venerdì 22 marzo 2013

Gravity Light, luce a tutta forza... di gravità

Gravity Light, luce a tutta forza... di gravità

(Fonte:Ecqualogia.it)
Le lampade al cherosene, finora utilizzate per illuminare in maniera economica le zone le più povere del Pianeta non raggiunte dall’elettricità, sono altamente inquinanti: basti pensare che la combustione della nafta, a fini di illuminazione, produce 244 milioni complessivi di tonnellate di anidride carbonica, ogni anno.

E a questa massiccia immissione di veleno dell’atmosfera si potrà porre rimedio grazie al lavoro di due progettisti, Martin Riddiford e Jim Reeves. I due inventori - per conto della compagnia londinese “Therefore”, che si occupa da oltre 20 anni di innovazione e design - hanno dato forma e sostanza a un’idea intelligente, a basso costo e completamente green. Si tratta di Gravity Light, una lampadina che funziona libera da spine o batterie collegate. Come è semplice intuire solo a leggerne il nome, questa nuova fonte di luce è alimentata “a gravità”, cioè attraverso una forza sempre a disposizione e di tutti; in pratica una certezza. Gratuita. Inesauribile.

E quest’aspetto è fondamentale perché l’applicazione può “illuminare” quelle parti del mondo remote e dimenticate o in via di sviluppo. Per dare un’idea, attualmente oltre un miliardo e mezzo di persone, nel mondo, non ha libero accesso alla rete elettrica. E, al tramonto, ci si affida a combustibili di origine vegetale o fossile (soprattutto il petrolio) per far luce. “Gravity Light” può essere la soluzione. Il sistema di funzionamento è semplice e simile a quello di un orologio a pendolo con contrappeso: la lampadina si “carica” attraverso il movimento di un sacchetto appeso e riempito con nove chili di materiale. Quando il sacchetto si solleva, un meccanismo d’ingranaggi interni al dispositivo si mette in moto, il led si accende e fornisce energia per 30 minuti circa. Servono, quindi solo pochi secondi (circa 3) per far muovere il peso che crea l’energia sufficiente ad ottenere il risultato. Non ci sono batterie da sostituire o eliminare e l’invenzione si qualifica come “completamente pulita e verde”. L'intensità luminosa può essere anche regolata e sarà interessante, in futuro, utilizzare l’impianto come generatore per poter ricaricare altri congegni, tra cui i telefoni cellulari. “Con le possibilità di navigazione attuali, gli schermi a colori, i video e il web, la ricchezza di questi dispositivi è aumentata e si è intensificato anche il consumo della batteria” dice Reeves, uno dei progettisti di “Gravity Light”.
La lampadina, attualmente in fase di prototipo, è presente sul sito web “IndieGoGo”, una piattaforma crowdfounding e un luogo virtuale internazionale dove chiunque può raccogliere fondi per il cinema, la musica, l'arte, le piccole imprese, i giochi, il teatro e l’innovazione, come in questo caso. Nella pagina dedicata alla lampada che “va a gravità”, i progettisti esplicitano chiaramente l’obiettivo: “Una volta omologata l’invenzione, cercheremo di congiungerci con le Organizzazioni Non Governative e con altri partner per realizzare una distribuzione a largo raggio, soprattutto in Africa e in India, per far fronte alle necessità di quelle popolazioni. Il costo dell’impianto sarà inferiore a 5 dollari (3 euro)”.
E luce sia, allora. Per tutti.

Nessun commento:

Posta un commento