Fotovoltaico 2013: la Cina sarà primo produttore e primo mercato
A differenza delle caute stime sul fotovoltaico di NPD Solarbuzz, che per il 2013 prevede una crescita delle installazioni globali di soli 2 GW pari al 7% in più rispetto al 2012, Bloomberg New Energy Finance stima installazioni pari a 34,1 GW e una crescita del 14%. I dati di Bloomberg, in realtà, non sono altro che la media delle stime di sette analisti del settore fotovoltaico ai quali è stato chiesto di esprimersi sul futuro del solare.
La Cina, che già nel 2012 è diventato primo produttore al mondo di fotovoltaico, nel 2013 ne diventerà anche il primo sbocco commerciale. Il Governo di Pechino punta dichiaratamente ai 10 GW di nuova capacità installata nell’anno in corso: il doppio dei precedenti dodici mesi con il triplo della crescita rispetto al 2012. L’obiettivo cinese al 2015 è quello di raggiungere i 35 GW installati.
L’espansione cinese e non solo sarà guidata e favorita da prezzi dei pannelli solari ancora in calo. L’anno scorso, a causa della sovrapproduzione che ha superato di gran lunga la domanda, il prezzo dei moduli è sceso del 20% mettendo in difficoltà i produttori di tutto il mondo. Facendo però la felicità degli installatori, che hanno trovato sul mercato abbondanza di prodotti a basso costo da installare sui tetti degli acquirenti.
Tra chi ci ha perso Bloomberg cita la cinese LDK Solar e la norvegese REC, tra chi ci ha guadagnato le americane Solarcity e SunPower. Jenny Chare, analista capo del ramo solare di Bloomberg New Energy Finance, spiega così la situazione del mercato:
La domanda di fotovoltaico si sta dimostrando molto elastica e continuerà a crescere nonostante il calo del mercato europeo. L’ulteriore crescita delle installazioni, guidata dai prezzi straordinariamente bassi, non aiuterà comunque i ricavi dei produttori.
Da notare che, secondo NPD Solarbuzz, la domanda di fotovoltaico sarebbe tutt’altro che elastica. Questo dimostra le difficoltà di analisi della situazione persino tra le grandi aziende di consulenza specializzate. Quello che è chiaro a tutti, invece, è il taglio dei margini subito dai produttori nel 2012 che, molto probabilmente, non verrà compensato durante quest’anno.
Tradotto in dollari ciò vuol dire che compagnie come Yingli Green Energy e JinkoSolar si aspettano un incremento delle vendite, ma ad un prezzo ancor più basso. Spiega Aaron Chew, analista di Maxim Group:
Vendite maggiori, ma senza ricavi, vogliono dire ancora niente ricavi.
Chiarissimo. È quello che lo stesso Chew definisce “paradosso del prezzo”:
Il solare soffre del paradosso dell’elasticità del prezzo. Sono i bassi prezzi a trainare la domanda, quindi ogni aumento dei prezzi la indebolisce inversamente.
Detta in termini semplici e fuori dai canoni dell’economia accademica, possiamo descrivere lo stato dell’industria solare con la cara vecchia metafora del cane che si morde la coda: per tirare avanti i produttori hanno bisogno dei prezzi bassi, altrimenti nessuno compra, ma finché i prezzi saranno così bassi molti produttori saranno in perdita e a rischio fallimento.
Man mano che i produttori falliscono, diminuisce la quantità di fotovoltaico presente sul mercato, con il rischio che i prezzi salgano di nuovo e le vendite tornino a scendere. Un vicolo cieco?
La Cina, che già nel 2012 è diventato primo produttore al mondo di fotovoltaico, nel 2013 ne diventerà anche il primo sbocco commerciale. Il Governo di Pechino punta dichiaratamente ai 10 GW di nuova capacità installata nell’anno in corso: il doppio dei precedenti dodici mesi con il triplo della crescita rispetto al 2012. L’obiettivo cinese al 2015 è quello di raggiungere i 35 GW installati.
L’espansione cinese e non solo sarà guidata e favorita da prezzi dei pannelli solari ancora in calo. L’anno scorso, a causa della sovrapproduzione che ha superato di gran lunga la domanda, il prezzo dei moduli è sceso del 20% mettendo in difficoltà i produttori di tutto il mondo. Facendo però la felicità degli installatori, che hanno trovato sul mercato abbondanza di prodotti a basso costo da installare sui tetti degli acquirenti.
Tra chi ci ha perso Bloomberg cita la cinese LDK Solar e la norvegese REC, tra chi ci ha guadagnato le americane Solarcity e SunPower. Jenny Chare, analista capo del ramo solare di Bloomberg New Energy Finance, spiega così la situazione del mercato:
La domanda di fotovoltaico si sta dimostrando molto elastica e continuerà a crescere nonostante il calo del mercato europeo. L’ulteriore crescita delle installazioni, guidata dai prezzi straordinariamente bassi, non aiuterà comunque i ricavi dei produttori.
Da notare che, secondo NPD Solarbuzz, la domanda di fotovoltaico sarebbe tutt’altro che elastica. Questo dimostra le difficoltà di analisi della situazione persino tra le grandi aziende di consulenza specializzate. Quello che è chiaro a tutti, invece, è il taglio dei margini subito dai produttori nel 2012 che, molto probabilmente, non verrà compensato durante quest’anno.
Tradotto in dollari ciò vuol dire che compagnie come Yingli Green Energy e JinkoSolar si aspettano un incremento delle vendite, ma ad un prezzo ancor più basso. Spiega Aaron Chew, analista di Maxim Group:
Vendite maggiori, ma senza ricavi, vogliono dire ancora niente ricavi.
Chiarissimo. È quello che lo stesso Chew definisce “paradosso del prezzo”:
Il solare soffre del paradosso dell’elasticità del prezzo. Sono i bassi prezzi a trainare la domanda, quindi ogni aumento dei prezzi la indebolisce inversamente.
Detta in termini semplici e fuori dai canoni dell’economia accademica, possiamo descrivere lo stato dell’industria solare con la cara vecchia metafora del cane che si morde la coda: per tirare avanti i produttori hanno bisogno dei prezzi bassi, altrimenti nessuno compra, ma finché i prezzi saranno così bassi molti produttori saranno in perdita e a rischio fallimento.
Man mano che i produttori falliscono, diminuisce la quantità di fotovoltaico presente sul mercato, con il rischio che i prezzi salgano di nuovo e le vendite tornino a scendere. Un vicolo cieco?
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