Il nuovo Conto Energia non è ancora pronto per essere varato, ma potrebbe approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri già oggi. Si teme per l’eventuale taglio degli incentivi fino al 50% entro il 2011, intanto ieri il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha ricordato le intenzioni che hanno spinto il governo a mettere a punto il decreto. Rendere l’Italia competitiva, anche nei confronti del colosso cinese, è una di queste. Proprio ieri è circolata la notizia dell’arrivo della bozza del nuovo decreto, preparata dai tecnici del ministero dello Sviluppo economico, nelle mani del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Il problema, tuttavia, è la tempistica. Secondo quanto previsto dal decreto sulle rinnovabili, approvato lo scorso mese, il Terzo Conto Energia non avrà più effetti dal prossimo 31 maggio e verrà sostituito dal nuovo decreto. Secondo indiscrezioni, la bozza parla di un taglio di incentivi già da giugno, sostanzialmente dimezzati entro la fine del 2011. Proprio questa mossa è il timore delle associazioni di categoria, che invece sperano in un calco del modello tedesco: taglio massimo del 20%, ma solo il prossimo anno e tenendo conto della potenza degli impianti nel periodo precedente. Senza contare la preoccupazione per un taglio ancora più drastico, che potrebbe essere messo in atto, vale a dire la sospensione totale degli incentivi qualora la potenza installata superi una certa soglia. A questo proposito, si parlava di 1.500 MW per il 2011 e di 2.500 MW per il 2012, ma solo nel 2010 sono stati installati 2.100 MW di impianti fotovoltaici, escludendo quelli che rientrano del decreto Salva Alcoa, il che rende l’idea sulle problematiche connesse ad un’eventuale soglia limite. E poi c’è il problema degli investimenti. Le banche potrebbero bloccare il credito, non sapendo quali domande di incentivi saranno accolte, mentre gli investimenti già pianificati dovrebbero essere rivisti e, in questo caso, molti potrebbero finire per essere spostati dall’Italia. Nel frattempo, a spiegare ancora le ragioni della necessità di simili provvedimenti è intervenuto lo stesso ministro dello Sviluppo economico, durante il question time di ieri alla Camera. "Vogliamo che i tetti delle case italiane siano pieni di pannelli fotovoltaici, così come le aziende pubbliche o i ministeri e tutto ciò che è pubblico abbia la possibilità di utilizzare questa fonte di energia – ha affermato Romani - Mentre non vorremmo che i campi dove si deve fare agricoltura si riempissero di pannelli fotovoltaici e che gli incentivi siano conseguenti". Ma, soprattutto, nella mente di Romani, c’è un’Italia produttrice di pannelli solari e componenti, che possa veder valorizzata la propria capacità anche all’estero. "Gli incentivi al fotovoltaico dovranno servire affinché la filiera fotovoltaica diventi italiana – ha puntualizzato - perché, per il momento, è largamente importata come nel caso dei pannelli dall'estero soprattutto dalla Cina". Le imprese estere non dovranno più pesare oltre il 58%, come aveva evidenziato un report del Politecnico di Milano (il Solar Energy report), proprio perché gran parte degli incentivi finiscono poi in mani non italiane, come dimostra un altro dato: il 94% della lavorazione del silicio è pilotata da società tedesche, mentre all’Italia resta l’ultimo anello della catena, quello della distribuzione e dell’installazione dei pannelli fotovoltaici. E nel mirino di Romani c’è anche il Salva Alcoa, il decreto varato la scorsa estate che ha prodotto richieste di incentivi per 8 mila MW e che ha fatto lievitare quelle totali a 33 mila MW, totalmente in eccesso rispetto all’obiettivo di 8 mila MW fissato dall’Italia."L'impatto di queste richieste – ha commentato il ministro dello Sviluppo economico - sarebbe un onere in bolletta per 8-10 miliardi di euro all'anno per 20 anni, circa 160 miliardi che pesano sulle tasche degli italiani e delle imprese". Ed ecco l’annuncio che in molti aspettavano: "Senza tornare sulle polemiche vogliamo che gli incentivi su fotovoltaico e solare siano compatibili con le imprese che sono sul settore con investimenti e aspettative legittime, con la previsione di un ‘decalage' che sia in grado di coprire questa fase transitoria per poi innescare un sistema sul modello tedesco in cui tanto più si installa, meno incentivo ci sono. Cosa che si può fare solo quando gli incentivi sono ad un certo livello" E’, quindi, una prima conferma che il modello tedesco sarà davvero adottato, ma che sarà anche preceduto da un periodo transitorio fino alla fine di quest’anno, durante il quale gli incentivi subiranno comunque un drastico taglio. Ma la conferma definitiva non arriverà sicuramente prima del 20 aprile. Se oggi, infatti, il decreto potrebbe approdare al Consiglio dei ministri, la prossima settimana dovrà passare per la Conferenza delle Regioni, la stessa che lo scorso 31 marzo si era riunita senza avere tra le mani il provvedimento e che ora spera di poterlo, finalmente, giudicare dopo averlo effettivamente letto. Anna Tita Gallo www.greenbiz.it |
giovedì 14 aprile 2011
Quarto Conto Energia: torna a parlare il ministro Romani. Decreto atteso oggi al Consiglio dei ministri
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