giovedì 14 febbraio 2013

Green economy rimedio anti-crisi: un appello alla politica

Green economy rimedio anti-crisi: un appello alla politica

(Fonte:ZeroEmission.it)
 
 
La crisi in Italia, senza dubbio, si fa sentire con effetti devastanti: 1.000 imprese chiudono ogni giorno e la disoccupazione è al 10,80% della forza lavoro disponibile. Ma è proprio da qui, dall’Italia che può partire la riscossa per superare questo modello di sviluppo vetusto e superato, per approntarne uno innovativo che ci permetta di riprendere il controllo del Paese ripensando, in chiave ecologica, non solo l'economia, ma anche la società. E' questo l'appello alla politica preparato da importanti nomi della società civile, dell'ambientalismo e del mondo dell'imprenditoria, per promuovere il rilancio del Paese in chiave "green". Tra i tanti, Jeremy Rifkin, economista, Carlo Petrini, Presidente di SlowFood International, Paul Connett, fondatore di Zero Waste, Alfonso Pecoraro Scanio, Onorevole e Presidente della Fondazione Univerde, Fulco Pratesi, Presidente onorario di Wwf, Fabio Patti, CEO di Yingli, Paolo Mutti, AD di Solsonica.

"Bisogna ricominciare dalla biosfera, passare dal ciclo fossile a quello solare, a un’agricoltura che valorizzi saperi e processi tradizionali remunerando i produttori e non gli intermediari, a un’industria che rispetti e valorizzi le risorse naturali e che non le consumi in tempi più rapidi della loro capacità di rigenerarsi - si legge nel testo dell'appello diffuso ieri - questa industria deve sviluppare l'offerta di servizi energetici avanzati e ad alta integrazione di tutte le tecnologie per la produzione, l'accumulo e la distribuzione delle diverse fonti rinnovabili, per un trasporto sostenibili e per un nuovo modello edilizio attraverso l’utilizzo dei moderni materiali per le costruzioni e deve stimolare, al tempo stesso, la domanda di tali tecnologie con appositi programmi di incentivo per famiglie, enti pubblici e PMI e valorizzando il capitale umano con un grande programma di formazione e riqualificazione professionale".

Non solo: "Questo modello, a differenza di quelli ormai obsoleti, produce sviluppo locale e reddito per la piccola e media impresa legata al territorio e conferisce potere e protagonismo agli enti locali, ai cittadini e al mondo del lavoro, invece che alla finanza improduttiva e speculativa". Un modello di sviluppo che, in pratica, si dovrà articolare attraverso dieci punti:


  1. Garantire la massima espansione della generazione distribuita di energia creando la necessaria massa critica di produzione da fonti rinnovabili sul territorio, nel più ampio rispetto delle esigenze dell'agricoltura e del turismo;
  2. Provvedere a semplificare, sburocratizzare e liberalizzare al massimo le procedure amministrative per autorizzare piccoli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, nonché di accumulo e di distribuzione intelligente, garantendo l'accesso alla rete e anche al credito per famiglie e Pmi, con tassi di interesse e modalità di rimborso adeguatamente vantaggiose;
  3. Pianificare un ambizioso programma di riconversione delle piccole e medie imprese locali per la creazione di filiere produttive integrate di tecnologie energetiche distribuite di “Terza Rivoluzione Industriale”;
  4. Elaborare un ampio e innovativo programma di riqualificazione professionale a vari livelli e utilizzare i fondi europei disponibili per valorizzare il capitale umano e le piccole e medie imprese, vera colonna dell'economia italiana, facilitando il reinserimento professionale dei lavoratori provenienti da aziende in crisi;
  5. Rivitalizzare e riqualificare settori maturi dell’economia locale, come quello delle costruzioni, attraverso appositi regolamenti edilizi che incoraggino la ristrutturazione energetica degli edifici esistenti e prescrivano che tutti i nuovi edifici siano a energia positiva, anticipando le Direttive Europee, in modo da favorire lo sviluppo di realtà imprenditoriali sane e innovative;
  6. Incoraggiare la transizione graduale di tutto il trasporto pubblico e privato verso la trazione elettrica, ibrida e i motori a più basso livello di emissioni con particolare riferimento al metano e all'idrometano, come transizione verso un trasporto interamente a zero emissioni;
  7. Pianificare una rapida decarbonizzazione dell'agricoltura attraverso impianti energetici funzionali alle esigenze delle aziende agricole e il rilancio della vocazione agricola e turistica del territorio;
  8. Incoraggiare la ricerca e la sperimentazione sul territorio;
  9. Integrare le politiche di chiusura virtuosa dei cicli dei prodotti in modo da procedere ad una graduale riduzione a zero dei rifiuti;
  10. Estendere il modello distribuito, dalla produzione di cibo ed energia, anche al modo in cui viene organizzata l'assistenza sanitaria sul territorio.

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