Emission Trading, del back-loading e di altre riforme
(Fonte:QualEnergia.it-Veronica Caciagli)

L'emendamento, proposto da un gruppo politico composto da S&D (Gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti & Democratici), ALDE (Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa), Verdi e Sinistra Unitaria, prevede che la Commissione “può, quando appropriato, adattare la tempistica delle aste in ciascun periodo, in modo da assicurare il funzionamento del mercato”. E' stato approvato con 38 voti a favore, 25 contrari e due astensioni.
“La Commissione Ambiente ha inviato un segnale chiaro in favore di uno schema di emission trading forte e sano. Un prezzo della CO2 più forte aiuterà a facilitare la transizione dell'Europa verso un'economia low carbon”, ha affermato il tedesco Matthias Groote, Presidente della Commissione Ambiente. Il risultato atteso di quest'operazione è un aumento del prezzo della CO2 nel breve periodo, che dovrebbe risultare di stimolo alle aziende coperte dall'emission trading nello scegliere tecnologie a bassa intensità di carbonio. Infatti, proprio il costo della CO2 dovrebbe costituire il “segnale di prezzo” per incentivare le aziende dei settori più inquinanti a ridurre le emissioni di anidride carbonica: se questo costo è sufficientemente alto e stabile, l'azienda deciderà di investire internamente nell'abbattimento delle emissioni.
Il prezzo della CO2, invece, è stato altalenante: a una prima caduta del prezzo nel 2006, nella prima fase dell'EU ETS, dovuta a un eccesso di crediti dai Paesi dell'est europeo, era seguito una fase di prezzi alti (fino a sfiorare i 30 euro a credito). Negli ultimi mesi si è assistito a una seconda caduta, più preoccupante della prima, con 1 tonnellata di CO2 scambiata a 2,80 euro nel mese di gennaio: a seguito della crisi economica e della riduzione della produzione industriale, il mercato si trova adesso in una situazione di eccesso di offerta permanente, tanto che la Commissione Europea stima che il surplus di crediti del periodo 2013-2020 potrebbe raggiungere ben 2 miliardi di crediti. “E' evidente che il mercato non è stato capace di dare un segnale importante ai settori”, - ha commentato Sara Romano, Direttore Generale per l’energia del Ministero dello Sviluppo Economico e Presidente Comitato ETS durante il convegno dal titolo Riforma del sistema europeo per lo scambio di quote di emissione, organizzato da Kyoto Club in collaborazione con il GSE - “Occorre razionalizzare i prezzi e i costi, per creare un segnale di prezzo coerente con le necessità e sufficiente a sostenere lo switch per un mix energetico equilibrato".
Sulla necessità di riforma strutturale del sistema sono quasi tutti d'accordo: l'International Emission Trading Association (IETA), in una nota esprime soddisfazione per il risultato del voto della Commissione Ambiente e auspica che questo sia solo l'inizio di una discussione sulle modifiche da al sistema da effettuare nel breve termine. Contraria BusinessEurope, che aveva espresso parere negativo anche sulla proposta back-loading. La Commissione Europea intanto ha già messo sul tavolo una serie di possibili riforme, contenute nel report The state of the European carbon market: “E' importante che sistemiamo la faccenda [della riforma dell'Emission Trading, ndr]. Prima è, meglio è”, ha dichiarato Connie Hedegaard, il Commissario europeo per l'azione sul clima.
Anche l'Italia si era espressa favorevolmente in merito a una riforma dell'EU ETS e all'introduzione di misure finalizzate a ridurre gli sbilanciamenti del mercato: la proposta italiana prevedeva un intervento una tantum, attraverso il quale l'ammontare di crediti di CO2 tolti dalla terza fase non vengono semplicemente reintrodotti a fine periodo, come nell'ipotesi back-loading descritta all'inizio, ma assegnati alla “Riserva Nuovi Entranti” in modo permanente. Inoltre, secondo il governo italiano un'ipotesi da considerare è quella di un prezzo minimo della CO2.
Il dibattito proseguirà in commissione la prossima settimana, per poi approdare al Parlamento Europeo, per il voto in plenaria.
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