maggiore è rappresentato dall'assenza di una leadership politica e dalla mancanza di una vera volontà che possa portare a disporre davvero di una disciplina ad hoc che tenda all'ottimizzazione della generazione e dello sviluppo della rete. Ci troviamo di fronte a 27 mercati energetici diversi che sono sempre più dipendenti da paesi terzi, che producono emissioni di anidride carbonica a un livello più alto delle stime, e che impongono prezzi più alti ai consumatori, senza che i progressi stimati vengano raggiunti sul fronte ambientale".
I paesi europei più attivi. Il ruolo dell'Italia -I paesi che esprimono maggiormente l'intenzione di rendere operativo il progetto sono la Germania, l'Irlanda, la Danimarca e forse anche il Regno Unito; il punto è che anche qui le politiche energetiche sono a volte troppo orientate a perseguire gli interessi locali, dove per locali si intende esclusivamente nazionali. Detto questo, alcuni progetti lanciati di recente nel Mare del Nord, che possono essere considerati passi concreti verso il Supergrid sono: il Kriegers Flack, tra la Danimarca, Svezia e Germania; il German offshore Grid Development per il 2012; il German Offshore Grid Master plan; e anche la Svezia e il Belgio stanno facendo passi avanti. Riguardo all'Italia, "ci sono soltanto due società italiane che fanno parte dell'FOSG, Prysmian e Cesi, quest’ultima anche attiva nel progetto Medgrid, che punta a collegare il Nord Africa con il Sud Europa attraverso l'utilizzo delle linee HVDC, che entrerebbero a far parte poi della Supergrid europea. E' molto importante precisare che la Supergrid tende a "ottimizzare principalmente le fonti di energia rinnovabili, dove queste sono più disponibili e anche meno care, il che significa che è ovvio che l'energia solare dei paesi del sudeuropei è assolutamente essenziale".
Gli investimenti sulla Supergrid: impatto sull'economia europea - In un momento che vede protagonisti la crisi di Cipro e il rinnovarsi di nuovi dubbi sulla validità stessa del progetto euro, qualche scettico – e in Europa sicuramente gli scettici non mancano – potrebbe dire che la gestione del problema dei debiti sovrani è un grattacapo troppo grande perchè l'Unione europea si metta a pensare anche di utilizzare i propri fondi per dar vita alla Super Grid. Niente di più errato.
"Gli investimenti nella Super rete sono un must per l'Europa anche e forse ancor più in una fase economica caratterizzata dalla crisi – afferma Aguado – L'istituzione di una rete di tali dimensioni può creare infatti grandi opportunità sul fronte occupazionale, in quanto sono necessarie posizioni altamente qualificate. Il piano aiuterebbe l'Europa anche a risparmiare, dal momento che punta al taglio delle importazioni di petrolio e di gas da paesi terzi, allo sfruttamento delle risorse energetiche pulite e proprie dell'Europa e all'utilizzo della tecnologia europea, non solo per la generazione, ma anche per la trasmissione, in un contesto in cui non esisterebbe alcun paese al mondo in grado di competere con noi".
Insomma, l'Europa non può permettersi di perdere l'opportunità di essere la prima in questo caso, e di esportare poi la propria conoscenza e la propria tecnologia.
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